Prenota la tua “vacanza”… in Camerun

Prenota la tua “vacanza”… in Camerun

Di solito le pubblicità per le vacanze, le crociere e i viaggi esotici fanno piú presa durante l’inverno, quando anche il clima dice la sua, sará per questo che lo staff della Solidarietña marista hanno pensato di proporre in questo periodo l’invito che state per leggere?
Direi proprio di no, anzi, la proposta ha ben poco della vacanza. Ma vale la pena continuare a leggere…

Lo scorso anno fr. Roberto e Mimmo sono andati in avanscoperta per noi, proprio in Camerun, per verificare la situazione, le possibilitá e il modo di essere presenti per dare un aiuto efficace. Da questo nasce la proposta che vi rivolgiamo anche quest’anno. Lasciamo la parola al delegato della solidarietá marista, Gianluca:

Cari volontari,

siamo entusiasti di riproporre anche quest’anno il Campo di Volontariato Internazionale in Camerun, un’opportunità unica per vivere un’esperienza educativa e solidale presso la scuola marista nel sud del Paese.
Questa iniziativa nasce dalla collaborazione con la comunità marista del Camerun per sostenere l’Istituto Marista di Douala, una scuola primaria e secondaria bilingue. La Scuola è stata istituita per garantire l’accesso all’istruzione ai bambini anglofoni sfollati a causa delle crisi politiche nel nord del Paese, offrendo loro un ambiente educativo inclusivo nella città francofona di Douala.
Il progetto ha già dimostrato il suo valore grazie all’ispirazione e alla motivazione che i nostri volontari dello scorso anno hanno portato con sé, confermando l’impatto positivo di questa iniziativa sia sulla comunità locale che sui partecipanti

Cosa vi proponiamo di fare a Douala:

  • Fornire supporto educativo e didattico, arricchendo le attività della scuola marista camerunense con un approccio coinvolgente. Durante l’estate, gli alunni camerunensi sono abituati a “fare” scuola come nel resto dell’anno, ma l’obiettivo della nostra visita sarà rendere questo periodo più leggero e divertente. Verranno proposti balli, canti e giochi educativi, offrendo ai bambini un’esperienza stimolante e dinamica, che vada oltre la routine scolastica estiva.
  • Rafforzare il ponte di solidarietà per futuri gemellaggi tra le nostre scuole e quella camerunense, consolidando la rete marista internazionale e favorendo uno scambio culturale arricchente per tutti.
  • Dettagli pratici:
    • Dati di partenza: tra il 12 e il 30 luglio 2025 (le date sono soggette a piccole variazioni a causa dei voli), quasi sicuramente il periodo avrá una durata di 14-15 giorni.
    • Contributo economico stimato: tra 1.400€ e 1.800€ a persona per viaggio, alloggio, vitto, visto e assicurazione (vaccinazioni escluse). La Fondazione Siamo Mediterraneo a nome della Provincia Marista Mediterranea, per chi ne dovesse fare richiesta, mette a disposizione la possibilità di ricevere un contributo economico fino ad un massimo di 400,00 euro circa per ogni volontario.

Se desiderate vivere questa straordinaria esperienza di solidarietà e crescita personale, vi invitiamo a compilare entro il 23 gennaio 2025 il form di adesione per iniziare insieme questo viaggio.
Per qualsiasi domanda, chiarimento e/o dubbio non esitate a contattarci all’indirizzo:
solidarieta@maristimediterranea.com.
Grazie per il vostro entusiasmo e impegno!

Per la Rete di Solidarietà Marista
Gianluca Mauriello

Formulario di adesione

A proposito di Siria: intervista a fr. George Sabe

A proposito di Siria: intervista a fr. George Sabe

Non è certo la prima volta che riportiamo notizie di prima mano dal panorama siriano; la presenza di fr. George Sabe nella città di Aleppo è per noi una testimonianza e una preoccupazione sempre viva. Alle sue lettere e ad altri interventi abbiamo dedicato una sezione di questo sito.
In questi giorni è uscita una sua intervista, pubblicata dal quotidiano spagnolo El Debate. La riportiamo in versione italiana per conoscere direttamente, da chi la vive, come sta evolvendo la situazione in Siria e quali scenari si prospettano in questo martoriato paese.

George Sabe, dei Maristi Blu di Aleppo:
“Spero che rimanga ancora qualche cristiano in Medio Oriente”

El Debate parla con uno dei fondatori dei Maristi Blu di Aleppo, la seconda città più grande del paese arabo, che ha vissuto in Siria dallo scoppio della guerra civile per oltre un decennio, per aiutare le famiglie sfollate e colpite durante il conflitto
Articolo di Andrea Polidura, Andrea Carrasco. Madrid – pubblicato il 13/01/2025


Il fratello marista George Sabe (Aleppo, 1951), fondatore dei Maristi Blu di Aleppo, sa bene cosa significhi essere cristiano in un paese a maggioranza musulmana. La sua famiglia è di tradizione maronita, una delle più antiche comunità della Chiesa orientale che ha origine ad Antiochia e si è stabilita principalmente in Libano, anche se si è diffusa in numerosi paesi limitrofi eanche in tutta la Siria – dove visse San Giovanni Marone. Per lui, in quanto cristiano nato al centro del mondo musulmano, la sua “missione nel mondo è quella di testimoniare il Vangelo”. Sabe ha sofferto in prima persona la guerra civile siriana, che dura da più di 13 anni, in una delle città che ha sofferto di più le devastazioni del conflitto, Aleppo.
Anche l’offensiva dei ribelli – guidata dal gruppo islamista Hayat Tahrir al Sham (HTS) – che ha posto fine a più di un decennio di dittatura della famiglia Al Assad lo ha toccato da vicino. La sua città natale è stata la prima a cadere nelle mani dei fondamentalisti. Un’avanzata fugace, con la quale le fazioni ribelli hanno raggiunto la capitale, Damasco, appena dieci giorni dopo. Sabe confessa di aver vissuto quei primi giorni dell’offensiva con “molta angoscia” perché “nessuno può abituarsi alla guerra”.
In perfetto spagnolo con accento francese, Sabe racconta di aver trascorso due anni a Balaguer (Lleida, Spagna) dove ha fatto il noviziato. Si trasferì poi in Belgio, dove si specializzò in psicologia e, al termine, fu nominato come rappresentante della comunità cristiana in Siria, Libano e Costa d’Avorio. È stato solo allo scoppio della guerra civile nel 2011 che è tornato ad Aleppo con l’obiettivo di aiutare il suo popolo. Durante questo periodo difficile, Sabe ha utilizzato anche lo strumento della scrittura e, attraverso le lettere, ha raccontato tutto ciò che stava accadendo in Siria. Tutte queste missive sono confluite nel libro Lettere da Aleppo che, scritto insieme a Nabil Antaki, riflette l’orrore di oltre un decennio di conflitto fratricida.


I Maristi Blu sono nati con lo scoppio della guerra in Siria, come avete vissuto tutti questi anni di incertezza?
La guerra era iniziata in Siria nel marzo 2011, ma non ha raggiunto Aleppo fino al giugno 2012. Questo ha sollevato una domanda importante per noi, se potevamo fare qualcosa per aiutare le persone. La risposta è stata molto positiva, molto dinamica. Dovevamo prenderci cura di quelle persone, portarle in salvo. Uscivano da un trauma molto forte dovuto al fatto che dovevano lasciare le loro case pensando che vi sarebbero tornati una settimana dopo. Ma la realtà non era così. Erano diventati sfollati. Abbiamo anche temuto per le nostre vite, abbiamo temuto di aprirci al mondo musulmano, proprio per aiutare il popolo musulmano. Anche loro hanno sofferto e abbiamo dovuto camminare giorno per giorno per vedere come potevamo aiutarli. Eravamo nel bel mezzo della guerra, con troppa poca luce per vedere il futuro.

Le differenze religiose vengono dimenticate di fronte a una guerra come quella in Siria?
La guerra ci ha insegnato che, se volevamo vedere il futuro di un paese, il futuro delle relazioni tra persone diverse, di credenze diverse, dovevamo fornire un servizio. Ascoltare, ascoltare la persona umana. Non considerare la persona come un numero, nemmeno per quanto riguarda la sua fede, ma solo come una persona che soffre. Le barriere religiose o di genere, o qualunque cosa siano, non dovrebbero impedirci di agire e mantenere una relazione; Soprattutto nell’ottica di un servizio. Parlo molto di servizio perché questa parola è ciò che portiamo alla persona umana e che la rende una persona con dignità.

Ci si abitua a vivere in guerra?
Mai, mai. Non ci si può abituare alla guerra. Non puoi perché la guerra uccide. Uccide il corpo, ma uccide anche lo spirito, uccide la speranza, uccide una visione chiara del futuro. La guerra è stata inventata per dividere le persone. Trasforma l’altro, non solo in un nemico, fa di lui una persona che merita di morire, che merita di scomparire.

Come ha vissuto quest’ultima offensiva dei ribelli che ha posto fine al regime di Assad?
Con molta angoscia. Davvero con molta angoscia. Viviamo in un’epoca molto complicata. C’è stato un bombardamento dell’esercito di Assad, e questo ravviva in te le paure e i momenti difficili che vorresti dimenticare. Ma, se fino a novembre avevamo un orizzonte molto buio, oggi molto di più, perché non sappiamo cosa sta succedendo nel paese, non sappiamo dove stiamo andando. Non sappiamo se diventeremo un paese con una Costituzione islamica che ci considera una minoranza, persone che non hanno gli stessi diritti degli altri cittadini. E’ vero che abbiamo posto fine a un regime dittatoriale, ma ci sono molte domande per le quali non abbiamo ancora una risposta.

Ma vi accorgete che qualcosa è già cambiato in queste settimane?
A livello economico, c’è stata molta apertura. La possibilità di avere, oltre alla valuta siriana, anche il dollaro, e di poter utilizzare la sterlina turca è stata ben accolta da tutta la popolazione. Ma un governo di transizione non può prendere decisioni. Ci è stato detto che sarà un governo di tre mesi, ma in realtà ci sono decisioni che sono state prese e che ci fanno intuire che il futuro è un paese islamico, con una visione islamica fondamentale.

Cos’è che ti fa capire che questo può accadere?
Ad esempio, il ministro dell’Istruzione prende la decisione di eliminare tutto ciò che riguarda il regime: parlare di Assad, parlare del partito… Siamo d’accordo. Ma poi mette una nota per cambiare le spiegazioni su certi argomenti. Ad esempio, c’è un versetto nel Corano che parla di persone che si sono perse. Quelli che credono e quelli che non credono. Fino a un mese fa, chi si perde è chi non ha fede, senza precisazione di chi sia. Il ministro dà un’unica interpretazione, dicendo che sono cristiani ed ebrei. Non so se è chiaro. Ciò significa che se sono cristiano sono una persona perduta, e solo i musulmani sono buoni. Non ha il diritto di considerarci cittadini di seconda classe, sono un governo di transizione.
E abbiamo l’esperienza della minoranza cristiana che ha vissuto a Idlib, da dove vengono quelli che oggi governano. Le donne cristiane devono indossare il velo quando escono e non possono indossare i pantaloni senza coprirli con qualcosa. Casi molto concreti. Se siamo considerati una minoranza, possiamo mettere in pratica e vivere la nostra fede, i nostri costumi, ma solo nello spazio della Chiesa, altrimenti non possiamo farlo.

Confidi in un futuro che possa favorire la minoranza cristiana?
Spero che il Medio Oriente non si svuoti un giorno di cristiani come è successo nel sud della Turchia, nel Nord Africa, dove i cristiani hanno lasciato tutto e sono scomparsi. Da bambino, quando frequentavo la scuola marista, avevo compagni di classe musulmani, avevo compagni di classe ebrei. Oggi in Siria non c’è più un solo ebreo. Spero che qualche cristiano rimanga in Siria. Se non ci renderanno partecipi del futuro della Siria, il piccolo numero di cristiani cercherà di lasciare il Paese. E non parlo solo dei cristiani, perché posso dirvi tante etnie, tanti modi di vivere che non sono tutti sunniti, non sono tutti salafiti, come quelli che sono attualmente al potere. C’è un mosaico molto grande, un mosaico culturale, un mosaico umano di persone che hanno vissuto insieme, e che potrebbero vivere, e che vogliono vivere insieme costruendo il nostro paese.


Come è cambiata la società siriana nel corso degli anni?
–È cambiato molto, in primo luogo a causa di un fattore demografico. Ci sono state molte persone che hanno lasciato il paese, ci sono molti sfollati che sono stati spostati ben 200 volte. È terribile perché devi adattarti a una nuova realtà. Ad esempio, i bambini, qual è il luogo in cui si sentono in pace, con qualità, con sicurezza, quando perdono tutto?, quando temono per la loro famiglia, per il loro padre, per la loro madre… Stavamo cercando di fornire supporto educativo a quei bambini che erano stati traumatizzati dalla guerra. È terribile. Chi ti dice che un giorno quel bambino non farà la guerra agli altri?

Devi aver visto molti di quei bambini crescere…
Abbiamo visto i bambini crescere. Venivano da una vita vissuta attraverso molta violenza e a poco a poco hanno dovuto imparare a convivere l’uno con l’altro. Abbiamo visto bambini che sono venuti e non volevano essere separati dalla loro famiglia. Avevano paura. Abbiamo visto bambini coprirsi le orecchie a qualsiasi rumore forte. Abbiamo visto bambini che avevano paura di qualsiasi gesto che potesse essere loro offerto, lo consideravano come qualcosa di orribile. A poco a poco c’è stato un lavoro psicologico, affettivo e umano per salvare quei bambini che poco alla volta sono cresciuti.
Un giorno abbiamo trovato una bambina, di quattro anni, che non parlava, non perché fosse muta, ma era completamente bloccata, chiusa. Quando abbiamo parlato con i genitori, ci hanno detto che questa bambina aveva una sorella gemella, che proprio lei ha visto morire a causa di una bomba caduta molto vicino a casa sua. La guerra non è solo un conflitto armato. La guerra è anche la distruzione della persona umana.

Insieme a Nabil Antaki, medico e fondatore dei Maristi Blu, hai scritto Lettere da Aleppo, un libro di lettere in cui parli della guerra. In che modo la corrispondenza ti ha aiutato?
–L’abbiamo iniziato nel luglio 2012. All’inizio informavamo gli amici di altre parti del mondo della nostra realtà, di ciò che stava accadendo. Ce lo hanno chiesto, ecco perché abbiamo deciso di scrivere. Scrivere è trasmettere, è permettere all’altro di capire, ma fornendo notizie autentiche, vere. Una notizia che non è solo quella di creare paure. Una notizia che racconta quello che sta succedendo e allo stesso tempo offre una possibilità di solidarietà.

Sempre la vita genera vita

Sempre la vita genera vita

Ci piace ricordare lo slogan di fr. Vasco, che continua a coinvolgere e generare vita in chi lo ha conosciuto e apprezzato come fratello, docente, animatore e amico.

A un anno dall’ultimo saluto che gli abbiamo rivolto, ecco un altro segno della sua freschezza e attualità.

Domenica 15 dicembre è stata intitolata a fr. Vasco la “sala verde”, vicino alla piccola cappella del San Leone Magno. Un’occasione preziosa di incontro per le tante persone che hanno vissuto una relazione speciale con Vasco e con la sua vulcanica attività: solidarietà, scuola, gruppo Ematos per la donazione del sangue, animazione religiosa, stimolo culturale… le voci che si sono alternate hanno messo in evidenza questo tesoro che genera ancora vita.

Vi invitiamo a vivere e ricordare questo momento con il video realizzato per l’occasione.

Riportiamo anche le parole che fr. Massimo Radicetti ha rivolto all’assemblea presente per ricordare la figura del confratello Vasco con il quale ha condiviso per tanti anni la vita e l’impegno comunitario presso il san Leone Magno.

Viaggiando con fr. Marco

Viaggiando con fr. Marco

Questo potrebbe sembrare un pezzo da dedicare a uno dei tanti youtube-travellers, gente che molla tutto e si mette a girare per il nostro piccolo mondo, ma l’itinerario che fr. Marco Cianca sta percorrendo quest’anno, ci sembrava interessante, così da accompagnarlo un po’, scoprire insieme a lui qualcosa di nuovo e di interessante.
Dopo tanti anni di impegno come direttore didattico e preside a Cesano Maderno (dal 2013 fino a …pochi mesi fa), adesso sta vivendo un anno di stacco competo dal solito tran tran.

E proprio dalla Capitale parte la sua avventura, visto che ci tiene a ribadire le sue radici romane, non solo, ma anche di ex-alunno del San Leone Magno a pieno titolo, avendolo frequentato dalle elementari alle medie, perchè poi ha iniziato a seguire più da vicino la proposta marista, inserendosi nel probandato di Velletri e poi con il Noviziato, nei mitici anni 70. E dopo, come fr. Marco, ha conosciuto praticamente tutte le realtà scolastiche mariste d’Italia, da Giugliano a Genova, da Roma a Cesano, sia come maestro, poi come prof d’inglese e come animatore della pastorale. Pochi anni dopo il grande Giubileo del 2000 si è lanciato con una bella dose di coraggiosa incoscienza, a condivivere per diversi anni in un barrio gitano (senti come suona meglio di campo nomadi…) di Murcia, come membro della comunità marista di Alcantarilla, impegnato nel lavoro formativo e nel supporto sociale ai tanti zingari del quartiere e della zona.

Per quest’anno sarà “battitore libero”, svincolato da impegni standard, ci è sembrato quindi un’occasione propizia per fargli un paio di domande (adesso il tempo per rispondere può trovarlo) e sentire direttamente da lui sua esperienza. Allora, via con l’intervista.

Hai trascorso gli ultimi 9 anni come dirigente scolastico a Cesano Maderno, inizialmente come Direttore Didattico della scuola primaria di Binzago e poi della scuola media Fratelli Maristi; che “tesoro” di esperienza ti porti dietro da questo intenso periodo?

Con i bambini di Binzago nel cortile della scuola media di Cesano

Il progetto che era alla base dell’esperienza a Cesano Maderno, da quando i Fratelli hanno preso in gestione la scuola Primaria del quartiere di Binzago, era davvero interessante sia da un punto di vista didattico che di presenza all’interno del tessuto brianzolo nel quale si trova l’opera. In particolare, il progetto si era arricchito ulteriormente grazie alla gestione didattica anche della scuola dell’Infanzia parrocchiale in due diverse sedi che coinvolgeva più di 200 bambini. Una famiglia che viveva a Cesano Maderno, secondo questo progetto educativo, poteva contare su un’educazione cristiana, con una sfumatura importante nell’ambito del carisma marista, professionalmente valida ed aggiornata sulle ultime indicazioni didattiche secondo i diversi cicli scolastici. Inoltre, il cambio di sede geografica, all’interno della cittadina brianzola, costituiva un ulteriore attrattiva per lo studente che non era costretto a vivere la propria esperienza scolastica nello stesso ambiente fisico.
Alla luce di quanto detto, mi porto volentieri dietro la percezione di una popolazione che ancora dà molta importanza all’educazione dei propri figli, tanto da voler investire economicamente ed emotivamente in maniera determinante. In particolare, i ragazzi con i quali ho avuto il piacere di entrare in contatto hanno, nella grandissima parte dei casi, dimostrato sensibilità e serietà nell’ambito scolastico, pastorale e solidario che la scuola ha sempre proposto. Il quadro viene infine completato da un Collegio Docenti che, soprattutto nel ciclo scolastico della scuola Media, ha saputo rinnovarsi e rinnovare la didattica andando incontro alle vere necessità dei propri alunni e riscuotendo una significativa risposta da parte delle famiglie, che hanno confermato la fiducia alla scuola garantendo per le iscrizioni il “tutto esaurito” fino alla massima capienza della struttura, persino con un largo anticipo.

Dopo tanti anni, vissuti nell’ambito scolastico e in particolare nel contesto italiano, quali considerazioni e valutazioni puoi dare di questo impegno e della necessità, come istituzione marista, di continuare ad impegnarsi nel settore scolastico?

All’interno del territorio italiano, da una parte ormai i servizi scolastici ed educativi, da parte dello Stato, raggiungono in maniera capillare i bisogni della popolazione, per cui sembra anacronistica la nostra presenza quale congregazione religiosa; dall’altra, si nota una situazione con molte variabili e tante difficoltà oggettive quali le varie e numerose disabilità fisiche e di apprendimento nella stessa classe, la presenza massiccia di alunni stranieri, che fatica enormemente a raggiungere i propri obiettivi educativi, per cui la qualità della preparazione degli alunni si rivela spesso al di sotto delle legittime aspettative.
La parità scolastica purtroppo ancora oggi, in Italia, è solo sulla carta e non si è materializzata nell’ambito economico sollevando le famiglie dal pagare rette sempre più consistenti.

Risulta quindi difficile, anche per noi Fratelli Maristi, essere fedeli al carisma del nostro Fondatore che rivolgeva le sue attenzioni educative ai ragazzi delle campagne e ai più bisognosi. Ritengo quindi fondamentale continuare nella nostra opera educativa, anche se sarebbero necessarie condizioni più equilibrate con la scuola statale, puntando soprattutto a creare un ambiente nel quale i nostri alunni possano crescere e sviluppare sensibilità e abilità al di fuori dell’ambito strettamente scolastico e quindi professionale per il loro domani. La pastorale e la solidarietà giocano un ruolo decisivo in questo e fanno davvero la differenza nella crescita integrale della persona. Ricordo, infine, che negli Stati Uniti, nazione alla quale spesso rivolgiamo il nostro sguardo, dopo gli studi universitari, sono molti i giovani che dedicano un anno intero alla solidarietà in qualità di volontari: un dettaglio del loro curriculum particolarmente valorizzato nella società americana!

Da buon marista il concetto di “pensionamento” non va considerato come uno spartiacque, ma giunto a questa tappa apparentemente significativa, come pensi di continuare il tuo percorso di persona e di fratello marista?

In questi ultimi mesi, trovandomi in differenti comunità di Fratelli, è venuto a galla il discorso del “pensionamento” visto che ormai ho valicato la soglia dei 65 anni! Sono il primo ad affermare che, grazie a Dio, in futuro potrò ancora dare molto agli altri, come tanti altri Fratelli della mia stessa età o più grandi! Al momento sto vivendo un anno sabbatico, concessomi dalla Provincia, con la prospettiva di esplorare realtà completamente diverse da quelle in cui ho vissuto finora, sia per area geografica che per la missione che compiono: un ulteriore bagaglio culturale e sociale che arricchirà senza dubbio l’attuale percezione di missione nell’ambito marista. Lascio, quindi, al prossimo anno scolastico la scelta di come continuare il mio percorso quale persona e Fratello marista, sempre in accordo con la Provincia alla quale appartengo.

Hai avuto di recente l’opportunità di vivere un intenso momento formativo in Brasile, ci puoi raccontare questa esperienza, qualche momento significativo… Hai toccato con mano la presenza dei maristi in Brasile, che è abbastanza diversa dal contesto europeo e soprattutto italiano; che impressione ne hai tratto e quali aspetti hai apprezzato di più.
All’interno di questo anno sabbatico, come accennavo prima, si situa l’esperienza in Brasile. Un periodo di circa 15 giorni che ha rappresentato una tappa obbligatoria e presenziale per concludere il corso sulla leadership marista iniziato on-line nel marzo scorso. L’obiettivo principale di questo periodo presenziale a Porto Alegre, presso l’università marista (Pontificia Università Cattolica Rio Grande del Sur – PUCRS) è stato quello di riassumere e confermare una serie di contenuti sul tema principale della “Leadership” attraverso momenti formativi, dati dagli stessi professori dell’Università che ci hanno seguito nelle lezioni on-line, e da una serie di esperienze realizzatesi all’interno e fuori del campus universitario.

Le giornate sono state tutte molto intense, a volte forse anche troppo, per la semplice ragione che c’è davvero una quantità impressionante di opportunità educative e sociali. La parte tecnologica dell’università è un fiore all’occhiello del campus, vi sono circa 300 imprese che hanno un contratto con l’università con l’obiettivo della ricerca, tra le quali Google e molte altre significative in Brasile.

Abbiamo visitato quattro o cinque scuole mariste, ma una in particolare, “Ipanema”, ci ha meravigliato per la qualità della struttura e dei singoli ambienti dettati da una concezione moderna ed efficace che richiama l’italiana “Reggio Children”. Infine, la visita alla struttura sociale “Cesmar”, nei pressi di Porto Alegre, ci ha impressionato per la sua grandezza e complessità, dato che coinvolge più di mille alunni provenienti da famiglie bisognose o in difficoltà.

La presenza marista in Brasile, per quel poco che ho visto, è fortemente consistente; le opere visitate sono di grande impatto, soprattutto la stessa università PUCRS che conta 70.000 alunni ed ettari di costruzioni! Senza dubbio, l’aspetto che più mi ha colpito e che ho potuto apprezzare è la visione profetica dei Fratelli che hanno avuto responsabilità importanti nel passato ed hanno saputo investire in maniera massiccia e senza timore, i cui frutti oggi possiamo vedere ed ammirare nelle opere attuali.

Altri aspetti che ho apprezzato molto, la coesione ed il senso di appartenenza all’Istituto dei Fratelli e dei laici, la presenza di Fratelli giovani, la massima attenzione avuta nei confronti del gruppo sia al momento dell’accoglienza come durante tutto il corso presenziale… un vero regalo.

A Lavalla, condividendo la stessa mensa, fratelli e laici (luglio 2017)

E parlando ancora del mondo marista, che sempre più si arricchisce della presenza dei laici, come stai vivendo questo graduale passaggio di consegne? Quali timori e desideri nutri al proposito?
Il tema della presenza laicale nelle nostre scuole credo che vada sempre più in una direzione ormai scontata: una “Famiglia globale”. Personalmente lo vivo come una ricchezza ulteriore dell’Istituto, una risposta coerente alle indicazioni della Chiesa, dal Concilio Vaticano II in poi, e alla situazione attuale del mondo cristiano di fronte alle sfide educative contemporanee.

Sul lago Maggiore, estate 2024

La tua formazione iniziale riguardava l’ambito linguistico, l’inglese è sempre stato il tuo “piatto forte”, dall’università alle esperienze negli States; quali vantaggi e quali aspetti utili hai potuto sperimentare nel corso della tua attività?
L’esperienza di apprendere una o più lingue ha fatto parte della mia vita in maniera abbastanza costante. Il fatto di dover viaggiare, sforzarsi di parlare una lingua differente dalla materna, di dover entrare negli usi e costumi di un popolo nuovo, non solo è affascinante, ma apre gli orizzonti personali e perfeziona l’abilità di comprendere l’altra persona.

E’ implicito che migliorare le proprie abilità linguistiche ha poi un riflesso non indifferente su tanti aspetti della vita quotidiana, per cui è importante saper coltivare e mantenere quanto appreso una volta rientrato in patria.

Stai vivendo un periodo di recyclage formativo, quali spunti e contenuti ti piacerebbe affrontare in questa nuova tappa della tua vita?
I contenuti di quest’anno sabbatico, in accordo con il Fratello provinciale, sono andati evolvendo nel tempo. In un primo tempo, dopo l’esperienza in Brasile, sarei dovuto partire per Aleppo – Siria; ciò non è stato possibile per motivi che tutti possono comprendere. Di conseguenza, ho potuto anticipare un breve periodo ad Oxford, in una comunità dei Fratelli de La Salle, con l’obiettivo di rituffarmi nella cultura inglese e riappropriarmi di quanto tenuto a riposo in questi ultimi anni.

Vivere un’esperienza di solidarietà in un ambiente diverso da quanto ci offre l’Europa, è uno degli obiettivi che mi sono prefissato fin dall’inizio. A seguito dei contatti avuti con chi di dovere, attualmente sono in attesa di ottenere un visto per andare a Cuba, dal prossimo febbraio fino a giugno 2025 con la speranza di non incontrare ulteriori difficoltà. Ringrazio il vicario generale Luis Carlos Gutierrez e il Provinciale dell’America Centrale Juan Carlos Bolanos Viscarra che sono stati determinanti per sostituire in corsa l’esperienza in Siria con quella a Cuba.

Allora, carissimo Marco, in bocca al lupo per tutto quanto e buon proseguimento di avventura.

Con lo sguardo al futuro

Con lo sguardo al futuro

Leggendo i pochi articoli che compaiono su questo sito, nel dipanarsi del tempo è possibile anche cogliere quel movimento di rinnovamento, di passaggio, di crescita anche, a contatto con un mondo freneticamente in evoluzione, cambio spesso radicale, a volte traumatico.

La congregazione dei Fratelli Maristi vive queste fasi di passaggio come tutte le realtà, cercando di cogliere quegli stimoli di cambiamento che permettono di rendere sempre attuale il messaggio del vangelo vissuto seguendo le intuizioni e il carisma di s.Marcellino Champagnat.

Proprio nel prossimo anno vivremo un bicentenario molto concreto, la realizzazione della prima vera casa di presenza dei maristi, la casa dell’Hermitage, fortemente pensata, voluta, costruita da Marcellino. Non una semplice costruzione, ma uno strumento di formazione, un luogo di riferimento e di sperimentazione, un centro che per tutti i fratelli era davvero una “casa”. Proprio in questi giorni fr. Ernesto, l’attuale superiore generale, ha inviato a tutti i maristi di Champagnat il testo della circolare che indice il prossimo capitolo generale e che traccia il cammino svolto fin qui e le sfide che ci attendono.

Fr. Onorino ha tradotto il testo e ci offre questa introduzione per meglio coglierne il messaggio:

Casa per tutti – fiume di vita

È un regalo di fratel Ernesto che ci aiuta a prepararci al Capitolo generale del 2025.
Dopo una prima parte “storica” in cui traccia alcune tappe significative della vita dell’Istituto partendo dal XX Capitolo generale, si apre una seconda parte più stimolante per noi che fratel Ernesto chiama: Costruire un nuovo Hermitage.

È evidente il collegamento con l’inaugurazione dell’Hermitage avvenuta nel 1825, ma è altrettanto evidente che fratel Ernesto “guarda oltre” invitandoci a costruire un nuovo Hermitage fondandolo sui tre pilastri su cui si fonda ogni vita consacrata: la spiritualità, la fraternità e la missione.

La terza parte della circolare è tipicamente normativa e nell’edizione italiana non è presente (affronta soprattutto aspetti tecnici che riguardano la composizione del Capitolo, le commissioni, ecc.), mentre è presente la conclusione con la quale il Superiore generale invita ognuno di noi a riprendere in mano l’argilla che il padre Champagnat ci ha consegnato e rimodellarla perché sia ancora significativa rispondendo alle esigenze del nostro tempo.

Un orientamento che Papa Francesco esprimeva in questo modo: Il carisma è una reliquia? No, è una realtà viva, non una reliquia imbalsamata. È vita che crea e va avanti, non un pezzo di museo. Allora la grande responsabilità è collaborare con la creatività dello Spirito Santo, per rivisitare il carisma e far sì che esprima la sua vitalità nell’oggi. (22 10 21)

Leggi/scarica il testo della circolare:
Casa per tutti, fiume di vita

Puoi trovare altri documenti in italiano
nella nostra sezione relativa ai documenti

Pensare in grande…

Pensare in grande…

In questi giorni siamo rimasti tutti colpiti dall’ondata di solidarietà che si è riversata, dopo le piogge impressionanti, nelle zone del sud della Spagna colpite dalla DANA e sicuramente queste immagini ci hanno ricordato i tanti volontari che poche settimane fa hanno seguito praticamente lo stesso copione nelle nostre zone romagnole.

Sono davvero tante le persone che invece di maledire il buio accendono una luce.

Le opere mariste ogni anno invitano persone adulte a condividere le loro energie, forze e tempo con bambini e famiglie, specialmente in Africa.

Abbiamo raccontato su queste pagine il recente incontro di Mimmo e Roberto con la realtà dell’impegno marista in Camerun.

Se sei interessato a conoscere quello che si può fare nell’estate del 2025 ti puoi collegare al webinar su Zoom che si terrà giovedì prossimo.

Puoi anche registrarti per ricevere il link dell’incontro che si terrà online GIOVEDì 7 NOVEMBRE alle ore 18.30. Qui trovi il form per registrarsi.