I nostri auguri ai fratelli Claudio, Sergio e Mario… per i loro 50 anni di fedeltà marista.
La Provincia mediterranea marista si estende su un territorio davvero vasto, dai laghi salati di Djabboul, vicino ad Aleppo, al molo di Huelva dove sono ancorate le riproduzioni delle 3 caravelle di Colombo, dalle brughiere della Brianza alle antiche saline di Siracusa. Diventa persino difficile spostarsi per essere presenti alle varie feste di famiglia, che ovviamente sono numerose.
Ad esempio a settembre ci sono stati i festeggiamenti per i 50 anni di vita marista di un folto gruppo di fratelli maristi della zona spagnola; una festa che diventa ricordo, memoria e impegno per il futuro, perché la fedeltà è una forza orientata al domani, non uno sguardo nostalgico sul passato. A tutti è stato donato un grembiule, simbolo del servizio reso in tutti questi anni, ciascuno nel suo ruolo e con le sue capacità.
Ma qualcuno potrebbe chiedersi: “E non c’era proprio nessun fratello italiano”? Perbacco, risponderebbe qualcun altro, certo che ci sono, ma per motivi logistici la loro festa si è svolta… più vicina a noi.
Ed è per questo che sabato 22 ottobre, nella comunità di Carmagnola, c’è stato il momento speciale di ringraziamento per i tre fratelli che festeggiavano i 50 anni di vita religiosa: Claudio Santambrogio, Mario Meuti e Sergio Pario. Lasciamo volentieri la parola a fr. Paolo, che era presente a questo momento di famiglia.
E’ passato qualche giorno, ma il sapore dell’incontro avuto a Carmagnola con i fratelli che festeggiavano il loro CINQUANTESIMO di professione, è ancora vivo! I vari panegirici, che celebravano la FEDELTA’ di Dio e la VITA dei nostri carissimi Claudio, Mario e Sergio sono stati certamente evocativi e belli, ma la condivisione che ne è seguita ci ha fatto toccare la bellezza e profondità della loro esperienza: un riconoscimento dell’azione di Dio che, servendosi di tante persone e delle circostanze più semplici ed efficaci, ha sconvolto con l’AMORE le loro tranquille esistenze avviate verso traguardi già segnati o sognati.
Qualsiasi incontro cambia la vita e cambia la rotta. E loro hanno accettato la sfida, si sono affidati e si sono messi in cammino. Quando sono stati invitati a rispondere alla domanda: “Cosa significa per te celebrare i 50 anni di vita marista?” ognuno, con la sua particolare sensibilità, si è soffermato su eventi che i vari ciceroni hanno ricordato nel panegirico e che invito, per chi non ha partecipato (li potete scaricare alla fine di queste righe).
Certo, il Signore è l’attore principale delle loro storie, ma è vero anche che nel bel mezzo della loro avventura ci sono state altre presenze che hanno posto il loro operato e il loro “ricamo”: le tante presenze umili e fondamentali di fratelli che sono vivi ancora nel cuore di ogni fratello della ex Provincia d’Italia. Molti di loro non ci sono più e ci attendono per continuare a gioire con tutti noi (Quintino, Diego, Michele…), ma qualcuno: il carissimo fr. Gabriele Andreucci, non possiamo dimenticarlo! Era presente tra di noi. Curvo sotto il peso degli anni e del suo servizio come formatore prima e poi di fratello sempre vicino e disponibile a chi ha dovuto portare la sua croce. Gli abbracci, commossi e festanti, hanno espresso quello che le parole non sono riuscite ad esprimere. Aver condiviso questa festa con i nostri fratelli anziani è stato ancora più emozionante: la nostra è una storia che crea legami, che non dimentica ed isola nessuno e che soprattutto accresce la gioia di vivere! Un incontro che ci ha riportati alle cose essenziali e mariste: la semplicità, la fraternità, l’amore! Cari Claudio, Mario e Sergio, GRAZIE per la vostra VITA e GRAZIE perché siete stati e siete ancora un dono per tutti noi e per la gioventù!
Nella mattina del 6 ottobre erano cominciati a circolare sui social maristi un paio di video, che ricordavano un anniversario speciale, poi, veloci, sono arrivati numerosi altri contatti, i like, gli auguri di circostanza. Ne siamo rimasti sorpresi anche noi della comunità di Siracusa, visto che gli impegni della giornata avevano già preso il sopravvento sulle celebrazioni, considerato che proprio nella preghiera del mattino avevamo ricordato in semplicità questo sesto compleanno per i maristi di Siracusa.
Negli annali della comunità abbiamo rintracciato le poche parole di fr. Onorino, che ricordava il suo arrivo:
Giovedì 6 ottobre 2016
Ore 9,30 arrivo a Siracusa. Chiedo se è questa la stazione buona o se ce n’è un’altra e il ferroviere mi risponde: “Guardi, i binari finiscono qui, più avanti non si va”.
E dopo i colloqui col vescovo, la ricerca di un luogo dove sistemarsi, qualche idea su cosa fare, nel giro di poche settimane questo progetto nato sull’onda dell’entusiasmo per il bicentenario del sogno di Marcellino Champagnat ha cominciato poco alla volta a diventare realtà.
Naturalmente tutto questo è stato possibile soprattutto grazie alle persone: subito dopo fr. Onorino (Italia) e Br. Michael (dall’Australia) sono arrivati i giovani laici Gabriel (dal Brasile) e Mario (dal Cile), nell’estate successiva è giunto anche fr Ricardo (dal Venezuela, ma passando dalla Cina e dalle Filippine!) e poi, nello stile dell’esperienza Lavalla200>, aperta a tutti quanti, ecco arrivare le prime presenze femminili, Rosa (dalla Spagna) e pochi mesi dopo anche Nina (dal Brasile). Quanta vita nella comunità, prima sistemata un po’ alla buona presso la Caritas e poi in un appartamento nel cuore del quartiere in cui sorge anche il Ciao.
Man mano che la comunità diventava più interculturale e variegata, prendeva corpo anche la missione. Inizialmente si è cercato di capire come poter essere al fianco dei minori migranti, andando a visitare i centri di accoglienza, le strutture e le associazioni che già erano coinvolte in questo settore. La collaborazione è stata intensa e fruttuosa, tante le persone di buona volontà che ci hanno aiutato. Poco alla volta si è realizzato il progetto del CIAO, un centro che ora sembra un elemento necessario e utilissimo per il territorio, ma che ancora non aveva precedenti; un luogo aperto ai migranti, alle associazioni, alle persone, luogo di incontro, di formazione, di aiuto, di studio dell’italiano, di proposte molteplici.
E da questa realtà sono poi scaturite altre iniziative e ci siamo resi conto di altre necessità. Come quella di offrire ai giovani migranti strumenti concreti per avviare l’integrazione nella società italiana, a partire dall’accoglienza in una casa, un aiuto diretto per le spese e le necessità di chi inizia un lavoro o deve terminare gli studi: nasce così il progetto degli Alloggi per l’autonomia, che ora conta 3 appartamenti e una dozzina di ospiti. E il Ciao continua ad ampliare l’offerta di aiuto per i migranti del territorio: doposcuola per i bambini, aiuto per conseguire la patente di guida, il gettonatissimo servizio di consulenza legale…
Intanto la nostra presenza deve fare i conti, come tutti, con la pandemia; quindi attività ridotte e chiusure forzate; aggiungiamoci pure le difficoltà politiche italiane con conseguenti scelte di chiusura e di confusione normativa. Ma si partecipa ugualmente all’impegno locale, qualcuno diventa volontario della Croce Rossa, si entra come partner in progetti di aiuto, si sfruttano gli spazi aperti per offrire ai bambini la possibilità di campi estivi.
Il tempo passa e la Comunità, come un albero, cambia alcune foglie; nel 2019, dopo 3 anni, fr. Onorino termina il suo impegno, arriva fr. Giorgio, poi Gabriel e Mario ci lasciano per altre esperienze. Anche Rosa finisce la sua esperienza nel 2020 (e continua come laica marista a Cuba), ma subito arriva forza nuova, con Kike (dalla Spagna). L’ultima partenza, dopo le fatiche del campo estivo di luglio 2022 è quella di Nina che dopo quasi 4 anni torna in Brasile. E proprio come regalo dei 6 anni è in arrivo un altro laico marista da Cordoba, Juan Antonio. L’albero continua a crescere e affronta le nuove situazioni con la flessibilità che la vita ci chiede.
Il percorso che ci ha condotti fin qui segna già una direzione chiara, come maristi è bello sentirsi accompagnati da tanti, alunni, famiglie, laici, fratelli… che ci sostengono in questo impegno e chissà, se qualche lettore curioso volesse condividere con noi parte di questo impegno, le possibilità non mancano. Vi aspettiamo!
Fr. Pietro Bettin ci ha lasciato nella notte del 17 agosto; dopo un periodo altalenante, la polmonite che lo aveva ulteriormente appesantito non gli ha dato tregua. Così, proprio a ridosso della festa dell’Assunta, invece della sua fisarmonica per rallegrare la comunità di Carmagnola, ha dovuto fare le valigie per tornare alla casa del Padre. Un esito inaspettato, per lui così attaccato alla vita e così attento ad assaporare il bello che ogni giorno riceviamo in dono. E questo nonostante la dura croce degli ultimi anni, quel parkinson che lo aveva bloccato e rallentato in modo vistoso, ma non spento o annebbiato.
Le semplici righe dell’annuncio che ne ha comunicato il decesso a tutta la provincia marista, ai tanti amici, agli ex-alunni, ai colleghi, alle tante persone che ha incontrato sulla sua strada rivelano in filigrana un’esistenza vissuta in pienezza, in fedeltà e nella serenità. Ecco in sintesi il suo viaggio:
E’ nato a Padova il 4 settembre 1950. Ha iniziato il probandato a Mondovì (era il 25 settembre 1961). A Bairo (TO) ha fatto il noviziato (iniziato proprio il15 agosto 1967) e la prima professione (15 agosto 1968). La professione perpetua sarà poi Velletri il 22 agosto 1976.
Ma intanto inizia subito la sua missione di educatore, come maestro della scuola elementare, a Roma, presso il San Leone Magno, dal 1970 al 1975; (tornerà ancora nella comunità di Roma del SLM dal 1999 al 2002). Poi viene inviato come assistente presso il probandato di Manziana, dove resterà dal 1975 al 1981), quindi viene mandato per un lungo periodo nel probandato di Mondovì (1981-1990) negli anni di profonda trasformazione di queste realtà formative.
Quindi passa a Genova, dove sarà preside della scuola media e superiore della Comunità (1990-1998; ); viene poi inviato a Giugliano, come preside e superiore della Comunità (2002-2009), dopo questo periodo lo troviamo a Roma, presso la Casa Generalizia, come superiore della Comunità, dal 2009 al 2015).
E’ proprio in questo ambiente che matura la scelta di partecipare alla proposta missionaria di Lavalla200>, un nuovo inizio per la congregazione marista, che vede il realizzarsi di un nuovo sogno: comunità miste, interculturali, fratelli e laici, uomini e donne. E’ una sfida non da poco che accoglie e affronta con impegno e passione; viene inviato ben lontano, a Città del Capo, membro della comunità sudafricana dove rimane dal 2017 al 2020); è già in questa fase che la malattia inizia a manifestarsi e a dare fastidio; al suo rientro in Italia è inserito nella comunità di Genova, dal 2020 al 21, quindi per motivi di salute passa a Carmagnola, dove trasferisce il suo carico di serenità e di problemi di salute, sempre affrontati con il sorriso e la voglia di vivere e qui, il giorno 17 agosto 2022 all’età di 71 anni e 54 di vita religiosa, termina il suo cammino terreno. I funerali si svolgeranno venerdì 19 agosto, alle ore 11:00. In seguito la salma verrà tumulata nella tomba dei Fratelli Maristi, nel cimitero del Verano a Roma.
Ci piace allora ricordarlo con le prime impressioni, a caldo di alcuni dei suoi amici, profondamente segnati dal dono della sua vita marista, della sua mitezza personale, del suo entusiasmo vitale e della sua capacità di essere un elemento di serenità nelle comunità dove si è trovato.
Da: Marcelo Carlos Fabian De Brito mdebrito@maristascruzdelsur.org Inviato: mercoledì 17 agosto 2022 16:51 Oggetto: Decesso Fr. Pietro B. Cari Fratelli Pochi minuti fa ho appreso della morte di fr. Pietro Bettin. Ho condiviso con lui diversi anni di comunità a Roma, presso la Casa Generalizia. Ho apprezzato la sua profonda umanità e il suo modo prezioso di essere un Fratello Marista. Ho imparato molto da lui come animatore della comunità e come compagno di confidenze. Celebro la sua vita e ringrazio Maria per tutto ciò che ha fatto attraverso fratel Pietro Bettin. Mi unisco alla comunità nel piangere la perdita di un Fratello e condivido con voi le mie preghiere per il suo riposo eterno. Con i ricordi più cari e tanta stima, Fr. Marcelo
E pensare che ieri, senza nessuna intenzione, a cena in comunità a Roma ci passavamo di mano in mano la foto della professione perpetua di Pietro a Velletri, con il vescovo Bernini. Che bello tutto quello che é fiorito attorno a quel sì e ad un carattere gentile, amichevole, sempre disponibile. Riposi nel Signore… (Fr. Massimo Banaudi)
Ciao, e ora permettimi di chiamarti Pierino. Quanti anni belli passati insieme tra studi, canti, giochi, suonate, tu all’organo e io… direttore d orchestra! I ricordi non si contano ma ce li ritroveremo tutti nella grande famiglia marista del cielo, come tu amavi chiamarla ad ogni dipartita dei nostri cari. Un caro saluto alla tua mamma ed anche alla mia. (fr. Pietro Codato)
Ho vissuto con Fr. Pietro durante i 5 anni che era Superiore della Comunità della Casa Generalizia. Una delle espressioni più belle udite nei suoi confronti: Grazie Fr. Pietro, sei la perfetta mamma italiana! Riferendosi ovviamente alla sua squisita preoccupazione per ciascuno dei Fratelli. (Fr. Mario Meuti)
Caro Pietro Ricordi la paura quando per la prima volta varcavi, come maestro la soglia della prima elementare al SLM? E ricordi quella che avevi quando hai superato il cancello dell’EUR dove eri stato nominato superiore? Non eri il tipo che ti facevi avanti per ottenere qualcosa, ma per andare in paradiso ti sei fatto coraggio, lo hai chiesto tu e … sono sicuro che sei arrivato prestissimo. Caro Pietro quanti ricordi! In particolare degli anni che siamo stati insieme nel consiglio provinciale: sempre sereno, pacato, metodico… ma non vorrei ricordarti le cose che tutti sanno.
Ti voglio fare una richiesta. Non so quale sia il protocollo per entrare in paradiso, ma siccome credo che presto verrò a trovarti, vorrei un’accoglienza speciale. Al mio arrivo vorrei essere accolto da te con la fisarmonica in mano mentre canti gli stornelli in romanaccio come solo tu sapevi fare. Nel frattempo potresti radunare tutti i maristi del cielo e, da bravo professore di lingue, insegnare loro il romanaccio e gli stornelli. Sarebbe un’occupazione straordinaria. Ah! Se hai problemi con san Pietro ricordati che abbiamo sempre la nostra Risorsa Ordinaria. Ci conto. Un bacione e a presto – Ono
Arrivederci, fratello Pietro Ogni volta che Dio si sveglia di buon umore, ha l’abitudine di regalare all’umanità degli splendidi regali. In questi giorni, spesso Lui manda al mondo alcuni dei suoi angeli più cari. “Voglio che le persone sentano un po’ di Paradiso lì sulla Terra”, dice ai Santi più vicini. “Ma Signore, non è che poi la gente si abitua? ”. “Mancherà il tempo, caro San Tommaso… Resteranno lì per poco… Ma sarà sufficiente per lasciare dei segni profondi”. Senza dubbio Pietro è stato uno di questi doni di Dio. Un fantastico essere umano. Di presenza docile, amorevole. Una vita davvero Marista. Così tanto che quando mi chiedono delle tre violette Mariste – con i loro valori di semplicità, umiltà e modestia – io rispondo: “Ne ho conosciuta una vera, ha origini italiane e si chiama Pietro Bettin”. E una viola con grande abilità musicale, al punto da riuscire a coordinare un coro di bambini sudafricani mentre suonava la sua fisarmonica. “What’a cucaracha… It’s a cockroach!.
Anche involontariamente Pietro ha impersonato l’archetipo del saggio. “… Guarda l’oceano… Potrebbe essere agitato in superficie… Ma nel suo intimo, le acque sono calme”. Aveva una parola per tutto, anche quando restava in silenzio. E uno stato d’animo particolare, per inciso. “Oh, there’s a community meeting”, diceva quando ogni giorno avvistavamo le mucche di Darling, presenti sul tragitto verso Atlantis. Tra l’altro, parlando del Sud Africa, Pietro è stato l’anello che poteva connettere tutta la comunità. Preghiere, pasti condivisi, facilità nella lingua, gestione delle riunioni della comunità. Pietro è stato un messaggero di pace. La pandemia ha anche cercato di sottrarci per un certo periodo il dono della convivenza. Ma anche se ci hanno separati, non sapeva che saremmo rimasti in contatto virtuale! Pietro, ciò che resta da parte nostra adesso è un sentimento di gratitudine per la tua esistenza. Quanto siamo stati privilegiati ad aver condiviso del tempo prezioso con te! Ti ricorderemo ogni volta che ascolteremo le note di “Che sarà, whatever will be, will be”. E in fondo è proprio questo: ‘the future is not ours, you’ll see… ’. La nostra prossima squadra di coffee dovrà aspettare ancora un po’. E ha voluto anche che Cecilia (la figlia nata dalla coppia di laici che facevano parte della comunità di Lavalla200>) ti incontrasse attraverso le storie che io e Juliana (la mamma) le racconteremo, di come la nostra vita sia stata trasformata dalla tua presenza, davvero più che significativa.
Dio adesso riposa tranquillo, sapendo che il suo dono è stato ben apprezzato dall’umanità. Resteremo con nostalgia qui, grati per il tempo meraviglioso che abbiamo trascorso insieme. Un abbraccio fraterno amico mio! Arrivederci! (Diogo Luiz Galline, laico marista che ha condiviso con Pietro la comunità Lavalla200> in Sudafrica, a City of Cape Town)
Cari fratelli e amici. Le mie più sentite condoglianze per la scomparsa di Pietro. Che uomo meraviglioso è stato per i fratelli, i bambini e i giovani in Italia e nelle nostre comunità Lavalla200. Ha incarnato tutte le virtù ed è diventato una fonte di affetto per molti di noi. Mancherà molto a tutti noi. Che il Buon Signore e la sua amorevole Madre lo accolgano in un caldo abbraccio, Jeff(Br. Jeffrey Crowe)
Come tutti i semi, c’è bisogno di attesa prima del germoglio; non è facile condensare in qualche parola il sentimento che questa partenza lascia in molti di noi.
Ci aspettiamo di provare la sua gioia nello stare insieme, la sua istintiva adesione alla convivialità della festa, la disponibilità a creare armonia e spensieratezza con gli amici.
A continuare nella nostra vita quei segni e quegli atteggiamenti che portano più vita agli altri. Grazie Pietro, buon viaggio.
La notizia della morte di fr. Cesare Novelletto è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Nella casa di Carmagnola era l’amministratore previdente, la persona di servizio, il tuttofare che sapeva mettere mano a tutto, dai quadri elettrici al computer, dai gestionali per i rendiconti ai rifornimenti della dispensa.
Era appena tornato da un periodo di vacanze con i parenti, in quel di Roma, quando è successo il triste evento.
Al mattino del 29 luglio, non vedendolo in giro per le consuete faccende, i fratelli hanno cominciato a cercarlo, per poi trovarlo, ormai privo di vita, nella sua camera, semplicemente seduto al suo tavolo.
Una lunga vita di dedizione e di impegno alla missione marista, nella quale ha vissuto per quasi 60 anni, svolgendo il suo apprezzato lavoro di insegnante, soprattutto di matematica e scienze, in vari istituti.
A lungo ha vissuto nella comunità di Roma del San Leone Magno (dal 1969 al1983; poi una breve pausa a Giugliano per tornare a Roma 1986-2010, impegnato non solo nell’insegnamento ma soprattutto nell’amministrazione); quindi una breve pausa in Libano, nella comunità di Champville e successivamente a Carmagnola, dove ha sempre svolto un prezioso lavoro di supporto per i fratelli anziani e per la comunità tutta, scherzando sul fatto di essere proprio lui il “giovincello” della Comunità.
In molti lo ricordiamo col suo fare un po’ burbero ma cordiale, la sigaretta fin troppo presente (“Se il computer è lento e ci mette un sacco a finire i calcoli, chi se ne importa, intanto mi fumo una sigaretta…”), la sua disponibilità nel soddisfare le necessità e i gusti dei fratelli, la capacità di mettere mano un po’ a tutto (c’è chi ricorda ancora i suoi interventi per trasformare un vecchio trattore di fornace in valido strumento per la campagna di Velletri!). Il suo lato generoso e colloquiale si stemperava poi nei momenti belli delle serate a Prato Lauro, magari intorno al fuoco, con la compagnia dei fratelli Roberto (ora Don Roberto) e Attilio.
I funerali si sono svolti domenica 31 luglio, nella cappella della comunità marista di Carmagnola.
Riportiamo l’inizio delle parole che fr. Franco Faggin, superiore della Comunità, ha rivolto ai presenti al momento del funerale.
Venerdì mattina aspettavamo da Cesare la stampa di prescrizioni mediche che il medico di famiglia era solito inviare al suo computer. Non vedendo né le ricette, né Cesare, già a Messa inoltrata, busso alla sua porta… nessuna risposta. Apro… e lo vedo ancora seduto, immobile e sbilanciato su un fianco. Lo chiamo per nome… lo tocco… era già rigido e freddo. In quel preciso momento mi sono sentito coinvolto nel mistero… e, scosso dall’emozione sono ritornato in cappella dove si stava celebrando l’Eucaristia.
Subito dopo la comunione, trasmetto si confratelli, con voce rotta dalla commozione, che Cesare è morto… Il sacerdote celebrante, quasi a superare la difficoltà del momento e la durezza della triste notizia, ha subito intonato un inno di ringraziamento a Dio Padre per la vita di Cesare ormai orientata alla gioia del paradiso. (è possibile prelevare l’intero documento dal link sottostante(
Siamo ormai nei giorni intensi del triduo pasquale. L’orizzonte della festa anche quest’anno rimane stritolato da una attualità che nessuno poteva immaginare; dopo gli anni del Covid ci troviamo a vivere i tempi di una guerra che pochi ritenevano possibile.
Cerchiamo, nonostante le difficoltà e i limiti, di accendere delle luci, piuttosto che maledire le tenebre.
Lo facciamo, ad esempio, con le consuete note d’autore che fr. Onorino prepara ormai con precisione partenopea, in quel di Giugliano per raccontarci notizie fresche che sanno di impegno, giovani e vitalità: notizie di speranza.
Ma lo facciamo anche ricordando i nuovi percorsi che per il nostro impegno marista segnano il ritorno ad una normalità in presenza, situazione davvero preziosa, come l’incontro degli animatori GVX a Roma, a metà marzo e il corso con alcuni docenti ed educatori che a inizio aprile hanno partecipato a tre giorni di formazione biblica organizzata dall’Equipe di Pastorale Italia; indispensabile, per essere evangelizzatori, essere frequentatori assidui della Parola.
Proprio per questo riprende quest’anno anche la convivenza per assaporare una Pasqua diversa, vissuta in pienezza, in comunità e nella consapevolezza che i gesti di questi giorni diventano veri nella misura in cui diventano i nostri gesti, le nostre scelte. A Giugliano è iniziata proprio oggi questa esperienza, che vede impegnati una cinquantina di giovani della scuola e non solo.
E lo facciamo anche senza dimenticare le altre periferie della storia dove le persone ancora soffrono. Siamo quindi vicini, sempre vicini, al popolo della Siria, dove abbiamo amici e attività che sentiamo con profondo affetto e coinvolgimento.
E’ stata pubblicata da poco la lettera di Aleppo n. 43, a cura del nostro fr. George Sabe, che possiamo leggere sul sito amico di Ora pro Siria.
I nostri auguri di Pasqua assumono così la concretezza dell’impegno.
Domenica 20 marzo, alla messa delle 11, presso il San Leone Magno (P.za S.Costanza, 2 – Roma), ricorderemo ancora una volta, il nostro cappellano don Carlo Molari, ad un mese dalla sua scomparsa.
Ci vuole tempo e pazienza per scoprire la portata di alcuni tesori e di alcune consegne. Il lungo itinerario spirituale di don Carlo ha disseminato frutti preziosi in tante persone, realtà ecclesiali e non solo; molti di questi frutti aspettano ancora di sbocciare; sentiamo la bellezza di essere anche noi una piccola parte di questo cammino e vogliamo favorire questa condivisione, a livello personale, comunitario ed ecclesiale.
Fr. Massimo Radicetti, che ha condiviso lungamente gli anni del soggiorno romano di don Carlo, ha preparato queste righe, non perché manchino suoi profili biografici, ma per rivivere insieme ai tanti fratelli, famiglie, alunni ed ex-alunni maristi questo suo itinerario.
Mons. Carlo Molari è nato a Cesena il 25 luglio 1928. Sacerdote, dall’animo mite e sereno, definito come il “volto vivo e gioioso della teologia” insegnata nelle università cattoliche del Laterano, della Gregoriana e dell’Urbaniana di Roma. Il suo pensiero si colloca nella prospettiva evolutiva tracciata dalla ricerca scientifica e da Theilard de Chardin, e la sua teologia si sviluppa all’interno di questa visione del mondo che getta una luce nuova sul vivere dell’uomo e sulla creazione. Spirito libero e aperto alla ricerca di un nuovo linguaggio della teologia più comprensibile all’uomo di oggi, per alcune sue interpretazioni teologiche, in quegli anni non condivise dall’autorità religiosa, don Carlo nel 1978 ha dovuto lasciare l’insegnamento accademico. In seguito, ricordando tale evento doloroso, serenamente amava ripetere ”Ci siamo lasciati senza rancore”. E poiché il luogo della teologia non è fortunatamente soltanto l’università, da allora egli è stato a tempo pieno un infaticabile scrittore ed animatore di conferenze, incontri e corsi di esercizi per comunità, congregazioni e diocesi dell’Italia intera. Molto richiesto nei dibattiti culturali e scientifici con il mondo laico e nel dialogo ecumenico con le altre religioni, ha sempre cercato di costruire ponti, sottolineando ciò che unisce, fedele allo Spirito del Concilio Vaticano II°. Nel suo ultimo libro, quasi il suo testamento, intitolato “Il cammino spirituale del cristiano. La sequela di Cristo nel nuovo orizzonte planetario (Gabrielli Ed. 2020) a sostegno delle sue convinzioni riporta le parole di papa Francesco espresse al convegno della Chiesa Italiana a Firenze nel 2015: «La dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare, sa animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera: la dottrina cristiana si chiama Gesù Cristo”.
Già in passato, in un passaggio autobiografico, aveva scritto di sé: “Fare teologia non è un mestiere o un semplice servizio reso agli altri, ma è un modo concreto di vivere la fede ecclesiale, è uno stile di vita, e per me, oggi, è componente di identità personale, ragione di tutta la mia storia”. Della fedeltà a questa sua vocazione è stata testimone privilegiata la comunità religiosa dei Fratelli Maristi del San Leone Magno di Roma con la quale egli ha vissuto per oltre 40 anni, dal 1967 al 2011. Ha collaborato nella pastorale scolastica come cappellano delle liturgie infrasettimanali e festive, nelle confessioni, nei ritiri, con gli scout, nei momenti formativi e di accompagnamento spirituale sia per i docenti che per le famiglie.
Particolarmente significativa è stata la S. Messa festiva delle ore 11.30. Era nata ed animata per iniziativa di un gruppo dei giovani liceali, preparata ogni venerdì sera in un incontro di riflessione sui testi liturgici. In seguito si è aperta al contributo di persone provenienti da diverse esperienze culturali e religiose, alla ricerca del senso della vita nel mondo di oggi, in un confronto alla luce della Parola di Dio. La preparazione si è così spostata al martedì sera, e l’incontro del martedì era per numerose persone un appuntamento speciale.
Don Carlo è tornato alla casa del Padre il 19 febbraio 2022 all’età di 94 anni Può giustamente ripetere con San Paolo : “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede”! Ora con il cuore libero e lo sguardo purificato potrà contemplare per sempre in una luce infinita quel Dio misericordioso a lungo investigato, amato ed annunciato!
E’ possibile prelevare il file con l’intero testo preparato da fr. Massimo Radicetti.
Chi desidera, può liberamente prelevare il semplice ricordino che la comunità dei Fratelli Maristi ha preparato per questo momento bello di ricordo e di preghiera.