Vivamo un’epoca “interessante”, piena di conflitti, tensioni e situazioni incerte: Ucraina, Siria, Gaza, ma anche Mexico, Colombia… In tanti di questi luoghi i maristi sono presenti e cercano di continuare la propria opera educativa; è di poche ore fa la notizia di un nuovo fronte di rivolta apertosi nel cuore dell’Africa, Repubblica del Congo, e anche in questo luogo turbolento le nostre comunità e i fratelli maristi condividono con la popolazione le ansie e le incertezze.
Non sono purtroppo eventi rari o unici, sfogliando la nostra storia ne possiamo ricordare davvero tanti; e proprio ieri è giunta la notizia dal Vaticano della promulgazione del decreto che accerta il martirio del fr. Licarione, un giovane marista travolto dalla violenza anticlericale che aveva infuocato la Barcellona del 1909. Riprendiamo liberamente dal sito champagnat.org:
Papa Francesco ha autorizzato il 27 gennaio, la firma del decreto che riconosce il martirio del fratello Lycarion (Francisco Benjamín May), ucciso durante gli eventi noti come la “Settimana Tragica” del 1909, in Spagna. La promulgazione del decreto da parte del Dicastero per le Cause dei Santi riconosce questo importante passo nel processo di beatificazione e conferma la sua dedizione totale al Vangelo e la sua testimonianza di fede fino alle sue ultime conseguenze.
Invitiamo tutte le nostre comunità e gli amici a unirsi a noi per celebrare questo evento così significativo. Questo riconoscimento ci incoraggia a rafforzare il nostro impegno verso i valori evangelici che il Fratello Licarione ha vissuto con tanta intensità.
Il Fratello Licarione (al secolo: Benjamín May, nato in Svizzera) fin da giovane mostrò un cuore generoso e aperto alla volontà di Dio. Entrò nella congregazione marista stimolato dal clima comunitario che aveva scoperto da giovane, verso i 13 anni e rimase contagiato dall’entusiasmo per la missione, decise così di dedicarsi all’educazione cristiana, e si distinse per la sua umiltà, lo spirito di preghiera e l’impegno nella formazione dei giovani. La sua missione lo portò in Spagna, dove continuò il suo lavoro educativo, dedito in particolare alle fasce più umili della popolazione, fino alla morte durante i tragici eventi del 1909 a Barcellona.
La causa di beatificazione del Fratello Licarione era iniziata nel 1966, quando la storia dei martiri della guerra civile riprese protagonismo e fu nominato protomartire dei nostri fratelli uccisi per la fede in quel periodo. Poco dopo, insieme alle altre cause spagnole, questa causa si fermò, poiché si temeva che potesse essere strumentalizzata per fini politici. Nel 1992 fu possibile riprenderla grazie all’impegno del Postulatore, il carissimo fr. Gabriele Andreucci. Con l’approvazione di questo decreto, la Chiesa ha compiuto un passo decisivo per iscriverlo nell’elenco dei martiri.
Questo riconoscimento non è solo motivo di gioia per la nostra congregazione, ma per tutta la Chiesa, poiché mette in risalto la figura di un uomo che ha vissuto pienamente la sua vocazione come educatore e testimone dell’amore di Cristo. Il Fratello Licarione è un esempio di fedeltà e servizio in tempi difficili, e la sua vita invita tutti i cristiani a vivere la santità nelle circostanze ordinarie, anche nei momenti più difficili.
Questo potrebbe sembrare un pezzo da dedicare a uno dei tanti youtube-travellers, gente che molla tutto e si mette a girare per il nostro piccolo mondo, ma l’itinerario che fr. Marco Cianca sta percorrendo quest’anno, ci sembrava interessante, così da accompagnarlo un po’, scoprire insieme a lui qualcosa di nuovo e di interessante. Dopo tanti anni di impegno come direttore didattico e preside a Cesano Maderno (dal 2013 fino a …pochi mesi fa), adesso sta vivendo un anno di stacco competo dal solito tran tran.
E proprio dalla Capitale parte la sua avventura, visto che ci tiene a ribadire le sue radici romane, non solo, ma anche di ex-alunno del San Leone Magno a pieno titolo, avendolo frequentato dalle elementari alle medie, perchè poi ha iniziato a seguire più da vicino la proposta marista, inserendosi nel probandato di Velletri e poi con il Noviziato, nei mitici anni 70. E dopo, come fr. Marco, ha conosciuto praticamente tutte le realtà scolastiche mariste d’Italia, da Giugliano a Genova, da Roma a Cesano, sia come maestro, poi come prof d’inglese e come animatore della pastorale. Pochi anni dopo il grande Giubileo del 2000 si è lanciato con una bella dose di coraggiosa incoscienza, a condivivere per diversi anni in un barrio gitano (senti come suona meglio di campo nomadi…) di Murcia, come membro della comunità marista di Alcantarilla, impegnato nel lavoro formativo e nel supporto sociale ai tanti zingari del quartiere e della zona.
Per quest’anno sarà “battitore libero”, svincolato da impegni standard, ci è sembrato quindi un’occasione propizia per fargli un paio di domande (adesso il tempo per rispondere può trovarlo) e sentire direttamente da lui sua esperienza. Allora, via con l’intervista.
Hai trascorso gli ultimi 9 anni come dirigente scolastico a Cesano Maderno, inizialmente come Direttore Didattico della scuola primaria di Binzago e poi della scuola media Fratelli Maristi; che “tesoro” di esperienza ti porti dietro da questo intenso periodo?
Con i bambini di Binzago nel cortile della scuola media di Cesano
Il progetto che era alla base dell’esperienza a Cesano Maderno, da quando i Fratelli hanno preso in gestione la scuola Primaria del quartiere di Binzago, era davvero interessante sia da un punto di vista didattico che di presenza all’interno del tessuto brianzolo nel quale si trova l’opera. In particolare, il progetto si era arricchito ulteriormente grazie alla gestione didattica anche della scuola dell’Infanzia parrocchiale in due diverse sedi che coinvolgeva più di 200 bambini. Una famiglia che viveva a Cesano Maderno, secondo questo progetto educativo, poteva contare su un’educazione cristiana, con una sfumatura importante nell’ambito del carisma marista, professionalmente valida ed aggiornata sulle ultime indicazioni didattiche secondo i diversi cicli scolastici. Inoltre, il cambio di sede geografica, all’interno della cittadina brianzola, costituiva un ulteriore attrattiva per lo studente che non era costretto a vivere la propria esperienza scolastica nello stesso ambiente fisico. Alla luce di quanto detto, mi porto volentieri dietro la percezione di una popolazione che ancora dà molta importanza all’educazione dei propri figli, tanto da voler investire economicamente ed emotivamente in maniera determinante. In particolare, i ragazzi con i quali ho avuto il piacere di entrare in contatto hanno, nella grandissima parte dei casi, dimostrato sensibilità e serietà nell’ambito scolastico, pastorale e solidario che la scuola ha sempre proposto. Il quadro viene infine completato da un Collegio Docenti che, soprattutto nel ciclo scolastico della scuola Media, ha saputo rinnovarsi e rinnovare la didattica andando incontro alle vere necessità dei propri alunni e riscuotendo una significativa risposta da parte delle famiglie, che hanno confermato la fiducia alla scuola garantendo per le iscrizioni il “tutto esaurito” fino alla massima capienza della struttura, persino con un largo anticipo.
Dopo tanti anni, vissuti nell’ambito scolastico e in particolare nel contesto italiano, quali considerazioni e valutazioni puoi dare di questo impegno e della necessità, come istituzione marista, di continuare ad impegnarsi nel settore scolastico?
All’interno del territorio italiano, da una parte ormai i servizi scolastici ed educativi, da parte dello Stato, raggiungono in maniera capillare i bisogni della popolazione, per cui sembra anacronistica la nostra presenza quale congregazione religiosa; dall’altra, si nota una situazione con molte variabili e tante difficoltà oggettive quali le varie e numerose disabilità fisiche e di apprendimento nella stessa classe, la presenza massiccia di alunni stranieri, che fatica enormemente a raggiungere i propri obiettivi educativi, per cui la qualità della preparazione degli alunni si rivela spesso al di sotto delle legittime aspettative. La parità scolastica purtroppo ancora oggi, in Italia, è solo sulla carta e non si è materializzata nell’ambito economico sollevando le famiglie dal pagare rette sempre più consistenti.
Risulta quindi difficile, anche per noi Fratelli Maristi, essere fedeli al carisma del nostro Fondatore che rivolgeva le sue attenzioni educative ai ragazzi delle campagne e ai più bisognosi. Ritengo quindi fondamentale continuare nella nostra opera educativa, anche se sarebbero necessarie condizioni più equilibrate con la scuola statale, puntando soprattutto a creare un ambiente nel quale i nostri alunni possano crescere e sviluppare sensibilità e abilità al di fuori dell’ambito strettamente scolastico e quindi professionale per il loro domani. La pastorale e la solidarietà giocano un ruolo decisivo in questo e fanno davvero la differenza nella crescita integrale della persona. Ricordo, infine, che negli Stati Uniti, nazione alla quale spesso rivolgiamo il nostro sguardo, dopo gli studi universitari, sono molti i giovani che dedicano un anno intero alla solidarietà in qualità di volontari: un dettaglio del loro curriculum particolarmente valorizzato nella società americana!
Da buon marista il concetto di “pensionamento” non va considerato come uno spartiacque, ma giunto a questa tappa apparentemente significativa, come pensi di continuare il tuo percorso di persona e di fratello marista?
In questi ultimi mesi, trovandomi in differenti comunità di Fratelli, è venuto a galla il discorso del “pensionamento” visto che ormai ho valicato la soglia dei 65 anni! Sono il primo ad affermare che, grazie a Dio, in futuro potrò ancora dare molto agli altri, come tanti altri Fratelli della mia stessa età o più grandi! Al momento sto vivendo un anno sabbatico, concessomi dalla Provincia, con la prospettiva di esplorare realtà completamente diverse da quelle in cui ho vissuto finora, sia per area geografica che per la missione che compiono: un ulteriore bagaglio culturale e sociale che arricchirà senza dubbio l’attuale percezione di missione nell’ambito marista. Lascio, quindi, al prossimo anno scolastico la scelta di come continuare il mio percorso quale persona e Fratello marista, sempre in accordo con la Provincia alla quale appartengo.
Hai avuto di recente l’opportunità di vivere un intenso momento formativo in Brasile, ci puoi raccontare questa esperienza, qualche momento significativo… Hai toccato con mano la presenza dei maristi in Brasile, che è abbastanza diversa dal contesto europeo e soprattutto italiano; che impressione ne hai tratto e quali aspetti hai apprezzato di più. All’interno di questo anno sabbatico, come accennavo prima, si situa l’esperienza in Brasile. Un periodo di circa 15 giorni che ha rappresentato una tappa obbligatoria e presenziale per concludere il corso sulla leadership marista iniziato on-line nel marzo scorso. L’obiettivo principale di questo periodo presenziale a Porto Alegre, presso l’università marista (Pontificia Università Cattolica Rio Grande del Sur – PUCRS) è stato quello di riassumere e confermare una serie di contenuti sul tema principale della “Leadership” attraverso momenti formativi, dati dagli stessi professori dell’Università che ci hanno seguito nelle lezioni on-line, e da una serie di esperienze realizzatesi all’interno e fuori del campus universitario.
Le giornate sono state tutte molto intense, a volte forse anche troppo, per la semplice ragione che c’è davvero una quantità impressionante di opportunità educative e sociali. La parte tecnologica dell’università è un fiore all’occhiello del campus, vi sono circa 300 imprese che hanno un contratto con l’università con l’obiettivo della ricerca, tra le quali Google e molte altre significative in Brasile.
Alcune immagini del recente viaggio in Brasile, momenti significativi con i vari membri del gruppo delegato della nostra Provincia marista, le ragazze con i vestiti variopinti ci hanno accolto così nell’opera sociale marista “Cesmar”
Abbiamo visitato quattro o cinque scuole mariste, ma una in particolare, “Ipanema”, ci ha meravigliato per la qualità della struttura e dei singoli ambienti dettati da una concezione moderna ed efficace che richiama l’italiana “Reggio Children”. Infine, la visita alla struttura sociale “Cesmar”, nei pressi di Porto Alegre, ci ha impressionato per la sua grandezza e complessità, dato che coinvolge più di mille alunni provenienti da famiglie bisognose o in difficoltà.
La presenza marista in Brasile, per quel poco che ho visto, è fortemente consistente; le opere visitate sono di grande impatto, soprattutto la stessa università PUCRS che conta 70.000 alunni ed ettari di costruzioni! Senza dubbio, l’aspetto che più mi ha colpito e che ho potuto apprezzare è la visione profetica dei Fratelli che hanno avuto responsabilità importanti nel passato ed hanno saputo investire in maniera massiccia e senza timore, i cui frutti oggi possiamo vedere ed ammirare nelle opere attuali.
Altri aspetti che ho apprezzato molto, la coesione ed il senso di appartenenza all’Istituto dei Fratelli e dei laici, la presenza di Fratelli giovani, la massima attenzione avuta nei confronti del gruppo sia al momento dell’accoglienza come durante tutto il corso presenziale… un vero regalo.
A Lavalla, condividendo la stessa mensa, fratelli e laici (luglio 2017)
E parlando ancora del mondo marista, che sempre più si arricchisce della presenza dei laici, come stai vivendo questo graduale passaggio di consegne? Quali timori e desideri nutri al proposito? Il tema della presenza laicale nelle nostre scuole credo che vada sempre più in una direzione ormai scontata: una “Famiglia globale”. Personalmente lo vivo come una ricchezza ulteriore dell’Istituto, una risposta coerente alle indicazioni della Chiesa, dal Concilio Vaticano II in poi, e alla situazione attuale del mondo cristiano di fronte alle sfide educative contemporanee.
Sul lago Maggiore, estate 2024
La tua formazione iniziale riguardava l’ambito linguistico, l’inglese è sempre stato il tuo “piatto forte”, dall’università alle esperienze negli States; quali vantaggi e quali aspetti utili hai potuto sperimentare nel corso della tua attività? L’esperienza di apprendere una o più lingue ha fatto parte della mia vita in maniera abbastanza costante. Il fatto di dover viaggiare, sforzarsi di parlare una lingua differente dalla materna, di dover entrare negli usi e costumi di un popolo nuovo, non solo è affascinante, ma apre gli orizzonti personali e perfeziona l’abilità di comprendere l’altra persona.
E’ implicito che migliorare le proprie abilità linguistiche ha poi un riflesso non indifferente su tanti aspetti della vita quotidiana, per cui è importante saper coltivare e mantenere quanto appreso una volta rientrato in patria.
Stai vivendo un periodo di recyclage formativo, quali spunti e contenuti ti piacerebbe affrontare in questa nuova tappa della tua vita? I contenuti di quest’anno sabbatico, in accordo con il Fratello provinciale, sono andati evolvendo nel tempo. In un primo tempo, dopo l’esperienza in Brasile, sarei dovuto partire per Aleppo – Siria; ciò non è stato possibile per motivi che tutti possono comprendere. Di conseguenza, ho potuto anticipare un breve periodo ad Oxford, in una comunità dei Fratelli de La Salle, con l’obiettivo di rituffarmi nella cultura inglese e riappropriarmi di quanto tenuto a riposo in questi ultimi anni.
Vivere un’esperienza di solidarietà in un ambiente diverso da quanto ci offre l’Europa, è uno degli obiettivi che mi sono prefissato fin dall’inizio. A seguito dei contatti avuti con chi di dovere, attualmente sono in attesa di ottenere un visto per andare a Cuba, dal prossimo febbraio fino a giugno 2025 con la speranza di non incontrare ulteriori difficoltà. Ringrazio il vicario generale Luis Carlos Gutierrez e il Provinciale dell’America Centrale Juan Carlos Bolanos Viscarra che sono stati determinanti per sostituire in corsa l’esperienza in Siria con quella a Cuba.
Allora, carissimo Marco, in bocca al lupo per tutto quanto e buon proseguimento di avventura.
Gli eventi che continuiamo a vedere ogni giorno da quel tragico 7 ottobre ’23 nel tormentato scenario della terra sacra alle 3 grandi religioni non solo ci angosciano, ma ci ricordano anche gli stretti contatti con persone, realtà, progetti che in quei territori si cerca di portare avanti, nonostante la fatica e le difficoltà.
Pensiamo al Progetto Fratelli che si trova nel sud del Libano, a poche decine di km dalla frontiera con Israele, luogo già tormentato e bersaglio di lanci di missili; qui il progetto è tutto dedicato alla cura e alla formazione dei tanti sfollati dalla vicina Siria e i timori crescono con il perdurare delle ostilità; ma pensiamo anche alla realtà di Beirut, con la sua miscela esplosiva di culture lingue e sensibilità; la grande scuola marista ha già dovuto affrontare la pesante crisi economica cittadina e nazionale dopo l’esplosione del porto, che ha aggiunto tragedia alla disperazione di un popolo già sofferente.
Ma il pensiero più urgente non può non andare ai nostri fratelli di Aleppo. Forse ci siamo meravigliati che il suo aeroporto sia stato colpito dai missili di Israele, ma sappiamo bene che l’equilibrio che mantiene un certo status-quo è davvero fragile. Eppure è proprio qui che i Maristi Blu continuano la loro presenza e ci spronano a superare quelli che sono i nostri piccoli problemi.
In questi giorni è appena arrivata la nuova “Lettera da Aleppo”, subito tradotta dagli amici del sito Ora Pro Siria e vi invitiamo a leggerla per capire come sia importante la loro presenza e quanto possa essere utile anche a noi fare nostre queste motivazioni profonde. Perché vale la pena non arrendersi al male e continuare ad accendere una luce.
E anche il nostro provinciale, fr. Aureliano, ci invita a vivere questi momenti con attenzione e impegno, è appena giunta una sua lettera accorata che ci invita a non rimanere passivi, a non chiuderci nel silenzio. Per questa occasione oltre alle versioni in spagnolo, italiano e francese, la lettera ci arriva anche in arabo e non si tratta di un capriccio dettato dal momento; se pensiamo alle realtà in cui ora siamo immersi sono davvero tanti i nostri amici e collaboratori che si esprimono in questa lingua (dalla Siria al Libano, ma anche dalla Sicilia al sud della Spagna).
Da numerosi anni la nostra provincia mediterranea organizza dei ritiri nella splendida cornice di Entracque, la casa marista situata nel parco delle Alpi Marittime. Il ritiro annuale si è svolto dal lunedì 17 fino al sabato 22 luglio, con la presenza di numerosi fratelli italiani e spagnoli. A dirigere questo momento intenso di vita fraterna, riflessione e preghiera, è stato il fr. Josep Maria Soteras, consigliere generale, ben contento di poter rinfrescare il suo italiano in questa cornice di famiglia, ma non solo la lingua, viste le temperature che in questi giorni stanno attanagliando soprattutto l’Italia centro e sud. Qualcuno, che veniva dalla lontana Sicilia, raccontava che alla partenza il termometro locale segnava già 40 gradi!
Poter vivere una parentesi spirituale e profondamente umana in questo ambiente è stato per tutti un momento speciale. Così come speciale l’argomento proposto da fr. Soteras, esperto biblista e profondo conoscitore delle dinamiche che hanno portato all’elaborazione degli ultimi documenti maristi, soprattutto la Regola di vita.
Il tema ha ruotato tutto intorno alla specialissima comunità di Betania, un argomento di solito poco esplorato negli incontri e nelle trattazioni. Ma è stato una sorpresa per tutti poter leggere con calma, attenzione e approfondimento questi passi che parlano di una comunità centrata sul messia ma in modo singolarmente diverso dagli apostoli, dai parenti e dai curiosi. Temi stimolanti e di concreta applicazione.
Abbiamo vissuto queste giornate con grande semplicità, approfittando spesso di qualche passeggiata nelle vicinanze, lungo il fiume Gesso, il ponte di legno che balla (un must di Entracque!), la diga, i tanti sentieri che si diramano nel verde… Un giorno intero è stato poi dedicato al “deserto” e alcuni si sono diretti in posti magnifici, piccoli santuari della memoria, come il rifugio Genova o il lago del Vej del Buc.
Sono momenti preziosi nella vita di ogni persona per rimettersi in contatto con la Vita, il senso delle cose, la serenità e l’originalità delle proposte.
Fare gli auguri vuol dire annunciare la vita, essere testimoni che le cose cambiano.
Come maristi abbiamo vissuto la quaresima e questi ultimi giorni di preparazione con impegno e in molti luoghi, con molte persone.
Preparazione diretta, ritiri, incontri con i ragazzi nelle varie scuole, proposte formative.
Ci sono giovani che hanno vissuto la Quaresima come un percorso profondo, sui passi del Vangelo, già questa è una buona notizia.
In fin dei conti anche una briciola rimanda al pane, un colore all’arcobaleno, un gesto alla Vita.
L’ultima settimana ha visto l’intensificarsi degli appuntamenti, dalla Domenica delle palme vissuta con le famiglie, o sui marciapiedi di Roma a Centocelle. Ricordare questi momenti diventa così un radicarli nel nostro presente.
Le notizie e le immagini che ogni giorno vediamo ci presentano il volto sofferente e pieno di paure della nostra quotidianità, dalla guerra poco lontana da noi ai migranti che vedono il proprio futuro naufragare lungo le nostre coste, dai bambini emarginati, i rom messi accuratamente in disparte, Non manca il fardello di angosce quotidiane.
Allora che nella nostra Pasqua possa trasparire, come in filigrana, il volto di chi continua a dirci: “Non avere paura”. Buona Pasqua, in cammino, senza paura.
Siamo entrati da poco nella primavera dei giorni, pur con tutti i suoi imprevisti di maltempo, siccità, ritardi; dobbiamo quindi sentirci chiamati anche noi a rinnovare la vita e portare altri segni positivi. Anche solo ricordarne qualcuno aiuta a camminare meglio e trovare un senso nonostante i tanti limiti che vediamo intorno a noi, dalle guerre ai disastri naturali, dalle incomprensioni dei popoli agli eventi drammatici.
Ce lo ricorda lo stesso vangelo di domani, con la Risurrezione di Lazzaro (e possiamo approfondire questo discorso con l’omelia di don Carlo Molari, che periodicamente ci viene riproposta anche su queste pagine).
Da pochi giorni abbiamo anche ricevuto l’ultima lettera di Aleppo, la n. 46, che racconta i tanti passi fatti dal tragico terremoto di fine febbraio, nonostante tutto ci sforziamo di far crescere la vita ed è stimolante sentirci spronati da chi vive situazioni apparentemente inestricabili. Come al solito ci fa piacere rilanciare questa lettera dal sito web OraProSiria che da sempre ne ha curato la traduzione in italiano e ci racconta senza troppi filtri la concreta situazione della Siria. In questa lettera n. 46 il nostro amico, il dottore Nabil Antaki, ripercorre l’ultimo disastroso terremoto e ci parla in concreto degli effetti delle sanzioni contro questo popolo.
Conclude le sue righe con un accorato appello
Sono bastati quarantacinque secondi per mettere in strada l’intera popolazione di Aleppo; una popolazione già a terra dopo 12 anni di tragedie e disgrazie. Ma il popolo siriano è un popolo orgoglioso e dignitoso, anche nelle avversità e non chiede altro che poter vivere, di nuovo, normalmente, in pace. Aiutateci a far revocare le sanzioni. Grazie per la vostra amicizia e solidarietà.
E rimaniamo sempre ammirati dalla tenacia e dell’impegno di tutti i maristi blu coinvolti in questa situazione, che senza fare chiasso, spesso semplicemente “sullo sfondo” delle cose, portano avanti la buona notizia della vita che deve risorgere.
E quanti altri piccoli semi di speranza pensiamo sia bello diffondere, a volte basta cercarli nel caos delle giornate, del lavoro, dei social… come ad esempio:
l’esperienza del Fresco 5 pani e 2 pesci che da tempo si porta avanti a Cesano
l’impegno del Centro Polifunzionale per Minori “Fratelli Maristi” di Giugliano
il nuovo laboratorio di sartoria e lo sportello di ascolto attivo del Ciao di Siracusa
l’appuntamento mensile per la celebrazione eucaristica del Pio XII a Roma
l’incontro formativo sull’accompagnamento personale e cristiano che si è svolto a Giugliano
Lo sappiamo, fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce, e tutto dipende a quale parte del proverbio vogliamo contribuire…