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Categoria: marista

I primi 6 anni maristi a Siracusa

I primi 6 anni maristi a Siracusa

Nella mattina del 6 ottobre erano cominciati a circolare sui social maristi un paio di video, che ricordavano un anniversario speciale, poi, veloci, sono arrivati numerosi altri contatti, i like, gli auguri di circostanza.
Ne siamo rimasti sorpresi anche noi della comunità di Siracusa, visto che gli impegni della giornata avevano già preso il sopravvento sulle celebrazioni, considerato che proprio nella preghiera del mattino avevamo ricordato in semplicità questo sesto compleanno per i maristi di Siracusa.

Negli annali della comunità abbiamo rintracciato le poche parole di fr. Onorino, che ricordava il suo arrivo:

Giovedì 6 ottobre 2016

Ore 9,30 arrivo a Siracusa. Chiedo se è questa la stazione buona o se ce n’è un’altra e il ferroviere mi risponde: “Guardi, i binari finiscono qui, più avanti non si va”.

E dopo i colloqui col vescovo, la ricerca di un luogo dove sistemarsi, qualche idea su cosa fare, nel giro di poche settimane questo progetto nato sull’onda dell’entusiasmo per il bicentenario del sogno di Marcellino Champagnat ha cominciato poco alla volta a diventare realtà.

Naturalmente tutto questo è stato possibile soprattutto grazie alle persone: subito dopo fr. Onorino (Italia) e Br. Michael (dall’Australia) sono arrivati i giovani laici Gabriel (dal Brasile) e Mario (dal Cile), nell’estate successiva è giunto anche fr Ricardo (dal Venezuela, ma passando dalla Cina e dalle Filippine!) e poi, nello stile dell’esperienza Lavalla200>, aperta a tutti quanti, ecco arrivare le prime presenze femminili, Rosa (dalla Spagna) e pochi mesi dopo anche Nina (dal Brasile). Quanta vita nella comunità, prima sistemata un po’ alla buona presso la Caritas e poi in un appartamento nel cuore del quartiere in cui sorge anche il Ciao.

Man mano che la comunità diventava più interculturale e variegata, prendeva corpo anche la missione. Inizialmente si è cercato di capire come poter essere al fianco dei minori migranti, andando a visitare i centri di accoglienza, le strutture e le associazioni che già erano coinvolte in questo settore. La collaborazione è stata intensa e fruttuosa, tante le persone di buona volontà che ci hanno aiutato. Poco alla volta si è realizzato il progetto del CIAO, un centro che ora sembra un elemento necessario e utilissimo per il territorio, ma che ancora non aveva precedenti; un luogo aperto ai migranti, alle associazioni, alle persone, luogo di incontro, di formazione, di aiuto, di studio dell’italiano, di proposte molteplici.

E da questa realtà sono poi scaturite altre iniziative e ci siamo resi conto di altre necessità. Come quella di offrire ai giovani migranti strumenti concreti per avviare l’integrazione nella società italiana, a partire dall’accoglienza in una casa, un aiuto diretto per le spese e le necessità di chi inizia un lavoro o deve terminare gli studi: nasce così il progetto degli Alloggi per l’autonomia, che ora conta 3 appartamenti e una dozzina di ospiti. E il Ciao continua ad ampliare l’offerta di aiuto per i migranti del territorio: doposcuola per i bambini, aiuto per conseguire la patente di guida, il gettonatissimo servizio di consulenza legale…

Intanto la nostra presenza deve fare i conti, come tutti, con la pandemia; quindi attività ridotte e chiusure forzate; aggiungiamoci pure le difficoltà politiche italiane con conseguenti scelte di chiusura e di confusione normativa. Ma si partecipa ugualmente all’impegno locale, qualcuno diventa volontario della Croce Rossa, si entra come partner in progetti di aiuto, si sfruttano gli spazi aperti per offrire ai bambini la possibilità di campi estivi.

Il tempo passa e la Comunità, come un albero, cambia alcune foglie; nel 2019, dopo 3 anni, fr. Onorino termina il suo impegno, arriva fr. Giorgio, poi Gabriel e Mario ci lasciano per altre esperienze. Anche Rosa finisce la sua esperienza nel 2020 (e continua come laica marista a Cuba), ma subito arriva forza nuova, con Kike (dalla Spagna). L’ultima partenza, dopo le fatiche del campo estivo di luglio 2022 è quella di Nina che dopo quasi 4 anni torna in Brasile. E proprio come regalo dei 6 anni è in arrivo un altro laico marista da Cordoba, Juan Antonio. L’albero continua a crescere e affronta le nuove situazioni con la flessibilità che la vita ci chiede.

Il percorso che ci ha condotti fin qui segna già una direzione chiara, come maristi è bello sentirsi accompagnati da tanti, alunni, famiglie, laici, fratelli… che ci sostengono in questo impegno e chissà, se qualche lettore curioso volesse condividere con noi parte di questo impegno, le possibilità non mancano. Vi aspettiamo!

Ciao Pietro, buon viaggio

Ciao Pietro, buon viaggio

Fr. Pietro Bettin ci ha lasciato nella notte del 17 agosto; dopo un periodo altalenante, la polmonite che lo aveva ulteriormente appesantito non gli ha dato tregua. Così, proprio a ridosso della festa dell’Assunta, invece della sua fisarmonica per rallegrare la comunità di Carmagnola, ha dovuto fare le valigie per tornare alla casa del Padre. Un esito inaspettato, per lui così attaccato alla vita e così attento ad assaporare il bello che ogni giorno riceviamo in dono. E questo nonostante la dura croce degli ultimi anni, quel parkinson che lo aveva bloccato e rallentato in modo vistoso, ma non spento o annebbiato.

Le semplici righe dell’annuncio che ne ha comunicato il decesso a tutta la provincia marista, ai tanti amici, agli ex-alunni, ai colleghi, alle tante persone che ha incontrato sulla sua strada rivelano in filigrana un’esistenza vissuta in pienezza, in fedeltà e nella serenità. Ecco in sintesi il suo viaggio:

E’ nato a Padova il 4 settembre 1950. Ha iniziato il probandato a Mondovì (era il 25 settembre 1961). A Bairo (TO) ha fatto il noviziato (iniziato proprio il15 agosto 1967) e la prima professione (15 agosto 1968). La professione perpetua sarà poi Velletri il 22 agosto 1976.

Ma intanto inizia subito la sua missione di educatore, come maestro della scuola elementare, a Roma, presso il San Leone Magno, dal 1970 al 1975; (tornerà ancora nella comunità di Roma del SLM dal 1999 al 2002). Poi viene inviato come assistente presso il probandato di Manziana, dove resterà dal 1975 al 1981), quindi viene mandato per un lungo periodo nel probandato di Mondovì (1981-1990) negli anni di profonda trasformazione di queste realtà formative.

Quindi passa a Genova, dove sarà preside della scuola media e superiore della Comunità (1990-1998; ); viene poi inviato a Giugliano, come preside e superiore della Comunità (2002-2009), dopo questo periodo lo troviamo a Roma, presso la Casa Generalizia, come superiore della Comunità, dal 2009 al 2015).

E’ proprio in questo ambiente che matura la scelta di partecipare alla proposta missionaria di Lavalla200>, un nuovo inizio per la congregazione marista, che vede il realizzarsi di un nuovo sogno: comunità miste, interculturali, fratelli e laici, uomini e donne. E’ una sfida non da poco che accoglie e affronta con impegno e passione; viene inviato ben lontano, a Città del Capo, membro della comunità sudafricana dove rimane dal 2017 al 2020); è già in questa fase che la malattia inizia a manifestarsi e a dare fastidio; al suo rientro in Italia è inserito nella comunità di Genova, dal 2020 al 21, quindi per motivi di salute passa a Carmagnola, dove trasferisce il suo carico di serenità e di problemi di salute, sempre affrontati con il sorriso e la voglia di vivere e qui, il giorno 17 agosto 2022 all’età di 71 anni e 54 di vita religiosa, termina il suo cammino terreno. I funerali si svolgeranno venerdì 19 agosto, alle ore 11:00. In seguito la salma verrà tumulata nella tomba dei Fratelli Maristi, nel cimitero del Verano a Roma.

Ci piace allora ricordarlo con le prime impressioni, a caldo di alcuni dei suoi amici, profondamente segnati dal dono della sua vita marista, della sua mitezza personale, del suo entusiasmo vitale e della sua capacità di essere un elemento di serenità nelle comunità dove si è trovato.

Da: Marcelo Carlos Fabian De Brito mdebrito@maristascruzdelsur.org
Inviato: mercoledì 17 agosto 2022 16:51
Oggetto: Decesso Fr. Pietro B.
Cari Fratelli
Pochi minuti fa ho appreso della morte di fr. Pietro Bettin. Ho condiviso con lui diversi anni di comunità a Roma, presso la Casa Generalizia. Ho apprezzato la sua profonda umanità e il suo modo prezioso di essere un Fratello Marista. Ho imparato molto da lui come animatore della comunità e come compagno di confidenze. Celebro la sua vita e ringrazio Maria per tutto ciò che ha fatto attraverso fratel Pietro Bettin. Mi unisco alla comunità nel piangere la perdita di un Fratello e condivido con voi le mie preghiere per il suo riposo eterno.
Con i ricordi più cari e tanta stima, Fr. Marcelo


E pensare che ieri, senza nessuna intenzione, a cena in comunità a Roma ci passavamo di mano in mano la foto della professione perpetua di Pietro a Velletri, con il vescovo Bernini. Che bello tutto quello che é fiorito attorno a quel sì e ad un carattere gentile, amichevole, sempre disponibile. Riposi nel Signore… (Fr. Massimo Banaudi)

Ciao, e ora permettimi di chiamarti Pierino. Quanti anni belli passati insieme tra studi, canti, giochi, suonate, tu all’organo e io… direttore d orchestra! I ricordi non si contano ma ce li ritroveremo tutti nella grande famiglia marista del cielo, come tu amavi chiamarla ad ogni dipartita dei nostri cari. Un caro saluto alla tua mamma ed anche alla mia. (fr. Pietro Codato)

Ho vissuto con Fr. Pietro durante i 5 anni che era Superiore della Comunità della Casa Generalizia. Una delle espressioni più belle udite nei suoi confronti: Grazie Fr. Pietro, sei la perfetta mamma italiana! Riferendosi ovviamente alla sua squisita preoccupazione per ciascuno dei Fratelli. (Fr. Mario Meuti)

Caro Pietro
Ricordi la paura quando per la prima volta varcavi, come maestro la soglia della prima elementare al SLM? E ricordi quella che avevi quando hai superato il cancello dell’EUR dove eri stato nominato superiore? Non eri il tipo che ti facevi avanti per ottenere qualcosa, ma per andare in paradiso ti sei fatto coraggio, lo hai chiesto tu e … sono sicuro che sei arrivato prestissimo.
Caro Pietro quanti ricordi! In particolare degli anni che siamo stati insieme nel consiglio provinciale: sempre sereno, pacato, metodico… ma non vorrei ricordarti le cose che tutti sanno.

Ti voglio fare una richiesta.
Non so quale sia il protocollo per entrare in paradiso, ma siccome credo che presto verrò a trovarti, vorrei un’accoglienza speciale. Al mio arrivo vorrei essere accolto da te con la fisarmonica in mano mentre canti gli stornelli in romanaccio come solo tu sapevi fare. Nel frattempo potresti radunare tutti i maristi del cielo e, da bravo professore di lingue, insegnare loro il romanaccio e gli stornelli. Sarebbe un’occupazione straordinaria. Ah! Se hai problemi con san Pietro ricordati che abbiamo sempre la nostra Risorsa Ordinaria. Ci conto. Un bacione e a presto – Ono


Arrivederci, fratello Pietro
Ogni volta che Dio si sveglia di buon umore, ha l’abitudine di regalare all’umanità degli splendidi regali. In questi giorni, spesso Lui manda al mondo alcuni dei suoi angeli più cari. “Voglio che le persone sentano un po’ di Paradiso lì sulla Terra”, dice ai Santi più vicini. “Ma Signore, non è che poi la gente si abitua? ”. “Mancherà il tempo, caro San Tommaso… Resteranno lì per poco… Ma sarà sufficiente per lasciare dei segni profondi”.
Senza dubbio Pietro è stato uno di questi doni di Dio. Un fantastico essere umano. Di presenza docile, amorevole. Una vita davvero Marista. Così tanto che quando mi chiedono delle tre violette Mariste – con i loro valori di semplicità, umiltà e modestia – io rispondo: “Ne ho conosciuta una vera, ha origini italiane e si chiama Pietro Bettin”. E una viola con grande abilità musicale, al punto da riuscire a coordinare un coro di bambini sudafricani mentre suonava la sua fisarmonica. “What’a cucaracha… It’s a cockroach!.

Anche involontariamente Pietro ha impersonato l’archetipo del saggio. “… Guarda l’oceano… Potrebbe essere agitato in superficie… Ma nel suo intimo, le acque sono calme”. Aveva una parola per tutto, anche quando restava in silenzio. E uno stato d’animo particolare, per inciso. “Oh, there’s a community meeting”, diceva quando ogni giorno avvistavamo le mucche di Darling, presenti sul tragitto verso Atlantis. Tra l’altro, parlando del Sud Africa, Pietro è stato l’anello che poteva connettere tutta la comunità. Preghiere, pasti condivisi, facilità nella lingua, gestione delle riunioni della comunità. Pietro è stato un messaggero di pace. La pandemia ha anche cercato di sottrarci per un certo periodo il dono della convivenza. Ma anche se ci hanno separati, non sapeva che saremmo rimasti in contatto virtuale!
Pietro, ciò che resta da parte nostra adesso è un sentimento di gratitudine per la tua esistenza. Quanto siamo stati privilegiati ad aver condiviso del tempo prezioso con te! Ti ricorderemo ogni volta che ascolteremo le note di “Che sarà, whatever will be, will be”. E in fondo è proprio questo: ‘the future is not ours, you’ll see… ’. La nostra prossima squadra di coffee dovrà aspettare ancora un po’. E ha voluto anche che Cecilia (la figlia nata dalla coppia di laici che facevano parte della comunità di Lavalla200>) ti incontrasse attraverso le storie che io e Juliana (la mamma) le racconteremo, di come la nostra vita sia stata trasformata dalla tua presenza, davvero più che significativa.

Dio adesso riposa tranquillo, sapendo che il suo dono è stato ben apprezzato dall’umanità. Resteremo con nostalgia qui, grati per il tempo meraviglioso che abbiamo trascorso insieme.
Un abbraccio fraterno amico mio! Arrivederci! (Diogo Luiz Galline, laico marista che ha condiviso con Pietro la comunità Lavalla200> in Sudafrica, a City of Cape Town)

Cari fratelli e amici. Le mie più sentite condoglianze per la scomparsa di Pietro. Che uomo meraviglioso è stato per i fratelli, i bambini e i giovani in Italia e nelle nostre comunità Lavalla200.  Ha incarnato tutte le virtù ed è diventato una fonte di affetto per molti di noi.  Mancherà molto a tutti noi.  Che il Buon Signore e la sua amorevole Madre lo accolgano in un caldo abbraccio, Jeff (Br. Jeffrey Crowe)

Come tutti i semi, c’è bisogno di attesa prima del germoglio; non è facile condensare in qualche parola il sentimento che questa partenza lascia in molti di noi.

Ci aspettiamo di provare la sua gioia nello stare insieme, la sua istintiva adesione alla convivialità della festa, la disponibilità a creare armonia e spensieratezza con gli amici.

A continuare nella nostra vita quei segni e quegli atteggiamenti che portano più vita agli altri. Grazie Pietro, buon viaggio.

Riportiamo anche le parole pronunciate da fr. Franco Faggin, superiore della comunità di Carmagnola, durante la celebrazione del funerale.

Abbiamo raccolto alcune foto (tante, perché molti sono i ricordi), in questo album dedicato a fr. Pietro;
mentre le guardiamo può essere l’occasione per ripetere al Signore: non ti chiediamo perché ce lo hai tolto così presto, ti ringraziamo per avercelo donato come un tuo regalo.

Arrivederci, fr. Alessandro

Arrivederci, fr. Alessandro

E’ sempre un grande dispiacere comunicare la notizia di un fratello che ci lascia. Fr. Alessandro D’Agostino, che ormai da lungo tempo era malato e bloccato a letto, nella comunità di Carmagnola, è stato ricoverato martedì 14 giugno al Pronto soccorso di Carmagnola per uno scompenso cardiaco; era in codice rosso e purtroppo la situazione si è rapidamente aggravata. Nel pomeriggio di mercoledì 15 è tornato alla casa del Padre. I funerali si svolgeranno a Carmagnola, venerdì mattina, presso la Comunità Marista, alle ore 9.

Sono tanti gli ex-alunni che lo hanno conosciuto nelle diverse comunità in cui ha vissuto, come insegnante, organizzatore dei campi, accompagnatore solerte nelle tante attività che fanno da contorno alla scuola. Un marista impegnato, sempre presente con i giovani, disponibile alla collaborazione con i vari gruppi, le associazioni, l’Azione Cattolica… Lo ricordiamo per la sua semplicità, la sua vicinanza e il suo essere “fratello a servizio di tutti”.

Ecco il foglio che illustra le principali tappe della vita di fr. Alessandro.

Ancora un saluto a don Carlo Molari

Ancora un saluto a don Carlo Molari

Domenica 20 marzo, alla messa delle 11, presso il San Leone Magno (P.za S.Costanza, 2 – Roma), ricorderemo ancora una volta, il nostro cappellano don Carlo Molari, ad un mese dalla sua scomparsa.

Ci vuole tempo e pazienza per scoprire la portata di alcuni tesori e di alcune consegne. Il lungo itinerario spirituale di don Carlo ha disseminato frutti preziosi in tante persone, realtà ecclesiali e non solo; molti di questi frutti aspettano ancora di sbocciare; sentiamo la bellezza di essere anche noi una piccola parte di questo cammino e vogliamo favorire questa condivisione, a livello personale, comunitario ed ecclesiale.

Fr. Massimo Radicetti, che ha condiviso lungamente gli anni del soggiorno romano di don Carlo, ha preparato queste righe, non perché manchino suoi profili biografici, ma per rivivere insieme ai tanti fratelli, famiglie, alunni ed ex-alunni maristi questo suo itinerario.

Mons. Carlo Molari è nato a Cesena il 25 luglio 1928.
Sacerdote, dall’animo mite e sereno, definito come il “volto vivo e gioioso della teologia” insegnata nelle università cattoliche del Laterano, della Gregoriana e dell’Urbaniana di Roma.
Il suo pensiero si colloca nella prospettiva evolutiva tracciata dalla  ricerca  scientifica e da Theilard de Chardin, e la sua teologia si sviluppa all’interno di questa visione del mondo che getta una luce nuova sul vivere dell’uomo e sulla creazione.
Spirito libero e aperto alla ricerca di un nuovo linguaggio della teologia più comprensibile all’uomo di oggi, per alcune sue interpretazioni teologiche, in quegli anni non condivise dall’autorità religiosa, don Carlo nel 1978 ha dovuto lasciare l’insegnamento accademico. In seguito, ricordando tale evento doloroso,  serenamente amava ripetere ”Ci siamo lasciati senza rancore”.
E poiché il luogo della teologia non è fortunatamente soltanto l’università, da allora egli è stato a tempo pieno un infaticabile scrittore ed animatore di conferenze, incontri e corsi di esercizi per comunità, congregazioni e diocesi  dell’Italia intera.
Molto richiesto nei dibattiti culturali e scientifici con il mondo laico e nel dialogo ecumenico con le altre religioni, ha sempre cercato di costruire ponti, sottolineando  ciò che unisce, fedele allo Spirito del Concilio Vaticano II°.
Nel suo ultimo libro, quasi il suo testamento, intitolato “Il cammino spirituale del cristiano. La sequela di Cristo nel nuovo orizzonte planetario (Gabrielli Ed. 2020) a sostegno delle sue convinzioni riporta le  parole di papa Francesco espresse al convegno della Chiesa Italiana a Firenze nel 2015: «La dottrina cristiana non è un sistema chiuso incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma è viva, sa inquietare, sa animare. Ha volto non rigido, ha corpo che si muove e si sviluppa, ha carne tenera: la dottrina cristiana si chiama Gesù Cristo”.

don Carlo insieme a numerosi fratelli maristi della comunità del San Leone Magno, prima del 2000

Già in passato, in un passaggio autobiografico, aveva  scritto di sé: “Fare teologia non è un mestiere o un semplice servizio reso agli altri, ma è un modo concreto di vivere la fede ecclesiale, è uno stile di vita, e per me, oggi, è componente di identità personale, ragione di tutta la mia storia”.
Della fedeltà a questa sua vocazione è stata testimone privilegiata la comunità religiosa dei Fratelli Maristi del San Leone Magno di Roma con la quale egli ha vissuto per oltre 40 anni, dal 1967 al 2011. Ha collaborato nella pastorale scolastica come cappellano delle liturgie infrasettimanali e festive, nelle confessioni, nei ritiri, con gli scout, nei momenti formativi e di accompagnamento spirituale sia per i docenti che per le famiglie.

Particolarmente significativa è stata la S. Messa festiva delle ore 11.30. Era nata ed animata per iniziativa di un gruppo dei giovani liceali, preparata ogni venerdì sera in un incontro di riflessione sui testi liturgici. In seguito si è aperta al contributo di persone provenienti da diverse esperienze culturali e religiose,  alla ricerca del senso della vita nel mondo di oggi, in un confronto alla luce della Parola di Dio. La preparazione si è così spostata al martedì sera, e l’incontro del martedì era per numerose persone un appuntamento speciale.


Don Carlo è tornato alla casa del Padre il 19 febbraio 2022 all’età di 94 anni
Può giustamente ripetere con San Paolo : “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho mantenuto la fede”!
Ora con il cuore libero e lo sguardo purificato potrà contemplare per sempre in una luce infinita quel Dio misericordioso a lungo investigato, amato ed annunciato!

E’ possibile prelevare il file con l’intero testo preparato da fr. Massimo Radicetti.

Chi desidera, può liberamente prelevare il semplice ricordino che la comunità dei Fratelli Maristi ha preparato per questo momento bello di ricordo e di preghiera.

Qualche news fresca da Giugliano

Qualche news fresca da Giugliano

Per non tediare i nostri 5 lettori, raccogliamo in questa pagina le ultime notizie che fr. Onorino ci scodella periodicamente da Giugliano, tenendoci informati su quanto avviene nella scuola, nella comunità e nelle tante attività che si svolgono all’ombra del Vesuvio… E di cose ne avvengono davvero molte, anche se i timori e le attenzioni di tutti sono rivolti, in questo momento, alla tragica situazione dell’Ucraina.

E logicamente i più scaltri e attenti si saranno chiesti: manca il n. 4 con le notizie del mese di gennaio/febbraio 2022. Li accontentiamo subito 😉

Ecco l’elenco completo delle news da Giugliano

  1. il primo numero – novembre 2021
  2. secondo numero – dicembre 2021
  3. terzo numero – gennaio 2022
  4. quarto numero – febbraio 2022
  5. quinto numero – marzo 2022

Grazie Delia

Grazie Delia

Sono passate appena poche ore dall’ultimo saluto a don Carlo Molari e ci è arrivata un’altra notizia di quelle che lasciano un grande vuoto in chi la riceve. La nostra carissima amica, Delia Radaelli, è tornata alla casa del padre dopo lunghi mesi di malattia, vissuti con il suo solito coraggio e dinamismo. Si è spenta all’alba del 22 febbraio. I funerali si svolgeranno a Seveso giovedì 24, nel pomeriggio.

Tutta la grande famiglia marista che si trova a Cesano e dintorni (Delia era di Seveso), conoscono il suo lungo impegno nella Famiglia Marista e soprattutto nell’opera sociale del Centro Diurno L’Albero, che ha condotto e diretto per tanti anni. Tutto era iniziato dalla scuola marista, dove aveva iscritto i suoi due figli, Ricky e Sara, che un passo alla volta si erano poi lasciati coinvolgere non solo dalla didattica, ma dallo stile di vita, dalle esperienze dei campi estivi, dagli impegni solidali. E il coinvolgimento si era presto esteso a tutta la famiglia. E Delia, che prendevamo quasi in giro per il suo “tanto tempo libero”, ne ha saputo fare un uso davvero esemplare, dedicandolo a tante persone che ne avevano davvero bisogno.

Sapevamo che Delia era ammalata ormai da tempo, che stava lottando con coraggio e affrontando questa prova con il suo solito impegno ed entusiasmo.

Ormai da diversi mesi non poteva più muoversi liberamente e quello che le costava maggiormente era il fatto di non poter più condividere le giornate insieme ai suoi bambini dell’Albero.

Come responsabile del Centro Diurno, ormai da tanti anni, era praticamente concentrata su questa realtà, che aveva visto nascere, crescere e muoversi fin dai suoi primi passi, nell’ormai lontano 2001.

Ed era ormai una routine, la sua: per tanti anni, a settembre, si doveva rimboccare le maniche e ricominciare la caccia al tesoro per ottenere dal Comune di Cesano Maderno le sovvenzioni necessarie per continuare il servizio, poi serviva la garanzia di uno spazio adatto dove svolgere le attività, i contatti con le assistenti sociali, le famiglie che cercavano uno spazio di serenità e di aiuto per i loro bambini; e poi il lavoro quotidiano, dal lunedì al venerdì pomeriggio, insieme alle educatrici (e Gloria l’ha accompagnata negli ultimi anni, imparando da lei e ora raccogliendone un po’ l’eredità). Infine, a giugno inoltrato, si tiravano le somme, si faceva la gita finale, si programmavano le uscite, ci si preparava alla pausa estiva. Per poi ricominciare con la solita grinta dopo pochi mesi di stacco.

Tanti i ricordi e gli impegni condivisi con la famiglia marista. E quante sedi abbiamo cambiato nel corso degli anni (dal Seme fino alla scuola parrocchiale di Binzago), fino a giungere, finalmente, alla sede attuale presso la comunità dei Fratelli Maristi, che sentiva veramente come una sua nuova casa. Finalmente l’Albero aveva trovato il posto giusto dove mettere le radici!

E quante sono state le persone incontrate in questi anni, dalle fedelissime collaboratrici (Gloria ne sa qualcosa) ai genitori dei bambini, le assistenti sociali, le autorità, i volontari dell’Auser, i fratelli della comunità che davano una mano…

Sarebbe bastato l’Albero ad assorbire tutte le energie di una persona, ma il suo impegno non si limitava a questo. Nelle mattinate trovava anche il tempo per coordinare la distribuzione del fresco, presso l’oratorio di Via delle Rose: tenere i contatti con i supermercati, con i volontari, gli autisti, le mille incombenze di questo generoso sforzo di distribuzione, che ogni giorno veniva incontro alle necessità di decine e decine di famiglie.

E come dimenticare l’impegno nella Famiglia Marista, che lei ha frequentato quasi fin dagli inizi, quando ancora era Ornella la “presidente”, piccolo fardello che poi è passato sulle sue solide spalle e le è rimasto incollato fino allo scorso anno. Un impegno che poco alla volta si è trasformato in una divisa, un modo di essere: fare il bene senza chiasso, al modo marista, restando sempre dalla parte dei bambini…

Grazie Delia per il dono della tua vita e della tua dedizione; sappiamo che il bene sparso in questo modo continua a portare frutti e ci auguriamo di poter continuare il tuo sogno, quello di impegnarsi per un mondo migliore. Tu ricordati, ogni tanto, di darci un’occhiata… e, quando serve, anche una spinta.

Ecco le parole che i volontari della famiglia marista e gli amici di Delia hanno letto alla fine della celebrazione per l’ultimo saluto, nella chiesa dei Ss. Gervaso e Protaso di Seveso.

Ciao Delia
non immaginavamo che questo giorno sarebbe arrivato e soprattutto così in fretta, troppo in fretta.
Ora siamo qui insieme a ricordare la bella persona che sei, il tuo entusiasmo, la tua forza, la tua allegria oltre che la tua generosità e il tuo altruismo.
Grazie per tutto questo, grazie per la tua amicizia.
Ricordiamo il tuo sorriso e le tue parole rassicuranti e sempre pronte a sostenerci e a spronarci a fare il meglio.
I ricordi sono un bene prezioso, sono il ponte tra questa vita e l’eternità. E se ci vorrà voglia di abbracciarti, ci tufferemo in un ricordo, e sono davvero tanti, e lo rivivremo insieme e la nostra giornata sarà sicuramente più bella.


Delia, ci mancherai davvero tanto e soprattutto ci mancherà il tuo modo di vedere e gustare la vita, di affrontare il mondo, la tua serietà che diventava simpatia all’occorrenza, il tuo essere amica e confidente.
Il dolore è grande, ma ancora più grande è la gioia di avere camminato insieme a te durante tutti questi anni, e di avere maturato la consapevolezza di essere fragili, ma combattivi, anche nelle situazioni più difficili e a volte disperate.
Sarai sempre con noi, perché coloro che si amano sono ovunque noi siamo.
Di solito si conclude dicendo ‘riposa in pace’, ma chi ti conosce bene sa che tu non ti riposavi mai. Eri sempre impegnata con i bambini dell’Albero e con il Gruppo Famiglia a distribuire alimenti e accogliere le persone bisognose.
Non sappiamo come si sta né cosa si fa in Paradiso, di certo tu non riposerai. Da lassù proteggerai i tuoi bambini dell’Albero e insieme a Felicita e a Silvano aiuterai tutti noi a essere sempre attenti e disponibili nell’attività che svolgiamo.

Ciao Delia, ti vogliamo davvero bene.

Ciao Presidente ad honorem del nostro gruppo.

Per ricordare insieme Delia, ecco alcune sue immagini