L’intuizione di Champagnat: formare onesti cittadini
Incontro della scuola di Cesano Maderno per il 50esimo e il bicentenario marista
Nella storia marista è rimasta emblematica la lettera al Re che Marcellino scrive per chiedere l’autorizzazione della congregazione da poco fondata. Concentra in poche parole il progetto educativo che i maristi volevano portare agli “ultimi” di quel tempo, i bambini e ragazzi delle campagne e delle zone di montagna, trascurati da qualunque forma di educazione. Formare buoni cristiani ed onesti cittadini è la sintesi perfetta di questo obiettivo educativo.
La scuola di Cesano Maderno, vicino a Milano, celebra quest’anno il 50esimo della sua fondazione, non si è preoccupata tanto di celebrazioni o feste, ma ha voluto invece offrire al territorio alcuni incontri formativi in linea con questo progetto marista, sempre attuale. Sul versante dell’onestà e della legalità ha proposto ad un illustre ex-alunno della scuola marista di Giugliano, di offrire una testimonianza e un contributo speciale.
Ci siamo così rivolti al magistrato Raffaele Cantone, alunno della scuola marista di Giugliano (come anche i suoi figli) e che oggi rappresenta nel panorama italiano una indiscussa figura di riferimento nel campo della legalità. Giovane magistrato impegnato nella lotta contro la camorra (sono famose le sue inchieste sul clan dei Casalesi, sulle incredibili manovre che hanno rovinato intere zone dell’agro campana) ha contribuito a suscitare nei cittadini un senso di rivincita e di riscatto. Nella scuola marista di Giugliano ha contribuito anche alla fondazione del presidio di Libera, l’associazione di don Ciotti contro le mafie, di cui è presidente onorario. Da qualche anno è stato chiamato a ricoprire l’incarico nazionale di presidente dell’Anticorruzione e il suo contributo alla correttezza e trasparenza della grande macchina organizzativa di Expo è stato sicuramente decisivo. Poter contare sulla sua esperienza ci è sembrato un ottimo contributo alla crescita culturale del territorio in cui la scuola opera.
Ma la stretta collaborazione con le realtà culturali vicine alla scuola e la sinergia con il Comune (anche in considerazione che lo stesso sindaco di Cesano è un ex-alunno marista…) hanno permesso di allargare il panorama ed invitare un altro personaggio di spicco: il filosofo Massimo Cacciari, docente di filosofia, già sindaco della città di Venezia e collaboratore con l’Università S.Raffaele. Si è fatta così strada l’idea di un dialogo sul tema dell’onestà, da considerarsi come una risorsa strategica e vitale.
Per completare il quadro si è trovato un moderatore d’eccezione, Luciano Fontana, il direttore del principale quotidiano nazionale, il Corriere della Sera. Le premesse per una serata di ottimo livello c’erano tutte.
Persino la sede in cui si è svolta la serata aveva un tocco familiare, in quanto l’auditorio che in tempo era la chiesa vecchia della cittadina, è stata restaurata da una famiglia che ha avuto i figli presso la nostra scuola.
La serata di mercoledì 15 marzo, alle 21, si è aperta con le parole di saluto del Sindaco e poi fr. Giorgio, direttore della scuola, ha spiegato le motivazioni di questa serata. Sala stracolma, molti in piedi, qualcuno accovacciato per terra.
L’incontro è stato denso di contenuti. Il moderatore ha faticato non poco nel mantenere il filosofo Cacciari all’interno del solco principale: l’onestà come risorsa. Più facile, invece, dare spazio all’esperienza concreta del magistrato Cantone, intrisa del contatto quotidiano con una realtà spesso costellata di contraddizioni morali. Si è ascoltato molto: gli scenari prospettati hanno messo in evidenza la crisi dei valori, la fine di una classe politica autorevole (Cacciari ne stabilisce la fine con il crollo del muro di Berlino, una sorta di conclusione della 3a guerra mondiale), l’esordio di una società fragile e disorientata, le contraddizioni di una moneta unica senza un riferimento di governo garantista alle spalle, il paradosso di una corruzione che diventa sistemica, non più emergenza di casi specifici…
Cantone, da parte sua, ha manifestato i limiti di questo termine, “legalità”, ormai usurato; suggerisce un approccio più personale e propone come termine chiave la propria responsabilità, il tutto, però, con un’apertura di fondo positiva, perché di passi in questa direzione la società italiana ne sta facendo, anche a livello istituzionale. Insomma, scenari diversi e incoraggianti sono possibili.
Il dialogo si è prolungato per quasi due ore, grazie ad una folla attenta e partecipe ma grazie soprattutto al livello degli interlocutori.
Come scuola marista siamo contenti di aver offerto questo contributo alle tante persone di buona volontà del nostro territorio e siamo consapevoli che la risposta e l’accoglienza di questi temi sono già, di per sé, un segnale positivo.
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