21/07 – Si è svolto nel pomeriggio di questo caldissimo giovedì 21 il focus-group guidato dalla ricercatrice Silvia Carbone, dell’Università di Messina. L’orario ancora al limite degli impegni lavorativi, il caldo e il clima ormai estivo non hanno certo invogliato alla partecipazione, ma il piccolo gruppo di persone era sicuramente significativo. Una piccola famiglia nigeriana ormai da tempo in città insieme alla loro tutor sociale, 2 giovani migranti del Bangladesh, diversi operatori del Ciao, la nostra coppia di legali, Domenico e Caterina, qualcuno del quartiere che aveva scovato la proposta su internet… Insomma, il numero adatto per uno scambio di gruppo intenso e approfondito.
Silvia era già stata al Ciao qualche settimana fa, per conoscere meglio la nostra realtà, e ne ne era rimasta molto colpita, per il suo carattere “insolito”. Ci ha riferito che è difficile trovare qualcosa di analogo nelle altre città siciliane nelle quali aveva già svolto alcune interviste e ricerche. Aveva visitato anche gli appartamenti dove si trovano i giovani del progetto per l’autonomia, apprezzando non solo il progetto ma la modalità di contatto quasi giornaliero che si cerca di realizzare in questo ambito.
La discussione è stata così un cordiale scambio di idee, opinioni, esperienze e percezioni spesso “a pelle”. La domanda retorica su Siracusa come città interculturale ha funzionato per stimolare il dibattito. Ci si è subito resi conto che il percorso è ancora lungo, che le difficoltà non sono ancora superate, che i pregiudizi nei confronti dei migranti sono molto diffusi e soprattutto basati su una profonda ignoranza dei veri dati del fenomeno. E’ bastato toccare il dolente tasto dei “rifugiati ucraini” per notare come le differenze di trattamento siano spesso sintomo di altri malesseri, altre paure e difficoltà varie.
Ci ha fatto bene ascoltare la viva voce dei ragazzi migranti, che da anni si devono scontrare con le difficoltà burocratiche, le modifiche legislative, i cambi di paradigma (alcune leggi avranno conseguenze ancora a lungo, segnando nel profondo la vita di molti ragazzi che cercano sinceramente un inserimento pieno nel tessuto italiano). La loro stanchezza, la trafila infinita che spesso devono mettere in conto, sono davvero estenuanti.
Piccole voci e semplici parole, che però ci fa piacere siano state dette e sottolineate proprio al Ciao. A conclusione dell’incontro Silvia ha condensato questa esperienza in un semplice video di condivisione e di ringraziamento.