Papa Francesco, instancabile seminatore di fraternità, non è più fisicamente tra noi, ma la sua voce, i suoi gesti e la sua speranza continuano a battere in quelli di noi che sognano un mondo più umano, più giusto e più fraterno. Dal Centro Marista CIAO di Siracusa, ci uniamo al dolore di tante persone di buona volontà per la sua dipartita e ribadiamo con forza la nostra determinazione a mantenere viva la sua eredità.
Francesco non aveva paura di macchiarsi le mani con le realtà più dure. È stato una voce chiara e coraggiosa in difesa di coloro che il mondo dimentica: i rifugiati, gli scartati, le persone costrette a fuggire dalle loro case cercando semplicemente di vivere. A loro ha dedicato parole, gesti e scelte concrete. E ci ha invitato, con insistenza e tenerezza, a portare le loro ferite, a piangere le loro morti e ad aprire le nostre porte con un cuore grande.
Fin dall’inizio del suo pontificato, ci ha dato una bussola chiara, semplice e profondamente evangelica: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Questi quattro verbi sono diventati una tabella di marcia per quanti di noi vogliono costruire una cultura dell’incontro e non dello scarto; per quanti di noi credono che l’ospitalità possa vincere la paura e la fraternità l’indifferenza.
“È necessario passare da un atteggiamento difensivo di paura, indifferenza o rifiuto (…) a un atteggiamento che dia priorità all’accoglienza, alla promozione, alla protezione e all’integrazione dei migranti e dei rifugiati” (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati 2020).
La sua visita a Lampedusa nel 2013 ha segnato una svolta. Lì, in quella terra testimone di tanto dolore, denunciò la “globalizzazione dell’indifferenza” e pose una domanda che risuona ancora oggi: “Dov’è tuo fratello?” Non era una domanda generica, ma diretta, personale, rivolta a ciascuno di noi. Da quel momento in poi, la sua vita è stata una risposta a quella domanda.
Francesco non si è fermato alle parole. Con gesti profetici -come l’accoglienza di famiglie di rifugiati in Vaticano o l’esortazione alle congregazioni e alle istituzioni a fare lo stesso- ci ha insegnato che la solidarietà si esprime nelle azioni. “Abbiamo bisogno di comunità solidali che vivano l’amore in modo concreto”, ha detto.
Di fronte a un mondo che costruisce muri, lui ha costruito ponti. Di fronte a coloro che si chiudono in identità rigide, ha proclamato che la vera identità si scopre nell’apertura agli altri. Ha denunciato ogni ideologia che trasforma i migranti in una minaccia e ci ha ricordato con fermezza che i rifugiati non sono numeri, ma persone con volti, nomi e storie.
Nella sua enciclica Fratelli Tutti, ci ha dato una tabella di marcia per un mondo più riconciliato. Scriveva che “verità, giustizia e misericordia sono inseparabili ed essenziali per la pace”. Fu una testimonianza lucida e tenera fino alla fine. Anche nei suoi ultimi messaggi ha alzato la voce contro le politiche che danneggiano i più vulnerabili e le narrazioni che dividono.
Oggi che papa Francesco è passato alla Casa del Padre, il suo sogno di un “noi sempre più ampio” rimane urgente e necessario. In mezzo a tanta fragilità e incertezza, la sua testimonianza ci guida e ci spinge.
Dal Centro Marista CIAO, rinnoviamo il nostro impegno verso questo “noi” che accoglie, protegge, promuove e integra. Continueremo a camminare con lui nel cuore, convinti che la fraternità non è morta, perché molti di noi sono ancora pronti a dare la vita per essa.
Con Francisco en el corazón: un legado que nos llama a seguir caminando
El papa Francisco, incansable sembrador de fraternidad, ya no está físicamente entre nosotros, pero su voz, sus gestos y su esperanza siguen latiendo en quienes soñamos con un mundo más humano, más justo y más fraterno. Desde el centro marista CIAO, en Siracusa, nos unimos al dolor de tantas personas de buena voluntad ante su partida, y reafirmamos con fuerza nuestra determinación de mantener viva su herencia.
Francisco no temió mancharse las manos con la realidad más cruda. Fue una voz clara y valiente en defensa de quienes el mundo olvida: los refugiados, los descartados, las personas obligadas a huir de sus hogares buscando simplemente vivir. A ellos les dedicó palabras, gestos y opciones concretas. Y a nosotros nos invitó, con insistencia y ternura, a hacernos cargo de sus heridas, a llorar sus muertes y a abrir nuestras puertas con corazón grande.
Desde el inicio de su pontificado nos regaló una brújula clara, sencilla y profundamente evangélica: acoger, proteger, promover e integrar. Estos cuatro verbos se convirtieron en una hoja de ruta para quienes queremos construir una cultura del encuentro y no del descarte; para quienes creemos que la hospitalidad puede vencer al miedo, y la fraternidad a la indiferencia.
“Es necesario pasar de la actitud defensiva del miedo, de la indiferencia o del rechazo (…) a una actitud que ponga como prioridad la acogida, la promoción, la protección y la integración de los migrantes y refugiados.” (Papa Francisco, Mensaje para la Jornada Mundial del Migrante y del Refugiado 2020)
Su visita a Lampedusa, en 2013, marcó un punto de inflexión. Allí, sobre esa tierra testigo de tanto dolor, denunció la “globalización de la indiferencia” y pronunció una pregunta que aún resuena: “¿Dónde está tu hermano?” No era una interpelación genérica, sino directa, personal, dirigida a cada uno de nosotros. Desde entonces, su vida fue una respuesta a esa pregunta.
Francisco no se quedó en las palabras. Con gestos proféticos —como acoger familias refugiadas en el Vaticano o instar a congregaciones e instituciones a hacer lo mismo— nos enseñó que la solidaridad se expresa en acciones. “Necesitamos comunidades solidarias que vivan el amor de modo concreto”, nos decía.
Frente a un mundo que levanta muros, él tendía puentes. Frente a quienes se encierran en identidades rígidas, él proclamaba que la verdadera identidad se descubre en la apertura al otro. Denunció toda ideología que convierte al migrante en amenaza, y recordó con firmeza que los refugiados no son cifras, sino personas con rostro, nombre e historia.
En su encíclica Fratelli Tutti, nos regaló un mapa para caminar hacia un mundo más reconciliado. Allí dejó escrito que “la verdad, la justicia y la misericordia son inseparables y esenciales para la paz”. Fue un testimonio lúcido y tierno hasta el final. Incluso en sus últimos mensajes, alzó la voz contra políticas que hieren a los más vulnerables y narrativas que dividen.
Hoy, cuando el papa Francisco ha pasado a la Casa del Padre, su sueño de un “nosotros cada vez más amplio” sigue siendo urgente y necesario. En medio de tanta fragilidad e incertidumbre, su testimonio nos guía y nos empuja.
Desde el centro marista CIAO renovamos nuestro compromiso con ese “nosotros” que acoge, protege, promueve e integra. Seguiremos caminando con él en el corazón, convencidos de que la fraternidad no ha muerto, porque muchos seguimos dispuestos a dar la vida por ella.