10/03 – Veramente una guerra, alle porte dell’Europa, dopo gli anni della pandemia, era l’ultima cosa che ci si poteva augurare. Ma dopo lo sconcerto per questa tragedia è scattato subito l’impegno per alleviare il peso di questa sconfitta per tutta l’umanità.
E incredibilmente, anche qui a Siracusa, stanno arrivando i primi profughi della guerra. E la rete di contatti, amicizie e solidarietà si è subito messa in movimento.
In questo frangente ci stiamo occupando soprattutto dei più piccoli, dei minori che sono stati letteralmente strappati da una vita normale e catapultati in una nuova città, con una nuova lingua, nuove abitudini e volti completamente nuovi. Ci stiamo così attrezzando per dare qualche risposta concreta alle prime necessità, ben sapendo che in seguito le cose potranno essere ancora più complesse e drammatiche.
La prima famiglia che abbiamo incontrato, grazie agli amici della parrocchia di san Martino, è composta da mamma con due figli, abbastanza grandi. Rapidamente ci siamo messi in contatto con la scuola più vicina alla nuova sede della famiglia, così da abbreviare i tempi di attesa per l’inserimento scolastico. E ci siamo meravigliati anche noi della rapidità e disponibilità di tutte le persone, dalla Preside alla Segreteria. Il tam tam degli amici sicuramente ha dato una spinta e una positiva accelerazione alle vari procedure (è facile immaginarsi le tante difficoltà, documenti mancanti, codici fiscali non presenti, problemi con la terminologia per le vaccinazioni…); ne ha parlato persino il quotidiano la Sicilia, dopo una rapida intervista per conoscere un po’ meglio la nostra realtà e il nostro operare (potete cliccare sull’articolo per leggerlo).
Sappiamo bene che questo è solo un inizio, e siamo anche consapevoli che tutti i migranti hanno diritto allo stesso trattamento; certamente la vicinanza europea è un dato che ci tocca più da vicino. Ma lo stesso impegno vale anche per gli altri, soprattutto quando si tratta di minori. Per questo che, proprio poche settimane fa, ci siamo dati da fare per agevolare l’iscrizione in una prima elementare di una bimba del Bangladesh che altrimenti avrebbe dovuto aspettare mesi e mesi prima di poter entrare in una classe… che soddisfazione, quando la bimba è entrata in classe, trovare sulla lavagna il suo nome e tutti i bambini attorno a lei, ciascuno con un proprio biglietto di benvenuto!