Domenica prossima, 27 settembre, sarà la 106ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Detta così sembra quasi una festa o una delle tante ricorrenze che sbucano fuori dal nostro calendario quando stiamo quasi per dimenticarcene…
106 anni, a conti fatti vuol dire che questo “tema” è di attualità dal lontano 1914, con la Grande Guerra ormai alle porte anche in Italia. E pensare che in quei tempi la parola migrante era riferita quasi esclusivamente agli italiani che partivano per le Americhe, per l’Argentina, per le miniere del centro Europa o le altre periferie dell’Occidente. Un flusso incessante di milioni di persone; in quell’epoca gli italiani all’estero erano più di 9 milioni, un quinto dell’intera nazione!
Oggi rischiamo di nutrire sentimenti di paura per un flusso di poche migliaia di persone all’anno che cercano, spesso con la forza della disperazione, di scappare da situazioni inumane. Al 23 settembre sono arrivate meno di 25mila persone, qui in Italia.
Chi entra al CIAO le nota subito queste parole: accogliere, proteggere, promuovere, integrare, sono ormai parte del nostro ambiente. Ma adesso serve anche altro.
Papa Francesco, lo conosciamo bene, vuole ricordarci questa emergenza e nel suo messaggio per questa giornata ci invita a rispolverare il dizionario dell’accoglienza e dopo questi 4 verbi ci presenta altre 6 coppie di azioni da imparare.
A livello diocesano molte parrocchie stanno riflettendo in questi giorni sul messaggio del Papa e domenica 27, sulla piazza del Duomo, vorremmo esserci anche noi, della Comunità Marista, insieme ai ragazzi e ad altri amici di buona volontà, per sensibilizzare le persone su questo tema così urgente. L’invito è rivolto a tutti.