Cari
amici della Commissione Missione Educativa,
“chi libera un altro uomo libera se stesso” diceva Paulo Freire
sull’importanza dell’educazione, questo ci suggerisce che il tempo
delle vacanze per noi non è certo la fine della nostra missione
e
neanche il momento in cui gettiamo alle ortiche tutti i problemi di
orari, stanchezze, colleghi e famiglie che “mugugnano”. No, anche in
vacanza costruiamo la nostra libertà solo se abbiamo a cuore
quella dei
nostri ragazzi. Per cui ci diciamo buon riposo ma rimaniamo attenti e
responsabili.
Per questo mentre vi raggiunge il mio più caro saluto, vi invio
solo
due parole per aggiornarci sull’incontro di settembre. Ho incontrato il
nostro relatore Andrea Porcarelli e mi ha fatto una ottima impressione:
barbetta di tre giorni, mi ha raggiunto in pantaloni corti e
bicicletta, il filetto del cellulare mi dimostrava che è un uomo
che sa
parlare ed ascoltare anche nei momenti più impensati.
Abbiamo parlato di come, secondo lui, il quadro di riferimento delle
tematiche che abbiamo scelto sia quello dell’identità del
docente di
scuola cattolica e della scuola cattolica stessa.
Questa doppia identità si gioca poi, così dicevamo in
modo informale in
un bel palazzo vicino a san Petronio, a Bologna, su tre basi che
bisogna sempre più rafforzare, specie in tempi come i nostri di
appartenenze multiple e di infedeltà programmate:
la scuola e il docente vivono una antropologia cristiana
la scuola e il docente vivono un particolare carisma
la scuola e il docente vivono una dimensione professionale forte
I tre momenti di incontro gli sono sembrati buoni ed ha già
esperienza
di formazione con congregazioni o gruppi di scuole cattoliche (mi ha
parlato del consorzio scuole cattoliche di Parma e della rete scuole
cattoliche di Pordenone, esperienze interessanti e che non conoscevo).
Pensa però che l’ordine degli incontri vada cambiato mettendo il
tema
della riforma il martedì pomeriggio e quello della
qualità il mercoledì
mattina, come conclusione.
Pensa che i lavori di gruppo saranno meglio organizzati se si
lavorerà
per livelli (elementari, medie liceo) e ha apprezzato il libretto che
Onorino gli ha inviato sulla storia di due gnomi e due topolini alla
ricerca di nuovo formaggio.
Ah già, ma questa è un’altra storia: Onorino sta
preparando una bella
storia stampata con il gusto la pazienza e l’amore che ci sa mettere
lui, sull’importanza di non farsi trovare impreparati dai cambiamenti,
ma anzi, di saperli gestire, preparare e organizzarli.
Questo libretto, insieme ad una breve letterina di invito e al depliant
per raggiungere il Mondo Migliore lo vorremmo spedire nei primi giorni
di agosto, per questo, e qui arriva il lavoro per voi, mentre date uno
sguardo se i nomi della vostra scuola sono presenti nella lista, potete
farmi pervenire, per favore, gli indirizzi dei nostri prof? (credevate
di andare in vacanza, vero?)
Vi lascio con un saluto grande così a voi , ai vostri famigliari
e
specialmente a fr. Alberto che sta preparando con il coraggio e la
pazienza del lavoro sul suo corpo (questa è educazione) il
nostro
convegno, coraggio, Alberto,
ciao, fr.
Massimo
|
Programma dettagliato del convegno
Giorno
|
Attività
|
1
settembre
pom
|
16. arrivo e accoglienza
17.00 introduzione e presentazione della nuova provincia marista del
Mediterraneo (con breve Powerpoint con l’illustrazione della
nuova realtà)
intervento di Manolo
19.30 cena
21.00 libero
proiezione film Essere e averem
|
2
settembre
mattino
|
9.00 inizio giornata, preghiera breve
9.15 conferenza: la professionalità docente; Porcarelli
11.00 lavori di gruppo (3-4 gruppi
|
2
settembre
pomeriggio
|
16.00 conferenza:
panoramica sulla riforma, scaletta degli adempimenti da prevedere,
passi da svolgere per anticipare il futuro
definire i passi successivi, nuovo convegno…
17.30 lavoro di gruppo
dopo cena: momento libero
|
3
settembre
mattino
|
9.00 professionalità docente e
qualità
10.30 conclusione di Onorino
12.00 messa conclusiva, simboli dei vari gruppi
|
Elenco dei Partecipanti al Convegno
|
CESANO MADERNO : 10
1. ENRICA MOLTENI
2. NADIA RADICE
3. FRANCESCO CAFFARELLA
4. FRANCA STRADA
5. LAURA SILVA
6. FRANCESCA ZUNINO
7. FABRIZIO RIVA
8. GIORGIO BANAUDI
9. ROBERTO MORAGLIA
10. DANIELE PARDO
|
VITERBO: 12
27. PASQUINI DANILO
28. CATTOZZO SILVIA
29. GREGORI ANTONELLA
30. NAZZARO ROBERTO
31. GASPERINI ANNARITA
32. MANCINI LUIGI
33. (GRAZIA FERRAZZANI solo il martedì )
34. (PAOLA GUERRA solo il martedì )
35. GORI GRAZIANO
36. FELLI SANDRO
37. STO’ PIETRO
38. BANAUDI MASSIMO |
GENOVA: 16
11. PIERLUIGI RAVETTINO
12. ANNA MOSCATELLI
13. FULVIA MANCA
14. ROBERTA CARDINALE
15. VALERIA MINETTI
16. CINZIA DEL BIANCO
17. MARCELLO MENICUCCI
18. MASSIMO RADICETTI
19. PAOLO PENNA
20. GIUSEPPE LAPIDE
21. ROBERTO VALLARINO
22. MASSIMO VIVALDI
23. LUIGI MASIO
24. LAURA SCURSATONE
25. PATRIZIA ROSSI
26. CAROLA BISIO
|
TAORMINA: 12
81. CLAUDIO BEGNI
82. MARIO MEUTI
83. SAMUELA CRETA
84. CLARA D'ANGELO
85. NICOLA MONFORTE
86. DOMENICA PUGLISI
87. LEONARDA DI MAURO
88. ANTONIO CACOPARDO
89. IGNAZIA PALAZZOLO
90. MARIA TERESA ARICO' + MARITO + BAMBINA
|
GIUGLIANO: 23
58. VOLPICELLI MIMMA
59. DE CARLO LUIGI
60. SENSITIVO M. ROSARIA
61. PIROZZI FILOMENA
62. ARCIERI CHIARA
63. SESTILE TERESA
64. DI COSTANZO TONIA
65. RUSSO CONCETTA
66. VITIELLO DOMENICO
67. AMORESANO MARIA PIA
68. CHIARIELLO RAFFAELE
69. CONTE MICHELA
70. D’AUSILIO RITA
71. RICCARDO BIAGIO
72. SPERANZA ANTONIO
73. PENNACCHIO RAFFAELE
74. DIAMANTI GIORGIO
75. FOSCHI FERRUCCIO
76. SANCAMILLO ANTONIO
77. CARLEVARIS MARINO
78. CODATO PIETRO
79. BETTIN PIETRO
80. LATTANZI GIANCARLO |
ROMA: 19
39. LEONELLO SCAPIGLIATI
40. MORESCHINI SANDRO
41. GALLO CARMELO
42. DI NISCIA GIUSEPPINA
43. PARATORE UMBERTO
44. URSO CARMELINA
45. MARIO PINATO
46. BIONDI DARIO
47. PARATORE CONCETTO
48. ARDUINI GIANLUCA
49. INFANTINO PATRIZIA
50. PANGALLO MARIO
51. TESTA GERARDO
52. BOTTE MICHELE
53. CASSANDRO TIZIANA
54. DETOMASI GIOIA
55. COMIOTTO EZIO
56. DE BIASIO DOMENICO
57. CIANCA MARCO
91. ANDREA PORCARELLI
92. ONORINO ROTA
93. MANUEL JORQUES BRU
TOTALE 93
|
Intervento del Relatore: Andrea Porcarelli
Per una presentazinoe del Prof. Andrea Porcarelli, docente in quel di
Bologna, lasciamo la parola a Massimo....
Qui potete prelevare il file di presentazione (in Powerpoint) su
Riforma, docenti e qualità utilizzato
durante il convegno
il film: Essere e Avere
Rassegna di schede critiche
ELOGIO DELL’UOMO DI SCUOLA NEL FILM “ESSERE E AVERE” DI NICOLAS
PHILIBERT
di Pasquale Picone,
psicoanalista junghiano (lo ricordate? era con noi come relatore
lo scorso anno!)
Si produce un strano fenomeno nella mente dello spettatore di questo
film di Philibert.
Vi sono scene di una natura prorompente, gelide di bufere di neve.
Colme di alberi sontuosi, severi e senza tempo, come antichi saggi che
ammoniscono sul senso della vita.
Scene colme della lentezza, della gravità e bonarietà di
mucche al pascolo o alla greppia nella stalla. Scene brulicanti di vita
e di orifiamme nel rigoglioso campo di grano, dove si cerca un bambino
smarrito.
Scene prive di commento sonoro. Perché la mente sia libera
di ascoltare la sonorità di altre parole. Le immagini mute, ma
che argomentano sulla vitalità, riattivano dal fondo della
memoria le domande radicali, lette e ri-meditate, di Erich Fromm: Avere
o essere?
Dopo ventisette anni, il libro di Fromm è del 1976,
Philibert dialoga e risponde, alla domanda di allora, con una sorta di
ecolalia. Che tuttavia modifica tre piccole varianti espressive.
L’interrogazione diventa affermazione; l’essere precede l’avere;
l’alternativa è diventata una congiunzione.
Se si nutrissero dei dubbi sull’arbitrarietà delle
precedenti interpretazioni, basterebbe, al di là del notevole
dibattito che il film ha alimentato in Francia, gettare un’occhiata
alla biografia del regista.
Philibert dopo aver studiato filosofia, nel 1973 comincia un’intensa
attività di assistente alla regia e di scenografo per
René Allio, Alain Tanner, Claude Goretta e altri. Nel 1978
realizza con Gérard Mortillat un lungo documentario, La voix de
son maître, e un filmato televisivo di tre ore,
Patrons/Télévision, dove riprende in modo assolutamente
naturale i discorsi di alcuni dirigenti di grandi gruppi industriali,
censurato e trasmesso solamente nel 1991.
La moindre des choses (1996) è ambientato nella clinica
psichiatrica di La Borde, un complesso ospedaliero all’avanguardia dei
malati e nella cura delle patologie mentali. Il teatro, la sua magia e
i suoi segreti sono al centro del film successivo di Philibert, Qui
sait? (1998).
Ecco l’anima del regista: la filosofia, la verità sui gruppi
dirigenti, la cura della mente umana, il teatro.
Quando Fromm analizzava nel suo testo come l’assoggettamento della
natura, da parte dell’uomo, abbia finito per coincidere, sempre di
più, con la distruttività, non poteva evitare di
concludere che l’unica speranza era riposta nella trasformazione
dell’uomo stesso:
… per la prima volta nella storia, la sopravvivenza fisica della specie
umana dipende dalla radicale trasformazione del cuore umano” (E. Fromm,
Avere o essere?, Milano, Mondadori, 1999, p.32, il corsivo è
nell’originale).
Non riecheggiano qui anche le recenti parole del Pontefice sulla
guerra attuale come pericolo estremo per l’umanità?
Diviene allora evidente uno dei messaggi centrali del regista. La
scuola e la vocazione docente come speranza di trasformazione, come
patrimonio prioritario nella società complessa della
globalizzazione.
E’ lo stesso messaggio di una delle figure più alte
dell’Umanesimo europeo, Erasmo da Rotterdam: “La prima speranza di una
nazione è riposta nella corretta educazione della sua
gioventù”. Quell’Erasmo il cui Lamento della Pace, oggi tornato
più che mai di attualità (una nuova traduzione è
disponibile nelle edizioni Multimage di Firenze), analizza come la pace
si instauri a partire dal cuore dell’uomo.
Dalla sua interiorità, così spesso sommersa dai
conflitti. E come la distruttività inter-personale sia
così sovente la risultante della irrisolta conflittualità
intra-personale. E come tutto ciò produca, per riverbero
cumulativo, per sommatoria e crescita esponenziale, la
distruttività che va ad alimentare le Erinni della guerra.
Non vi è da meravigliarsi che la distruttività dell’uomo
si sia rivolta verso la terra e l’ambiente. Verso quella Madre Terra
che gli ha fornito sostentamento per millenni. Si comprende, allora, il
pessimismo di S. Freud nella risposta al carteggio con Einstein su
Perché la guerra?
C’è bisogno di una nuova educazione del cuore. Di una
educazione alla pace, alla democrazia sostanziale nelle relazioni
quotidiane, come diceva Dewey, ai valori dell’umanesimo, incarnati nei
comportamenti di chi li deve trasmettere.
Il lavoro di Philibert non è un film recitato. E’ un film
documentario su di una vera multiclasse, in un ambiente rurale e un
maestro autentico. Sia perché quello è il suo mestiere
nella realtà, sia per la verità della sua vocazione. Le
scene sono spontanee, senza copione e senza le regole del set.
Nel bel mezzo del film il maestro si dedica alla cura del
giardino della scuola, si rivolge alla telecamera e una voce fuori
campo lo intervista sulla storia personale e le origini della sua
vocazione docente. I genitori erano contadini, la sua scuola è
frequentata da figli di contadini, in una zona rurale. Vi è
troppo realismo di armonia con la natura, per non essere passibile di
una lettura simbolica, filosofica ed ecologista, sul filo immediato di
Fromm, sino a Schelling e Froebel.
Un maestro apparentemente severo, capace di contenimento
affettuoso, sia del bambino di scuola materna, che del bambino discolo.
Sul quale vi è una scena stupenda di come il maestro riesca a
catturarne l’interesse verso l’idea del conteggio infinito dei numeri.
Un maestro in grado, per istinto magistrale e per
quell’esperienza maturata nella scuola militante, di applicare
spontaneamente i canoni dell’intelligenza multipla di H. Gardner,
quando addestra gli allievi a friggere un uovo. O dell’intelligenza
emotiva di D. Goleman. Allorquando educa gli allievi al recupero e
all’elaborazione delle emozioni stimolate dai conflitti tra compagni.
Oppure quando li addestra a non rimuovere le emozioni di fronte alla
malattia e alla morte dei genitori. A non rimanere terrorizzati di
fronte ai terremoti della vita.
Un film che, come ha scritto giustamente Liberation, è “un
elogio del lavoro di insegnante. Un mestiere che, l’avevamo
dimenticato, è il più bello del mondo”.
Un film che riconduce la categoria dell’essere alla dimensione
del Sé e dell’individuazione. Intesa come entelechia
aristotelica, come realizzazione del demone socratico verso la
formazione delle anime.
E la categoria dell’avere a ciò che abbiamo in dono, sin
dalle origini del mondo: la natura che ci ospita. E che, per ciò
stesso, per il suo essere opera del divino Autore, divina essa stessa.
Libro di sapienza in cui bisogna imparare a leggere e che, come nella
visione di Giordano Bruno, degli Umanisti e dei Rinascimentali,
meriterebbe sacra venerazione.
L’altra dimensione dell’avere, che nel dialogo di Philibert si
ricongiunge e riconcilia con la categoria dell’essere, è
l’affetto delle anime alle quali si è fornito un contributo di
formazione.
E’ un film sull’identità di tutti.
Sull’identità, la ragion d’essere della scuola come maestra di
vita che, per essere tale, deve ispirarsi all’altra, più
universale maestra: la natura, come simbolica espressione,
simultaneamente, dell’essere e dell’avere.
Quella ragion d’essere della scuola che, più spesso di
quanto si vuole comunemente ammettere, si dilegua. Trasformando la
scuola in istituzione totale, dove, anziché formare, si
de-forma.
La ragion d’essere, l’identità della scuola che, quando si
dilegua, come ad es. nei casi estremi o nelle trasgressioni patenti,
è così pronta a trasformarsi in aula giudiziaria. Dove si
stabiliscono le colpe e si comminano le pene.
La ragion d’essere e l’identità che la scuola, nella
società complessa della globalizzazione, non dovrebbe mai
obliare di individuare, di riconoscersi, anche nei casi estremi, nella
ragione formativa.
Una ragione formativa che non riguarda solo i ragazzi, ma come perpetuo
circolo virtuoso, concerne tutti coloro che, a diverso titolo e ruolo,
gravitano comunque nei suoi spazi.
Essere e Avere -
Michel Rocher
Un miracolo a Cannes. Lontano da Hollywood.
Una delicata bilancia di
dolcezza, di emozioni, di ironia,
di comicità e anche di suspense.
Un film raro, che fa tornare, noi adulti, a
scuola. Con
immenso piacere. Perché frequentiamo la scuola per alcuni anni
ma poi non ci è
più permesso di entrarvi, almeno di essere un professore, oppure
un topolino,
di nascosto. E Nicolas Philibert ci fa entrare, furtivamente, con la
sua
cinepresa, nell’aula di una scuola di campagna francese (Alvernia), e
partecipare alla vita quotidiana dell’insegnante, prossimo alla
pensione, e di
un gruppetto eterogeneo di bambini tra i 4 e i 12 anni – perché
nelle campagne
ormai spopolate c’è un solo maestro per varie classi in un unica
aula.
ESSERE E AVERE non ha una storia
costruita, né una
sceneggiatura, ancora meno dialoghi precisi, ma è aperto a tutte
le eventualità
e va oltre il proprio argomento per diventare grande cinema. L’azione,
le
parole, sono vere, mai recitate, benché alcuni momenti, alcune
sequenze, siano
da Actors’Studio: quando un sorriso si trasforma in lacrime, poi in
singhiozzi,
per tornare ancora al sorriso; oppure, il primo piano finale del
maestro quando
saluta i suoi alunni prima di partire per le vacanze estive, il nodo
alla gola,
lo smarrimento negli occhi, ancora più convincente di Al Pacino
nella sua
shakespeariana performance, il ché... non è poco!
Rimaniamo dunque inchiodati sulla nostra poltrona per quasi
due ore senza subire le valanghe di effetti speciali o le scene
d’amplesso
acrobatico ai quali il cinema industriale tenta di assuefarci.
Non c’è nessuna furbizia d’autore e questo, il pubblico l’ha
capito, il passaparola ha funzionato:
Due milioni di spettatori soltanto in Francia. Standing
Ovation al Festival di Cannes 2002 – Prix Louis Delluc – European Film
Award –
Premio France-Cinema di Firenze.
Come dice Nicolas Philibert, “ESSERE E AVERE è un pò come
le
favole, lascia a ciascuno la possibilità di proiettarvi i propri
ricordi...”.