a proposito di Siria e conflitti
poche volte capita l’occasione di incontri così speciali che poi li cataloghi nel risicato mucchietto del “questo valeva proprio la pena”. Il convegno di lunedì 1 aprile, presso il seminario di Napoli, con l’ambasciatore ONU Staffan de Mistura è proprio uno di questi.
La “colpa” è stata un po’ del rettore del Seminario, l’amico gesuita Francesco Beneduce (con il quale abbiamo condiviso diversi incontri con la Fidae, a proposito di scuola cattolica); dopo aver ricevuto l’invito e le locandine mi sembrava l’occasione ideale per rivederlo e sentire una persona che sul tema della Siria e dei conflitti internazionali ha molto da raccontare. Così con alcuni amici siamo arrivati nella splendida cornice del Seminario (scendere e salire per la zona di Posillipo ha il suo fascino!), pronti per ascoltare questo personaggio. E sarà che quando si parla di ONU si fanno spesso slalom verbali per evidenziarne limiti e problemi, ma forse vale la pena considerare anche i suoi indubbi vantaggi e potenzialità.
Il lungo intervento dell’ambasciatore si è articolato su molti fronti; dal riconoscimento del valore di una scuola formativa come quella dei Gesuiti (fa una certa impressione sentire che tra i suoi compagni di classe ci sono un certo Luca Cordero di Montezemolo o Mario Draghi!) alla scelta di un “mestiere” piuttosto insolito (ci ha confessato che “ma io volevo fare il pompiere”, persino Padre Pio gli dirà un giorno, profeticamente, “spegnerari molti fuochi”); poi è subito entrato nel cuore del problema, raccontando il suo impegno come incaricato Onu di mediare al tavolo del conflitto, affrontando ben 11 paesi in contrasto, rilevando l’impegno che era stato del Nobel Kofi Annhan e portando, dopo 4 anni e mezzo, se non proprio una pace, almeno una relativa pacificazione tra le parti.
Situazione complessa e spesso poco nota in occidente, dove le semplificazioni la fanno da padrona. Ci ha narrato i suoi incontri con le persone, le autorità, i dilemmi da affrontare, le sofferenze delle popolazioni e le crudeltà della guerra. Ha lasciato poi spazio alle domande, alle quali ha risposto con precisione e affabilità, nonostante la posta in gioco (cosa rispondere a chi mette in campo il conflitto tra Israele e i Palestinesi, o il ruolo dei grandi paesi come Russia e Usa, il problema delle armi che i pacifici paesi d’Europa vendono un po’ a tutti…). Ci ha insomma mostrato l complessità dei problemi in corso. E la dedizione di una persona speciale che li ha affrontati da una prospettiva etica e personale di chiara ispirazione cristiana. Bello sapere che il mondo può contare su tante persone di buona volontà, talvolta nel momento giusto al posto giusto.