serve Luce alla luce…
Ho concluso da poco il luminoso libro di Susanna Tamaro, Il tuo sguardo illumina il mondo. Testo illuminante, deciso e interessante. E siccome la Tamaro è un’autrice sempre controversa, che per ogni rigo scritto raccoglie critiche, condivisioni e divisioni, leggerla diventa anche una bella scorribanda per scoprire quanto collima coi propri gusti, quanti stimoli vi si possono scorgere, quante domande e risposte vi si possono scorgere. Come si può notare da una rapida ricerca sul web è anche il libro dove l’autrice parla della sua sindrome di Asperger, un fardello relazionale che senza dover giustificare nulla condiziona sicuramente tanti aspetti e lati della vita. Per fortuna non siamo semplicemente la somma dei nostri limiti o dei nostri problemi, anzi, a volte possono essere queste condizioni un valido alleato per raggiungere una maggior sicurezza e indipendenza.
Il testo raccoglie l’itinerario di amicizia con Pierluigi Cappello, un poeta che ci ha lasciato nel 2017, costretto da tempo, per un incidente, sulla sedia a rotelle. Il loro scambio di lettere, di incontri e di riflessioni si dipana in modo naturale e semplice, toccando però quei temi importanti della vita che spesso releghiamo alla sfera più intima, più nostra.
Si avverte nel lungo dialogo della Tamaro, quasi un monologo, attraversato in poche riprese da alcuni versi di Cappello, qualche frase del poeta, alcuni stralci dei loro incontri soprattutto della fase finale prima dell’estremo saluto, la passione per una vita che non sia di superficie, che non si accontenti del banale trascinare le giornate per riempirne il vuoto insostenibile. E’ persino evidente il richiamo ad un Assoluto personale, da raggiungere senza troppi giri di parole mediante una frequentazione attenta del vangelo.
Sono tante le riflessioni che salgono a galla, sulle varie assurdità della nostra vita, che ci consuma senza procurarci senso, che tenta di assoggettarci denigrando le alternative che potremmo escogitare.
In particolare si coglie l’attenzione a come oggi sia difficile recuperare quella lentezza e quella profondità di vita che ci aiuterebbero invece a gustarne il senso e il sapore.
Ne emerge una Tamaro matura, pacata e capace di immersioni profonde nella vita, ricca di umanità, da assaporare con calma.