Sui passi di santa Lucia
Sono a Siracusa ormai da oltre 2 mesi, sono persino riuscito ad ottenere in tempi rapidi la residenza, vivo a pochi passi da piazza s.Lucia, sulla quale si affacciano sia la parrocchia che il sepolcro della santa. Lucia è una delle 7 martiri “canoniche” fin dai primi secoli del cristianesimo. Insomma, sarebbe anche difficile ignorare quello che succede in questi giorni che ruotano intorno alla sua festa.
In effetti tutto inizia il 13 ma la festa dura un’intera settimana, zeppa di appuntamenti, celebrazioni, commemorazioni, visite… E pensare che le vicissitudini della storia hanno fatto sì che il corpo, quello vero, sia finito nientemeno che a Venezia. Forse servirebbe non un referendum (i siracusani non vedono l’ora di recuperare i resti di questa illustre cittadina), ma una lettera…firmata da tutti i cittadini per stimolare un po’ i veneziani. Se la storia non fosse così contorta e complicata dovrebbe essere abbastanza evidente che il posto giusto di Lucia è … a casa sua.
I miei amici di qui dicono che lo scorso anno la folla era ancora maggiore, forse perché la chiesa parrocchiale è diventata in quell’occasione “santuario”, salendo così di grado. E persino nelle serate ventose in piazza, la sera tardi, era facile incontrare tanta gente. Invece abbiamo sperimentato la sera del 18 che non c’era praticamente nessuno. Ci siamo fatti un panino ad un chiosco che praticamente sembrava già in chiusura e poi con l’allerta vento, non era certo facile prevedere grandi folle. E in questa settimana ho quasi perso il conto di quante allerte meteo siano arrivate!
Il giorno 13 ero ancora con Gabriel per la processione di andata; la statua della santa parte dal Duomo e giunge nella parrocchia. Vuoi per il vento, la pioggia, il freddo… ma dopo il simulacro della santa c’era ben poca gente. In compenso li seguiva uno stuolo di persone e addetti pronti a togliere subito la cera che colava dai lunghi ceroni portati dai fedeli. Nemmeno tanti, considerando la pioggia che a folate infastidiva tutti.
Il giorno finale, il ritorno a casa, il tempo era più gradevole. C’era sempre un’allerta meteo per il vento, ma questa volta poco azzeccata. Mi ero così ripromesso di vedere o seguire almeno un pezzetto della processione. Alle 15:30 la chiesa di S.Lucia era già totalmente bloccata, in attesa della partenza; folla di persone, di addetti (molti con le divise e le livree tipiche dei vari ruoli che coinvolgono davvero molte persone; spiccano su tutti i “berretti verdi” che fanno un po’ Robin Hood se non fosse che ricordano gli artigiani che lungo i secoli si sono avvicendati in questi ruoli). Il percorso di ritorno è ben più lungo dell’andata. Così alle 19 pensavo di trovarli già vicini ad Ortigia, invece non erano nemmeno a metà strada. Alla fine decido di fermarmi comunque lungo il tratto finale, sul ponte Umbertino.
Atmosfera strana, non fa freddo, vento quasi assente, ma il fumo delle caldarroste che sono posizionate in modo strategico a lato dei ponti crea un clima quasi da favola, nebbioso e ovattato.
Ma quando chiedo ad un vigile quali sono le prospettive sui tempi, mi guarda rassegnato e azzarda un timido “forse verso le 21:10“. L’ipotesi di attendere per quasi un’altra ora e mezzo non era poi così allettante, quindi ne ho approfittato per girovagare quasi senza meta nel dedalo di stradine dell’Ortigia vecchia. Uno spettacolo: quasi nessuno in giro, luci soffuse, angoletti deliziosi, cortiletti da favola e androni suggestivi. Merita sicuramente un’altra visita.
Quando poi ritorno verso il ponte umbertino, in lontananza si intravede la statua. Ci siamo quasi. Quel quasi lo sconterò con altra attesa, ma fa parte del gioco. Quando poi arrivano le prime avvisaglie del corteo, ho la fortuna di rivedere alcune facce note e di incontrare quindi nuove persone. Chiedo ad un amico prete del gruppo se la maggior parte del clero sia coinvolta, “macché, praticamene siamo solo noi, meno di una decina”. Poi arriva il grosso del corteo, ed è subito pausa, perché quando la statua è sul ponte iniziano i fuochi d’artificio. Un bello spettacolo, da vedere e sentire in diretta.
Poi la processione riprende. Di profilo la statua della santa, con quel coltello conficcato in gola, è un po’ inquietante, quasi splatter. Faccio in tempo a vedere un’unica coppia che procede scalza (e ce ne sono ancora tanti, mi dicono) poi le due bande che seguono si rimettono in moto e in suono. Ancora pochi metri ed ecco subito i carrellini dei venditori ambulanti, con palloncini, caramelle e improbabili regali di natale. Fine del corteo, anche se la folla ai lati permane.
Mi aspettavo probabilmente una manifestazione più corale, più gente al seguito, più partecipazione convinta. Invece si susseguono fin troppo le grida alla santa che “sarausana jè“. Ma da tempo è ormai migrante a pieno titolo anche lei.
Vengono male le foto in notturna col mio cellulare, ma ormai le appendici digitali sono difficili da sostituire, quindi la galleria fotografica è quello che è, santa Lucia, patrona della vista, farà il resto.