Il cavaliere di Modica e Ragusa
Sabato 28. Sveglia fresca e col sole appena sorto (quindi senza esagerare), il nostro gruppo oggi è speciale, la nostra comunità per intero, 4 amici di Granada che sono giunti la sera di Natale per condividere alcuni giorni con noi e soprattutto ci sono i ragazzi che stiamo seguendo e che vivono nei 2 appartamenti “di emancipazione” (troveremo un nome migliore, ma l’idea è proprio quella di fornire ad alcuni migranti un trampolino di lancio per la vita indipendente…). Siamo 4 macchine, quasi al completo, 17 persone in tutto. E si parte, prima destinazione Ragusa.
Giornata splendida e luminosa, il fresco però lo godremo un po’ per tutta la giornata, insieme al vento, non sempre gradevole, ma siamo in inverno, ragazzo mio, e lo scorso anno ero tra le montagne di Entracque, dove le temperature erano ben diverse e …polari. Quando giungiamo a Ragusa, dopo esserci persi nei vicoli del centro storico, alla ricerca di un parcheggio, finalmente ricompattiamo il gruppo e arriviamo, giungendo dal retro, davanti alla Cattedrale di s.Giorgio. Avevo già capito che il cavaliere ammazza-draghi sarebbe stata una costante della giornata. E ovviamente ho un debole per questo personaggio e simbolo della storia occidentale. Draghi e principesse a parte! Come prima visita mi ero informato poco sui posti da incontrare, per vivere un impatto più emotivo e immediato. Ne valeva la pena.
La facciata di questa chiesa è sicuramente un’opera da ammirare, una torre che svetta e che si fa notare per tante cose: è slanciata, elegante, persino un po’ di sbieco, quasi civettuola, come chi voglia farsi desiderare un po’ e guardare con più attenzione. Lo stesso cancello di ferro che ne blocca l’ingresso la rende più signorile e riservata. Entriamo dalla porta laterale, apprezziamo tra l’altro che non sia una delle tante chiese “a pagamento” del territorio, ma comunque è cordialmente presidiata da personale, gentile e informato. Giriamo all’interno con i nostri ragazzi, molti sono musulmani e alcune cose cerchiamo di spiegarle, dal presepe vicino all’altare centrale, il cavaliere con spada e cavallo, alcuni simboli. L’organo parla invece da solo, imponente. con le sue 3mila e più canne in evidenza (un’opera top dei mastri musicali bergamaschi, fin quaggiù sono arrivati!). E in questa grande e bella chiesa spicca anche il grande orologio delle stagioni sul pavimento, la meridiana pavimentale, a ricordare come il tempo che passa, che si misura, è un elemento costante di chiese e fede. Quello che non avrei mai pensato è che l’architetto si è ispirato al Pantheon di Parigi… ma era l’epoca figlia dell’Illuminismo e certe mode hanno bisogno dei tempi giusti per viaggiare.
Poi scivoliamo tranquilli lungo la via principale, elegante e linda, nel suo bianco smagliante. In fondo si apre il giardino pubblico, a strapiombo su queste valli dove la vita ha radici preistoriche. Belle da guardare, ottimi panorami per gli innumerevoli selfie dei ragazzi e per le nostre foto. La prossima volta mi ricorderò di portare le batterie di riserve, visto che oggi sono rimasto a piedi (cioé con il solo cellulare…). Così per gli altri scorci del centro, la chiesa delle Anime del Purgatorio o l’altro gioiello adiacente, mi accontento… e i dettagli sono veramente interessanti, i soliti balconi con mensole suggestive, facciate barocche che suggeriscono contorti ragionamenti…
Consumiamo il nostro pranzo a base di panini gustosissimi e per semplificare le cose solo affettati di pollo e tacchino (ma era tutto merito del pane fresco di giornata) e riprendiamo la strada verso Modica. Ci arriviamo rapidamente, data la vicinanza. E anche qui la città si offre allo sguardo come un presepe affollato, con tante case adagiate sulla collina. Ci limitiamo a scoprire la chiesa più elegante e rappresentativa, e anche qui si tratta del duomo di s.Giorgio. E’ destino, oggi draghi e principesse da salvare!
Poi scendiamo dalla coreografica scalinata, che continua idealmente le sinuose linee dei gradoni del sagrato. E ci si ritrova nella via principale. Tento di inoltrarmi nei vicoli, scopro il palazzo del Comune emi chiedo come sia stato possibile un’alluvione in questa zona, giungo poi quasi vicino alla casa natale di Salvatore Quasimodo. Sono nomi che non avrei mai pensato di incontrare in concreto, Quasimodo, Pirandello, Vittorini (ho scoperto da poco che aveva casa qui in Siracusa, a poche decine di metri da dove mi trovo io, una casa quasi sul mare, spesso l’arte s’intreccia di default al bello…); quanti siciliani. Forse per questo le strade di Modica pullulano di cartelli che ricordano i luoghi in cui hanno girato scene del Commissario Montalbano, e il siciliano di Camilleri non è sempre un percorso facile, ma rimane suggestivo.
Non voglio obbligare i ragazzi e gli altri del gruppo a seguirmi per viuzze e androni, ma ne varrebbe la pena. Il primo contatto è andato, vediamo se qualche prossima volta ci sarà più tempo per vivere questi posti. Per il cioccolato di Modica ci sarà tempo (quando viene esposto in vetrina, in tutte le declinazioni inter-pluri-etniche ti viene quasi da sfogliare l’atlante dei prodotti esotici per tentare altri abbinamenti quasi impensabili, chessoio, cioccolato e salvia, cioccolato al ginepro, cioccofagiolo…
E anche in questo caso le immagini di questi luoghi, Ragusa e Modica ,non mi sembrano niente male…