L’antro della Pillirina

L’antro della Pillirina

Complice un sabato pomeriggio decisamente primaverile, mi sono avventurato alla ricerca della Grotta della Pillirina. Ovviamente un po’ di documentazione previa ci voleva e per fortuna non è troppo difficile. Qui a Siracusa ho trovato un sito che spesso fornisce se non le informazioni dirette almeno i link ad altre pagine che possono soddisfare almeno la curiosità. Si tratta delle pagine di Antonio Randazzo, un personaggio che almeno da quanto racconta e propone parla sicuramente per esperienza diretta. C’è sempre da imparare dai percorsi che gli altri hanno già intrapreso e il suo sito è davvero ricco di contenuti e suggerimenti sulle bellezze locali. E sicuramente prima o poi cercherò di organizzare in un post le risorse utili per l’esplorazione del territorio Siracusano.

Inforcata la bicicletta nel primo pomeriggio e lasciato alle spalle il traffico pericoloso di Via Elorina (l’incidente di Pascal è ancora molto “caldo”!) mi infilo subito nel dedalo di strade e viuzze dell’Isola, questa zona a sud di Siracusa che ha sicuramente altre ricchezze nascoste. La parte finale ospita la riserva del Plemmirio, zona che dovrebbe essere tutelata e protetta. Cartelli e indicazioni non ci sono ma ormai, spostandosi con Google Maps, se ne sente meno la mancanza.

La zona pullula di case e abitazioni, alcune recenti, altre che sembrano in stato di semiabbandono; all’ultimo bivio mi accolgono un paio di cani che sembrano abbastanza nomadi ma senza particolare vis aggressiva. Sul bordo strada numerosi pezzi di pane lasciati come obolo per queste creature. Mi infilo finalmente lungo la via di Capo Passero e seguendo la mappa imbocco quella che sembra più vicina alla Grotta della Pillirina. Lego la bici ad un cancello e mi avvio a piedi.

Apprezzo molto la fantasia di quello che poteva essere un segnale indicatore o un cartello sulla riserva naturale; sicuramente in questo modo lascia più spazio all’immaginazione, visto che è completamente vuoto. E come cornice è sicuramente invidiabile. Leggendo le tante recensioni sul luogo molti si lamentano che la zona non è indicata per niente, non ci sono sentieri, è impervia. Meglio così!

Un sentiero almeno abbozzato però c’è, lo seguo e scendo rapidamente verso il mare, poco distante; a parte qualche muretto o filo spinato la presenza dell’uomo è praticamente invisibile e questo, a pochi km da Siracusa, è già un bel regalo. La grotta, intanto, si avvicina, si comincia a scorgere l’ingresso e in pochi minuti arrivo alla sua imboccatura.

E’ decisamente un luogo selvaggio, isolato e fascinoso, sarebbe il luogo ideale per raccontare la storia di Ulisse e l’antro di Polifemo, o per dare casa a Robinson Crusoe; natura selvaggia intorno, fichi d’india e cespugli a non finire. Ma basta con le digressioni letterarie. Entro.

L’odore di stalla è ancora evidente, anche se il suolo è abbastanza pulito; si nota subito il muretto che fungeva da recinto. Intanto in pochi minuti gli occhi si abituano per esplorare l’interno della grande caverna. Perché è bella grande e sulle pareti e dal soffitto si notano subito le piccole concrezioni calcaree in formazione, stalattiti delicate e ancora minuscole. Gli esperti consigliano di non toccarle, perché anche il sudore altera i processi di sedimentazione.

Giro quasi estasiato dal buio che si è ormai trasformato in penombra; scatto qualche immagine ma finisco con usare la fioca luce che la fotocamera emette per misurare la distanza come una torcia improvvisata. Poi mi inoltro nel ramo laterale; avevo già letto che il percorso della grotta iniziava proprio qui ma era necessario il giusto equipaggiamento e competenza da speleologo.

Non azzardo minimamente, mi abbasso solo per vedere il cunicolo che prosegue. Decisamente troppo basso per improvvisarsi Indiana Jones! La leggenda ricorda la storia di una giovane coppia che usava questa grotta come luogo di appuntamenti, visto il divieto dei genitori di lei al matrimonio. Poi il giovane marinaio partì per un lungo viaggio e non fece più ritorno. Aspetta un giorno, aspetta un mese, anche l’amore ha un calendario e la fanciulla disperata, infine, si uccise. Tante le leggende di amori disperati e non corrisposti. Con questo scenario c’è davvero spazio per poeti, artisti e curiosi a completare la narrazione. Uscendo dalla grotta si apprezza il panorama assoluto di questo mare azzurro che incanta.

E continuo il mio percorso fino al mare, che a pochi metri fa già sentire la sua voce, intensa.

Scogliere, probabili latomie, lo sbocco della grotta (che si conclude proprio nel mare), altre imboccature, una speciale caletta che sembra intagliata per l’estrazione delle pietre (anche queste zone sono state utilizzate in epoca greca come cave); il panorama è decisamente suggestivo e frizzante. L’aria è ricca di sale e il vento sparpaglia schizzi e sapori ovunque.

Dopo un po’ sopraggiunge una pattuglia di bikers agguerriti, di quelli che amano cimentarsi sui sentieri impervi, le rocce, le salite. Quando per me la salita è già faticosa è l’occasione giusta per smontare e fare un po’ di strada a piedi. E per fortuna la mia bici è ben lontana da questi sentieri, davvero poco invitanti. Resisto volentieri alla tentazione degli sport estremi! Ma posso capire il gusto e la passione di chi invece vi si dedica…

Con calma ritorno sui miei passi e riprendo la via di casa. Passando vicino al mare mi ricordo della pescheria che ho già notato altre volte, a pochi metri dal mare, vicino alle coltivazioni di frutti di mare, entro e il richiamo della cucina prevale. Questa sera cozze!

E anche in questo caso un album di foto sulla zona della Grotta della Pillirina, è la giusta conclusione del viaggio.

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