Ma quante belle ville…
E lasciamo pure perdere Madama Dorè, non si tratta in questo caso di uno dei suoi sogni. Qui in Sicilia le vestigia romane antiche davvero si sprecano e come spesso accade sono così numerose, insieme a quelle greche e dei popoli anteriori, che non si riescono a valorizzare appieno…
Terminato il lockdown anche i siti archeologici si sono ripresi il loro spazio e la Regione Sicilia si è data da fare per ricordarlo un po’ a tutti. Banner, giornata del Fai, siti istituzionali che invitavano a tornare in luoghi speciali… Mi era caduta l’attenzione su una proposta che sembrava allettante: la Villa del Tellaro, tra Avola e Noto, poco lontano dalla mia Siracusa. Non potrà certo competere con Villa Armerina (che mi manca ancora da visitare) ma la vicinanza giocava a suo favore.
Così approfittando della calma di una domenica pomerigigo siamo andati con Ricky a visitarla. O almeno, questa era l’intenzione, perché con la scusa che da Catania in giù l’autostrada è gratis (ma spesso anche le condizioni lasciano molto a desiderare, tra segnaletica e apparente abbandono…) dopo aver imboccato la E45 all’altezza di Cassibile e avendo “calcolato” che l’uscita migliore doveva essere quella dopo Noto…. siamo arrivati fino alla fine ontologica di questa autostrada, a Rosolini (mi sembrava quasi di essere a Cuneo, dove un troncone giustamente si conclude) e tra indicazioni un po’ ballerine e bislacche… ce ne siamo tornati indietro per quella che era invece l’uscita giusta: Noto. Poco danno, solo una ventina di km in più, su strada deserta, ampia, assolata… benvenuti in Sicilia.
Ma finalmente siamo arrivati alla Villa. Si tratta in pratica di una vecchia masseria del ‘7/800, costruita sui resti di una villa romana; nel secolo scorso hanno iniziato gli scavi perché affioravano alcune evidenze interessanti e così sono venuti alla luce dei mosaici veramente notevoli. Sono stati riparati con una grande tettoia, ma con ampie aperture alla base. Il “pezzo forte” è quindi la passeggiata sotto questa tettoia, un ventina di metri, per ammirare quanto rimane dei mosaici. Essendo comunque all’aria aperta il caldo e la polvere possono ancora infierire. Infatti la prima cosa che mi ha fatto notare Ricky, facendo un rapido confronto con Villa Armerina, è proprio questa forte differenza di conservazione, qui piuttosto approssimativa e in balia di vari agenti atmosferici (salvo pioggia e grandine!), i mosaici risultano quasi “sbiaditi” e questo non aiuta a coglierne la bellezza. Per il resto l’estensione dei mosaici di Villa Armerina, secondo Ricky, è almeno una ventina di volte maggiore!
Ci sono alcune rappresentazioni mitologiche e altre parti con motivi ornamentali e floreali. Indubbiamente doveva essere una villa di prestigio. Tutt’intorno si vedono altri resti portati alla luce; le dimensioni della villa sono ancora maggiori e non tutto è stato ripristinato. Ma a conti fatti il sito si visita in poche manciate di minuti. Ricky dopo 10 era già uscito, io, con maggior pignoleria e con la scusa di qualche foto, in meno di mezz’ora avevo esaurito gli spazi da vedere e gli scorci da immortalare.
Altre cose da vedere, all’interno, sono i recuperi di alcuni locali, scavi delle fondamenta e delle tubature, un forno, pochi altri resti,che erano stati sommersi ed inglobati nella masseria.
Quando siamo usciti stava arrivando un’altra piccola comitiva. Al personale d’ingresso ho chiesto quante persone erano già venute nella mattinata, in tutto una ventina. Per una piccola realtà era comunque il numero “giusto”. Insomma, passando da Noto, capitale del Barocco e curiosando nella zona di Avola, una piccola digressione per questo sito ci può stare davvero bene.