Intorno alla grotta Monello
Con un nome così sembra una cosa sbarazzina e senza impegni. Ma la grotta Monello è un vero gioiello di queste zone, i monti Iblei. Una grotta carsica in piena regola, con le sue stalattiti e stalagmiti, le concrezioni, le sale… ma difficile da visitare. Curiosando tra le zone interessanti, gli itinerari consigliati e con l’abitudine a perlustrare i dintorni, avevo trovato le indicazioni per questo posto, la curiosità ha fatto il resto. Ma era un po’ lontana per andarci in bici di pomeriggio, soprattutto adesso che le giornate si vanno accorciando. E allora meglio la macchina, una volta tanto, per cominciare a conoscere il territorio, ovviamente già visitato virtualmente prima con l’aiuto di Google Street.
Cercavo in effetti qualcosa di rupestre ed evidente, ma a parte le rocce che si stagliavano sullo sfondo, un po’ distanti, sembrava di essere in una normale zona di collina. Il centro visite è un po’ tentacolare, visto che ha diversi ingressi, un paio lungo la strada stretta (quello che ho scelto per primo), ma ne ha uno molto più spazioso e accogliente proprio alla conclusione della strada asfaltata; l’avevo confuso con il parcheggio dell’immancabile ristorante per eventi, mentre invece… sarebbe stato il posto giusto per lasciare la macchina.
Una domenica pomeriggio di metà novembre. Di altre persone in giro quasi nessuna, ad eccezione di una famigliola con bimbo esploratore al seguito. Da una casa vicina gli schiamazzi di qualche festa piuttosto affollata, decisamente poco “distanziata”. Cerco qualcosa di interessante lungo la strada, ritorno un po’ indietro sui miei passi dopo essermi inoltrato in un complesso apparentemente semi-abbandonato. Noto persino un campo da tennis già semi assediato dall’erba (pensavo fosse di un residence, invece fa proprio parte del centro espositivo…). Poi dalla strada vedo, seminascosto nei cespugli vicini, un cartello informativo. Strano scorgerlo quasi in mezzo alla macchia, senza un sentiero ben evidenziato. Ma… proviamo lo stesso.
Così abbandono l’asfalto ed inizio ad entrare nel selvatico. Subito si nota che il sentiero, anche se minimalista, c’è effettivamente. E il cartello è di quelli “seri”, con foto e mappe e indicazioni. Sono sulla strada giusta, e allora proseguo.
La cosa bella e che si avverte immediatamente è che la zona è abbastanza selvaggia e poco frequentata, anche se nel campo vicino i segni della techne sono fin troppo evidenti (con i sacchetti degli insetticidi hi-tech che purtroppo abbondano). Comincio così a seguire quello che sembra il corso asciutto di un torrente. Ad un certo punto una indicazione precisa: Moscasanti. E’ il vallone che delimita questa riserva, una forra naturale che ha la sua bellezza e il suo fascino.
Scoprirò più tardi che qualche tempo fa altri appassionati si sono dedicati a ripulirlo e renderlo più “naturale”, ed effettivamente l’impressione è molto positiva, solo qua e là si scorgono le inevitabili tracce della civiltà, ma sono quasi irrilevanti.
Mi infilo in questa forra, abbastanza facile da percorrere, vista la stagione asciutta, le piante in ritirata e il clima ancora tiepido; il sentiero è segnato dalle rocce calcaree, te le puoi quasi immaginare sommerse a tratti dall’acqua che deve essere impetuosa, quando le precipitazioni aumentano. Ma sono ormai diverse settimane che di pioggia non se ne sente nemmeno l’odore, qui nel siracusano. Sulla destra, ad un certo punto, si scorge una grotta (ce ne sono altre più in alto ma per oggi non è il caso), e facilmente si raggiunge. Qualche manufatto in cemento (vaschette?) e pareti selvagge, non speri certo di trovare ossa di cervi e daini, ma il luogo è davvero suggestivo.
Poi si prosegue, salita molto moderata, fino ad un cartello che invita a non proseguire per il rischio di crolli. Dai massi che si notano sul sentiero si capisce che non è una precauzione da prendere alla leggera. E poi il tempo scorre ed è ora di tornare.
Giusto in tempo per scoprire che l’ingresso della grotta Monello è proprio a due passi da quel campo di tennis in cemento (orribile accostamento); una scaletta di pochi gradini che entra nelle viscere per pochi metri. Poi un portone metallico ovviamente ben sbarrato. Per lo meno uno conosce il posto. Non mi metto nemmeno a cercare l’ortica endemica di queste zone, anche se ha una caratteristica gradevole: non punge 🙂
E ovviamente queste sono le immagini della breve passeggiata (quasi un km), in questo luogo selvaggio ed aspro e forte: la Riserva della grotta Monello.
Per farsi un’idea completa di questa zona è utilissimo consultare le pagine e i link dell’ente gestore, il Cutgana, che a dispetto del nome quasi impronunciabile offre una notevole quantità di materiali e approfondimenti (è pur sempre un’emanazione dell’Università di Catania).