Percorsi insoliti di riscoperta…

Percorsi insoliti di riscoperta…

Intanto volevo vedere che effetto fa utilizzare un font più piccolo del solito. Sarà un retaggio delle abitudini, ma un testo piccolo fa pensare a più contenuto di uno a grana grossa… vedremo.

E poi sono convinto che tra un libro e uno schermo anche il semplice fatto di poter modificare i font con un gesto sia un grande vantaggio. Ormai sono oltre 10 anni che per me leggere significa sfogliare su video.

E ripenso ai messali degli antichi conventi benedettini, enormi e visibili da 3-4 metri, perché a quei tempi la tecnologia questo offriva, come massima risoluzione, e basterebbe riandare agli affreschi antichi, dai tempi di Pompei a quelli incredibili del piccolo santuario in Val Roya (la “Sistina” delle Alpi) per vedere come da sempre ci si ingegna a trasmettere al meglio le cose, sia con parole che con i segni o le immagini.

Sto leggendo in questi giorni l’affascinante (si dice proprio così) libro di Carlo Molari e mi aveva incuriosito tra le altre cose una rapida nota, dove si parlava di Ortensio da Spinetoli. Subito mi si è riacceso il neurone dei ricordi…. di quando stavo approfondendo, alla Gregoriana, i testi biblici per uno dei vari corsi da seguire. Avevo preso proprio il testo sul vangelo di Matteo scritto da Ortensio da Spinetoli. Sarà il nome, un po’ aulico e suggestivo, sarà che il testo era davvero stimolante e ricco di spunti, questo autore era rimasto nella mia collezione delle persone da seguire.
Ma… mi sa che non sono stato poi così fedele, visto che da vari anni questo personaggio è già scomparso e nel frattempo non ho più nè letto nè seguito nulla del suo percorso. Non conoscevo nemmeno nulla della sua biografia. così mi sono rimesso un po’ a recuperare il tempo e le notizie perdute. Ho preso subito quello che potrebbe essere il suo testamento, uno dei suoi ultimi libri, corredato da sufficienti note biografiche per comprendere meglio la levatura del personaggio.

Pensavo fosse solo uno studioso, non particolarmente inserito in un contesto pratico e concreto; leggere invece che è stato persino provinciale dei minori francescani mi ha davvero incuriosito. Poi le sue vicissitudini con le autorità ecclesiastiche. Quando ci si avventura un po’ da outsiders in certi sentieri diventa quasi inevitabile. E nel giro di pochi anni quello che ti rimproveravano in molti, oppure molti consideravano eccessivo, quasi un azzardo interpretativo, diventa se non la norma almeno pane comune per chi si occupa di queste cose.

Come spesso accade la breve presentazione punta più sul “sensazionale” che sul reale contenuto. Dire che  il libro ruota intorno ad “alcuni concetti teologici che sono un tabù per la maggioranza dei credenti…. Il “peccato originale”, l”‘ultima cena”, l”‘eucarestia”, la “verginità di Maria”, il “sacrificio della messa”, la “mistica del patire” e definire questi argomenti come “le basi stesse della dottrina cattolica” è un po’ come spiegare che la Ferrari è una bella macchina perché è colorata di rosso. Certo, sono argomenti non secondari o di scarso peso, ma le basi sono altre.

Il testo si dipana in modo molto tranquillo e senza pretese o colpi di scena; Ortensio ha la capacità di esprimere cose importanti con il linguaggio semplice che non ha bisogno di evocare contrasti o prese di posizione un po’ piccate e risentite. Da quanto gli è capitato in vita forse ne avrebbe avuto anche ragione, ma la forza della ragione…. non ha bisogno di troppa forza. Risulta invece un testo stimolante che obbliga a riprendere in mano i testi della bibbia, del vangelo soprattutto, per imparare a leggerli con maggior sapienza e attenzione, senza accontentarsi di una lettura frettolosa o ispirata esclusivamente ad una tradizione secolare.

Mi sembra una lettura utile e creativa perché obbliga a prendere posizione o almeno a cercarne una sostenibile, rifarsi delle domande che forse ci stiamo trascinando da tempo (dai tempi dell’ultima lezione di catechismo o dell’ultima riflessione su questi temi un po’ attenta), approfondire le cose e analizzarle in modo meno superficiale. Saper leggere un testo nel suo contesto, analizzarlo alla luce di quanto veramente contiene e della sua storia, sono tutte attività che di solito affidiamo agli esperti. Ma in questo campo non è importante la “conoscenza”, quanto la “pratica” e per farla è necessario che ciascuno giochi le sue carte senza delegare altri. Perché le impressioni, i ricordi o le suggestioni, possono a volte limitare la chiara comprensione e il contatto con una realtà che ovviamente, essendo così lontana dal nostro oggi, rischiamo sempre di inquinare con le nostre meta-comprensioni.

Mi viene sempre in mente il facile accostamento che si potrebbe operare quando si visita la splendida chiesetta di Briga, Notre Dame de Fontan (o Fontaines), un capolavoro della pittura tardomedievale. Dopo aver contemplato le immagini e ammirato la capacità descrittiva del pittore (un monregalese della fine del 1400), si giunge ad un dettaglio spiazzante: si legge la data in cui l’opera è stata conclusa. Una data che rimanda ad un evento di quei tempi, che per noi assume un significato ben particolare. 14 dicembre 1492. Noi spesso partiamo da questi binomi per sbizzarrirci in riflessioni ed elucubrazioni. E spesso lo facciamo anche con i testi che di certi abbinamenti non sanno proprio cosa farsene.

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