Il fantasma dell’Opera
Ci vorrebbe proprio un fantasma qui a Siracusa, più che all’Opera direttamente al Teatro. Per intenderci, il Teatro Comunale.
Perché solitamente quando si abbina il teatro a Siracusa si pensa immediatamente a quello greco, ben più famoso. Ma non è l’unico.
Ho la fortuna di conoscere personalmente chi se ne sta occupando “dietro le quinte”, perché Anna V. è una delle responsabili delle mostre che in questi due mesi, luglio e agosto, si svolgeranno proprio nella sede del teatro e filtrando tra le tante notizie che sa presentare con garbo ai tanti turisti e curiosi che si affacciano nel foyer, si possono davvero comprendere le sfortunate vicende che questo edificio ha subito nella sua storia, nemmeno tanto antica (quando a Siracusa si parla di antico l’unità di misura sono i millenni, non certo i secoli o gli anni!).
Domenica scorsa ho approfittato di questa risorsa e insieme agli altri amici del coro di S.Martino (una attività che ormai condividiamo da quasi un anno) ci siamo trovati insieme per una visita ad hoc. Sia alla mostra di acquarelli, davvero splendidi che della struttura teatrale vera e propria (e seguiranno altre mostre, sia di quadri che di fotografie, da non perdere e non solo perché tutto gratis!)
La mia prima sorpresa è stata quella di incontrare anche Chiara, anche lei nello staff di chi gestisce momentaneamente questo luogo; con la scusa della mascherina non l’ho subito riconosciuta, ma ci ha pensato lei 🙂 visto che è una delle volontarie più assidue del nostro Centro CIAO, dove viene per aiutare i ragazzi delle medie per i compiti. Proprio vero che il mondo è piccolo!
Sentivo tutte queste informazioni comodamente seduto sulle splende poltrone, ammirando una serie di palchi davvero suggestivi, un soffitto in stile quasi liberty e mi chiedevo quanto tempo ancora servirà per una riapertura di questa splendida risorsa cittadina. Ovvio che poi sono andato a sbirciare anche su Wikipedia per allargare il panorama.
Abbiamo così scoperto velocemente la storia di questo teatro. Nato sull’onda delle tante requisizioni di terreni appartenenti alle congregazioni religiose nei primi anni del Regno d’Italia (che per fare cassa non ha esitato a confiscare di tutto, in particolare se i proprietari erano religiosi, conventi o abbazie…), si deve essere trascinato da subito una sorta di maledizione clericale perché non ha certo avuto vita facile. Durante i lavori di costruzione si sono subito incontrate difficoltà, parte della facciata tendeva a staccarsi e lesionarsi. Così è stato chiamato l’architetto Almeyda di Palermo per portare a conclusione l’opera, quasi compromessa. Erano gli anni dell’acciaio e del ferro (Eiffel aveva appena realizzato una mostruosa torre di 300 m. a Parigi!) e quella sembrava la soluzione ottimale, così tutta la zona dei palchi e la sala è stata costruita con colonne in ferro, ma rivestite in legno perché i cittadini trovavano questa soluzione troppo “fredda” e inadatta (o forse troppo audace). Ma i lavori andarono a rilento e l’inaugurazione avvenne solo alla fine del secolo, nel 1897.
I guai però continuarono dopo una cinquantina d’anni; venne demolito un palazzo adiacente e costruito un nuovo edificio per appartamenti, ma a causa dei garage realizzati nel sottosuolo la statica del teatro ne risultò talmente danneggiata che dovettero chiuderlo (la parte dietro la scena era praticamente rovinata e inutilizzabile, si salvava solo la parte riservata al pubblico, con i palchi, proprio quella realizzata ….in ferro!
In pratica dal 1960 il Teatro resta chiuso. Si parla di una ristrutturazione e riapertura, ma i fondi mancano, si giunge così al 2000, qualche lavoro parziale e una timida ripresa. Però la maledizione antica si riprende la rivincita e un fulmine, nel 2018, fa saltare tutto l’impianto elettrico. Ci sarebbe materiale per una novella verghiana, o un testo di Vittorini (già che c’era e forse lui il Teatro è riuscito a vederlo in funzione!).
Sull’onda di queste emozioni e disponibilità mi è venuta così l’idea di farlo visitare anche ai nostri bambini del centro estivo. Detto fatto, Anna entusiasta di questa avventura, venerdì mattina ci siamo proprio recati a teatro, dopo aver prima fatto uno splendido percorso in barca grazie ad altri amici.
Siamo così giunti con la nostra banda di bambini e ragazzi in questa sede speciale. Per l’occasione Anna ha praticamente blindato il teatro, così noi eravamo gli unici occupanti. Dovevate vederli a scorazzare per la sala, illuminati dai lampadari (dono di D&G, per il modico valore di 20mila €, dopo lo spot realizzato nel 2013). Poi siamo entrati nel teatro vero e proprio. I bambini erano già stanchi e non servivano molte parole, così siamo poi addirittura andati a fare visita al Palco Regale, entrando anche in quelli adiacenti, come se fossimo stati invitati per una serata di gala.
Chissà cosa pensavano spostando i pesanti tendaggi che isolavano quegli ambienti, sia per la luce che per il rumore. Ad un certo punto è persino comparso il ….fantasma dell’opera: un lenzuolo bianco si aggirava sul palco. “Ma non è un fantasma, non lo vedi che ha le scarpe?” diceva qualche bambino, come se i fantasmi potessero avere le vesti ma non le scarpe (che buffe teorie che hanno certi bambini). Però adesso il fantasma se lo ricordano tutti, così come ricordano i deliziosi pasticcini che hanno assaggiato prima del saluto e del ringraziamento finale. E’stato davvero un modo speciale per concludere la seconda settimana del nostro campo estivo.
Cosa dire, alle volte incrociando amicizie e disponibilità si fanno cose davvero speciali. Come questa visita, che rende almeno un po’ del senso di una simile costruzione. Speriamo davverro che da agosto in poi le cose possano iniziare a cambiare (perché, mi diceva sempre Anna, dovrebbero firmare il contratto per la nuova gestione dello stabile).
Staremo a vedere, anzi, possibilmente, ad assistere.
E siccome di foto ne sono venute fuori abbastanza, eccole tutte qui, in questo album sul Teatro di Siracusa