Quando si volta pagina
Ho atteso diversi giorni per queste righe; è stata una settimana davvero unica e certe emozioni, certe parole, vanno riposte altrove. Il riserbo è più eloquente, ma quando si volta pagina per fatti e avvenimenti speciali può anche essere utile riflettere e non lasciare semplicemente che le cose passino o trascorrano. I segni che la vita ci lascia sulla vita possono aiutare nei percorsi successivi.
Ho perso mamma in questi giorni, dopo un periodo lungo ma quasi prevedibile, fatto di attese e soste, piccole riprese e poi il graduale affievolirsi delle forze e del vigore.
Già da tempo la sua salute era malferma e gli stessi dottori si erano meravigliati, anni fa, del fatto che dopo alcuni interventi per il tumore che l’aveva aggredita, avesse quasi ripreso un ritmo di vita normale, senza nemmeno cure o medicine. Ma la relazione con una madre non si misura dalla precisione delle diagnosi o dal numero delle pillole da assumere quotidianamente.
Ho vissuto così giorni davvero speciali, insieme ai mie 3 fratelli e a tanti parenti ed amici, una famiglia allargata che fa sentire il fluire della vita come un torrente più ampio del proprio rigagnolo, un sentirsi quasi portati con delicatezza e semplicità, nell’accettare un distacco già annunciato da tempo e prevedibile, ma sempre considerato come lontano, o almeno non imminente.
Ora è il momento del commiato.
Vittoria avrebbe compiuto 90 anni tra pochi giorni, avevo persino calcolato tutto per essere di nuovo presente accanto a lei e alla nostra famiglia, avevo già un biglietto per i primi di dicembre, e le avevo strappato una quasi promessa all’ultimo incontro di inizio novembre. Ma poi lei ha preferito festeggiare un’altra ricorrenza; lì per lì non ci avevamo quasi fatto caso, ma il giorno del decesso, il 15 novembre, era anche il 65° anniversario del suo matrimonio.
E nella nostra famiglia noi fatichiamo a tenere separati Vittoria dal marito Graziano, sicuramente un anniversario che ci tocca molto da vicino, più di un compleanno. Li abbiamo sempre visti insieme, un discorso di fedeltà concreto, gesti e poche parole. E un legame non sempre tanto facile, com’è la vita di ogni giorno, ma rinnovato con affetto dopo ogni piccolo rimbrotto… mamma ad esempio aveva faticato molto quando ci siamo trasferiti qui, nella San Lorenzo dei primi anni 70; una casa appena abbozzata, arpionata ad una strada senza asfalto e senza luci, zanzare a plotoni e quasi nessuna persona amica vicina. Oggi è ben diverso e la casa reca ormai la sua impronta, le sue piante, le sue scelte, i suoi gatti, ma all’inizio, quanta fatica!
Non si tratta di fare un bilancio, ma semplicemente ricordare con affetto il solco nel quale ci si trova a vivere. Perché le cose più evidenti di una madre te le ritrovi poi nei figli.
Come l’accoglienza e l’impegno laborioso e senza chiasso, che nella vita di famiglia riempie le giornate e costruisce il futuro. Abbiamo condiviso per anni la fortuna di essere una famiglia serena, allegra, unita, con tanti impegni comuni e un medesimo orizzonte a fare da sfondo; la nostra casa qui a Sanremo era spesso il teatro di rimpatriate allegre, di riunioni chiassose e informali con i figli e i nipoti, con gli amici e i vicini della nostra San Lorenzo (in una foto di Paolo ho contato 19 persone a festeggiare in sala, altro che distanziamento, ma era il secolo scorso!).
Papà ai fornelli, mamma a infornare le pizze e tentare di ridurre il numero di pentole che papà utilizzava (aver lavorato tutta la vita come chef ti porta volentieri a schierare tutta la batteria di tegami di cui disponi), i figli a preparare rostelle o sistemare tavolate, i nipoti a rincorrere il cane o scorrazzare in campagna. Mangiare insieme è già un’arte che aiuta a vivere ed accettare le tante differenze.
A casa nostra, soprattutto d’estate, era spesso così.
Complice anche le tante condivisioni con la vita marista: i tanti fratelli conosciuto e passati da queste parti, i campi ad Entracque per portare avanti la cucina (e Zeno mi ricorda che mamma è stata anche la madrina della ristrutturazione della “nuova” casa), le visite alle comunità mariste, la presenza dello zio Pippo, gli impegni di Massimo, Giorgio ma anche Roberto, dei tanti maristi conosciuti ed accolti… questo allargarsi della famiglia offriva un orizzonte ancora più ampio a tutti quanti. Più vita.
E mamma senza tanti discorsi viveva tutto questo, lo conosceva bene, lo condivideva, se ne faceva carico e non di rado ci aiutava a portarlo avanti. Avere due figli a tempo pieno in questa dimensione marista e gli altri due impegnati con le rispettive famiglie, era argomento ricorrente. Così alle preoccupazioni per i nipoti si alternavano quelle per la scuola di Giugliano, per le attività di Genova per scivolare fino a Siracusa, toccando i tanti problemi della scuola locale, il futuro dei nipoti, la scelta di un impegno educativo di portata più ampia.
Il resto dei ricordi è tesoro di famiglia.
Adesso inizia il tempo del recupero, della riflessione e della memoria. Uno spazio personale, logicamente; ma tanti piccoli segni, di noi figli, rivelano i tratti migliori di chi ci ha accompagnato per prima, di chi ci ha cresciuti ed aiutato a muovere i primi passi. Una preziosa eredità da custodire e coltivare insieme…
E questo è il ricordino che abbiamo preparato per gli amici…