Contro il rinnovo del memorandum
Senza tanti giri di parole, il memorandum stilato dall’Italia con la Libia, che si rinnoverà (forse non troppo tacitamente) il 2 di novembre, è uno di quegli accordi perversi che cercano di risolvere un problema nascondendo i fatti e negando la realtà. Pagare uno stato, fornirgli motovedette per il controllo del mare (che, per ironia della sorte, si sono rivelate molto utili nel sequestro di alcuni pescherecci italiani!) è sembrato il modo più facile per tenere lontani dai nostri occhi e dal radar delle informazioni la situazione perversa che si verifica in Libia.
I diversi ragazzi che abbiamo incontrato qui a Siracusa, che ho visto negli sbarchi, che trovo nei centri di accoglienza, hanno idee molto precise su cosa avviene in Libia; se papa Francesco li chiama “lager” non è certo per retorica.
Qui a Siracusa diverse organizzazioni si sono mobilitate per una piccola manifestazione. Sappiamo bene che non cambierà il corso delle cose ma restare semplicemente in silenzio quando sai di queste cose, significa diventare complici.
Anche il nostro centro Ciao con la Fondazione Marista hanno aderito, insieme ad Accoglierete, Acquanuvena, Minerva, ARCI Siracusa, Coordinamento per la pace, Gruppo Missionario Ad Gentes, Lealtà e Condivisione, Rete antirazzista catanese, Stella Maris Sicilia Soc. Coop. Soc. e Stonewall GLBT.
Ci siamo ritrovati alle 18 nel cuore di Ortigia, davanti al tempio di Apollo. E’ vero, non eravamo folla, le nostre magliette rosse spiccavano e definivano un piccolo raduno con le forze dell’ordine tranquillamente presenti.
Lo svolgimento è stato molto semplice: all’inizio ci sono state alcune parole di presentazione, la lettura di alcune testimonianze, l’intervento di alcuni migranti che con la loro voce inequivocabile hanno ricordato la durezza del loro passaggio in Libia; una canzone accorata ci ha fatto vibrare al pensiero di queste persone, esseri umani, trattati in modo così ingiusto.
Altri interventi significativi, Rita di Accoglierete, Simona dell’Arci, quello di p. Carlo, che vive anche lui in prima persona il contatto con i migranti, senza troppi sconti (nemmeno nei confronti della chiesa che dovrebbe essere più presente) e poi il referente del gruppo antirazzista catanese che sottolineava la necessità di non restare indolenti. Proprio i cambiamenti di politica e di governo devono ricordarci che alcune situazioni e alcune battaglie sono più necessarie di altre e probabilmente si dovrà alzare la nostra attenzione in difesa di diritti che, se riguardassero noi, susciterebbero ben altre manifestazioni.
Poi, avvinghiati simbolicamente ad una catena, abbiamo percorso via Matteotti fino a piazza Archimede, sede della Prefettura. Alcuni slogan gridati lungo il corteo, molto semplici: no al memorandum, no ai lager libici, accompagnavano i nostri passi.
Quindi il tranquillo ritorno, i ringraziamenti, i saluti, gli scambi tra amici, il sentirsi insieme per un motivo necessario.
Piccoli gesti di piccole persone che tengono in vita quel senso di umanità a volte travolto dalla politica.
Puoi prenderti 2 minuti per guardare le immagini di questa manifestazione (grazie a Enzo, diAccoglierete, per le sue numerose foto) e leggere il manifesto preparato per questa manifestazione.