Quei giorni dopo Natale…

Quei giorni dopo Natale…

Niente da dire: la pausa natalizia di quest’anno è stata una occasione per visitare luoghi (e persone) davvero significativi.

Difficile documentare tutto con precisione e costanza, di cose da fare ne sorgono sempre nei momenti apparentemente tranquilli, ma sottolineare alcuni di questi momenti è doveroso.

Proprio intorno a Natale siamo andati con tutta la comunità marista di Siracusa a trovare i nostri “vicini” di Giugliano in Campania, approfittando così dell’opportunità di visitare con un po’ di calma quella splendida città che è Napoli: il centro, le stazioni della Metro, il Cristo velato, la zona dei presepi… e naturalmente gli amici di Giugliano, con una cena di natale in pieno stampo napoletano (con il pesce che sgusciava da tutti i piatti).

Poi il nostro campo invernale coi bambini di Siracusa e quindi una settimana di relativa calma, ma puntellata, qua e là, da alcune incursioni in luoghi ancora da esplorare: il paese marinaro di Brucoli, le saline di Priolo, la riserva di Vendicari, le rovine di Eloro. Insomma, qualche luogo di notevole interesse, tutte zone apparentemente minori ma che a ben vedere definiscono quel ricco patrimonio, naturale e storico, che questa zona di Sicilia (anzi, la Sicilia tutta) hanno come retaggio.

In particolare ho apprezzato la località di Brucoli e i suoi dintorni, che avevo iniziato a sondare via Internet perché mi sembravano proprio zone interessanti. E devo dire che ne vale la pena. Ci sono stato così 2 volte, la prima il 2 gennaio e poi sabato 13, tanto per sottolineare la piacevolezza del luogo. Tra le altre cose volevo capire se il santuario di Adonai, così poco documentato su Internet, poteva diventare una meta interessante per potenziali incontri, ritiri, momenti comuni di relax.

Il Santuario di Adonai: abbiamo incontrato il responsabile che gestisce questo luogo, don Palmiro. Un prete spiccio, che prende il decespugliatore e mette ordine negli spazi verdi, senza nessun problema; ci ha illustrato rapidamente la situazione attuale del santuario, un luogo bimillenario, probabilmente il più antico santuario dedicato a Maria di tutto l’occidente, visto che qui il termine “Maria madre di Dio” era utilizzato ben prima del concilio di Efeso che lo stabilì come dogma nel 431 d.C. Una immagine molto rimaneggiata che fa bella mostra di sè nella grotta che ha dato origine al santuario; la zona è ricca di tombe già utilizzate nell’epoca greca e forse anche prima, sia per la tranquillità del posto che per la sua scarsa accessibilità, visibile com’è quasi solo dal mare. Il santuario con la struttura di accoglienza si trova a pochi km da Brucoli, lungo la costa, verso Catania, nella località Gesira, una zona costiera ancora intatta e libera da abusi edilizi. Una piccola conca (quasi un canale) incassata nel terreno, ricoperta di vegetazione. Era diventato luogo di rifugio durante le persecuzioni, poi, dopo il IV secolo, lentamente abbandonato, insieme al quadro mariano che la tradizione attribuisce alla mano del futuro vescovo di Lentini.

Nel 1600 la riscoperta fortuita e la nuova rinascita del luogo, che diventa centro di eremiti, l’ultimo dei quali conclude la sua vita negli anni ’50 del secolo scorso. Nuovo abbandono del luogo (e relativo saccheggio) fino alla ristrutturazione degli anni ’90. Oggi è luogo di incontri, raduni scout, colonie estive ed escursioni di scolaresche. Quasi 60 posti letto e un panorama mozzafiato a fargli da cornice(con lo sfondo maestoso dell’Etna), insieme a necropoli e boscaglia tipica del mediterraneo. Un luogo da visitare, raccomandato. Ci torneremo a breve…

Brucoli: è un piccolo borgo marinaro, 2 casette e un paio di vie che lo percorrono, una serie di abitazioni basse, con numerosi quadri dipinti (quasi tutti dalla stessa mano, in questo secolo) ovviamente a soggetto marinaro. Nato alle foci di un piccolo fiume che si butta nel mare dopo un paio di curve provvidenziali, così da offrire uno splendido riparo alle barche. Tanto speciale che veniva utilizzato già nel neolitico e ancora oggi alcune caverne e ripari di quell’epoca sono utilizzati dai marinai come deposito. Il paesino sorge nei pressi del castello Aragonese, un massiccio fortino proprio sulla roccia che controlla la foce del fiume. In queste spettacolari giornate di gennaio, con un sole smagliante, è veramente un paradiso di luce, odore salmastro e tranquillità; stradina a senso unico, con due giri hai completato il paese.

E pensare che nei secoli passati il suo piccolo porticciolo rivaleggiava con quello di Augusta in quanto a traffico per i cereali e per le derrate alimentari, complice ovviamente la posizione riparata delle sue navi.

Il complesso rupestre Pantàkias-Gisira: ma non basta, Guardando Brcoli su GMaps spicca immediatamente la presenza di uno stranno villaggio, nei pressi del santuario, razionalmente strutturato. Si tratta del villaggio turistico che la Valtur ha realizzato a cavallo degli anni ’70, una moda di quell’epoca e un tentativo di sfruttamento intensivo del luogo. A quanto pare questo villaggio non è mai decollato e non ha ricevuto quel traffico di persone che ci si aspettava. Eppure la scelta del luogo vanta degli illustri precedenti storici. Infatti, proprio vicinissimo a Brucoli, lungo il percorso del fiume, si trova un antico insediamento neolitico, tutto realizzato sfruttando la roccia calcarea e la sua posizione strategica. Dalle memorie dei viaggiatori stranieri (Brucoli si trova non per caso nell’itinerario del Grand Tour, interessante curiosare sulla pagina FB dell’associazione che ne cura la promozione). Durante la nostra visita ci siamo incuriositi di questo luogo e nonostante fosse ormai quasi buio, abbiamo cercato di visitare questa zona. L’itinerario non è per niente segnato, ma non è difficile seguire il corso d’acqua, la strada è praticamente una sola e obbligata. Ad un certo punto si incontra uno sbarramento di cemento (una presa d’acqua?) che blocca in pratica il fiume, proseguendo quindi sul lato destro (con le spalle alla sorgente, da bravi scout) ci si addentra in una sorta di fiordo dalle alte pareti e lungo il percorso si incontrano numerose grotte, cavità e anfratti che prima dell’arrivo dei greci, verso l’800 a.C. erano già ampiamente abitati dalle popolazioni sicane. Il luogo è affascinante, anche perché in questo periodo l’erba alta, i rovi, le frasche e la vegetazione la fanno da padrona. Molte grotte sono appena visibili e solo qualcuna è di facile accesso (ma poi ci ritrovi dentro l’immancabile segno dell’imbecillità umana che non perde occasioni per scritte fuori luogo).
Basterebbe davvero poco per valorizzare ancora di più questa passeggiata, questi luoghi, queste memorie.

Inutile dire che l’album fotografico su Brucoli e dintorni è particolarmente abbondante

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