L’altra metà di Melilla
Niente paura, non si tratta di un reportage “dietro le quinte” o qualcosa di losco; semplicemente ieri, con un bel gruppo di coraggiose alunne del Progetto Alfa abbiamo fatto una bella passeggiata per completare l’itinerario che avevamo iniziato a suo tempo, nel mese di novembre (con la passeggiata fino… ai confini nord di Melilla!); anche questo `serve per integrare le persone, conoscersi meglio, condividere ed apprezzare il luogo in cui si vive.
Ancora una volta Juan Antonio è stato la nostra guida esperta di Melilla (visto che siamo in una “gabbia per conigli” è giocoforza conoscere bene tutti gli angoli del nostro territorio, soprattutto quelli più caratteristici e lui li conosce davvero tutti); per le alunne, che solitamente lo vedono nei panni del prof di matematica, è sempre una gradita sorpresa!
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L’itinerario era semplice, una volta usciti dal Collegio La Salle e presa la direzione a sud siamo andati verso la rotonda del Ldl (anche qui i toponimi sono presto modificati!) e poi a destra, verso l’antico passo di frontiera di Farhana (chiuso ormai da quasi 3 anni), un tempo molto frequentato.
Qui si costeggia la zona del Ceti, il grande centro di accoglienza temporaneo (per la cronaca, attualmente ospita 800 persone, il 60% dei quali di provenienza sudamericana, misteri dei flussi migranti… ma questo è un altro discorso!), e da qui si inizia il cammino vero e proprio, lasciando il cemento e asfalto per iniziare a scarpinare sulla pista militare (si chiama proprio “pista de carros”), utilizzata spesso per esercitazioni e manovre militari (che qui a Melilla sono ovviamente molto frequenti); superato il Ceti abbiamo anche intravisto il centro per minori del Baluarte (conosciamo alcuni dei suoi ospiti per i corsi che realizziamo come CentroFratelli), mentre sulla nostra destra si poteva immaginare lo splendido campo di golf (incredibile, vero, ma a Melilla esiste per davvero un campo di Golf a 9 buche!); sparsi qua e là gruppi di ospiti del Ceti, ben suddivisi per provenienza, che bivaccano e si cuociono qualcosa su di un fuoco a legna…
Continuiamo il nostro itinerario, superiamo un barranco (il letto di un ruscello), un’alta colonna, forse un’antica ciminiera, e giungiamo a costeggiare l’aeroporto. E poco dopo riusciamo persino a contemplare, nasino all’insù, un decollo e un atterraggio, quasi dal vivo e a poca distanza; finalmente ci avviamo verso la zona della frontiera di Beni Enzar, dove possiamo notare i cambi che da poco si sono introdotti per i flussi dei frontalieri (la Spagna dovrebbe aver introdotto nuove modalità digitali, con strumenti di riconoscimento facciale…). La fatica inizia a farsi sentire, perchè siamo partiti verso le 16:30 e sono ormai le 18; decidiamo così di prendere la passeggiata marittima per ritornare verso casa. Tutto bello piano e tranquillo, sotto un cielo sereno e tiepido. Qui l’inverno è praticamente un eufemismo e i 16 gradi che si leggono sulle segnaletiche la dicono lunga sulla mitezza del clima.
Finalmente giungiamo alla piazza multifunzionale (come nome non è davvero un granchè), poco dopo superiamo la Plaza de Toros (l’unica operativa in tutta Africa…) e rapidamente raggiungiamo la nostra “casa”. Sono ormai le 19 e qualcosa, il sole ci regala ancora un po’ di luce, le ragazze appena scorgono una panchina la occupano d’ufficio, ma tutto sommato è comprensibile. Abbiamo percorso allegramente 10 km e le gambe ringraziano (Juan Antonio, ovviamente, ha monitorato tutto il percorso, come si vede dalla mappa!).
Salutiamo Farida, l’infaticabile animatrice e leader del gruppo e tutte le altre intrepide camminatrici e ci diamo appuntamento per una prossima volta.
Chissà se riusciremo a trovare un nuovo itinerario, o almeno in parte originale… 🙂
Ecco l’album fotografico della nostra passeggiata del 7 febbraio – pista de Carros