La resa mite
Vivere a Siracusa ed essere quasi quotidianamente a contatto con migranti e stranieri sta diventando una sorta di osservatorio speciale. Di quelli che permettono di cogliere le diverse visuali e lunghezze d’onda delle persone, al di là degli schemi e di certi stereotipi.
Si incontra un po’ di tutto anche se spesso le situazioni in cui ci imbattiamo sono quelle più ai confini del normale.
Qualche giorno fa un messaggio di Susy, del CNA con il quale spesso si collabora e ci si scambia idee e suggerimenti. Mi segnalava una persona con grossi problemi di salute, i postumi di un incidente non ancora risolto, con la necessità di visite, di spostamenti, di aiuto, insomma.
Sembrava proprio uno di quei sassolini che ti si infila nelle scarpe, tenti in tutti i modi di farlo scivolare via, ma niente, resta lì. Giorno dopo giorno quel messaggio rimbalzava sugli altri. Così ne parlo un po’ all’amico Daniele che a quanto pare lo conosceva già. In questi giorni Daniele è tutto preso perché il centro Freedom di Priolo ha riaperto ed è di nuovo pieno di persone, un 150 che almeno hanno un riferimento più sensato e logico. Con la storia che le leggi sui migranti sono praticamente saltate e si sta ancora aspettando (ormai da troppo tempo), sta diventando sempre più difficile aggiustare i cocci, aiutare le persone, favorire una integrazione reale. Che poi è l’unica strada possibile se vogliamo un futuro degno di questo nome, ma quanta fatica per realizzarlo!
Questo nostro amico poi me lo incontro inaspettatamente davanti, al mattino presto, proprio nei giardini del santuario di Siracusa, mentre sta facendo l’unica cosa possibile che nelle sue condizioni si può fare, chiedere aiuto alla gente. Quando gli dico che il giorno dopo avremmo cercato di trovare una qualche soluzione per i suoi problemi, non finisce più di ringraziare…
E il giorno dopo riusciamo ad organizzare l’incontro, giusto per dipanare i tanti problemi che si sono ingarbugliati, anche per colpa del coronavirus. S. è ormai grande, avrà sulla quarantina, sorridente, tranquillo, una persona pacifica e grande lavoratore. Stava lavorando infatti, ovviamente in nero, e il suo padrone lo aveva mandato a sistemare un albero, alto. Ma c’era vento. “C’è troppo vento, è pericoloso”, ma poi era dovuto salire lo stesso. Un colpo più forte, la caduta e si è risvegliato all’ospedale. Fratture, femore malconcio, alcuni giorni in coma e tanti guai e quei pochi amici che promettevano sempre qualcosa non si vedono nemmeno più. Aggiungici pure il lockdown, la frattura che stenta a saldarsi, la stampella che ormai è compagna di viaggio… Vediamo che ha un foglio per una visita medica, ma a metà agosto. Sono mesi che sta aspettando. Daniele lo invita ad andare all’ufficio dell’ASP per chiedere una visita più ravvicinata e possibilmente di chiamarlo quando è allo sportello per poter parlare con il personale dell’ufficio.
Dopo qualche giorno lo incontro di nuovo, quasi per caso, fuori dal CIAO, ha ottenuto la visita, andiamo già un po’ meglio, è per il 23 luglio, ma ci sarebbe anche la possibilità di una visita più ravvicinata, il 2 luglio, un po’ lontana da Siracusa: a Noto. Ne parliamo con Daniele, sicuramente vale la pena così … gli dico che ci pensiamo noi ad accompagnarlo.
Ma il giorno della visita, dopo un rocambolesco appuntamento (per S. è difficile anche ricaricare il telefono, vive da un amico, in modo piuttosto precario, non sempre ci sono le comodità che pensiamo ovvie, quasi quasi rischiavamo di non incontrarci nemmeno!). Arriviamo comunque all’appuntamento, 1 minuto di anticipo, siamo quasi contenti. …ma quando il medico esce dallo studio, dove non c’è ancora nessuno e vede il foglio ci ricorda anche un po’ bruscamente che dovevamo prenotare la visita, che S. non è in elenco, che anche volendo non si può fare, che sul foglio è chiarissimo che bisogmava prenotare (in effetti la scritta è disarmante nella sua stesura, se anche voi mi aiutate a capirla…ve la riporto…):
Prima disponibilità: 1 luglio, ore 14:50 Presso Dott. XXX
Poliambulatorio di Noto.
Richiesta con accettazione da parte dell’utente dell’erogatore
con tempo diverso dal più breve.
Data e Firma
Provo pacatamente a chiedere se non è possibile visitarlo lo stesso, veniamo da lontano, S. è già da mesi che aspetta…. Niente da fare. E così ce ne dobbiamo tornare indietro. Senza prenotazione non se ne parla proprio. Preferisco non manifestare in nessun modo il mio dissenso, non voglio che a rimetterci sia ancora una volta S. che mogio mogio mi segue mentre torniamo in macchina.
Lungo la strada del ritorno S. racconta un po’ la sua vita, nel suo stentato italiano. E così molti dettagli chiariscono il suo quadro, già abbastanza cupo. Gli avevo mandato una sfilza di messaggini su whatsapp e mi preoccupavo che non rispondesse, ma lui mi rivela che … “il mio nome lo so scrivere, ma il cognome è difficile”, non sa nè leggere nè scrivere. E’ arrivato dal Marocco prima del 2008, ormai sono tanti gli anni di permanenza qui a Siracusa, non ha girato da nessun’altra parte, sempre impegnato in lavori di basso livello, contadino, guardare le pecore, lavori pesanti. Documenti? Nessuno, non è mai riuscito a regolarizzare la sua posizione, anzi, qualche “amico” è riuscito persino a spillargli 1500 € con la promessa di regolarizzarlo, poi ancora 500 € per chissà quali pratiche, altri soldi ancora per gli onorari…, insomma, tante prese in giro. Ha sempre lavorato, mandando qualcosa alla sua famiglia in Marocco, il padre è morto nel 2000 e in famiglia sono in tanti.E’ un racconto mesto quello che mi fa, non si arrabbia per le troppe sfortune, gli imbrogli, condisce la storia con un “poverino” ogni tanto e quello è lui… Veramente.
Fa tenerezza e quando lo riporto vicino a casa sua ci salutiamo sperando di trovare una soluzione migliore nei prossimi giorni.
Ma non sarà certo facile…