Naposole…

Naposole…

Sono appena tornato (si fa per dire, giocavo in casa!), dall’incontro organizzato dall’associazione Minerva per la presentazione del libro Dove sei, di Alessandro Flora.

Si tratta di un libretto scomodo, racconta l’esperienza di un padre che perde la figlia di 9 anni, nel giro di poche ore. E deve farsi una ragione che da quel momento le cose cambiano profondamente. Lui è un ingegnere geotecnico, insegna all’Università di Napoli e da persona non credente rivendica un suo personalissimo percorso di senso in tutto ciò. Eravamo un bel gruppetto, perché la responsabile dell’associazione mi aveva chiesto di introdurre l’autore e il libro, visto che lei si sentiva, conoscendolo, troppo emotivamente ingarbugliata.

Così il libro me lo sono letto durante i giorni di Natale e all’inizio del nuovo anno. Un’esperienza toccante, seria, sofferta. Riporto qui semplicemente le domande che ho cercato di porgli, come filo narrativo per la serata, che poi si è trasformata felicemente in uno scambio di esperienze tra i vari presenti.

Dove sei? Di Alessandro Flora, EDB

Associazione Minerva, 26 marzo 2019

Incontrare l’autore di un libro è un’occasione ghiotta per andare al di là del testo, condividere un’esperienza, ma l’esperienza narrata in questo libro è molto particolare; l’autore si racconta, ci lascia entrare nell’intimità della sua vita, della sua famiglia, per farci parte di un’esperienza che nessuno di noi vorrebbe mai incontrare: la perdita di un figlio. Sara a 9 anni, in un batter d’ali viene sottratta al padre, alla sua famiglia. Tutto sembra crollare. Dopo un anno questo dolore si trasforma in un libro… come è stata questa gestazione…?

Spesso ci lasciamo travolgere dalla vita e dai suoi impegni, e solo quando ci cadono addosso macigni come questo cogliamo veramente il peso e il senso della vita, è proprio vero che non siamo mai pronti o preparati a situazioni del genere? E la mia esperienza potrà essere un dono, un aiuto, una guida, per altri?

Tante le domande che ci piacerebbe rivolgere, ma un libro così intimo ci obbliga ad entrare in punta di piedi, o forse questo è un tentativo di seduta terapeutica aperta, per rielaborare questo evento in modo pubblico, quasi per obbligarci ad andare fino in fondo, avendo chiamato a raccolta tanti testimoni? In questa epoca così social ma così rarefatta nei rapporti veri,, “raccontarsi” aiuta veramente? O lo facciamo per obbligarci a riflettere, quasi un parlare a noi stessi?

Quando tutto ci sembra crollare, solo una famiglia forte ci aiuta a superare questi momenti, a rielaborarli senza perdere l’equilibrio; emerge nel libro un forte ruolo della famiglia, degli affetti, della condivisione di un percorso. La moglie e i figli grandi sono un punto di riferimento… Diamo sempre tante colpe alla famiglia (noi prof, soprattutto!), ma senza questa presenza, come avremmo portato il peso? Quanto è ancora importante la famiglia oggi?

Nel libro emerge fin da subito e in forma seria il “senso ultimo” o definitivo che la vita umana ha, o dovrebbe, o vorremmo che avesse. La realtà narrata non consente sconti. O affronti questo tema o perdi il senso della tua vita… Ma guardandosi intorno non trovi molta gente che si pone queste domande; troppe volte ne facciamo a meno, forse si può vivere ugualmente? Cambia qualcosa? E come?

L’uomo di oggi non accetta volentieri il confronto su queste situazioni, trova anzi mille modi per eludere queste domande, e ovviamente anche tutte le possibili risposte. Forse questa ricerca è un nostro tentativo di continuare un dialogo con la persona cara ora assente, prolungare la presenza di chi ci è stato tolto? Insomma, una forma di illusione per mitigare il dolore?

Nel suo percorso si è imbattuto in uomini di fede che hanno saputo, se non dare risposte, almeno accompagnare in modo delicato nel dolore. Penso a don Gennaro Matino, molto presente nel testo; in queste situazioni conta di più la persona o il ruolo che uno riveste? Più l’uomo o il sacerdote?

Il tema religioso traspare in filigrana, in questi momenti se cerchi veramente una risposta non puoi eluderlo e quindi lo affronti con le capacità che ti sei costruito nel tuo percorso di formazione. Ma in tante famiglie questo discorso ormai riveste un’importanza marginale, una sorta di spazio per le tradizioni da conservare… e poco più; in questo viaggio, che scoperte ha fatto al questo riguardo?

Per chi ha il dono della fede queste situazioni suscitano domande non meno lancinanti (anzi! Il “perchè proprio a me?” sembra ancora più inevitabile), e sono altrettanto impegnative. Viene da chieddersi se sul versante del semplicemente umano esistono risposte soddisfacenti?E bastano?

Nel libro ci scappa una battuta sul dialogo (strano per un prete), un tempo la cultura era quasi solo targata “cristianesimo”, oggi siamo forse giunti ad un capolinea dove il religioso è quasi emarginato; speriamo di tornare ad un dibattito più equilibrato; se ne vedono le premesse oppure siamo destinati a restare su steccati contrapposti?

Dietrich Bonhoeffer assassinato nel 1945: aveva preso parte alle cospirazioni antihitleriane. la sua colpa? Avere “detto la verità”. Ma che cos’è, la verità? Ecco le sue parole (da Etica, uno dei libri capitali del Novecento):
«Dal momento in cui impariamo a parlare, ci sì insegna che le nostre parole devono essere veritiere.

Che cosa vuoi dire? Che cosa significa: “dire la verità”? Che cosa ci viene richiesto? Quando la vita ci inchioda con la sua parola Fine, abbiamo solo bisogno della verità, e vogliamo dobbiamo cercarla. E’ questo che ha cercato, che cerchiamo?

Nella Bibbia incontriamo un uomo che vive tragicamente l’assenza di un figlio, anzi, di vari familiari: Giobbe, un protagonista di primo piano che però sembra accettare rassegnato che le cose avvengano; ma la fede non ci chiede rassegnazione, è troppo poco. Come “ribellarsi” a certi modelli di fede?

E quasi alla fine diamo spazio anche alla piccola Sara: come sta andando avanti la fondazione Naposole, di cui si accenna nel libro?

Mi piace concludere con una sua frase che può essere una preghiera, o una richiesta di maggior coerenza per chi si impegna a seguire il vangelo: la fede dei cristiani è la mia speranza. E’ ancora così oggi? Ma questo libro non è già un segno di speranza …?

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