Parabola felina…
Qui gatta ci cova! Non sono un fedele devoto dei palinsesti Rai e non seguo nemmeno con blanda frequenza le trasmissioni di Insinna. Ma quando mi capita di associare il suo nome o il suo volto a qualcosa, sicuramente il link si conferma ad una qualche trasmissione televisiva. Aver trovato in giro un suo libriccino, un piccolo testo, mi ha incuriosito e ho provato a leggerlo…
Lettura gradevole quella de Il gatto del Papa, semplice e senza impegni, un testo anche breve, il che aiuta a circoscrivere l’impegno e poi a conservare la memoria. Si definisce come una favola, di quei testi cioè dove gli animali parlano e rispecchiano con evidenza alcune caratteristiche di noi umani. Ma qui ci sono anche persone in carne e ossa, un vecchio papa di bianco vestivo, un camerlengo fin troppo preoccupato… ma ormai anche i generi letterari sono molto liquidi e serve a poco incasellarli in precise geometrie.
A fine lettura rimane un senso gradevole ma incompiuto, qualche spunto interessante ma un finale che viene taciuto proprio dove poteva iniziare, invece, la storia vera.
Abbiamo questo papa anziano, che può fare benissimo riferimento sia a Giovanni Paolo II che a papa Francesco; ormai di acciacchi ne ha da riempire diverse cartelle cliniche anche l’attuale.
E poi inizia a comparire questo gatto nero, garbato ma insistente, che sfidando gli abbinamenti scaramantici è tutt’altro che una presenza malefica o combinaguai. Diciamo che è più un grillo parlante che stuzzica il pontefice a riprendere la barca e andare al largo.
Senza spoilerare più del necessario, i dialoghi tra il papa e il gatto sono attualizzazioni abbastanza concrete di quanto già conosciamo di questi papi, della loro capacità di entrare in contatto con le persone in modo informale e diretto, niente di inedito. Resta evidente l’invito a scrollarsi di dosso alcuni comportamenti paludati e istituzionali, una certa ansia francescana a vedere la realtà con gli occhi della gente, in particolare dei più sfortunati, per rinfrescare il messaggio del vangelo.
E il finale poi si spalanca su nuove possibili avventure, un po’ ingenue, ovviamente, come però una favola può facilmente evocare.
Peccato che di solito i gatti che incontro io, che ho accarezzato, inseguito, coccolato, fotografato… non siano mai stati così loquaci. Cosa mi sono perso…?