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Categoria: eventi

Fosse un giorno come tanti…

Fosse un giorno come tanti…

Il 18 dicembre per l’OIM, uno dei numerosi servizi ed uffici delle Nazioni Unite, fondato nell’ormai lontano 1951 è il giorno del migrante. Forse il calendario è fin troppo pieno di ricorrenze simili (il giorno del Rifugiato promossa dall’UNHCR per il 20 giugno, la Giornata della Memoria e dell’accoglienza del 3 ottobre, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato del 20 settembre… e ci fermiamo a quelle di rilevanza sovranazionale). Gli appuntamenti per sensibilizzare le persone non mancano, almeno sulla carta; quello che invece nella pratica manca ancora è una reale comprensione di questo fenomeno che ancora troppe persone considerano una “emergenza” (come quella climatica) che prima o poi passerà e una consapevole strategia per tentare di offrire risposte decenti a questa situazione..

Fino ad agosto mi trovavo a Siracusa, in Sicilia, dove il tema dei migranti assume una dimensione certamente più critica ed evidente. Strano che proprio nel primo anno del nuovo governo di centro-destra, che avrebbe dovuto risolvere in un modo o nell’altro questa emergenza, le cose siano andate in modo ben diverso dalle previsioni. Anzi, completamente in direzione opposta.

Basterebbe questa semplice tabella con il suo relativo istogramma a ricordare e tenere ben presenti i numeri. Dopo le cifre impressionanti degli anni dal 2014 al 2017, la pausa globale dovuta al Covid, ora ci ritroviamo a fare i conti con una nuova impennata; ho prelevato poco fa i dati dalla pagina ufficiale del Ministero dell’Interno, che quasi ogni giorno pubblica un esauriente report degli sbarchi, dati sulle età e sulle provenienze. Fino a pochi mesi fa questi numeri li vedevo facilmente riflessi nella società concreta, sia partecipando come volontario della Croce Rossa alle operazioni di sbarco come a quelle di trasferimento dei minori. Insomma, quando ti ritrovi al porto di Augusta o ad accompagnare minori in giro per la Sicilia (e anche nel resto di Italia), questi numeri si traducono in nomi e volti (ho ancora gli elenchi da qualche parte) e certamente fanno pensare.

Fanno pensare ad esempio a quale strategia di accoglienza si stia praticando, quali soluzioni siano previste, quali itinerari si possano offrire a questo fiume di persone che certamente non si fermerà. Quello che purtroppo ho osservato nella realtà è l’impietoso rimpallo di tante situazioni, cioé persone, che vengono spesso spostate e distribuite, senza un vero progetto. Nel frattempo si rallenta il processo e si cerca di bloccare questa deriva.

Nel luogo in cui mi trovo adesso, qui a Melilla, le cose sono completamente diverse. Dopo la pandemia e dopo il tragico “incidente” del 2022, i flussi sono praticamente scomparsi, cioè, hanno cambiato direzione e qui in città non si vede praticamente nessuna presenza migrante.

Pochissimi gli africani sub-sahariani di passaggio; nel nostro Centro Fratelli attualmente ne abbiamo uno solo, proveniente dalla Costa d’Avorio. Eppure il centro CETI di Melilla (centro temporaneo per gli immigrati) risulta pieno, con più di 160 presenze, ma si tratta quasi completamente di sudamericani che cercano in questo fazzoletto di terra una soluzione più rapida per la loro richiesta di asilo!

Il totale degli sbarchi in Spagna di quest’anno supera i 30 mila, e già dal primo trimestre evidenziava un calo di oltre il 36 % rispetto all’anno precedente ma il problema si fa sentire quasi esclusivamente nelle isole Canarie, non nel resto del paese; alcuni dati i possono trovare su questa pagina del Consiglio Europeo.

E così, tra una guerra e un rigurgito di attacchi nella zona del mar Rosso, una costellazione di stati Africani che confermano le tante crisi presenti nel continente (climatica, demografica, guerre civili, derive dittatoriali) pensiamo che il problema si possa arginare. Le previsioni dell’Onu sono facili da rintracciare e parlano chiaro: dovremo prepararci ad un secolo nomade e le cause di spostamento sono chiaramente in crescita, mentre le destinazioni sono per il momento ancora le stesse, in particolare il nostro mondo occidentale.
Una bella scrollata per iniziare a riflettere in modo diverso su questi prossimi scenari diventa sempre più necessaria…

E che la luce splenda…

E che la luce splenda…

Mi ero quasi abituato, negli ultimi 4 anni, a festeggiare santa Lucia in modo speciale. Essere concittadino della santa siracusana è stato una bella occasione per approfondire meglio questa figura così antica ed emblematica.

E il perdurare dei proverbi (S.Lucia, il giorno più corto che ci sia…è un refrain che ancora si sente) è indice di tanta storia, a volte sotterranea, che però talvolta trova occasioni per emergere. Quando racconto a miei vari alunni della riforma del calendario gregoriano nel 1582, molti rimangono stupiti che sia esistito un anno senza una decina di giorni sul calendario e che il semplice (!) calcolo delle ore comporti modifiche così impegnative sui ritmi della nostra vita.

“Girare” intorno al sole, come sempre ci sembra, ci tocca davvero da vicino, non serve nemmeno riprendere in mano gli strumenti del contadino per rendersene conto. E’ stato così anche per i nostri fratelli ebrei, che proprio nei primi giorni di dicembre festeggiano l’Hannukah, festa della luce.

Per l’occasione abbiamo accolto anche noi l’invito della comunità ebraica e partecipare così alla festa di accensione delle luci di Hannukah, che si è svolta a Melilla, ancora sotto l’emblema cittadino, uno sponsor laico ma molto attento ai temi del rispetto e della convivenza tra le culture. In quella serata, però, si è avvertita quasi la nota stonata dell’assenza ufficiale degli amici musulmani (qualcuno aveva sottolineato infatti la presenza del 75% delle comunità di fede locali). Comprensibile però, dati i tempi che stiamo vivendo e le tragiche vicende nella striscia di Gaza…

La nostra Comunità Fratelli anche per questo aveva pensato, da un po’ di tempo, ad un momento di preghiera inter-religiosa che fosse svincolato da qualunque riferimento pubblico o politico. A nostro favore gioca ovviamente il fatto peculiare di avere, tra i molti alunni della scuola lasalliana, una rappresentanza ben evidente di tutte le fedi. Così avevamo iniziato a diffondere l’invito per un semplice momento di preghiera, rivolto alle quattro comunità presenti.

L’incontro, molto semplice, si è svolto nella serata del 14 dicembre nel grande salone della scuola (e per il sottoscritto era già un regalo speciale). Una coreografia minimalista ed essenziale, per dare spazio e protagonismo ai 3 libri delle grandi religioni monoteistiche, intronizzati con una suggestiva processione-danza realizzata da alcuni alunni della scuola. Inizialmente avevamo qualche dubbio sulla partecipazione (“verrà qualcuno?”), ma diffondendo l’invito anche tra le tante persone che gravitano intorno al Progetto Alfa, ben presto ci siamo resi conto che non ci sarebbero stati problemi. Avevamo stampato una 30ina di copie della celebrazione, ma poi abbiamo dovuto invitare a condividere il foglio almeno col vicino, perché non bastavano proprio.

Nella preghiera è stato lasciato uno spazio libero alle diverse fedi, con un momento di lettura dal rispettivo testo sacro e un breve commento. Anche il semplice ascolto della declamazione nella lingua originale dei testi invitava ad una maggior riflessione (per noi cristiani l’utilizzo della lingua normale a volte può favorire una certa distrazione, quasi una sorta di insignificanza). Poi la musica, linguaggio interculturale per eccellenza: un canto di ingresso (il suggestivo Dall’aurora del Genrosso che ha come testo il salmo 62), l’Alleluja di Cohen e il brano Solo le pido a Dios cantato in 3 lingue (spagnolo, arabo ed ebraico). Niente di più. A nostra insaputa c’era anche qualche giornalista... e il video è sufficiente a narrare l’evento.

E’ stato bello e semplice condividere il tempo insieme, nel silenzio e nell’ascolto, nello scambio di saluti e di sorrisi, nella consapevolezza che le differenze ci sono, ma non sono la cifra più evidente della nostra vita. Potrebbe essere un’iniziativa da ripetere, da replicare altrove… basta solo un pizzico di buona volontà.

Fosse anche una metaborgatara…

Fosse anche una metaborgatara…

Sono partito da Siracusa da ormai 4 mesi, ma per i ricalcoli del web ogni tanto le notizie che mi scorrono in prima pagina inseguono ancora le vecchie impostazioni. Così ieri mi è capitato così di rivedere immagini note, ma con un titolo che non mi aspettavo. Riguarda una piccola campagna di sensibilizzazione per il progetto Metaborgata, che si sta svolgendo proprio a Siracusa, e proprio nelle zone che fino a poche settimane fa erano anche le “mie zone” di vita quotidiana.

Il titolone di Repubblica era di quelli più orientati ad agitare le acque che a progettare un futuro migliore, ma sappiamo bene che questo è spesso il piglio normale dei giornali: polemica tra Curia e associazioni…, grosso modo il testo dell’articolo riprende quello pubblicato dalla testata locale di Siracusanews e anche da Siracusaoggi. Logico che il passaggio dalla ribalta locale a quella più ampia del paese intero può contribuire ad alimentare malintesi e l’inseguimento di qualche polemica. Il tutto a meno di una settimana dall’inizio dei festeggiamenti per s. Lucia, gesti antichi che ancora, dopo l’arresto prolungato a causa della pandemia, faticano a riprendere con il ritmo consueto della tradizione.

E l’importanza grande di s. Lucia si avverte quasi più al di fuori della Sicilia che dal suo interno. Caravaggio in un paio di mesi ha realizzato un quadro che ancora oggi, dopo secoli, desta ammirazione nella basilica a lei dedicata; poche chiazze di rosso luminoso, e una composizione insolita riescono a narrare un’esperienza che ha valicato i secoli. E ricordo amici delle valli bergamasche in attesa dei doni che la santa portava, sulla groppa del suo asinello proprio nella notte del 13. Per non parlare dei festeggiamenti svedesi, dei problemi di calendario che ne avevano consolidato l’importanza (il giorno più corto…). E’ una cornucopia di tradizioni e narrazioni.

Continuando nella lettura dell’articolo, vedo poi che trovano ampia eco le parole di Viviana, una delle promotrici del progetto, con il quale abbiamo direttamente collaborato. Avendo vissuto queste cose dal loro interno, la percezione che ne ho adesso, complice il distacco ormai completo e la lontananza, possono favorire alcune riflessioni.

Le immagini in questione erano già state diffuse da tempo e nelle attività svolte in piazza (sopra ho riportato alcune immagini dell’evento che si era svolto nel dicembre del 2022) lo scopo di creare appartenenza e collegamento tra le varie comunità era evidente; la scelta di questo messaggio simbolico, faceva leva proprio sul ruolo di un personaggio così emblematico e caro a tutti i presenti, ne avevamo anche noi una, nella nostra sede e ogni tanto ci veniva in mente di collegarla con l’altra immagine che avevamo scelto per accogliere le persone che ogni giorno entravano da noi, presso il centro CIAO.

Si tratta delle riproduzione della Madonna di Loreto riprodotta qui a fianco, realizzata dalla pittrice M. Gallucci, che avevamo contattato per poter inserire nel nostro ambiente questo simbolo che ci aveva immediatamente colpito. Tante le persone che coglievano in questa immagine un messaggio chiaro di accoglienza, di fragilità, di evocazione di un dramma con il quale molti, troppi, avevano a che fare. Senza nessuna polemica, perché di volti simili ne entravano ogni giorno, ciascuno con un differente carico di angosce e difficoltà.

Mi auguro semplicemente che l’impegno concreto di tanti e la buona volontà di tutti quelli che vedono in s. Lucia un esempio da seguire e non solo una tradizione da perpetuare prenda il sopravvento su questi incidenti di percorso.

Certamente, a volte la comunicazione si arrotola su piccoli corto circuiti, si informano prima gli amici, le associazioni che tanto sappiamo bene sono impegnate a lavorare senza badare troppo alle didascalie delle immagini, senza nemmeno badare troppo alle immagini, che per altre sensibilità possono risultare un po’ spiazzanti; forse coinvolgere fin dall’inizio i francescani della basilica (che dal 1600 vivono con dedizione questo impegno)… ma è anche vero che la realtà di oggi è notevolmente diversa da quella di un tempo, fosse anche solo il tempo di pochi decenni fa.

Oggi Siracusa, una città demograficamente in calo rispetto agli inizi del secolo, conta circa 116mila abitanti e gli stranieri residenti sono in discreto aumento, rappresentano praticamente il 5% del totale e corrispondono ad oltre 5.000 persone. La comunità straniera più numerosa è quella che proviene dallo Sri Lanka con il 23,7% di tutti gli stranieri presenti (e si tratta in gran parte di persone di religione cattolica), seguita dal Marocco (14,3%) e dalla Romania (8,0%). Meglio conoscerli i numeri, altrimenti si rimane sempre un po’ troppo sul vago, a questo link si possono scoprire altri dati in proposito.

Il 13 dicembre non è lontano, in quei giorni la piazza brulicherà di gente; da sempre le piazze sono luogo di incontro e di eventi, ricordo ancora quelli svolti pochi mesi fa per il conflitto ucraino e sappiamo bene quanto siano lunghe certe strade. Ci auguriamo di poter continuare a percorrere insieme questi sentieri sapendo che a volte può essere un po’ difficile e problematico. Come la vita, d’altronde.

Diwali, e siamo già a capodanno

Diwali, e siamo già a capodanno

Non pensavo che Melilla fosse così avanti, ma da quanto mi riferiscono le nostre fonti, siamo già al primo capodanno. E non c’entra niente nemmeno l’avvento.

Siamo alla festa di Diwali, che simboleggia la vittoria del bene sul male, ed è la festa …più importante dell’India. Ma che c’entra con Melilla? In effetti siamo abbastanza distanti, ma qui il senso dell’intercultura ha assunto una bella dimensione e la piccola comunità di indù presenti sul territorio (davvero pochi, meno di un centinaio) sono particolarmente attivi e vivaci. Tra l’altro il responsabile è anche uno dei volontari del Progetto Alfa che si realizza proprio nella nostra scuola (si tratta di Ramesh, che si dedica alle lezioni di inglese per le nostre “alunne” della sera) e quindi ogni volta che si può, la collaborazione è presto fatta e molto intensa.

E anche in questa occasione mi sono lasciato prendere la mano, letteralmente, dopo aver raggiunto nella sera di sabato la Piazza delle Culture (nome omen) e aver girovagato un po’ tra stand di incensi, candele profumate, spezie tipiche dell’india, piccoli set fotografici per selfie in stile bollywood, street food dal profumo intenso e … alla fine sono capitato nella tenda dove si praticavano disegni a base di hennè, la famosa tintura orientale, molto legata ad alcuni miti indiani (Shiva, in particolare) ma anche nordafricani e in particolare molto diffuso proprio in Marocco. E siccome tutte le “operatrici” erano praticamente alunne che frequentano il nostro progetto Alfa, la buona Farida animatrice e responsabile delle attività, mi ha praticamente costretto a provare questo speciale trattamento. E il risultato è quello che si vede.
E che per il resto della settimana penso che farà bella figura sulla mia mano sinistra; vediamo cosa diranno le altre alunne del corso del mattino! Quando poi mi ha chiesto di scrivere una parola, siamo andati sul sicuro: grazie – shukran!

Davvero interessante vedere che il confronto con altre culture, tradizioni e anche religioni si può davvero vivere in chiave tollerante e fraterna, questo almeno è il messaggio che si cerca di dare in modo convinto e sicuramente, di questi tempi, è già una bella notizia.

Sul quotidiano locale Il Faro di Melilla si può leggere un resoconto, con foto e altri dettagli di questa festa

Perché il mio album fotografico, dato l’orario notturno, non è particolarmente interessante, a parte qualche sessione di ballo bollywodiano che decisamente è tutto tranne che … una passeggiata 🙂

Il famoso fattore T di Siracusa

Il famoso fattore T di Siracusa

Forse ho scoperto la pietra filosofale che risolve i problemi, il fattore che inserito con sapienza e costanza permette a questa piccola città di risolvere (o almeno di eludere) i suoi tanti piccoli problemi. Eppure era facile da scoprire e da riconoscere…

Ci avevo già pensato un paio di anni fa, quando in Via Agrigento, poco prima di immettersi su Via Piave, era successo un piccolo incidente: la strada era stata chiusa, transennata e fasciata con le onnipresenti strisce rossobianche del pericolo generico, cippi e paletti in mezzo alla strada per impedire l’incauto passare delle macchine. Sulla parete della casa sembravano più evidenti del solito alcune crepe, segnale di un possibile serio pericolo. Si provvederà alla manutenzione, alla riparazione, a breve sorgerà la solita impalcatura per consentire ai muratori di sistemare il tutto. Ma poi il tempo, col suo manto pietoso, si è impadronito del problema; poco alla volta, mese alla volta, sono scomparse le strisce rossobianche, poi i cippi, poi le macchine hanno ripreso a transitare. Ora non si nota praticamente più nulla. Tranne le stesse crepe sulla facciata. Non c’è stato nessun cantiere o riparazione (almeno visibile dall’esterno), ma tutto è tornato come prima. Risolto….

Un fatto analogo è capitato poche settimane fa in Via Enna, all’altezza del n. civico 29. Dopo le forti piogge di fine novembre abbiamo visto arrivare persino i vigili, con il mezzo, la scala, numerosi occhi attenti. Dal tetto si erano staccati dei calcinacci e logicamente uno si chiede se la stabilità del cornicione, ecc. ecc.

Come era prevedibile il piccolo angolo di strada, tutto il marciapiede e la zona di sosta viene transennata e inibita al passaggio.

Eravamo anche nei giorni vicini alla festa della santa Patrona, Lucia, e comunque su Via Piave il cantiere di rifacimento dei marciapiedi era ancora bello aperto e funzionante. A conti fatti un piccolo intervento, almeno per togliere i calcinacci, ci poteva stare.

Proprio nel giorno della festa, il 13 dicembre 22, la strada si presentava così.

Anche in questo caso uno si immagina i possibili interventi per sistemare, consolidare, ecc. ecc.

Ma basta tener conto del fattore T, per procedere con nonchalance; ecco infatti come si presenta la strada poco prima di Natale, il giorno 19 dicembre…

E siccome le feste sono anche implacabili e portano con sè mille altre domande, impegni e preoccupazioni, ecco come si presenta la strada nel nuovo anno, il giorno 4 gennaio ’23.

Le macchine hanno ripreso possesso dei loro spazi (che qui in Borgata sono ovviamente vitali…), i calcinacci sono al loro posto, in attesa di un degrado fisiologico che non mancherà (Siracusa vanta una storia quasi trimillenaria, nessuna fretta…)

Tracce di lavori o di interventi … visibilmente nessuno.

Ne consegue che il fattore T sia la soluzione migliore e storicamente più collaudata. Vedremo se la fine del tempo natalizio introdurrà qualche colpo di scena o intervento nuovo.