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Categoria: eventi

Quando il tempo alza il gomito…

Quando il tempo alza il gomito…

Nella settimana più speciale dell’anno mi ritrovo a guardare quello che succede a Siracusa e dintorni come uno spettatore.

Sono partito per qualche giorno da passare “in riviera”, vicino a mamma, domenica scorsa. Già venerdì 22 la giornata era stata colpita da un evento piovoso del tutto eccezionale: oltre 100 mm di pioggia. Per una località che annualmente riceve poco più di 500 mm di pioggia era decisamente un record. Da noi pochi danni, qualche infiltrazione di acqua nei locali del Ciao ma per fortuna nulla di serio.

Avevo previsto di partire domenica sera, ma appena arrivato in aeroporto, verso le 19, lo spettacolo dei tabelloni era già drammatico: tutti i voli in ritardo, qualcuno già cancellato. Ma di altre informazioni sui tabelloni non compariva nulla.
Verso le 22 un sms per informare che il mio volo, per Genova, era stato riprogrammato per il giorno dopo. Intanto la folla aumentava e nello spazio, abbastanza ristretto, si accumulavano i passeggeri che non riuscivano a partire. Qualche bivacco improvvisato, in molti sdraiati per terra, file di passeggeri che ogni tanto transumavano da una zona all’altra, sulle indicazioni non sempre chiare degli avvisi degli altoparlanti. E quando poi, dopo oltre 3 ore di rinvii e ritardi, l’altoparlante ha annunciato “A causa del maltempo potrebbero esserci dei ritardi…” è scoppiato istintivo un amaro applauso dai tanti che cercavano qualche informazione su come fare…

Ma fino alle 2 di notte siamo rimasti in attesa nell’aeroporto di Catania; poi ci hanno portati presso un hotel di …Acireale, per trascorrere quanto rimaneva della notte. Naturale che trovare alloggi per oltre 100 persone in quelle condizioni non era facile! Siamo arrivati all’hotel verso le 3 di notte e alla reception insistevano per sistemarci allegramente in camere doppie, con letto matrimoniale, anche se eravamo tutti dei perfetti sconosciuti gli uni agli altri… ha prevalso il buon senso e la stanchezza.
Il mattino dopo, verso le 9, ripartenza per Fontanarossa, sotto un cielo ancora piovoso, in attesa del volo per Genova, previsto per le 12:50.

La perturbazione che aveva infierito sul quadrante sud dell’Italia si era ormai affievolita, provocando ritardi a dismisura.
Per colmo della sfiga, appena atterrati a Genova, il comandante ci ha dovuto informare che, essendo un volo non previsto, non erano ancora arrivati gli addetti con il bridge, la scala da agganciare all’aereo per la discesa! Poi altra tappa in treno, verso Sanremo e anche in questo caso Trenitalia è riuscita a combinare pasticci, sopprimendo il treno che ero riuscito a prendere. Insomma, nonostante i tabelloni e i tanti strumenti di comunicazione, quello che spesso manca è la chiarezza nelle informazioni e un pizzico di tempismo.

Sapevo che le previsioni prevedevano il peggio ancora in arrivo. Nella mattinata di martedì ne avevo già avuto avvisaglie; ero impegnato in una videoconferenza e la nostra amica di Catania ad un certo punto si è ritrovata in pieno blackout, agganciata solo al cellulare e alle batterie del portatile! Pioveva? Decisamente tanto, ma quando poi ho visto, anzi, tutti abbiamo visto, le immagini e le scene da diluvio imprevedibile che ha sconvolto Catania, si stentava a credere che fosse vero.

Mi consolo, magramente, per il fatto che essendo fuori da Siracusa non ho dovuto scaricare su altri gli impegni della settimana, perché quasi tutto è rimasto chiuso; scuole, doposcuola, attività ridotte al minimo, come da allerte meteo e ordinanze varie del Comune.

E venerdì è arrivato anche il Medicane, come previsto. Fortunatamente con epicentro sul mare, come ben si poteva visualizzare dalla pagina di Windy (uno strumento che ancora non conoscevo, ma molto intuitivo e pratico, per visionare il meteo in atto).

E poi l’acqua, davvero TANTA acqua.
La piccola e modesta stazione meteo che ho sistemato sul nostro terrazzo, al 4 piano nella zona della Borgata, ha rilevato dati perfettamente in linea con quanto giunge da tutta la zona della Sicilia orientale. Nella giornata di venerdì è scesa la bellezza di 182 mm di pioggia, i due quinti di un intero anno e il solo mese di ottobre ha già superato ampiamente la media annuale.

Anche il vento non si è risparmiato e se le previsioni parlavano di raffiche fino a 100 kmh, sul nostro terrazzo siamo arrivati alla bellezza di 77 km (questo nel giorno 26 ottobre), per il momento è il nostro record annuale. Possiamo darci davvero delle arie!

Sarà che ormai rimangono solo gli ingenui a ritenere illusorio un cambio climatico dai risvolti e dalla velocità così imprevedibili,; dovremo sbrigarci tutti a fare i conti con questa realtà e ragionare non con la strategia dell’emergenza passeggera ma con la saggezza di chi valuta in modo più attento e consapevole.

Povere diapositive…

Povere diapositive…

Correvano (e anche velocemente) gli anni 80. L’hobby della fotografia occupava uno spazio discreto…. Dopo le mie prime sperimentazioni di sviluppo e stampa in B&N il passo successivo si è indirizzato verso le diapositive. Facevo scuola e spesso i fotomontaggi (all’epoca era quasi il massimo della multimedialità) mi sembravano una soluzione percorribile e stuzzicante.

E naturalmente l’idea era quella di lavorare per produrre qualcosa di duraturo, da riutilizzare lungo gli anni. Le diapositive mi sembravano lo strumento adatto. Tutta plastica, coloranti a prova del tempo (almeno sul breve periodo) e così ho iniziato a prediligere questo metodo.

Durante l’estate, poi, quando c’erano i campi estivi ad Entracque o Lavarone, era uno degli appuntamenti fissi. Facevo foto al gruppo, durante le escursioni, nei vari momenti delle attività e poi, calcolando con pignoleria i tempi, si mandava a sviluppare il rullino nel fotolaboratorio più vicino (Cuneo o Trento) e spesso mi riusciva di proiettare le foto prima della partenza dei ragazzi.

Immaginatevi quindi la scena: nel cortile ormai buio, con un mega lenzuolo steso alla belle e meglio come schermo, tra due alberi, dopo aver sistemato cavi, cavalletto e proiettore, tutti i ragazzi in semicerchio per rivivere i momenti clou della settimana. Persino le diapositive sballate e fuori fuoco potevano servire; col pennarello ci scrivevi sopra il titolo della serata, la data del campo, qualche commento… In effetti era già possibile l’editing manuale (pennarelli indelebili con punta superfine, ovviamente). Durante lo show si sprecavano le esclamazioni, gli “Ohhh…!” di partecipazione e le pernacchie per qualche eventuale fuori scena… o foto simpatica.

Poi gli anni passano, le diapositive restano chiuse nelle loro scatole, o nei pratici (?) fogli in plastica che ne consentono una visione più rapida. Dopo gli anni 90 iniziano a farsi largo le macchine digitali. Ricordo ancora una delle prime che ho utilizzato, una Fuji con sensore da ben 3 Megapixel. E si apriva il dibattito se il digitale avrebbe mai soppiantato le foto e le diapositive analogiche, con una risoluzione decisamente superiore e per quei tempi irraggiungibile. Ma il digitale ha iniziato a galoppare e i risultati li abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Cellulare da 54 Mpx, o con tripla fotocamera, ecc. ecc. Il sorpasso è ormai consegnato alla pratica quotidiana.

E dove sono finite le vecchie diapositive? Da un trasloco all’altro ho cominciato a sistemare le vecchie diapositive in qualche scatola di scarpe più robusta, in raccoglitori più pratici. Per poi lasciarli in qualche scaffale. Così le ho persino dimenticate in un sottoscala piuttosto umido (a Giugliano) e quando mi hanno detto che le avevano ritrovate ho sperato di poterne fare ancora qualcosa.

Gli scanner per diapositive sono ormai strumenti abbordabili, anche se per ottenere una qualche resa professionale è necessario rivolgersi a prodotti di classe superiore. Naturalmente tutto dipende dalla qualità delle diapositive. E quando mi sono ritrovato tra le mani le tante scatolette, nutrivo un bel po’ di aspettative: finalmente potrò recuperare le foto dei campi estivi di 30-40 anni fa! E invece… Dopo averle aperte e passate in controluce, la delusione cocente. Molte diapositive erano solo più un ammasso di pigmenti colorati, macchie colorate o suggestioni buone per Andy Warhol… Sicuramente l’umidità e il calore hanno compiuto il disastro. Solo qualche scatoletta chiusa meglio ha fornito qualche resto leggibile.

Ma ogni scarrafone è bello a mamma soia e quindi, ne ho recuperate un po’, anche se la qualità è decisamente bassa; in molte si fatica a riconoscere le persone, in altre la fantasia deve giocare un ruolo davvero ingombante.

Ho recuperato alcuni vecchi campi scout, qualche immagine della mia prima classe come insegnante di scuola elementare, qualche incontro marista a Las Avellanas (1986) e altri scampoli memorabili.

Ma in molti casi la qualità è così bassa che serve molto coraggio per conservare le immagini.
Giusto per un confronto, ecco alcune diapositive del 1981, eravamo a Trevi nel Lazio, per il nostro campo con i lupetti del SLM (io ero il Baloo ufficiale del gruppo), come Akela c’era Stefano Strano, ma tranne qualche immagine i volti sono proprio illeggibili. Persino quello di Laura Lega, che magari meritava qualcosa di più (in quegli anni era stata eletta Miss Cinema del Lazio, attualmente è il capo dipartimento dei Vigili del Fuoco!); ho rintracciato persino un antesignano dei selfie, un mio autoscatto nella sala dei bottoni del campo.

Speriamo che giunti a questo stato di “conservazione”, avendo passato il tutto in digitale, non succedano altri cataclismi, ma basterebbe riflettere sui recenti attacchi informatici, con ransomware selvaggio che cripta tutti i dati del tuo hard-disk, per capire che i disastri sono sempre più frequenti dei salti evolutivi!

E finito il lavoro, senza troppi rimpianti, tutto il materiale è stato eliminato definitivamente. Così al prossimo trasloco ci saranno meno anticaglie inutili da dover sistemare. Ma sono piccole lezioni utili, per ridimensionare le cose, la loro durata e persino la loro utilità.

Il mito di Aretusa…

Il mito di Aretusa…

Siracusa ne ha i cartelli pieni. Dopo mesi di lockdown e cartellonistica in letargo (ho visto cartelloni del 2019 sbrindellarsi lentamente al sole) cominciano a spuntare le nuove proposte.

Quella dello spettacolo sul mito di Aretusa è una delle più visibili, in questo luglio che ormai volge al termine.

Si tratta di uno spettacolo narrato in una location suggestiva. La grotta dei Cordari e l’Orecchio di Dioniso, entrambe nel parco Neapolis. Erano anni che la grotta dei Cordari era chiusa al pubblico e i recenti lavori di sistemazione hanno reso fruibile questo scorcio davvero imponente del parco.

Dopo aver visto alcune tragedie nel teatro greco, grondanti di effetti speciali, di attori e di pubblico, volevamo anche gustare questo spettacolo. Ci siamo andati con tutta la nostra comunità marista una sera di luglio. Luna quasi piena e serata tiepidissima, delizioso anche solo muoversi a piedi in questo panorama così particolare.

Avevamo scelto lo spettacolo delle 9 perché la locandina accennava ai giochi di luce e alla animazioni 3D, volevamo gustarle al pieno della loro suggestione. Ed è stato un bene… Il nostro gruppo (lo spettacolo coinvolge una ventina di persone alla volta), dopo un po’ di attesa, è stato accompagnato all’inizio del percorso e poco dopo, anzi, dopo esserci messi il casco (non si sa mai, qualche scheggia di pietra che si stacca da 20-30 m. di altezza può fare un brutto effetto!), siamo entrati nella zona coperta di questa immensa cava.

Qui ci attendeva un satiro, in luminoso contrasto col buio che ormai regnava ovunque. Il suo primo monologo ha introdotto nel fatato regno del mito, presentando e descrivendo i vari personaggi coinvolti nel mito.

Ma la parte più interessante e ad effetto si è svolta tutta nella grotta dei Cordari. Le gradi pareti e il soffitto erano la sede su cui venivano proiettati i vari giochi di luce e le animazioni. Un effetto grandioso e spettacolare. Dai rami che si trasformano in cespugli, fioriscono, crescono, si intrecciano… alle acque del mare che mostrano tutte le sfumature della tempesta, alle foreste che emergono dalle nebbie e si mostrano maestose. Uno scenario davvero ben realizzato. Su questo sfondo la narrazione e la visualizzazione della ninfa Aretusa (nella locandina si accennava ad una danzatrice, ma… di movimento se ne vedeva ben poco). L’audio era ben congegnato ed efficace.

Infine si procede l’itinerario nell’orecchio di Dioniso e anche qui un protagonista, il filosofo/poeta Filosseno di Citera ci racconta con impeto e sofferenza le sue vicissitudini e il suo dramma sotto il tiranno di Siracusa.

Rappresentazione efficace, suggestiva e interessante. Sicuramente il prezzo piuttosto elevato (25 €, se pensi che le tragedie al Teatro Greco per i residenti costano 15…) per uno spettacolo che nel suo insieme dura poco più di mezz’ora, non invita certamente grandi folle. La recitazione è tutta dal vero, niente playback; luci e proiezioni sono di grande livello e sfruttano un ambiente davvero unico.

Serata speciale, mito ben narrato. Forse a qualcuno piacerebbe qualche digressione o attualizzazione su una storia che, in fin dei conti, altro non è che il racconto di una violenza, di uno stupro efferato, quasi una giustificazione di riti e pratiche fin troppo frequenti nell’antichità, tali da evocare una loro valorizzazione sociale e giustificazione morale. Su questo si poteva certamente aggiungere qualcosa…

Era buio e con il mio cellulare le foto in notturna sono deludenti, ma qualche foto mi è scappata 🙂

Basterebbe una mano, non una vasca

Basterebbe una mano, non una vasca

Cominciano ad essere tante le proposte, qui a Siracusa, per pomeriggi alternativi, incursioni nel verde, riappropriazione di spazi che si meritano una cura maggiore… Sabato scorso avevo visto, tra le altre cose, l’invito rilanciato da alcuni amici, per l’iniziativa di Legambiente, dal nome suggestivo Festival del Paesaggio.

Dopo una prima settimana di campo estivo con i piccoli (e non solo piccoli), staccare un po’ la spina fa sempre bene. E a conti fatti il luogo dove si doveva svolgere questo festival era davvero suggestivo. Tanto che ci ero stato proprio qualche settimana prima con Pepe (e lo avevo praticamente fatto perdere nella selva e nei canneti del canalone vicino alla Tonnara di Santa Panagia). Eravamo poi sbucati dal tunnel che collega la spiaggia al canalone, e dover fare lo slalom tra le tante schifezze presenti faceva proprio una pessima impressione.

Verrò a scoprire, dagli amici di Legambiente, che questo è ciò che rimane dell’unico fiordo siracusano, ora non si coglie quasi per niente la sua fisionomia perché la ferrovia ha chiuso e modificato profondamente il luogo; ma ci si è aggiunto anche la scelta un po’ scellerata di sistemare una discarica (comunale) proprio in questo vallone. Discarica ormai chiusa e smaltita (almeno in parte), ma facile vederne le profonde conseguenze presenti ancora oggi su tutto questo territorio.

Ma torniamo a sabato 11: Quindi, gambe in sella e avanti a pedalare, per i primi 4-5 km della ciclabile di Siracusa.

Insolitamente deserta.

Eppure avevo controllato bene gli orari. Anzi, avevo persino visto la proposta della CRI di partecipare a questo evento (e scoprirò poi che ci saranno proprio Gaetano e Sara, che spesso incontro nei nostri servizi di volontariato). A dire il vero mi aspettavo un po’ di gente, nono proprio folla, ma insomma, una via di mezzo… Purtoppo, una volta arrivato nei pressi della Tonnara, vedo a malapena una persona che sta montando un gazebo.

Ovvio che era il punto focale dell’evento e quindi mi dirigo in questa direzione, per informarmi. Erano proprio loro, i responsabili di Legambiente (ma per essere preciso dovrei chiedere i nomi a Simona…); così, dopo un po’ di chiacchiere in buona sintonia, visto che non arrivava altra gente, ho preso un decisione ecocompatibile. Erano già le 17, il caldo era implacabile, lo scopo della giornata era proprio quello di dare una pulita a questa zona: e allora iniziamo con un bel bagno in questo braccio di mare così suggestivo. Sicuramente sarà la soluzione più saggia. Splash.

Poi, con calma, sono tornato dal gruppetto di volontari, che ora sfiorava quasi la mezza decina di persone. E chi ti ritrovo? Ovviamente Simona, che tra una cosa e l’altra, l’Arci-ragazzi e piazza S.Lucia, è quasi un incontro quotidiano, di questi tempi. Ormai capisco che per questo genere di cose la grande folla siracusana si riduca sempre agli stessi e prevedibili 4 gatti. Ma non è questo il problema. Andare a raccogliere rifiuti di sabato pomeriggio non è proprio un’attività che faccia sbavare dal “voglio andarci anch’io”…

E così, un pizzico di impegno ce l’abbiamo messo per togliere qualche chilo di bottiglie e altre (svariate) schifezze. Che come al solito abbondano in questi posti. Anzi, forse non era nemmeno una situazione esagerata quella che abbiamo riscontrato; tante bottiglie, tante mascherine (chissà per quanto tempo dovremo ancora incontrarle!), cartacce varie, mozziconi, ma nulla di irreprarabile. E a conti fatti, alla spiaggia siamo riusciti anche a togliere una schifezza immane: una vasca da bagno praticamente intera. Non oso pensare quale navigatore solitario e disperato sia approdato con tale mezzo… anche perché sulla spiaggia fa ancora brutta mostra di sè un’altra barca, ben più grande e impossibile da togliere solo con le nostre braccia.

Conclusione obbligata: un altro tuffo in questo mare spettacolare, insieme agli amici di Legambiente.

Un mare che …. avrebbe davvero bisogno di un po’ di cura in più da parte di tutti; è già magnifico in queste condizioni (nonostante tutto), immagina come potrebbe diventare con l’impegno di ciascuno.

Metti una sera al teatro…greco

Metti una sera al teatro…greco

Ebbene sì, la mia prima volta al Teatro Greco di Siracusa per una tragedia era stata… 2 anni fa, a giugno del 2019, passavo di qui per caso… E già mi prefiguravo che questo potesse diventare un appuntamento quasi abituale dell’estate. Ma poi ci si è messo di mezzo il Covid e per tutto lo scorso anno il teatro è rimasto off-limit.

Ma finalmente la stagione è ripartita e abbiamo subito approfittato delle facilitazioni per i residenti; così con tutta la nostra comunità siamo andati a vedere, giovedì sera, la tragedia più famosa di Euripide, le Baccanti. Avevamo scelto questa (ogni stagione propone 3 tragedie), perché sicuramente era quella che avrebbe avuto un impatto più significativo, visto che a curarne l’allestimento scenico era uno dei fondatori della Fura dels Baus; ed è stato proprio così. Una rappresentazione che lascia il segno.

A cominciare dalle macchine presenti sul palco, enigmatiche e poco chiare fino a quando la rappresentazione non ha inizio. E allora ecco svelarsi davanti agli occhi le trovate imponenti di un coro che invece di restare tranquillo in qualche angolo del palco, inizia a volteggiare nello spazio, con gli attori sospesi in ardite formazioni volanti, agganciati ad una poderosa gru.

Non mancano poi le invasioni di campo, con gli attori che si dispongono quasi ad accerchiare il pubblico, salendo le scalinate della cavea e immergendosi quasi tra le persone. Coinvolgimento totale e compenetrazione di coro e spettatori, pubblico e privato.

Non avevo mai letto il testo delle Baccanti, salvo qualche rapida sintesi, giusto per capire di cosa si tratta. Veramente assistere ad una tragedia e leggerla sulle pagine di un libro sono due esperienze totalmente distinte. Ne valeva la pena…

Prima che lo spettacolo iniziasse mi sono divertito a girare per gli spazi del teatro, che sono già uno spettacolo anche senza tragedie. Cogliere alcune scene, dettagli, scorci, era il momento ideale, prima di immergerci nello spettacolo.

Ecco allora una breve rassegna di foto di questa serata, al Teatro Greco di Siracusa, per le Baccanti