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Categoria: eventi

I miei vampiri preferiti

I miei vampiri preferiti

Lo so per l’Avis ormai ho un debole che dura da circa …40 anni! E se non era proprio l’Avis, visto che la prima donazione l’ho fatta presso il San Leone Magno, nell’associazione Ematos che fr. Vasco aveva da poco avviato, il contenuto è sempre quello: donare il sangue. Da sempre mi è sembrato un “rito di passaggio” all’età adulta più significativo e necessario di tanti altri modi di fare…

Anche qui a Siracusa cerco di essere un cliente “affezionato”; tra l’altro la sede è vicino a casa nostra, carina, moderna ed accogliente; da poco hanno persino fatto le votazioni del presidente, ma siccome mi arrivano ancora le lettere della sezione di Cesano, mi sentivo quasi in zona conflitto d’interessi.

Ci ha pensato la tecnologia a togliermi dall’imbarazzo; qui in Sicilia sono riusciti a fare delle votazioni di domenica mattina dalle 10 alle 13, orari che per me erano comunque impossibili. Ma non conoscendo nessuno, poco importa!

Invece giorni fa era iniziato un lavoro in preparazione ad uno spettacolo, proprio organizzato dall’Avis, in occasione dei suoi 50 anni locali e della giornata mondiale del donatore di sangue (che dovrebbe essere il 14 giugno). A tessere le fila dei preparativi, oltre ad Accoglierete, c’era una docente di drammaturgia dell’Inda. Erano stati individuati alcuni protagonisti stranieri e serviva un luogo dove fare le prove. Il Ciao, come spesso accade in questi casi, è sembrato il luogo più adatto ed accogliente per questo genere di attività, così, nelle mattinate ormai semivuote di giugno, abbiamo avuto un po’ di vita in più, con la regista e gli attori intenti alle prove.

La serata era per sabato 19 e la location un luogo di tutto rispetto: l’ampio cortile del castello Maniace, un luogo dove ancora si dovrebbe aggirare il fantasma di Federico II; o almeno, gli elementi ci sono tutti: mistero, fascino, eleganza, forza, strategia, un ponte gettato verso l’oltre.

Per l’occasione ci son andato con Pepe, arrivato da pochi giorni dal centro della Spagna. Siccome lo spettacolo era tutto in italiano forbito e spesso letterario, credo di avergli inflitto una punizione non da poco. Spero solo che lo spettacolo, le voci, il plot narrativo e la cornice suggestiva abbiano supplito. Compresa l’attesa per l’inizio, che si è protratta, com’era prevedibile di quasi un’ora. Ma si stava davvero bene, al fresco della sera.

Lo spettacolo è stato molto semplice ed essenziale; alcune parole di presentazione, come d’obbligo per quanto riguarda il nuovo presidente dell’Avis, e poi un intervento più interessante dell’Assessore dell’Inda (non so se si definisce così, certamente uno dei responsabili), che ha innalzato sicuramente il livello della serata, spingendosi a concepire questo castello come un ponte verso gli altri orizzonti, dando rilievo alla necessità di accogliere e di aprirsi alle necessità degli altri. Chi dona sangue, in fin dei conti, ha a che fare con la vita, non con dei cerotti o delle flebo!

Sul palco si avvicendavano 4-5 narratori, alcuni professionisti, altri invece scelti tra i migranti con un certo livello di padronanza della lingua. Il testo si è concentrato molto sull’esperienza e la storia degli sbarchi nell’isola di Lesbo, mettendo in rilievo la risposta immediata di tante persone semplici e le conseguenze che questi gesti hanno poi scatenato, non sempre gradevoli o pacifiche. Una metafora di quanto succede a Lampedusa e in vari luoghi siciliani.

Insomma, una serata per riflettere, ricordare, affrontare il presente e progettare il futuro. Davvero interessante.

MAI più incendi… magari!

MAI più incendi… magari!

Maria è una delle volontarie del CIAO più fedeli. Ogni settimana, il martedì pomeriggio, viene da noi per la sua lezione di “aiuto scuola guida”. Ci sono state settimane in cui ci chiedevamo se ne valeva la pena, visto che c’erano solo 2-3 persone; ma adesso che il lokdown ha allentato la sua presa, ogni incontro vede la classe rigurgitare di 10-15 persone. Tutti stranieri che fanno una fatica boia a districarsi tra banchina, carreggiata, sede stradale e corsia (perché l’esame scritto di guida NON è un esame di guida, è un esame di italiano!). E Maria è sempre lì a spiegare, far vedere, rispondere…. Che poi non è proprio la sua 18esima passione, quella della guida, visto che è docente di Arte 😉 ma così è la vita, interessante e insolita.

Tra le altre passioni che vengono nei primi 17 posti c’è poi un caparbio senso del territorio e della sua tutela. Lei è una avolese (e io che insistevo con il barbaro “avolano”…) e ultimamente aveva insistito abbastanza per una manifestazione in difesa del territorio. Dopo il recente incendio a Cavagrande di Cassibile diverse associazioni si sono incontrate per dare un segnale di presenza e di richiesta di attenzione. Il volantino che mi aveva passato era molto semplice, a parte quei termini siciliani che ancora mi borbottano nel comprendonio (faciemu scusciu, chi sarà mai costui…).

E poi a forza di insistere e invitare, visto che il sabato pomeriggio questa volta era più libero del solito e il richiamo di Cavagrande è davvero stuzzichevole (lo scorso anno avevo non solo fatto il bagno nei laghetti, ma anche risalito parte del torrente ed esiste persino il nome appropriato per questa attività: l’impronunciabile streambedtrekking), alla fine mi sono deciso. Andiamo.

Peccato per la strada da fare, un bel tratto, fino a Canicattibi Bagni, poi ci si enerpica verso Noto e si prende quindi la deviazione per Avola Antica, poi con un po’ di fortuna si arriva fino a uno dei vari parcheggi della zona, dove in teoria iniziano i sentieri per scendere nel canyon. Peccato che tali sentieri siano attualmente bloccati per “sicurezza”. Mi dicono che dagli ultimi incendi questa è stata l’unica misura precauzionale. In pratica bloccare ogni accesso, chissà, così forse anche il fuoco leggendo il cartello si adegua…

Arrivato al piccolo raduno (una marcia “non marcia” per evitare assembramenti e infatti nella seconda parte è arrivata anche una volante della polizia, ma tutto in piena tranquillità) ho trovato un bel gruppo di persone. Tante persone, visto che arrivare fin lì richiedeva un po’ di impegno. Famiglie, qualche bambino (pochi, purtroppo), pochissimi ragazzi (c’erano?) tanti adulti e … diversamente giovani. Un tempo le battaglie per l’ambiente e la sua difesa erano appannaggio degli under qualche cosa. Oggi siamo sicuramente più in zona over 30! Ma com’era quel refrain? uno vale uno, vero?

Maria mi aveva subito presentato Saro Cuta del Mai, il movimento antincendio Ibleo,, l’associazione territoriale che si occupa di prevenzione e controllo degli incendi. A pensarci bene dovrebbe essere un compito dei vigili del fuoco o di altre strutture, ma a quanto pare se non ci si muove dal basso si rischia veramente che poco alla volta il patrimonio boschivo si riduca tutto in cenere. Il suo intervento ha fatto un po’ la storia del movimento e delineato le strategie di impegno e intervento. Poi tranquillamente, piccolo fiume di persone, ci siamo diretti verso uno dei simboli assurdi di questa zona, che avrebbe tutti i titoli per essere un parco di serie A. La torretta di avvistamento incendi. Una delle tante cattedrali nel deserto che affliggono i nostri territori (non solo siculi!). Una torretta bella, solida, tutta in legno ma… mai entrata in servizio. Uno spreco di risorse e uno schiaffo a chi invece tiene a queste zone, così delicate. Sulla torretta è stato appeso un cartellone-simbolo con l’elenco degli ultimi incendi scoppiati recentemente. Un rosario di piccole tragedie che, ettaro dopo ettaro, rischiano di azzerare quel grande patrimonio di biodiversità che queste zone conservano ancora.

Bastava affacciarsi qualche metro più in là del grande cerchio di persone per ammirare lo spettacolo di Cavagrande, un incredibile canyon, una spaccatura nel terreno attraversata dalle chiare acque del torrente Cassibile. Un spettacolo!

La passeggiata, accessibilissima, ci ha portato tutti vicino alla torretta, dove si è svolta la seconda parte della manifestazione. Altre parole di commento sull’impegno da assumersi, tutti quanti e poi un rapido passa-microfono per sentire altre voci, altri inviti, altre informazioni sull’importanza di piccoli gesti come questi. Si andava dalla presentazione delle assurde situazioni in cui versa il territorio, la scarsa attenzione delle autorità, le difficoltà nel presidiare i boschi su base volontaristica (eppure si fa e produce risultati), i costi assurdi dello spegnimento di un incendio (così da far immaginare qualche velato interesse perché questa situazione perduri…).

Tanti i cartelloni portati dai partecipanti, per sintetizzare con una frase il grido di protesta e di impegno.

Poi le manifestazioni di attenzione da parte di altre associazioni e persone. Persino il saluto da parte di un gruppo indigeno della Patagonia (il che suonava davvero suggestivo, letto sulla collina davanti al grande canyon di Cavagrande. Davvero il mondo è piccolo e dobbiamo custodirlo, ovunque) e naturalmente tra i tanti accorati appelli e richiami non mancava quello alla Laudato Sii.

A conclusione dell’evento un brevissimo spettacolo, protagonisti gli alberi, i bambini e i piromani, una semplice ma efficace drammatizzazione del problema di fondo che attanaglia queste zone, così preziose. E insieme un richiamo all’impegno personale di ciascuno, per quanto possibile.

Per chi volesse impegnarsi un po’ più concretamente in questo ambito, ecco alcune informazioni utili:

PROBLEMA INCENDI E SOLUZIONI EFFICACI:
Sei stanco del problema degli incendi?
Vorresti vivere senza la paura di vedere il tuo terreno e i luoghi più belli e più cari intorno a te distrutti dalle fiamme?
Sei consapevole di vivere in un luogo in cui, se non ci fossero incendi dolosi ogni anno, ci sarebbero enormi e straordinarie estensioni di boschi e macchia mediterranea?
SE ANCHE TU VUOI VEDERE CAMBIARE QUALCOSA? ENTRA nel M.A.I. (Movimento Antincendio Ibleo)
Rete di cittadini ed associazioni che cercano soluzioni e agiscono per farlo.Specialmente se abiti in campagna o sei semplicemente sensibile al tema, compila il seguente modulo online in pochi minuti per creare una rete di mutuo aiuto, formazione e segnalazione, in caso di incendi.
COMPILA IL MODULO:
https://forms.gle/HMynzYE6yFa55gLD7

E naturalmente ecco qui le altre foto di questa manifestazione del 5 giugno 2021
marcia MAI Cavagrande del Cassibile – Avola

Dalla follia alla salvezza

Dalla follia alla salvezza

Gli intrecci della vita sono a volte sorprendenti. Ricordo con sprazzi di suggestiva lucidità un periodo di tanti anni fa; ero all’ultimo anno delle magistrali, nei pressi di Velletri. Avevamo iniziato con il nostro gruppo di post-noviziato una esperienza particolare; ogni sabato del mese ci recavamo ad Ariccia, presso una immensa casa dei Fatebenefratelli. A quei tempi i manicomi esistevano ancora, eccome. In quel grande ospedale una zona era interamente riservata ai malati di mente. Si entrava e ci si ritrovava catapultati in un’altra dimensione.

Vedevi gente tranquilla con la valigia in m ano, attendere serenamente, accanto al lampione, il passaggio del bus. Ci dicevano che faceva così, ogni giorno, si preparava al mattino e poi rientrava la sera. Da anni. Gente coi vestiti sbrindellati, o anche senza, girare come attori che provano il copione, declamando versi o investendo di improperi le parolacce. E c’era anche il semplice scroccone che ci aspettava per chiederci una sigaretta, un momento di ascolto. Poi c’erano i reparti e lì capivi che alcuni malati di mente forse erano tutt’altro. Ce n’era qualcuno bloccato a letto, senza il dono della parola. Ma aveva il sorriso e sembrava già un parlare. Naturalmente noi eravamo a contatto con quelli “semplici”, i buoni, come direbbe Mencarelli.

Con queste premesse, leggere questa storia mi ha fatto andare rapidamente con la mente e il cuore a quel periodo, vissuto praticamente nelle stesse zone raccontate dall’autore, con pochi anni di differenza. Questo collegamento aiuta certamente a rileggere in filigrana non solo la sua storia, ma anche la mia esperienza… Per non parlare della suggestione che i Castelli Romani esercitano anche solo per i profumi e i luoghi, ormai sedimentati nella memoria.

E tanto per cominciare, è strano leggere un libro in cui il protagonista abbia il nome dell’autore, come se una sorta di identificazione si potesse cogliere. La storia è molto semplice e ben condotta. Un giovane ventenne, con piccoli precedenti, uso abituale di sostanze, una psiche fragile, dà di matto e viene colto da un raptus violento, in casa sua. Il padre rischia grosso, investito da questa aggressività. Viene applicato d’ufficio un TSO, un trattamento ospedaliero obbligatorio. Insomma, lo mandano in ospedale per una settimana, sperando che nel frattempo la buriana si calmi.

Siamo nel 1996, l’anno dei mondiali di Arrigo Sacchi, un evento che scorre e affiora ogni tanto nel racconto. Lo spaccato della società italiana della fine del secolo scorso è ben nitido, coi suoi rituali, le sue abitudini e i suoi alti e bassi. Nel libro si racconta in modo meticoloso e ordinato questa settimana, attraverso la voce narrante di Daniele. Il piccolo mondo dei pazienti del suo reparto viene scandagliato in profondità e con tenerezza inusuale. Ogni malato che Daniele incontro diventa prima un nome e poi, poco a poco, una persona; in alcuni casi si trasforma persino in amico. E’ un microcosmo vissuto dall’interno con sofferta compassione, perché l’autore condivide la tragica scintilla di questa follia che a volte emerge, come una sorgente carsica, e si impadronisce con violenza della persona, come nel concitato finale, dove al posto di una calma apparente per la conclusione del periodo di cura, tutto sommato normale, viene travolta dallo sfogo violento di una persona che si vede negato un semplice gesto di umanità.

Tanti i temi che affiorano: dalla condizione difficile dei malati di mente, al personale che lo accudisce, dalla considerazione della malattia mentale (basta la chimica, no, serve la relazione…anche i dottori incontrati nella settimana sono divisi su queste sponde metodologiche).

Nel frattempo il protagonista ha tempo per rivedere i suoi rapporti familiari, la sua storia, i suoi problemi, il rapporto con la madre e il padre. Riflette persino sulle conseguenze di bravate adolescenziali che si ritengono spesso senza nessuna importanza, e invece si troverà a diretto contatto con una persona che porterà per sempre le ferite di queste azioni, dimenticate dagli stessi attori.

Il campionario di pazienti che Daniele racconta sono persone vive e vivide, ciascuna con il suo dramma e le sue paure. Nel riparto si scopre così una sorta di cameratismo insperato, una rivincita dell’umanità nei confronti della malattia e dell’assurdità di certi trattamenti. Una ricerca di senso e di salvezza che nobilita le persone, nonostante l’ambiente e il destino che li ha relegati ai margini della vita e della società.

Molto particolare il linguaggio: un italiano scorrevole, accessibile e forbito per tutte le parti narrative e poi un romanaccio sghembo e spesso slabbrato per i tanti dialoghi del testo. Sarà certamente un libro difficile da tradurre! Fa capolino anche un’altra delle passioni dell’autore: la poesia, che sembra una delle caratteristiche del protagonista; per alcuni giorni il racconto ruota intorno alla scrittura di una poesia, che poi verrà letta prima ai compagni di camera e non verrà invece declamata al dottore che l’aveva espressamente chiesta, ma reo di aver confuso platealmente il suo paziente. Spesso i malati sono ridotti a numero, compilation di farmaci da assumere, a fascicoli da compilare e l’errore di lettura sembra una semplice svista; una tragedia, invece, per il soggetto.

Libro interessante, che ricorda la condizione dei reparti psichiatrici fino a non molti decenni fa e obbliga a mantenere viva l’attenzione per il disagio mentale di tante persone, i “fragili” della nostra società.

Ma che tempo che…

Ma che tempo che…

Se oggi seren non è doman seren …chissà.
Ok, mi fermo subito, anche se ci sono certi chiodi fissi che ogni tanto riprendo a martellare (!). La passione o la mania del meteo e soprattutto delle stazioni meteo interfacciate con il web credo sia una cosa che coltivo da una ventina di anni. Ogni tanto mi accorgo che uno dei segni che lascio, nelle varie sedi lungo le quali mi sposto, sono proprio le…stazioni meteo. Al momento ne ho una semi-spenta a casa, a Sanremo, una che dovrei controllare meglio ad Entracque, una abbandonata a Cesano (semidistrutta dai lavori in corso!), un’altra che forse giace nella scuola di Giugliano.

Avevo già tentato, ovviamente, di attivarne una anche qui a Siracusa, ma non avevo fatto bene i conti con il vento disperato che ogni tanto impazza su questi tetti. Così dopo vari mesi di onorato servizio la stazione che era posizionata in Riviera Dionigi il Grande ha smesso di funzionare! Ma adesso spero di aver trovato una soluzione più efficiente e funzionale. I primi giorni ovviamente sono di prova rigorosa (ancora tanti dettagli da sistemare e rivedere), ma per il momento le prospettive mi sembrano abbastanza positive.

Ecco il link per visualizzare i dati di questa piccola stazione meteo, amatoriale e senza pretese… fin che funziona!

dati meteo di Siracusa
tramite il servizio Ecowitt
oppure Wunderground

in tempo reale

Reti di condivisione dati meteo

stazioni meteo della rete WUNDERGROUND in Sicilia

La condivisione dei dati viene effettuata su due diverse reti meteo. La più “famosa” è sicuramente Wunderground, una grande “famiglia” di stazioni meteo sparse in tutto il mondo, nata prima a livello amatoriale e poi cresciuta sempre di più. Attualmente rientra sotto il controllo di IBM, che sicuramente può contare, in questo modo, di una sterminata quantità di dati da poter analizzare. Forse non saranno tutti perfetti e scientificamente validati (molte stazioni sono amatoriali e non garantiscono un funzionamento costante e sempre affidabile!), ma probabilmente la quantità dei dati è altrettanto interessante.
Per quanto riguarda la nostra “zona siciliana”, ecco la mappa che mostra le numerose stazioni meteo disponibili (cliccare sulla mappa per ingrandirla).

stazioni meteo della rete ECOWITT in Sicilia

L’altra rete è quella di Ecowitt, l’azienda che distribuisce e vende in tutto il mondo i prodotti costruiti dalla cinese Fine Offset, molto semplici ed entry level ma abbastanza validi (queste stazioni meteo vengono distribuite con tanti nomi diversi, ad esempio su Amazon è possibile trovare: Ambient Weather, Froggit, Bresser, Eurochron…). Una funzione molto utile e interessante realizzata da Ecowitt è il cloud di condivisione dei dati, che si può visualizzare direttamente dal web e si presenta con un’ottima interfaccia, in più c’è la possibilità di salvare i dati con campionamento a 5 minuti e scaricarli in formato Excel per data o intervallo di date a scelta, così da poterli studiare, conservare le serie, leggere quindi i dati reali del clima a partire da rilevazioni complete.
Anche in questo caso ecco la mappa delle stazioni della rete Ecowitt (cliccare sulla mappa per ingrandirla).

Dalle mappe delle stazioni meteo (fotografano la situazione a fine aprile 2021) si nota la discreta presenza di appassionati che mettono a disposizione i dati locali; tra l’altro si può osservare una valida coerenza di dati (non ci sono cioè differenze esagerate, sapendo che a volte basta posizione la sonda del termometro in modo poco ortodosso per avere variazioni di diversi gradi!). Siamo già sommersi di servizi che propinano dati meteo

Il centro vaccinale di Siracusa

Il centro vaccinale di Siracusa

E come previsto, rieccomi per la terza volta presso il centro vaccinale di Siracusa, l’Urban Center. Questa volta in veste quasi istituzionale, perché come volontario della CRI stiamo collaborando con il Comune per agevolare le diverse attività che fanno dal contorno al vaccino vero e proprio.

E dopo aver toccato con mano alcune criticità e quelli che a prima vista sono probabilmente dei colli di bottiglia superabili, mi limito proprio a questi semplici aspetti, in un’ottica di semplice collaborazione cittadina.

Ieri, nell’insieme, il clima tranquillo della domenica pomeriggio, la platea di persone anziane e tranquillissime ha fatto sì che tutto filasse al meglio. Il pomeriggio era persino a formato ridotto e in pratica entro le 17 si è concluso tutto.

Gli unici aspetti che potrebbero sveltire e rendere più snello il processo, da quanto visto finora, sono abbastanza fisiologici. Si tratta del numero di dottori incaricati del colloquio anamnestico, il dialogo con le persone che stanno per essere vaccinate. Credo sia un momento importante e da svolgersi con la dovuta calma e tranquillità. L’unica perplessità è che nell’Urban Center sono stati predisposti solo 4 sedi per questo colloquio. Le attese nascono necessariamente da questa situazione. Ho visto i dottori veramente impegnati e disponibilissimi, sereni e accoglienti, insomma, quello che ci vuole, soprattutto per la platea presente. Ma sono pochi e si fa presto ad ingolfare il sistema. Per ogni persona ci vogliono almeno quei 3-4 minuti doverosi di ascolto; con gli altri volontari della CRI ci eravamo ingegnati per far avanzare la fila a piccoli settori, in ordine di numero ricevuto, così prima si aspetta nella sede grande, poi ci si avvicina ai colloqui, poi si entra nella zona immediatamente a ridosso. In questo modo la gente intanto si muove e fisiologicamente l’impressione dello scorrimento evita qualunque malumore.

Poi entra in gioco il numero degli infermieri incaricati di somministrare il vaccino. Ieri forse i tempi tecnici erano legati alla tipologia dei pazienti, più anziani: togli la giacca, magari il maglione, prepara il braccio…. per un ragazzo sarà pure questione di un attimo, ma un anziano spesso fa più fatica, ha bisogno di una mano, non puoi fargli fretta. Anche in questo caso, dopo aver constatato che ci sono 25 piccoli locali pronti per la somministrazione del vaccino e vedere che comunque se ne potevano utilizzare solo 7-8, in base agli infermieri presenti, i calcoli dei tempi sono presto fatti.

Dopo il vaccino è tutto semplice: ci si reca nella sala di attesa (che però continuo a domandarmi come mai sia a ridosso di una porta di uscita che NON si può utilizzare, perché corrisponde a quella di entrata, probabilmente saranno vincoli propri dell’edificio…), nel giro di pochi minuti ogni paziente riceve il suo foglio per la prossima prenotazione (la seconda dose) e poco alla volta si svuota anche questa sala. Se il flusso dovesse aumentare potrebbe diventare troppo piccola, ma considerando la bella stagione, forse non è azzardato ipotizza che più avanti potranno essere sufficienti le tende già sistemate all’esterno.

Insomma, lo sforzo logistico è notevole e vedo molto impegno da parte di tutti. Proprio all’inizio c’è stato un breve momento di caduta della connessione. Interessante vedere come un po’ tutti, dai dottori al personale di vigilanza, si davano da fare per aiutare che era incaricato di riavviare lo switch centrale. Unica perplessità: le diverse macchine presenti sono tutte cablate via cavo e non hanno wi-fi. In certi casi un hotspot volante potrebbe essere una soluzione rapida. Ma anche in questo caso le procedure del collegamento col ministero avranno il loro perché.

Speriamo vivamente che giorno dopo giorno possano aumentare i vaccinati. Da pochi giorni è disponibile la situazione generale in tutta Italia tramite il server del governo (ecco il sito). Anche questa trasparenza, doverosa tra l’altro, è un buon segnale e uno stimolo a proseguire questo impegno. Da parte di tutti.

Un dettaglio primaverile, qualcuno in mattinata aveva lasciato questa bella cassettina di fiori per le tante donne presenti come infermiere e dottoresse. Era la domenica delle Palme, ma anche le margherite sono un bel segno di festa.