Sfogliato da
Categoria: foto

Tra Manziana e Canale

Tra Manziana e Canale

Non si tratta di un “About Canale Monterano”, ma in questi pochi giorni di permanenza mi sono lasciato sedurre da alcuni di questi luoghi incredibili che si trovano proprio vicino alla nostra casetta, la Orange Fox House. Oltre all’intenso periodo di formazione e di condivisione, approfitto senza mezzi termini di queste visite a luoghi così caratteristici. Eccone qualcuno:

Qualche tomba etrusca? Non lontano dalla Caldara, poco distante dall’aeroporto Savini (quanti elicotteri lì dentro! non credevo che su Google Maps si vedessero così bene questi obiettivi piuttosto sensibili….) si trova un altro luogo interessante, il Casale delle Pietrische; avevo guardato e letto un po’ sui dintorni, ero alla ricerca delle 2 tombe più interessanti del luogo e quindi, dopo aver accompagnato un amico al treno, mi ero concesso questa distrazione. Arrivato al Casale (anche questo backstage di numerosi film, Marchese del Grillo compreso) il primo ostacolo è il cancello, apparentemente chiuso; meno male che le palizzate in legno sono facili da ‘attraversare’, così in poco tempo riesco ad arrivare alla prima tomba quella del pero (il nome deriva proprio da questa pianta selvatica, chissà se durerà quanto le tombe!); la tomba è decisamente malridotta, la copertura quasi completamente crollata, ma si coglie comunque la struttura funeraria.

la tomba del Pero, vicino al casale delle Pietrische

Nei dintorno molte vasche evidentemente preparate e modificate in epoca molto antica; vasche vinarie per la produzione del vino (questa almeno l’ipotesi più accreditata). Ma subito dopo i prati inizia una sorta di dirupo,, il classico luogo dove gli etruschi amavano dislocare le loro tombe. Sono andato un po’ alla ricerca dell’altro monumento, ma tra il segnale di rete ballerino e le mappe presenti un po’ vaghe, non sono riuscito a trovare altro che uno splendido fontanile in mezzo al verde, assediato da mucche tranquille e silenziose, massi e rocce suggestive, rovi pieni di more e tanta polvere. Per questa volta Indiana Jones deve battere in ritirata, sconfitto anche dai tafani implacabili.

l’ingresso dell’Ipogeo di santa Pupa (detto anche Occhialone)

Un tunnel con probabile mitreo annesso? Il bosco di Manziana è così grande che contiene tante altre storie al suo interno, non solo un paradiso verde. Vicino ad uno degli ingressi, su suggerimento del nostro amico pittore di Quadroni, Gaetano, siamo andati a curiosare in quello che viene definito un ipogeo con probabile mitreo di epoca romana. Quasi nascosto nel verde si vedono solo gli imbocchi di alcune gallerie, ma la principale è decisamente una sorpresa incredibile. Un tunnel largo quasi una decina di metri che si prolunga nella collina per quasi un ettometro. Un po’ di luce proviene da una profonda finestra ricavata nel soffitto a metà strada, poi il tunnel si restringe ma viene affiancato da una serie di nicchie scavate nel tufo, forse magazzini o depositi vari. La galleria in questa parte ospita anche una discreta colonia di pipistrelli, che iniziano a ronzare sulle nostre teste, sicuramente disturbati dalle torce dei nostri cellulari. Una visita suggestiva, nel fresco della collina, che un tempo, secondo le notizie ricavate in giro, ospitava il borgo di Santa Pupa, ormai completamente scomparso.

Ritornando all’antica Monterano: in questi giorni era con noi anche fr. Josep Luis, il superiore della comunità di Badalona, esperto traduttore (purtroppo nel nostro piccolo gruppo non tutti masticano entrambe le lingue più utili, cioé inglese e spagnolo e quindi il suo ruolo era necessario). Nell’unico pomeriggio libero siamo andati insieme presso la cascata Diosilla e poi abbiamo preso la stradina che dalla Zolfatara porta a Canale Monterano vecchia.

Lui era già stato una volta in questa zona, in macchina, ma per il poco tempo aveva visto solo il primo pezzo, l’acquedotto. E si ricordava anche di una strada piuttosto lunga. In effeti è molto più rapido andare a piedi, dalla Zolfatara basta un quarto d’ora in salita per giungere alle rovine del paese. Prima però ci siamo avventurati anche nelle miniere abbandonate che si trovano vicino al parcheggio. Muniti di luce abbiamo percorso diversi metri all’interno di alcuni cunicoli, ma il buon senso e il poco tempo ci hanno poi ricondotti sulla retta via 🙂 Non mancano certo i luoghi suggestivi, da queste parti, anche se spesso bisogna fare lo slalom tra mucche e derivati vari! Tornando a Monterano, lungo la salita si incontra il Cavone, una sorta di tagliata nella roccia, apparentemente un percorso alternativo, o forse una linea difensiva. Sicuramente imponente e da osservare. Giunti invece tra le rovine, questa volta con la dovuta calma, ci siamo messi a gironzolare per le varie costruzioni, il castello, con il suo leone (è una copia, l’originale è al sicuro nel Comune), la fontana (su disegno del Bernini), il monastero di s.Bonaventura con la sua struttura che richiama nientemeno che il Pantheon.

E come sempre troviamo altri turisti, spesso ben attrezzati per riprese video e fotografiche. Sul ritorno incontriamo persino chi raccoglie i fiori di finocchio selvatico. Sarà il paesaggio bucolico (posso aggiungere anche agreste? se non li rispolvero qui ‘sti aggettivi….chissà quando mi ricapita). E tornare a casa con tutte queste immagini negli occhi, nei riflessi, nei profumi… è proprio interessante. Anzi, prima di arrivare ci fermiamo vicino al fico che costeggia la strada, Josep ne raccoglie qualcuno insieme a qualche foglia, perché abbiamo scoperto che Qalista… non li ha mai visti, quindi invece di un vocabolario multimediale, preferiamo un approccio molto più concreto e terra-terra…

Serata porcina a Oriolo: sabato 14, a Oriolo è in corso la sagra del fungo porcino. Forse è l’occasione buona per passare una serata diversa (e lontana dai fornelli!); ma quando arriviamo noi 4 della Orange Fox House, dopo aver lasciato la macchina a quasi 1 km dalla piazza antistante il palazzo Altieri, cuore della festa, vediamo che la coda per la cena è esagerata, metri e metri di persone che attendono di essere servite. E allora ci affidiamo alla classica pizza (persino buonissima e croccante) e una bottiglia di vino rosso della zona. Vuol dire che la zuppa di fagioli e porcini sarà per un’altra data! Intanto giriamo tra le vie di questo paese, nato sulla scia dell’illuminismo e quindi con una topografia ben studiata (il palazzo baronale in bella vista, la piazza e poi le case dei lavoratori, una sorta di utopia che si ritrova a Palmanova, Pienza, ma anche Crespi d’Adda e in altri progetti simili); sono pieni anche i tavoli per la cena, ma la fontana è abbastanza comoda.

E poi sta per iniziare il concerto, ma questa sera va in onda la taranta, e dopo un paio di riff che si ripetono in modo abbastanza prevedibile, pensiamo sia giunto il momento di tornare a casa. Per guardare la pinacoteca di Palazzo Altieri, che contiene le immagini di tutti i papi della chiesa cattolica, avremo forse altre occasioni (che coincidenza, abbiamo iniziato le nostre visite comunitarie, ad agosto, proprio con la basilica di s.Paolo fuori le mura, che contiene anche lei le immagini di tutti i papi, ma la più antica è proprio questa di Oriolo, che è servita per ricostruire la galleria papale della basilica dopo l’incendio del 1800).

ed ecco alcune immagini di questi itinerari

Gironzolando…

Gironzolando…

Nell’esperienza di formazione del progetto Lavalla200 grande importanza viene data alla “costruzione” di comunità interculturali. Nel nostro caso è decisamente facile, visto che il gruppo è formato da 7 persone tutte ampiamente “lontane” gli uni dagli altri. Si deve per forza fare di necessità virtù. E così per favorire una maggior conoscenza, uno stile di vita più familiare, anche le uscite, le escursioni e le gite hanno il loro peso. Per questo il mercoledì pomeriggio viene solitamente lasciato libero per simili attività e poi il week-end. E anche le 2 piccole comunità si possono gestire in modo molto flessibile, mescolandosi, unendosi, formando gruppetti alternativi.
Alcuni tra i momenti più significativi sono stati proprio i viaggi di esplorazione del territorio di questa settimana. Un gruppetto è andato a visitare Viterbo, un altro ha scelto come meta il castello di Bracciano e Anguillara e poi nel fine settimana ci siamo uniti tutti quanti per una visita in quel di … Giugliano. E senza dimenticare la festa di Canale Monterano, con i suoi concerti, come quello di venerdì sera. Ma andiamo con ordine.

Il castello di Bracciano – il fascino di questa residenza è innegabile. Uno si immagina subito i fossati pieni di acqua, i cavalieri all’assalto, le damigelle da liberare dalle segrete del castello… A dire il vero le cose sono un po’ diverse, ma gli ambienti, l’architettura, le stanze, gli scorci del lago dalle finestre incassate nelle larghe mura sono comunque uno spettacolo.

Eravamo in 4 a visitare il castello, io, Luis Obrado, il nostro bravissimo traduttore, Cesar e padre Thony che in questa prima settimana ci ha presentato il tema sulle “comunità interculturali”. Da bravi “turisti” siamo persino riusciti ad avere una guida madrelingua inglese e così ci siamo avventurati per i saloni dello splendido castello. A dire il vero non ci si accorge nemmeno che gli oggetti, i mobili, persino molti dei quadri non sono quelli originali. La storia del castello è stata ovviamente abbastanza tormentata e quando i padroni originali, la famiglia Odescalchi, sono tornati in possesso del maniero, lo hanno ritrovato praticamente vuoto, così hanno dovuto allestire gli interni collezionando oggetti da antiquari e altri luoghi.

L’effetto rimane comunque notevole e ci si aggira tra le sale immaginando le presenze, le frotte di cavalieri dame paggi nobili prelati maggiordomi… e quando poi si arriva nella stanza di Isabella si legge che “a volte ospitava amanti per una notte e li faceva uscire da una porticina secondaria, poi nel corridoio si apriva una botola e il corpo precipitava per vari metri, numerose lame laceravano il corpo che cadeva in un pozzo di calce viva che completava il lavoro e del malcapitato non si trovava più traccia”.

E dopo il castello ci siamo diretti verso Anguillara, un borgo delizioso con una vista magnifica sul lago, stradine che si arrampicano tra le case, scorci suggestivi, una spiaggia ben affollata e un panorama da cartolina estiva.

Prima del week-end finale abbiamo approfittato della festa di Canale, il classico palio delle contrade, quasi a conclusione dei festeggiamenti era previsto il concerto di Enrico Ruggeri. Strano vederlo in cartellone da queste parti, così ho convinto il gruppo a dare almeno un’occhiata, tanto per vedere una festa tipicamente locale con qualche innesto più originale. Per qualcuno del gruppo è stato praticamente il primo concerto dal vivo, con spettacolo completo di luci, fumi, laser, bassi che ti struggono in profondità e folla che ondeggia a ritmo. Niente male, davvero; il primo gruppo ha resistito una mezz’oretta, mentre con gli altri ci siamo goduti un po’ di più lo spettacolo, ma senza fare troppo tardi, visto che la mattina del sabato ci attendeva il lungo viaggio verso Napoli e dintorni…

Quando i romani facevano i Romani

Quando i romani facevano i Romani

data astrale: domenica 28 luglio: meta: la valle della Bekaa. E’ un nome che spesso associo a guerre, sconfinamenti, beduini in rivolta, scontri culturali. E forse non basta nemmeno… Scollinando dalla zona di Faraya ci arriviamo dopo una scarrozzata abbondante, che passa dagli chalet quasi-svizzeri della Libano bene (anzi, benissimo, prati rasati, costruzioni in legno, piste da sci e skilift, ordine e disciplina…) agli scenari di mezza montagna, con tende di pastori e greggi di capre che si accapigliano per i pochi arbusti presenti.

Poi, dopo aver superato le cime aride di questa catena del Monte Libano si scende rapidamente verso un’ampia valle, delimitata dai monti dell’antilibano (dopo c’è già la Siria). Qui i due fiumi importanti fanno pari e dispari, uno andrà a nord e l’altro proseguirà verso il sud, per infilarsi poi nelle acque di quei Tigri&Eufrate di biblica memoria. E cominciano i campi, patate, pomodori, ortaggi, una strana pianta (ehm, dovrebbe essere qualcosa che ad Amsterdam si può vendere liberamente e quella libanese sembra una delle migliori…), putroppo osserviamo anche tanta plastica e sporcizia un po’ ovunque, nonostante si debba spesso fare lo slalom tra un posto di blocco e l’altro (in questa giornata ne incontreremo almeno 6). Giunti a metà vallata si prende la grande strada che la solca tutta e si va in direzione nord, verso la grandiosa Baalbeck.

Baalbeck: uno viene dall’Italia, conosce Roma, ha girato per le vie di Pompei, ammirato l’anfiteatro di Capua, pensa di averle viste un po’ tutte le meraviglie romane. Ma poi arriva qui, a Baalbeck e la matassa si ingarbuglia. Prima ti portano a vedere una pietrona, immensa, impossibile quasi da muovere, lasciata ancora nella cava. Ma poi trovi le pietre sorelle, altrettanto immense, a fare da basamento ai templi di questo spettacolare sito archeologico. Dimensioni colossali, colonne che nemmeno a Roma si incontrano, misure da capogiro, tetti e costruzioni impressionanti.

Ti muovi tra le rovine e ti chiedi che impatto potevano avere in quel tempo certe opere colossali. E l’ammirazione cresce. Tempio di Giove, di Bacco e ovviamente di Venere (con tutte le declinazioni possibili), oggi ancora utilizzati e fruibili per concerti e spettacoli. Dall’epoca Fenicia fino a quella Ottomana (ma la nostra guida, il solerte fr. Georges Trad ci faceva notare che le aggiunte di matrice araba erano molto limitate…). Innovazioni tecnologiche di grande impatto, scalinate scavate nella pietra viva, non per sovrapposizione di gradini, statue e colonne gigantesche (quelle di granito, poi, una pietra del tutto assente dai territori limitrofi, giunte via nave dall’Egitto), frontoni innalzati a oltre 20 metri di altezza (chissà con quali macchinari, vien da chiedersi). Si resta a bocca aperta e si pensa alle buche di Roma, oggi, ai problemi a volte meschini e alle difficoltà burocratiche nel costruire ponti e strade. Veramente qui si avverte una Roma spettacolare.

Poi continuiamo la nostra scorribanda lungo la valle, per giungere fino a Ksara, una zona agricola molto vivace. Qui visitiamo una cantina rinomata, i vini Ksara. Era un’antica proprietà dei Gesuiti e, si sa, il vino da messa serviva anche qui. Il terreno era adatto, importarono i vitigni dalla Francia e iniziò la produzione. Oggi l’azienda è passata in altre mani e produce annualmente oltre 2 milioni di bottiglie di vino di alta qualità; per l’invecchiamento si sfruttano le cantine realizzate nel sottosuolo, circa 2 km di sotterranei a temperatura costante. Insomma, in vino veritas!

L’ultima tappa è nella cittadina di Zahle, luogo di origine di fr. Georges Trad, che gioca praticamente in casa; mangiamo nei pressi del fiume che attraversa la città e crea uno spazio fresco in una piccola valle, affollata di ristoranti e locali tipici; poi visitiamo una chiesa greco cattolica. Per noi, abituati ad una tranquilla monotonia italiana è sempre difficile cogliere le sfumature tra i vari riti e confessioni cristiane. Ma qui si va dagli Uniati agli Armeni passando tra le tante sfumature greche e bizantine…: la chiesa è un tripudio di icone e di rappresentazioni suggestive. Dobbiamo fare presto perché sta per iniziare un matrimonio. Ma l’addobbo floreale è così imponente che ci lascia quasi di stucco… con rose e fiori a non finire in bella mostra. Terminiamo sulla collina della città, dove ovviamente la fede cristiana ha messo come simbolo la Vergine, a protezione dei fedeli.

E capiamo che in queste terre non si tratta tanto di giochi di parole, il contrasto e lo scontro religioso c’è stato e le conseguenze si trascinano ancora, ma la figura di Maria è almeno un elemento che avvicina cristiani e musulmani, quasi in egual misura! Forse è la soluzione migliore per tentare il dialogo, senza troppe parole.

Ed ecco anche l’album della giornata

come se Cuma, a Pasqua, fosse di strada

come se Cuma, a Pasqua, fosse di strada

Deve esserci una certa forma di attrazione personale per Cuma. Ho realizzato che almeno 4-5 volte nel giorno di Pasqua mi sono poi ritrovato dalle parti di questo speciale sito archeologico Considerando che si tratta di uno dei più antichi insediamenti storici “importanti” del nostro piccolo continente, averlo così vicino a casa (in questo momento Giugliano) è un’ottima scusa per andarlo a visitare con una certa frequenza. Anche perché merita…

L’occasione di quest’anno era data dalla visita di mio fratello Paolo e della sua tribu 😉 e così nel pomeriggio di domenica, tutti in macchina e via verso Licola e dintorni. Questa volta ho risparmiato la visita alla Selva Cumana (chissà perché ancora perenemmente chiusa e semi-abbandonata) e ci siamo diretti subito alla Rocca; pochissime persone a visitare le rovine, quasi tutti stranieri a sbirciare nell’antro della Sibilla, sui passi della Via Sacra, tra le rovine di templi disegnati nientemeno che da Dedalo! Naturalmente dopo diventa un obbligo sostare presso la villa Vergiliana e far vedere cosa si nasconde nella campagna vicina: l’anfiteatro di Cuma, una costruzione che poteva ospitare oltre 5000 persone per i giochi del tempo. Vederla adesso, occupata da vigneti e piante da frutta, fa decisamente uno strano effetto. Ma forse così si è conservato più che altre vestigia (e siccome tra qualche giorno sarà la volta di Parigi e Notre Dame, il confronto è impietoso!). Per concludere la giornata si procede sotto l’arco Felice, si gira a destra per prendere via Scalandrone (così una prossima volta saprò ripetere questa scorciatoi!) e arrivare finalmente al lago d’Averno, per ammirare anche qui il bacino, la calma, lo sbocco delle gallerie militari (di 2000 anni fa!) e le rovine imponenti di un tempio che era secondo solo al Pantheon…verrebbe da aggiungere “bei tempi”, anche se l’invidia è molto relativa. Bei luoghi, direi comunque. Da assaporare con gli occhi e il cuore.

Questo invece era l’album fotografico realizzato poche settimane fa, in occasione di un’altra visita (era la volta di Silvia!); l’itinerario era praticamente lo stesso, a parte l’excursus iniziale sulla riva di Cuma, con tanto di immagini dell’acqua che esce dal condotto del depuratore (no comment! i colori dicono tutto)
Album di foto Cumane

A spasso per la Citylife di Milano

A spasso per la Citylife di Milano

Sabato pomeriggio, di passaggio a Milano per l’interessante appuntamento del Tablet School Day.  

Mi sono lasciato sedurre dalla nuova skyline di Milano, il centro Citylife, da poco ristrutturato e riaperto alla città. Spazi verdi e vertigini verticali, un panorama decisamente stimolante.

Ecco alcune immagini di questa passeggiata:
Album fotografico Citylife