Sfogliato da
Categoria: luoghi

Ripensando a Palermo…

Ripensando a Palermo…

Firenze lo sai… Lugano addio… Roma nun fa la stupida… Napule è mille culure…
Ma… Palermo?
Una canzone con Palermo protagonista per caso esiste? Non me ne viene in mente nessuna. Ci stavo pensando mentre ripassavo con calma le (tante, troppe) foto realizzate la settimana scorsa nella mia prima visita a Palermo. Ci siamo andati insieme con la comunità di Siracusa, quindi l’itinerario era giocoforza dettato da varie esigenze, ma non avendola ancora vista, un primo contatto è sempre utile, per cogliere la città a livello macroscopico, sbirciare la mappa dei luoghi essenziali, calarsi nelle strade principali. Eventualmente preparare una seconda occasione…

Ed è proprio quello che ho fatto, senza un itinerario particolare, anche se poi ovviamente ho visto le cose principali e più appetitose. Ho solo aggiunto al menu la possibilità di inserire, a fine giro, anche Monreale, per mettere insieme alcuni elementi che pensavo, a ragione, fossero indispensabili per un primo approccio a questa splendida città.

Abbiamo girato senza fretta, a volte senza una meta apparente, in una città piena di vita, di gente, di movimento, complice un’estate che continuava ad imperversare e a stendere rivoli di caldo e bel tempo per ogni dove. In questo caso una vera benedizione. Era anche l’ultimo giorno di ora legale e questo ha favorito davvero l’itinerario.

Dopo una bella scarpinata (eravamo alloggiati dalle parti di Via Briuccia, ben lontani dal centro) che aiuta a vedere una città dalla prospettiva del pedone tranquillo abbiamo iniziato la visita dalla piazza della Libertà, poi siamo passati vicino al Politeama e quindi ci siamo diretti al Teatro Massimo, il 3° in Europa come grandezza e il 2° come ampiezza del palco, giusto per dare qualche elemento. Lo abbiamo visitato anche dentro, passando dal foyer, salendo lungo i vari piani che portano ai loggioni, entrando in quello reale e sbirciando anche nella buca dell’orchestra. Peccato che non fosse possibile per il nostro itinerario di visita calcare l’ampio palco. In questi giorni la città pullulava di inizitive turistiche, tour, posti aperti, insomma, una confusione pittoresca ma anche un po’ caotica per chi voleva apprezzare qualcosa di più…
Ci siamo rifatti con le prove sonore nella stanza dell’eco, un’insolito salone dove se ti metti proprio al centro della stanza e parli, anche sottovoce, ti ascolti con una intensità davvero insolita e incredibile, come fossi in cuffia per una registrazione.

E dopo aver girato per un bel po’ nelle zone adiacenti, aver visto balconi dove Garibaldi, come al solito, si affacciava, case dove Garibaldi (ancora lui), posava le stanche membra anche solo per poche ore…. edifici riscattati e dedicati alla riflessione sulla mafia (rigorosamente in minuscolo, per quel sacco di merda che ciottianamente è) viene quasi l’idea che per visitare Palermo puoi concentrarti anche solo passeggiando lungo via Macheda che va dal teatro Massimo fino ai Quattro Canti e poi esplorare tutta via Vittorio Emanuele II che inizia dalla imponente Porta Reale vicino al palazzo normanno passando per la cattedrale e finendo praticamente in riva al mare. E che proliferare di posti interessanti da visitare, ci si può veramente perdere. Naturalmente sgomitando non poco tra la folla davvero imponente di questo sabato e domenica. Abbiamo così iniziato a guardare dall’esterno le diverse cose più interessanti…

Nella giornata di Domenica ci siamo invece dedicati con puntiglio da curiosi a visitare alcuni dei luoghi più rinomati: abbiamo iniziato con il monastero delle domenicane, vicino alla chiesa di San Cataldo (quella con le cupole rosse che è uno dei simboli di Palermo); interessante e pittoresco, con una chiesa che da sola varrebbe la visita alla città, ricchissima com’è di opere d’arte, intarsi in pietra, statue, architetture ardite… e salendo fin sul tetto si può avere una visuale di Palermo a 360°; davvero la fontana della vergogna diventa piccola piccola (e le due spiegazioni del nome possono giocarsela alla pari, sia per una vergogna legata alle tante statue senza veli messe proprio davanti al naso delle suore, sia per i costi dell’opera che facevano davvero gridare alla vergogna!)

Ci siamo poi incamminati verso il palazzo reale di Palermo e meno male che Ricky era già esperto, perché solo per individuare il botteghino dei biglietti qualcuno rischiava di fare la fila sbagliata. Diciamolo, le informazioni per i turisti spesso lasciano un po’ troppo a desiderare… ma questo è un retaggio abbastanza frequente in Sicilia…

Davvero notevole e interessante la cappella Palatina al primo piano, dove ogni centimetro sembra un inno alla perfezione; un po’ più prosaici gli appartamenti reali superiori (compresa la polvere sugli scanni del parlamento regionale, a dispetto del fatto che siamo di fronte al Parlamento più costoso d’Europa!); prima di uscire merita una visita la zona archeologica inferiore (l’esposizione presente in questi giorni non mi sembrava un granché, davvero), per poi riposare un po’ tra i verdi viali dei giardini prospicienti il palazzo.

Siamo poi passati diverse volte davanti alla Cattedrale, un tripudio di forme, campanili, torri, un profilo difficilmente riconducibile a qualcosa di “semplice”, davvero fin troppo esuberante. Si riesce davvero a cogliere la sostanziale differenza con la sobrietà esterna della (non proprio) vicina cattedrale di Monreale con la quale abbiamo chiuso la nostra visita. Si tratta proprio di impostazioni diametralmente opposte, nel cuore di Palermo la Cattedrale manifesta esternamente tutta l’esuberanza del divino, mentre a Monreale tutto si svolge nella sobrietà esteriore e nella magnificenza degli interni. Basterebbe fermarsi e riflettere, a pochi passi dalla tomba del santo re Francese, Luigi XI, sull’itinerario mistico proposto sul pavimento, con stelle, rotazioni, allusioni e complessi rimandi che facilmente fanno venire il capogiro.

Questo senso di meraviglia e di continuo rimando tra una esteriorità forte, un’intimità raccolta ma altrettanto esuberante mi continuano ad accompagnare, mentre rivedo le foto di questi giorni…
la memoria del cuore non può che passare dagli occhi.

e ovviamente, ecco un album fotografico davvero esagerato su Palermo

Nei dintorni di Siracusa: Noto, per esempio

Nei dintorni di Siracusa: Noto, per esempio

Proprio vero, nei dintorni di Siracusa c’è tutto un mondo di luoghi, paesi, scorci suggestivi… dove capiti capiti bene.

Domenica mi è capitato di tornare nuovamente a Noto, un luogo particolarmente gettonato quando si tratta di visitare i dintorni. Dici Noto e subito riecheggia il barocco, una delle espressioni più intense ed evidenti.

Dopo la distruzione della cittadina (il terribile terremoto del 1693, probabilmente il più forte mai verificatosi in Italia negli ultimi millenni, che solo nei dintorni di Noto ha causato più di 60mila vittime) la ricostruzione venne realizzata proprio all’insegna dello stile dell’epoca e mentre altrove già si andava sovraccaricando di troppi orpelli, qui ha trovato un giusto equilibrio e una variegata possibilità espressiva: chiese, palazzi pubblici, privati, urbanistica, piazze, tutto ha conservato questa unità stilistica che si fa veramente apprezzare.

Anche per un fotografo si sprecano le occasioni per trovare vedute interessanti, elementi curiosi, prospettive insolite, insomma, c’è da sbizzarrirsi.

E spesso mi capita di ri-fare quasi le stesse foto, da un’angolatura lievemente diversa, o con i colori della stagione in corso, come questo arco condominiale che da solo vale una pausa di riflessione. Il cielo di questa domenica era così intenso che meritava uno spazio adeguato, mentre nell’altra foto, di 3 anni fa (!), il foliage era decisamente più suggestivo 🙂

Volevamo anche andare dalle parti di Noto Antica, ma si trova veramente molto lontano dall’attuale centro (a circa mezz’ora di strada) e forse merita una visita meno frettolosa. Sarà per un’altra volta.

Il tempo di questo ottobre si sta conservando magnifico, anomalo e comunque caldissimo. Sul ritorno abbiamo costeggiato il Lido di Noto, mare lievemente mosso ma tanta gente in spiaggia e anche in acqua, in questa estate che non sembra ancora concludersi.

Ecco intanto qualche foto (con un sole spettacolare, fin troppo forte) di questa passeggiata nel centro di Noto

Queste invece le foto della mia prima visita a Noto, nel 2019

E questo l’album “quasi in notturna” della visita a Noto del 2020

4 passi dentro Bucchèri

4 passi dentro Bucchèri

Non sapevo nemmeno qual era la pronuncia giusta, qui in Sicilia anche i nomi sorprendono, ma quando mi hanno ripetuto varie volte bucchEri, con l’accento sulla E, non ho più avuto scampo. Ci si adegua volentieri alle scelte locali.

Abbiamo pensato, per quest’anno, di andare ogni tanto ad esplorare alcune zone vicino a Siracusa, almeno per conoscere meglio il territorio e non lasciarsi sfuggire, più per pigrizia che altro, località interessanti. E questa sicuramente ha molte caratteristiche dalla sua.

Già dall’esplorazione digitale sapevo che avremmo incontrato boschi, parchi avventura, molto verde… e una cittadina che da poco è entrata nel club elitario dei borghi più belli d’Italia.

Sotto questo profilo mi aspettavo ancora di più dalla cittadina, che pur essendo carina e ben compatta, non rivela grandi scorci o fughe prospettiche pittoresche, nemmeno i vicoli sembrano particolarmente curati. Eccetto le due zone in cui la fanno da padrona le due chiese, la parrocchiale e quella della Maddalena, non sono riuscito a trovare affacci o luoghi degni di nota. Ma un paese discreto può esercitare il suo fascino anche con poco.

Siamo nella zona più alta della provincia siracusana, si sfiorano quasi i mille metri e il caldo della costa era già ben mitigato, da queste parti. Non si avverte ancora aria di montagna (anche se i cartelli con i simboli della neve sono frequenti), vuoi per la vegetazione, vuoi per le cime sfumate. Sicuramente qui l’inverno si fa sentire in modo più intenso. I boschi stessi sembrano essere qui a ricordarlo.

E dopo essere passati vicino a uno degli ingressi del bosco della Duchessa (che dovrebbe essere uno dei più estesi della provincia e forse dell’intera regione), abbiamo fatto anche un salto per dare un’occhiata al Parcallario, uno dei pochi adventure park della regione. Qui invece ho apprezzato in modo molto più evidente la cura del posto, le installazioni varie e ben tenute, la grande presenza di persone. Un vero polmone verde adatto a grandi e piccini per muoversi, in sicurezza, sui percorsi guidati tra i rami.

Da Siracusa ci vuole circa un’ora di macchina, ci sono poco più di 50 km, ma ci si muove su strade piacevoli, immerse nel verde e nel cuore della Sicilia. Tra l’altro spiccano, nei pressi di Buccheri, le numerose pale eoliche, per fortuna in funzione (già troppe ne abbiamo viste penosamente ferme!).

Allora spazio alle immagini per questo album fotografico di BbucchEri e Parcallario

Il sentiero Carrubella

Il sentiero Carrubella

Con la scusa delle vacanze a Siracusa sto esplorando un po’ gli altri luoghi interessanti di questo variegato territorio. A dire il vero mi sono dovuto improvvisare un po’ tour-operator per alcuni amici (e la cosa non è che mi dispiaccia, anzi, si impara a conoscere qualcosa solo quando cerchi di spiegarlo ad altri…) e così mi sono rivolto spesso al già noto. Ma questo sabato, con il caldo ancora imperante, mi sono detto: proviamo un’altra strada per la zona dei laghetti di Cassibile. Avevo già rivolto l’attenzione al sentiero Carrubella e così è stato.

Anche perché di laghetti lungo il fiume Cassibile a quando pare ce ne sono davvero molti e vale la pena addentrarsi un po’ più a fondo in questo splendido canyon verde. C’è chi lo chiama trekking, chi preferisce le escursioni, o una passeggiata… ma questo sentiero merita anche tutti questi termini.

Da Siracusa la strada più breve, consigliata anche da GMaps, è quella che passa da Canicattini e poi si dirige verso Noto; dopo il ponte e l’area attrezzata sul fiume Manghisi si deve prendere la deviazione che porta verso Avola Antica, una strada asfaltata che grosso modo percorre tutto il lato superiore della riserva; dopo alcuni km si trova il cartello con l’indicazione del parcheggio per il sentiero Carrubella. Ma siccome sono anni che tento di lasciare da parte i contanti e usare sempre e solo moneta digitale (ormai quasi esclusivamente tramite GPay/Wallet), non sapevo come sdebitarmi con il parcheggio. Siccome ero già arrivato fin lì (quasi 40 km da Siracusa) non mi sembrava il caso di tornarmene a casa senza nemmeno visitare il luogo, così ho parcheggiato lungo la strada superiore, in una zona tranquilla e spaziosa, per poi fare tutto il percorso a piedi.

Superato l’ampio parcheggio custodito (4 € per l’intera giornata…) ci si avvicina ad una masseria, sembra quasi di entrare in casa altrui, ma il sentiero è proprio questo, nemmeno troppo ben evidenziato. Si supera la masseria e finalmente si entra nella zona del sentiero vero e proprio, anche se l’ingresso è ancora piuttosto lontano. Un chioschetto di informazioni (e sabato, alle 18, c’era ancora il personale della Regione) e poco dopo un ampio piazzale con i cartelloni delle mappe e l’indicazione dei due percorsi. In pratica si tratta di un anello e seguire il sentiero A o quello B è indifferente. Ma da buon docente ho seguito l’ordine alfabetico, puntando verso il sentiero A.

Per le note tecniche, qui è possibile vedere i dettagli di questo itinerario

Il percorso iniziale è davvero molto suggestivo, con molti tratti in roccia scavata (chi lo avrà mai fatto questo lavoraccio?) e poi lunghi tratti a gradini, in pietra calcarea che certamente qui non manca.

Subito si inizia ad incontrare il verde, tante piante (e inizialmente ci sono anche i cartelli con le indicazioni botaniche delle essenze principali, querce, salici, oleandri, felci… Per quanto riguarda la fauna si avvertono numerose presenze, tante lucertole, voli di uccelli nella fitta boscaglia, il richiamo del cuculo…

La discesa è discreta, in pratica il dislivello da superare è di circa 250 m, ma la difficoltà è contenuta e il sentiero è abbastanza facile. Quando si giunge a fondovalle, la prima cosa che si incontra è una postazione idraulica, probabilmente una presa d’acqua, con le relative gallerie di controllo, che lungo il sentiero ogni tanto fanno capolino. Passeggiare in mezzo a questo fresco stride un po’ con il secco di questi ultimi mesi, ma qui immersi non si ha minimamente l’impressione di scarsità di acqua. Il livello del fiume mi sembra proprio normale, d’altra parte siamo in zona carsica ed è un vantaggio per le riserve d’acqua.

Data l’ora non ho incontrato altri viandanti, visto che ho iniziato il percorso verso le 18 del pomeriggio. Solo nella zona dei laghetti ho incrociato un folto gruppo di visitatori con guida, proprio nella zona in cui c’è il bivio per il ritorno; ma oltre a deliziarmi con il fresco e il panorama, avevo altro in mente.

Giunto quindi nella zona dei laghetti, in perfetto isolamento (davvero nessuno in giro, una sensazione quasi primordiale), mi sono goduto quella splendida marmitta dei giganti che è sicuramente uno dei laghetti più profondi (siamo sui 7 m.); sapevo che l’acqua sarebbe stata fresca, ma …. ci si prepara cominciando ad immergere i piedi e poi la temperatura dell’aria era ancora molto tiepida. Comunque il primo impatto, dopo il tuffo, è veramente una fresca frustata di refrigerio. Pochi minuti di sguazzata in quel piccolo paradiso sono più che sufficienti. Poi un po’ di relax, mi ero portato persino qualcosa da leggere (e visto il luogo, anche di ben collegato: Stefano Mancuso. Plant revolution). Una mezz’oretta magica in mezzo a quella valle, davvero delizioso.

Poi, con il sole ormai tramontato, si riprende la via del ritorno; nel finale è abbastanza spelacchiata e tutto sommato mi è sembrato saggio aver seguito il percorso in questo modo. Giunto fino alla cima, superato di nuovo il parcheggio, con le luci delle case ormai a punteggiare il panorama, visto che il buio era calato inesorabile, mi ha sorpreso provare una videochiamata con i miei fratelli in liguria; da loro la luce era ancora ben evidente, ma si sa, noi siamo ben a oriente e la differenza si nota davvero.

Splendido sentiero, incastonato nel verde e nel fresco; freschissime le acque; ogni tanto servono queste parentesi dove la natura ritorna al suo primo posto e ci limitiamo ad ammirarla.

E sempre in tema di contemplazione, ecco alcune foto di questo splendido sentiero Carrubella.

Settimana di ferragosto

Settimana di ferragosto

Le ferie di Augusto, e non solo le sue. Quest’anno mi sono fermato per fare le vacanze qui a Siracusa e, caldo a parte, penso che sia una occasione speciale per conoscere meglio questa città.

In questi giorni ho poi incontrato alcuni amici di Giugliano e con loro abbiamo realizzato un po’ di visite nei dintorni, da Ortigia a Neapolis, da Cavagrande alla Tonnara; insomma, i posti belli di queste zone, senza dimenticare il mare, che ovviamente la fa da padrona, viste le temperature.

E il caldo, si sa, non invita molto a muoversi, a girare in bici; soprattutto quando rientrando in casa e aprendo il rubinetto dell’acqua fredda, si ottengono questi spettacoli. Insomma, a 40 gradi dà quasi fastidio lasciarci le mani in mezzo!

E’ vero, abbiamo avuto anche qualche spruzzata di pioggia, 2 serate con un po’ di acqua, ma in tutto sono caduti solo 5 mm. di pioggia, ancora troppo poco per mitigare il forno che sovrasta sulla zona.

Pazienza, se piove sui giusti e sugli ingiusti penso sia buona cosa estendere il caldo in ugual misura…

Così, lunedì 15 agosto, festa dell’Assunta, dopo essere già andato a sentire i primi vespri del Monteverdi, nella chiesa di s.Filippo, ho pensato di partecipare e assistere alla processione della statua dell’Assunta, che dalla stessa chiesa, nel cuore di Ortigia, passava nelle vie centrali, sforava in piazza Duomo, scendeva fino alla Marina e poi proseguiva in nave nel golfo grande.

Non sono certo un appassionato di questo genere di processioni; un conto è vivere in comunità più circoscritte, dove una processione può avere un senso identitario, comunitario e “quasi di fede”, senza ostentazioni o imposizioni (ripenso alle semplici e amichevoli processioni nella mia piccola zona di s.Lorenzo, a Sanremo, sempre in questo periodo dell’estate); qui il contesto è ben diverso.

Per tanti aspetti quello che ho visto mi sembrava quasi un rito pittoresco e vagamente ancestrale, con il pretino in testa al corteo ma quasi attore di un rito d’altri tempi, e i devoti portatori della statua della Madonna che ogni 10 passi si fermavano, nell’attesa che qualcuno invocasse con qualche epiteto locale la Vergine, così che tutti potessero rispondere in coro “Viva Maria”, tra lo slancio calcistico e il fervore popolare. Eppure, un evento del genere qualche richiamo al mondo della fede può ancora significarlo…

Il percorso era abbastanza breve, anche se i tempi di percorrenza sono stati dilatati dalle frequenti pause. In testa il parroco, in veste solenne, dietro un drappello di fedeli, con sindaco e assessore annessi, poi la statua dell’Assunta e dietro la banda municipale. Poi ancora un seguito di fedeli. Tante, invece, le persone assiepate lungo il percorso. Immancabile, come sempre, il simbolo della fede e della presenza per antonomasia: il cellulare sguainato per le riprese, video o foto che siano. Senza di quello, ormai, non si è vissuto nessun evento nel quale ci si è imbattuti.

Mi era quasi venuta voglia di realizzare un piccolo video su questa processione, chissà se le buone intenzioni incontreranno una fine concreta… vedremo

Intanto, ecco le immagini della processione dell’Assunta ’22 per le vie di Ortigia