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Lavori in corso… in via Piave

Lavori in corso… in via Piave

in questa pagina verranno inserite, man mano e in ordine cronologico, le diverse informazioni e comunicazioni relative ai lavori che si stanno svolgendo. L’ultimo intervento è del 22/6/22, guardate quindi … in fondo!

Sono ormai alcuni mesi che la “nostra” via Piave, il centro della Borgata, è sottosopra per i lavori di rifacimento dei marciapiedi. Lavoro annunciato e realizzato con una discreta solerzia. Tra qualche giorno inizieranno a togliere le vecchie mattonelle anche davanti al centro CIAO (e alle Poste) e toccheremo con mano il disagio di passerelle, cantieri, polvere e cemento. Ma il risultato finale si spera sia un deciso miglioramento della viabilità e della qualità della strada. O per lo meno dei marciapiedi, visto che un po’ di parcheggi resteranno e quindi cambierà ben poco.

L’unico dubbio che mi sarebbe piaciuto affrontare con chi sta dirigendo i lavori riguarda le scelte “strategiche” e urbanistiche per consentire a tutti una migliore mobilità. Mi riferisco soprattutto a chi si muove con fatica, chi ha necessità di spingere una carrozzina con bambini a bordo, qualche anziano “motorizzato”, la necessaria attenzione a chi ha mobilità ridotta… Mi sembrava che l’attenzione a queste fasce dovrebbe essere una delle priorità quando si ripensa la vita in città. E ritengo che ogni cittadino debba e possa collaborare per possibili miglioramenti. Ok, procediamo.

La soluzione scelta per favorire l’accesso ai marciapiedi non mi sembra però proprio geniale. La Borgata non è certamente un modello di urbanistica, ma nelle strade adiacenti a Via Piave la soluzione adottata, semplicissima, per favorire l’accesso e la mobilità, è sicuramente più valida.

Ad ogni incrocio o intersezione con un’altra strada, la parte finale del marciapiede è ribassata fino al piano stradale e l’accesso è lineare, semplice e immediato. Chi attraversa non incontra nessun dislivello, percorre il tratto più breve e comodo, non incontra nessun problema e tecnicamente mi sembra che il lavoro richiesto per questa soluzione sia decisamente ridotto.

La nuova impostazione, invece non credo che sia ispirata al “rasoio di Occam”, cioè all’implementazione del minimo sforzo per ottenere il miglior risultato. Sembra invece ben più macchinosa. Agli incroci con ogni strada (e sono almeno una decina per ogni lato, le intersezioni per tutta la lunghezza di via Piave, il bordo tondeggiante dei marciapiedi rimane una barriera evidente; è stato invece realizzato una sorta di scivolo laterale posizionato però non sull’incrocio stesso, ma dopo alcuni metri dall’intersezione.

Nella foto si coglie abbastanza la dislocazione degli spazi e degli accessi, ma i colori simili di asfalto, pietra e cordolo impediscono una visione più evidente. Questa soluzione è ripetuta ad ogni incrocio, quindi chi dovrà attraversare, o anche solo percorrere tutta la via, non avrà vita facile, non si capisce bene infatti che strada potrà o dovrà percorrere. In pratica chi ha una carrozzina dovrà dribblare con un lungo tratto di percorso sulla strada asfaltata, facendo attenzione ovviamente alle macchine (via Piave è a senso unico in discesa) per poi riguadagnare il marciapiede dopo svariati metri (almeno 15!). Mi sembra davvero una soluzione complicata, fastidiosa e pericolosa, soprattutto confrontandola con la precedente, vecchia ma … semplicissima.

Sicuramente a fine lavori verranno dipinte le strisce zebrate davanti ad ogni “scivolo”, ma il problema rimane, aggravato poi dalla onnipresente presenza di auto parcheggiate.

Non riesco quindi a comprendere la “mens” che ha portato a individuare questa soluzione. Spero che tale idea sia stata discussa anche con qualche rappresentante del quartiere (anche se in giro e sul sito del Comune di Siracusa non ho mai visto comunicazioni al riguardo) e per questo ho inoltrato questa riflessione, da semplice cittadino, allo Sportello del Comune di Siracusa, per inoltrarlo a chi di dovere.

I lavori sono tuttora in corso e forse qualche miglioria si potrebbe ancora fare, anche perché la soluzione adottata cozza un po’ con le abitudini classiche del quartiere. Da norma stradale non si potrebbe parcheggiare a meno di 5 metri da una curva (Art. 158 del codice stradale) e probabilmente questo nuovo accesso tiene in considerazione la norma. Peccato che di solito nella Borgata questa non sia una regola molto praticata, visto che le macchine spuntano un po’ da ogni parte e temo che la situazione, a lavori finiti, sarà ben poco diversa da quella che già adesso si sta verificando, nelle zone in cui i lavori sono appena conclusi… con macchine che ostruiscono tranquillamente questi accessi. Speriamo che dopo le auto a guida autonoma spuntino presto le carrozzine a decollo verticale per … risolvere questo problema

E visto che siamo in fase di lavori, uno sforzo in più per rendere più accessibili e sicuri i marciapiedi, spostando ad esempio i nuovi pali per la luce in posizione meno centrale rispetto al marciapiedi, forse si poteva ipotizzare, anche perché in alcuni incroci sono veramente un inciampo e un fastidio poco pratico, non solo per chi ha mobilità ridotta, ma anche per i semplici passanti.

Nelle semplici foto di questa galleria è possibile apprezzare (!) l’impiccio causato da questi pali; uno si chiede se una collocazione sui muri delle case, come spesso avviene (in tutta la borgata le luci sono solitamente ancorate a cavi attaccati alle case, posizionate quindi in mezzo alla strada, ad altezza adeguata). Dimenticavo: in via Piave, attualmente, le luci sono proprio collegate mediante cavi posizionati sulle abitazioni, in pratica basterebbe sostituire i “corpi illuminanti” e non ci sarebbe bisogno di altro. Forse era troppo semplice?

Vediamo se arriva qualche risposta chiarificatrice…

23/05/22 – Per la cronaca: ho inviato questa pagina all’indirizzo del Comune che dovrebbe raccogliere le segnalazioni varie dei cittadini: sportellocittadino@comune.siracusa.it. Il giorno dopo mi hanno comunicato di aver inoltrato questa segnalazione all’ufficio competente (Gentile utente abbiamo inoltrato la sua richiesta all’ufficio reti.infrastrutture.1@comune.siracusa.it:).
Poi, su segnalazione di un’amica architetto, ho inoltrato lo stesso messaggio a diversi altri:
sarebbe necessario mandare un comunicato formale al Dirigente del settore Opere Pubbliche del Comune di Siracusa: Arch. Brex, a quello del Settore Mobilità e trasporti: Arch. Giuseppe Amato, a quello delle Politiche Sociali: Dott.ssa Adriana Butera ed infine al Comandante della Polizia Municipale: Dott. Enzo Miccoli.
Anche perché, mi segnalava questo architetto: “Bisogna assolutamente indignarsi per tali scorrette realizzazioni dei lavori. Le rampe si fanno ASSOLUTAMENTE sugli incroci e non a qualche metro oltre gli stessi.”


Ecco le novità del 24/05/22 – è giunta una lettera da parte del Comune di SR, che riporto integralmente

Buongiorno,
in risposta quanto evidenzito dalla S.V. con la mail del 23/05/2022 e ricevuta dallo scrivente in data odierna, si evidenzia che gli attraversamenti pedonali in fase di realizzazione nell’area di via Piave, previsti dal progetto di riqualifcazione urbana, si stanno realizzando tenedo conto della normativa attualmente in vigore.
Infatti l’intervento è in linea con quanto stabilita dal D.Lgs. 285/92 “Nuovo Codice della Strada” e dal D.P.R. n. 495/92 “Regolamento di attuazione del nuovo codice della strada” (art. 145).
Infatti la norma prescrive che “………In presenza del segnale fermarsi e dare precedenza l’attraversamento pedonale, se esiste, deve essere tracciato a monte della linea di arresto, lasciando uno spazio libero di almeno 5 m;……”
Per una migliore lettura della norma si allega lo schema degli attaversamenti pedonali che ACI ha inserito all’interno delle linee guida pubblicate già nel 2011.
Si evidenzia inoltre che con l’intervento in fase di esecuzione, si stanno realizzando gli attraversamenti pedonali, attualmente mancanti, sulle traverse ortogonali a via Piave e si stanno implementando quelli sulla stessa arteria principali munendoli di regolare scivolo per agevolare il passaggio di carrozzine e passeggini.
Si rimane comunque a disposizione per eventuali ed ulteriori chiarimenti in merito.
Cordialmente – Il Resp. Unico del Procedimento – Nunzio Marino

In risposta alla quaestio, allego uno schema realizzativo degli attraversamenti pedonali come da codice della strada e linee guida ACI. Si specifica che abbiamo preferito attenerci a tali indicazioni proprio per facilitare gli attaversamenti in sicurezza in particolar modo ai diversamente abili.

Ho inserito per documentazione i file che sono stati inviati dal Comune; ma per quanto riguarda la risposta, credo che la domanda di fondo sia stata un po’ elusa. Chiedevo semplicemente perché non è stata scelta la soluzione ben più semplice e già adottata nelle vie limitrofe, che prevedeva meno interventi, accesso più breve e lineare? Resto ancora in attesa dei prossimi sviluppi; idem per la questione delle luci…


A dire il vero una risposta alla mia semplice domanda è arrivata, eccola:

Buongiorno, come ha potuto constatare dalla mail che le ho inviato in precedenza, la soluzione proposta da Lei non è in linea con quanto dispone la norma attualmente in vigore. Un nuovo intervento, come quello che stiamo pertanto avanti su via Piave, non può prescindere dal rispetto della normativa.
Cordialità, Nunzio Marino (inviata il ven 27 mag, alle 08:37 )

Parlando con alcuni amici per chiarire sempre meglio la natura di questo intervento (penso che proprio nella prima settimana di giugno i lavori riguarderanno l’ufficio delle Poste e quindi anche il nostro centro CIAO, forse avremo modo di sentire anche chi interviene e dirige i lavori sul posto…) ci siamo soffermati su questi aspetti.

Dal piano regolatore del Comune di Siracusa si evince che via Piave è definita “Strada Locale” neppure “Strada di Quartiere” che è di livello superiore, per quanto viabilità e possibile traffico veicolare…
Sappiamo poi che oltre alle normative, va rispettato anche il PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO (PGTU) e il PIANO URBANO DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE (PUMS) della città (di cui ho intanto recuperato il Regolamento)


Questi documenti sono stati aggiornati dal Comune e successivamente adottati nel 2019 (è possibile verificare tutta la documentazione a questo il link.
In questi piani è interessante notare che via Piave è definita come “Strada Locale” neppure “Strada di Quartiere” che è di livello superiore… Forse in quest’ottica sarebbe sensato privilegiare le soluzioni più adatte alla vita locale del pedone, piuttosto che le soluzioni legate al transito delle macchine.

Noto tra le altre cose, che via Piave è interessata anche a forme di mobilità lenta (Programma sperimentale Piedibus (Progetto Siracusa City Green), come si può constatare dalla cartina 77 di p. 94 del PGTU-PUMS, e mi chiedo cosa dovranno fare gli scolari che si dirigono o tornano dalla scuola di s.Lucia, a poca distanza da V. Piave: seguire il nuovo itinerario a zig-zag o continuare imperterriti a privilegiare il percorso più semplice e più rapido?

Io continuo a pensare alla nostra cara Amine che viene quasi ogni giorno a trovarci, spingendo la carrozzina con il suo piccolino e tenendo per mano l’altro bambino che ormai trotta disinvolto. Me la vedo a doversi esibire in una serie di slalom piuttosto articolati per dover seguire il futuro itinerario “in sicurezza”. E continuo a nutrire qualche dubbio su questo percorso che tanto sicuro e lineare proprio non mi sembra.

15/06: i lavori sono in questi giorni proprio sul tratto del nostro Centro CIAO. Confabulando con gli operai ho provato a chiedere qualche lume. Interessante far notare che stanno inserendo i pali della luce un po’ troppo al centro, rispetto al marciapiede (“Cosa volete, noi eseguiamo il progetto”), anzi, uno dei lavoratori, facendogli notare che sulla strada ci sono già le luci, in discreta quantità, mi risponde “non ci avevo fatto caso…”. La risposta più interessante, fornita dal capocantiere, al quale mi sono rivolto proprio per segnalare questa soluzione delle rampe di accesso a mio avviso ben poco funzionali, mi ha illuminato con questa risposta: “Sono per evitare la risalita dell’acqua sul marciapiede quando ci sono precipitazioni…”. Non oso commentare!

22/06: I lavori vanno avanti, proprio oggi ho incontrato la sig.ra Di Gregorio, delegata di quartiere, per farle presente questa situazione; ha osservato con attenzione e interesse e si è subito attivata per sentire anche lei le persone che possono offrire chiarimenti. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni (pensa di chiedere un sopralluogo con gli addetti ai lavori).

Intanto ecco il link alla pagina del Comune dove si possono trovare
tutti i documenti relativi alla Riqualificazione di Via Piave.
Unica raccomandazione, siccome hanno salvato i file con una estensione poco pratica (pm7, un formato protetto che si usa con la firma digitale), per poterli visualizzare occorre rinominare il file, eliminando proprio questa estensione e lasciando solo quella giusta, .pdf)

Metti Messina in Mezzo

Metti Messina in Mezzo

Siamo sulla costa orientale della Sicilia e ogni tanto ci scappa un salto a Catania, Modica, Ragusa, magari anche Taormina… tutte zone rinomate, attraenti e piene di sorprese. Ma pochi giorni fa, visto che il tempo libero ci consentiva un po’ di scelta, siamo partiti all’avventura per andare a visitare Messina. Inizialmente qualcuno storceva un po’ il naso, dicendo di aver letto poche recensioni significative e non ci venivano in mente luoghi o monumenti speciali di questa città. Come se Messina non avesse qualcosa di speciale da mostrare. O come se il terremoto del 1908 fosse l’unico dato degno di nota. E invece…

Nonostante il viaggio in macchina (da Siracusa ci vogliono praticamente 2 ore per arrivare fino alla punta della Sicilia…) appena entrati nella città ci siamo subito trovati a nostro agio. Il centro è raggiungibile in modo facile e si presenta molto facile da visitare; lungo il viaggio una rapida scorsa ai classici siti web con gli spunti di visita della città (le 10 cose importanti da vedere, i 7 luoghi imperdibili, i 5 scorci mai più senza…). Lasciamo la macchina vicino al Duomo e ovviamente questa diventa la prima tappa.

Ripensando al tragico terremoto del 1908 è difficile immaginare cosa sia rimasto in piedi dopo quell’evento. Adesso sembra tutto bello, elegante, in ordine; ma quando ti dicono che delle 3 absidi solo quella a sinistra, con il mosaico della Vergine, è stata risparmiata dal crollo, uno prova a pensare a tutto il lavoro di recupero e ricostruzione. Il Duomo ha un aspetto maestoso, solenne e di grande respiro; entri dentro e subito vieni catturato dal soffitto in legno, dal mosaico del Pantocrate che domina le 3 navate, poi si osservano i 3 gruppi di canne dell’organo. Ovvio, siamo di fronte al secondo organo di tutta Italia, con le sue 16mila canne e le sue cinque tastiere!

Ma è l’esterno che cattura di più l’attenzione, con il suo gioco di portali, fregi e decorazioni: sembra che la vigna la faccia da padrona, ne sbucano tralci e fogliame da ogni dove. poi se guardi bene, anche nella ricostruzione delle bifore laterali, scorgi il tondino in metallo che rivela il cemento, invece del marmo. Ma l’effetto è appagante. Subito a fianco della cattedrale si trova il grande campanile, e anche qui una sorpresa, ospita l’orologio meccanico più complesso del mondo. Ci segniamo subito l’appuntamento delle 12 per tornare a sentire e vedere il meccanismo in funzione.

Peccato per la fontana di Orione, dell’allievo di Michelangelo, in marmo bianco di Carrara, praticamente imprigionata nella struttura per il restauro e ben poco visibile; nell’insieme della piazza questi tre elementi sono veramente un fulcro di attrazione per i turisti. E oggi vale anche per noi.

Ci dirigiamo allora nei dintorni, scoprendo scorci in stile Coppedè con la chiesetta dell’Annunziata dei Catalani, che ormai si trova quasi 3 metri al di sotto del piano viario; poco lontano un’altra chiesetta semidistrutta, san Giacomo e poi ancora i resti di una chiesa gotica, s.Maria degli Alemanni, ora inglobata in una sorta di auditorium con banca allegata (o viceversa). Quanti popoli di passaggio hanno varcato la soglia della Sicilia, lasciandovi tracce consistenti.

Naturalmente torniamo in piazza per le 12; grande folla in attesa e piccola delusione nel constatare che i movimenti del complesso meccanismo sono veramente poca cosa, qualche passetto di statua, qualche ruggito registrato, l’Ave Maria di Schubert che fa da colonna sonora… ma tutti i cellulari sono alla ricerca del movimento appena accennato, di un battito d’ali d’angelo. L’intera scena si prende praticamente 15 minuti di tempo e catalizza tutti i presenti; nonostante la giornata freddina siamo davvero in tanti ad ammirare questo spettacolo.

Pranzo tranquillo in uno dei pochi luoghi aperti, in questo lunedì di pasquetta, una kebabberia indiana a pochi passi dal Duomo, in mezzo ad un via vai discreto di turisti ormai senza mascherina. Voglia di normalità evidente.

Nel pomeriggio proviamo ad alzare lo sguardo e il tragitto, per raggiungere il Sacrario di Cristo Re, una chiesa dedicata al ricordo dei caduti della prima guerra mondiale. Dall’alto dei suoi 60 metri di altezza offre un panorama completo della città, del suo porto e soprattutto dello stretto, che sembra poca cosa nel separare così nettamente l’isola dal resto d’Italia. La Madonnina del porto, la colonna che svetta sul molo, è il segno di benvenuto della città. Proviamo persino l’ebbrezza, un po’ bambina, di guardare dal cannocchiale che si trova sulla terrazza panoramica, per cogliere nel dettaglio la costa calabra, che sembra così vicina.

Lungo il ritorno ci dispiace constatare che il palazzo del Monte di Pietà e la Galleria Vittorio Emanuele siano purtroppo chiusi. Chiusi da parecchio, ci sembra di capire, guardando la ruggine sui lucchetti e le condizioni del suolo. Vorremmo quasi tentare la visita alla fontana del Nettuno ma le distanze e i tempi ci portano invece a riprendere la via di casa.

Insomma, niente male come cittadina, facile da girare, gradevole e accogliente. Complimenti, Messina

Ecco l’album di foto con la visita a Messina

Una caletta che merita…

Una caletta che merita…

Per prima cosa sbagli sicuramente l’accento. Ognina fa pensare a qualche ninfa svolazzante sulle onde, una Ondina esotica. E invece i siracusani ti guardano un po’ strano se metti l’accento sulla i; devi proprio sforzarti e farne di ogni per riportare le cose alla pronuncia corretta: ògnina, infatti.

Ma se poi decidi di inforcare la bici, approfittare di una splendida mattinata primaverile per andare a scovare questo angolo di paradiso, allora anche gli accenti scivolano leggeri. Però devi mettere in conto che una quindicina di km sono sempre una bella pezza di pedalata da considerare, la prima parte sulle strade trafficate di una Siracusa che inizia a sentire la bella stagione e poi, prendendo le stradine dell’Isola, su strade tranquille e scorrevoli: comunque lunghette.

In sintesi questo è l’itinerario, realizzato con l’App di Komoot

la zona di Ognina, su GMaps

Arrivati all’ultima rotonda ufficiale con il bivio per Ognina o Fontane Bianche, si apre il dilemma: passare dalla zona cittadina, con le sue innumerevoli costruzioni più o meno eleganti e spesso poco inserite in questo pezzo di costa, oppure tentare la via dei campi; dalle mappe le stradine sembrano tutte percorribili, ma spesso ti trovi davanti un cancello semiaccostato che scoraggia un po’. Per l’andata ho preferito la strada bucolica. E il cancello semiaccostato; non me ne voglia il contadino.

Così costeggiando una vasta coltivazione di patate (che qui sembrano davvero aver trovato un habitat ideale), costellata di tubazioni per l’irrigazione a pioggia (ci saranno chilometri di tubi di plastica, e anche in questo caso la domanda sul destino di tutte queste infrastrutture è d’obbligo), si giunge finalmente in vista del mare. Sembra quasi di costeggiare la foce di un fiume, ma si tratta solo di una insenatura profonda, che tra l’altro ha persino la sua bella isola come conclusione del panorama. Sul lato nord le case, il solito guazzabuglio di abitazioni costruite a ridosso del boom degli anni 60 mentre su quello sud, per fortuna, la natura ha prevalso e non vi sono costruzioni di sorta. Il litorale risulta quindi abbastanza conservato e naturale.

Anche se l’occhio non può che soffrire nel vedere questo terreno letteralmente costellato di brandelli di plastica, strascichi delle coltivazioni, dei teli di pacciamatura ben poco ecologici che ancora vengono utilizzati in grandi quantità. Sarà che poi questa plastica è verde e si mimetizza meglio, ma al terreno non fa certamente bene. E arriva fin quasi al mare…

Spingendosi qualche decina di metri ancora più a sud, si arriva a ridosso della caletta di Ognina, un luogo veramente suggestivo e se non ci fosse all’orizzonte la silhouette di Siracusa potresti facilmente pensare di essere in qualche isola o località da sogno.

La spiaggia che si prospetta, riparata da un costone che lentamente si sta consumando ma che, con la sua bordura di piante, contribuisce ad isolarla e proteggerla, sarà lunga un centinaio di metri, una insenatura protetta e sabbiosa, il che la rende una zona appetibile e gradita, visto che poco più avanti tutto si trasforma in dura scogliera e ruvido pavè roccioso. Avevo scelto un orario poco indicato per le escursioni, ma arrivando qui proprio alle 13, la spiaggia era completamente deserta. Un angolo di paradiso ideale per un momento di solitudine e di contemplazione. E qui le cose da apprezzare sono davvero tante.

Ho provato naturalmente la temperatura dell’acqua, decisamente troppo fresca per concretizzare l’ipotesi del primo bagno di stagione, ma gradevole per una passeggiata sul bagnasciuga. Che peccato però dover contemplare anche qui brandelli di sacchetti di plastica, cocci di vetro smerigliati dalle onde e la consueta corona di bottiglie sulla spiaggia.

E dopo non molto ecco arrivare, con il suo tipico fragore, una scorribanda di moto da cross che un paio di volte hanno percorso la spiaggia con il corollario di frastuono, confusione e inquinamento vario. Probabilmente siamo in una zona protetta, ma a quanto pare non ci sono controlli di sorta; potrebbe essere un bene e stimolare il senso civico, ma per il momento questo è il risultato e la situazione.

Dopo una pausa di relax sulla spiaggia ho provato a costeggiare ancora il territorio vicino, giungendo fino alla Torre di Ognina, una sorta di punto panoramico non lontano da questa caletta. Si percorre un sentiero a fil di roccia sul mare, suggestivo e gradevolissimo. Lo spettacolo che si coglie dall’alto mostra chiaramente lo stacco tra la zona urbana e il resto del territorio, ancora intatto. Anche questa zona meriterebbe un altro approfondimento, con un semplice trekking che permetta di visitare le numerose insenature che si aprono man mano, fino ad arrivare alle prime case di Fontane Bianche.

E non poteva quindi mancare un album fotografico su questo luogo meraviglioso

Ci mancava proprio una bella guerra…

Ci mancava proprio una bella guerra…

Settimana strana e cruciale quella che stiamo vivendo. Per me è stata anche una settimana di forti distacchi da alcune persone.

Qui eravamo insieme a Romena, nel 2016

Sabato scorso è mancato un grande amico, Carlo Molari, teologo di spicco della realtà italiana (uno che quando lo ascoltavi ti faceva sognare e desiderare le cose proprio nel modo con cui lui le presentava) con il quale ho vissuto i miei 5 anni a Roma; insieme abbiamo mosso i primi passi nel mondo del computer. Era davvero una persona attenta, curiosa, capace di apprezzare quello che la vita ci offre come risorsa, con lo sguardo aperto e positivo. Sicuramente era “troppo avanti” su molti aspetti, a cominciare dal suo convinto impianto evoluzionista, preso talmente sul serio da diventare un paradigma da applicare a tutti gli aspetti importanti della vita, dalla socialità alla tecnologia, soprattutto alla cultura e alla fede. Ricordo un incontro tenutosi all’Abbazia di Casamari, forse nel 1982, per un convegno degli scout della FSE (Federazione Scout d’Europa, era il nostro riferimento per gli scout del SLM, è la federazione che continua con l’educazione separata tra maschi e femmine e per quei tempi era un po’ giocoforza, visto che la prima classe mista nella storia del SLM era proprio la mia prima elementare del 1979-80!), a quei tempi l’Agesci veniva considerata fin troppo “di sinistra”, ma l’FSE sicuramente era dalla sponda opposta. Pertanto veniva ritenuta molto tradizionalista e reazionaria. Al convegno parlò un carmelitano, toni seri e quasi apocalittici, indicazioni necessarie e obbliganti, insomma, una conferenza dai toni piuttosto cupi. Poi parlò don Carlo, che già a quei tempi navigava su spazi molto più aperti e luminosi. Poteva criticare il relatore precedente, mettersi agli antipodi e favorire una sorta di spaccatura. E invece… con il suo modo mite e colloquiale ha semplicemente proposto una differente visione, una modalità per andare oltre, senza critiche o prese di posizione intransigenti. Così era e così mi piace ricordarlo, sapendo che i confini che lui ha esplorato e raggiunto sono oggi un territorio condiviso da molti cristiani e anche da molte persone che non hanno bisogno (o desiderio) di etichette sotto le quali distinguersi. Su don Carlo ho scritto alcune righe sul sito dei Maristi.

E dopo pochi giorni ha finito di combattere la sua corsa contro un tumore la mia amica Delia; avevamo stabilito quasi un patto, che ogni sabato, ormai da un paio di anni, ci eravamo consegnato a vicenda: un breve saluto al telefono, dai posti belli in cui mi ritrovavo. Di solito durante un giro in bici nei dintorni di Siracusa, dal mare, dal fiume, dalle saline. Proprio sabato scorso, in mezzo ai papiri del Ciane, l’ho sentita per l’ultima volta e capivo che le cose andavano male. Delia ci ha lasciati martedì 22 febbraio al mattino presto. I funerali ci sono stati il 24. La prima volta che ci siamo incontrati mi divertiva prenderla un po’ in giro: era una baby-pensionata coi fiocchi, avendo lasciato regolarmente l’insegnamento poco dopo i 37 anni, ma la scelta di dedicare il suo tempo alla famiglia si è rivelata una grande opportunità, visto che dopo i figli (e Ricky non me ne vorrà male se nel suo caso posso dire che era una scelta azzeccata, visto che le dava un bel po’ da fare 🙂 poi ha iniziato a dare una mano alla nostra scuola di Cesano, poi alla Famiglia Marista, buttandosi nel volontariato, poi è diventata lei il riferimento del gruppo e il sostegno infaticabile per il centro Diurno dell’Albero. Abbiamo condiviso insieme il sogno del capannone che ora è la sede definitiva del Centro Diurno e le tante attività di contorno: gli incontri in Comune, con la Fondazione Monza e Brianza, la stesura dei bandi (e almeno uno è andato proprio a buon fine), i rapporti con gli assistenti sociali… insomma, il nostro era un tandem affiatato. Doveroso per lei queste righe di ringraziamento. Questo sabato sarà diverso, senza il consueto appuntamento con lei.

Ma naturalmente non ci facciamo mancare nulla; dopo la pandemia (anzi, durante), una bella guerra per scaldare gli animi può galvanizzare l’opinione pubblica e vivacizzare la scena, ormai stanca di grafici e di indici RT. L’invasione dell’Ucraina ci lascia ancora attoniti e senza la capacità critica di vederla come una tragedia dai contorni ancora più ampi dei suoi confini.

alcuni palazzi di Sarajevo, dopo 5 anni dalla fine del conflitto… (foto del 2001)

Ho visto le macerie umane della guerra in Bosnia anche se solo di riflesso, nel campo profughi di Debrecen, giusto alla fine del conflitto e poi a Sarajevo, a inizio secolo; eravamo andati per un campo di solidarietà e vedere come era ancora conciata la città simbolo della Bosnia, la splendida Sarajevo (abbiamo ancora visto i cartelloni delle olimpiadi invernali di pochi anni prima della guerra) dopo più di 5 anni dalla fine del conflitto. Le immagini che stiamo ricevendo in questi giorni sono una ferita di oggi, ma resterà una tragedia per anni.

Pensavo a come davvero la storia ci ha insegnato poco (o siamo noi che ci ostiniamo a non imparare?); mi viene in mente che i maristi erano andati ad aprire la scuola di Giugliano su invito delle autorità perché in quel luogo c’erano ancora tanti organi. Un problema che oggi non si sente più menzionare da nessuna parte. Almeno qui da noi. Vedremo alla fine della conta quanti passi indietro avremo fatto come umanità.

Ora basta righe, vado a dare un’occhiata alla manifestazione no-war che si tiene qui in Siracusa, in piazza Archimede, dalle 10.

Intanto, ecco qui una carrellata molto colorata di foto di questo evento quasi “spontaneo”

Il debito che abbiamo coi libri

Il debito che abbiamo coi libri

Quando in autunno 2021 è uscito questo libro, Papyrus, di Irene Vallejo, ho iniziato subito a tenerlo sotto osservazione. Sarà che ero andato da poco a visitare il museo del Papiro, una delle incredibili eccellenza di questa ormai mia piccola città, Siracusa…
Ma non solo il titolo era intrigante, o le recensioni, o la classifica che lo hanno visto nei primi posti in mezzo occidente… mi riferisco proprio al suo contenuto a dir poco enciclopedico. Sarà un classico esempio di autoreferenzialità, ma un libro che parla di libri è decisamente un richiamo forte per chi di libri si nutre.

E oggi pomeriggio, complice la voglia di mettere un po’ di fretta alla primavera, perché non andare a leggerne qualche pagina, qualche foglio, o almeno qualche Kb/% nel luogo dove anche le pagine di questo testo si sentirebbero “a casa”?

Lungo il fiume Ciane il papiro è talmente diffuso e gradevole da vedere che ci si dimentica subito di essere immersi in uno dei pochi posti al mondo, escluso l’Egitto, dove questo succede (per la cronaca in Sicilia esiste un solo altro luogo dove cresce spontaneamente, presso Fiumefreddo); il sentiero che costeggia il Ciane, per alcuni km, è anche una delle passeggiate più gradevoli e caratteristiche di Siracusa, un po’ trascurata, ma forse proprio per questo molto tranquilla, silenziosa e pulita. Basterebbe qualche piccolo intervento per trasformarla in una delle piste ciclabili più affascinanti dell’isola, un suggerimento che potrebbe accrescere il valore culturale di questi luoghi, che meritano certamente di più.

Poche settimana fa il percorso era chiuso (a causa di allagamenti e fango sul sentiero, che passando proprio a fianco del fiume è sovente in condizioni difficili) ma oggi il cancello era nuovamente aperto. Alcune zone sono state anche sistemate, l’erba tagliata e reso il percorso più gradevole. Peccato che arrivati alla sorgente si debba constatare il piccolo guaio accaduto alla passerella in legno, che a causa del maltempo è davvero pericolante. Ma ciò non toglie quasi nulla al fascino del luogo. Posare la bici e passeggiare nella calma di questi sentieri erbosi sorseggiando le parole di questo libro è veramente dissetante.

E quella che segue è la rapida recensione che ho sottoposto ad Amazon; se anche non venisse accettata (per i soliti motivi che certe digressioni personali non sono molto coerenti con la funzione di “recensione”,… poco importa – cmq dopo nemmeno 2 ore la recensione era online, forse si fidano un po’ troppo?), riflettere su un testo serve più a noi che ad altri.

Penso di essere uno dei pochi fortunati a poter leggere questo libro mentre passeggio lungo un fiume dove il papiro è ancora di casa, il Ciane, presso Siracusa. E sempre qui la carta di papiro non ha mai smesso di essere prodotta, persino quando in Egitto se ne era persa la tecnica. Leggere quindi l’avventura del libro, dal giunco all’e-reader e poterla toccare con mano mentre sfioro il ciuffo di un papiro, fa apprezzare ancor di più questo testo ampio, ricchissimo di informazioni, di passione per la cultura (e i libri in primis) di esperienze personali non comuni.
Lo sto centellinando con calma, perché è davvero ponderoso. Ne avevo persino preso una copia cartacea per un regalo e sfogliarlo dal vero mi ha fatto un certo effetto, visto che ormai sono più di 10 anni che ho quasi dimenticato la carta vera e mi affido solo al digitale.
Non ho quindi concluso il testo ma l’apprezzamento è oltremodo positivo senza ombra di dubbio. Le digressioni che l’autrice introduce mentre racconta la storia del libro, così come è giunto fino a noi, con la sua lunghissima traiettoria mai lineare, sono magistralmente collocate a sostegno della storia, come tappe necessarie e mai noiose. Si resta impressionati dalla mole di informazioni e di conoscenze che l’autrice dispensa e che sono un po’ il filo conduttore della nostra cultura occidentale. Uno splendido strumento per recuperare il senso della cultura e il gusto del sapere.