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Purtroppo abbiamo anche questo…

Purtroppo abbiamo anche questo…

Una bella domenica di sole, in controtendenza con l’inverno nel pieno del suo corso. L’ideale per una uscita in bici, verso zone verdi e deliziose, che non mancano qui vicino a Siracusa. Ma le sorprese tendono l’agguato e questa volta in chiave ben poco gradevole.

Ero andato a colpo sicuro, verso il fiume Ciane; un percorso nel verde, accessibile e decisamente piacevole. Una strada già percorsa varie volte, e con il poco tempo a disposizione poteva essere la soluzione ideale. Pregustavo già i colori, il verde, l’ambiente bucolico (nel vero senso del termine…!)

Ma appena giunto all’ingresso del sentiero, un lucchetto e un cartello. “A causa delle intense precipitazioni e dell’allagamento del sentiero… Vietato l’accesso”. Conosco ormai il posto e varie volte mi è toccato pedalare in mezzo a pozzanghere anche molto estese. Vabbe’, ci può stare e a volte può anche avere il suo fascino. Ma capisco l’esigenza dovuta a evidenti problemi di sicurezza.

Anche se le forti precipitazioni di questo periodo mi sembrano veramente poca cosa. Finora (gennaio 22) abbiamo avuto solo un paio di giorni di precipitazioni, con un totale di 42,5 mm di pioggia; nel mese di dicembre ancora meno, solo 8 mm di acqua. Sarà un lodevole senso di protezione… Comunque, si cambia itinerario e si continua a pedalare in quella zona. Aggiro il terreno e controllo anche la parte finale, proprio vicino alle sorgenti. Anche qui trovo il cartello per la sicurezza e così provo a riprendere la via di casa continuando la strada che costeggia il B&B del Papyrus (e mi segno l’indicazione che parla di un “museo contadino”, sarà per una prossima volta).

Traversa Testa Pisima da GMaps – car at work?

Mi ritrovo così a percorrere una strada bianca, di campagna, la toponomastica e Google mi informano del nome: Trasversa Testa Pisima. Siamo nel bel mezzo della campagna, pianura vasta, molte zone ben tenute, coltivate e lavorate da poco.

Ma poi la strada si ammanta di quel vizio tipico del cittadino del XX secolo …andato a male e si iniziano a vedere mucchi di spazzatura sui bordi e pian piano la strada si trasforma in una vera e propria discarica a cielo aperto. Buttiamo pure a cielo aperto, ma ben lontano da casa nostra, tutto quello che fa problemi, chissenefrega… Ma “casa nostra” ci sta già presentando il conto, ormai ce ne rendiamo conto.

Sembra di attraversare il luogo di raduno di numerosi e piccoli “cantieri conclusi”; pezzi di amianto, bidoni di pittura, mobili, numerose tracce di incendio. Insomma, uno spettacolo già visto ma che non mi sarei davvero aspettato da queste parti.

E curiosamente, sbirciando da Google Maps, si vede persino immortalata una macchina che sembra quasi impegnata in un momento di “scarico” materiali…

Sicuramente la vastità del territorio comporta anche la possibilità di questo degrado, anche i pochi residenti della zona certamente possono fare ben poco (e vedo ben poche case, lungo la strada). Mi tornano in mente i vari luoghi incontrati altrove, nelle mie scorribande in bici e la memoria va ovviamente alla Terra dei Fuochi, vicino a Giugliano. Ma lì ormai il degrado sembra connaturato al panorama. Qui a Siracusa speravo che ci fossero solo delle sporadiche e passeggero presenze di questo vizio. Qui le dimensioni del fenomeno sono veramente imponenti e le foto sono impietose, documentando un panorama veramente squallido. Un segno pesante.

Più che segnalare la cosa (già, ma a chi? allo sportello del cittadino sul sito del Comune? ci proveremo, visto che nella sezione relativa alla gestione rifiuti non sembra possibile segnalare simili inconvenienti) resta la delusione e la rabbia dell’impotenza.

detto fatto, ecco la risposta (in giornata, e questo non è un dettaglio da poco):

sportellocittadino@comune.siracusa.it -> 14:48
Gentile utente abbiamo inoltrato la sua richiesta all’ufficio di competenza
CORDIALMENTE – Sportello del Cittadino

staremo a vedere…

Ecco le foto di questa discarica a cielo aperto – Traversa Testa Pisima

Come saremo e forse siamo già

Come saremo e forse siamo già

Ogni tanto mi prendo lo sfizio di un libro per sognare, per conoscere meglio e approfondire questo nostro mondo accelerato. Uno pensa di conoscere “abbastanza” le cose, ma appena sposti qualche sottile strato di cose apparentemente semplici, si inizia a penetrare in mondi spesso sconosciuti, sgargianti e sorprendenti.

Mi piace ricordare quel luglio del 1969, con i miei pochi anni e le poche conoscenze che si condividevano, eravamo tutti appollaiati sui banconi di quel salone; eravamo in montagna, ad Entracque, le antenne della tv erano ancora rare in quel paesino. I nostri amici Zeno e Onorino si erano dati da fare per allestire una improvvisata ma funzionale sala tv.

Le immagini erano un po’ traballanti, ma la voce di Tito Stagno e i commenti che giungevano da Cape Canaveral si ascoltavano bene. Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità. Oggi invece, se riusciamo a mandare nello spazio un telescopio come il recente James Webb ci sembra quasi routine da trafiletto interno…

Ho scoperto in questo libro di Tommaso Ghidini, Homo caelestis, un affascinante resoconto di quanto l’uomo ha realizzato, scoperto e progettato in vista del nostro futuro nel campo della conquista dello spazio, perché è ormai di questo che si sta parlando. Molte informazioni e attività narrate nel testo facevano capolino tra i ricordi, mentre ne leggevo il preciso resoconto, perché spesso ne sentiamo parlare. Nel libro sembra invece di partecipare in prima persona, alle spalle dell’autore, a tante di queste fenomenali scoperte e innovazioni.

Meraviglia non poco vedere come l’autore sia così inserito, da protagonista, in molte delle principali scoperte e iniziative di esplorazione spaziale di questi ultimi anni. Ghidini collabora con l’agenzia spaziale europea (ESA), ed è incaricato della sicurezza e integrità dell’intero programma, insomma, uno del mestiere; si occupa di stampa 3D nello spazio, la soluzione che farà la differenza nel prossimo futuro, quando sarà necessario provvedere in loco alle necessarie riparazioni e ricostruzioni. Racconta nel testo di numerosi passaggi epocali verso le prossime tappe della scoperta e conquista spaziale. Lo fa con uno stile gradevole, spesso con incursioni e divagazioni umanistiche insolite e preziose per un tecnico.

I vari capitoli hanno una impostazione alta, non si limitano a raccontare episodi o innovazioni, ma le inseriscono in quella continua spinta che l’uomo ha nel crescere, comprendere, scoprire, andare oltre. Senza dimenticare persino un afflato religioso e valoriale che spesso sostiene l’intera ricerca. Un libro affascinante, ricco di notizie ed episodi vissute con la conoscenza e la competenza di chi vi ha personalmente collaborato.

Alla faccia dell’inverno…

Alla faccia dell’inverno…

Dopo una settimana “al nord” uno potrebbe anche pensare che l’inverno può essere considerato una costante. Anche se a dire il vero di freddo-freddo ne abbiamo sperimentato ben poco, nella prima settimana dell’anno in quel di Entracque (CN). Solo il giorno 7 gennaio, quello della partenza, abbiamo visto la temperatura scendere bruscamente sotto lo zero. Il che dovrebbe essere la norma, ma il clima si misura coi dati attuali, non con le serie degli anni passati.

E questo per chi si ostina a pensare che il clima si muova su tempi enormemente lunghi (storici e geologici) e non percepibili a livello di esperienza personale.

gente in spiaggia, il 16 gennaio, a Siracusa

E che dire allora questa domenica, 16 gennaio, qui a Siracusa? Sole splendente per gran parte della giornata, temperature insolite, e quindi gente in spiaggia, qualcuno in costume a prendere il sole. Qualche amico mi raccontava che a Catania qualcuno ha persino fatto il bagno. Anche lunedì e questo martedì la giornata risulta splendida, una buona occasione per rimettersi in moto…

E così domenica pomeriggio ho voluto provare una passeggiata fuori dai pedali, scarpinando un po’ sulla zona del Plemmirio. Ora che su Google Maps il luogo risulta facilmente cliccabile diventa anche più facile aggiungere qualche foto di questa zona. Tutto sommato una zona molto semplice, una semplice passeggiata scogliera, lungo una costa spesso alta e rocciosa, in mezzo ad una brughiera o macchia mediterranea costellata di palme e altri arbusti. In lontananza il profilo immancabile di troppe case spuntate come funghi negli ultimi decenni e le prime coltivazioni di ortaggi, che qui trovano un clima sicuramente accogliente.

Il percorso è facile, con quasi nessuna salita o discesa (l’escursione massima è di circa 30 m. niente di particolare); al momento mi sono limitato alla prima parte, dalla spiaggia di Massoliveri fino alla grotta della Pillirina. Il resto sarà per una prossima volta, magari partendo dalla zona del Faro di Capo Murro di Porco (certo che i nomi da queste parti hanno una eleganza tutta particolare!).

Era una giornata di sole splendido e nel pomeriggio, pur essendo a gennaio, fin verso le 16:30 la temperatura era davvero mite e invitante. Mare tranquillo, poco vento, l’ideale per una passeggiata distensiva. A fine giornata i km percorsi saranno quasi una decina. Se poi ci aggiungo quelli necessari per arrivare fino a inizio percorso, ovviamente in bici, ne possiamo aggiungere un’altra ventina. Il giusto per tenersi un po’ in allenamento, finché questo mite inverno ce lo consente.

Una volta tanto mi ero portato dietro la ‘vecchia’ Canon, per non limitarmi alle solite fotografie che il mio povero cellulare di solito riesce a fare egregiamente, ma con tanti limiti. E mi sono meravigliato dell’effetto imponente che l’Etna, visto da così lontano, può fare con una discreta zoomata della fotocamera. Sembra quasi difficile credere che tra Siracusa e l’Etna ci siano 50 km di distanza, il monte, così splendidamente innevato, sembra quasi incombere sulla nostra piccola città… e giusto per riprendere la mano con uno zoom decente, mi sono un po’ divertito a cercare altri dettagli e altri scorci…

l’Etna innevato visto da Siracusa

Ecco le foto di questa passeggiata… tra il mare, le rocce, l’Etna e il Plemmirio

Giorni decisamente altrove

Giorni decisamente altrove

Quest’anno avevamo deciso di “prenderci” una specie di vacanza dopo Natale; contando sul fatto che il Covid ancora impedisce le normali attività (e ogni tanto mi chiedo quali saranno queste “normali” attiività da svolgere, visto che sono ormai 2 anni che ci dobbiamo adattare senza molte altre scappatoie.

La nostra piccola comunità marista di Siracusa ha preso quindi il volo, al completo, verso il nord Italia: la meta principale era Entracque, la casa marista nei pressi del parco delle Alpi Marittime, e poi avevamo pensato ad alcune incursioni in zone vicine.

Dall’aeroporto di Caselle ci siamo subito sentiti a casa, visto che fr. Franco, il superiore della casa di Carmagnola, ci è venuto a prendere per trasferirci subito nella residenza dei fratelli. Si tratta della comunità per i fratelli maristi più anziani e con problemi di salute. Ed è stato bello raccontare proprio a loro, noi 4, due fratelli e due laici, il lavoro che si cerca di portare avanti qui a Siracusa. Per il pranzo abbiamo preferito non (far) correre troppi rischi e abbiamo mangiato a parte, insieme a Franco e al decano della casa, fr. Giuseppe, che nonostante i suoi 98 anni suonati è decisamente ancora arzillo e fresco.

Nel pomeriggio, dopo aver curiosato abbondantemente nella casa vecchia e nei luoghi della memoria dell’Alpestre, abbiamo preso la strada per Entracque, passando prima a visitare il presepe di Cavallermaggiore (davvero spettacolare e curatissimo) e poi tentando di vedere l’Abbazia di Staffarda; ma probabilmente in quella giornata di capodanno l’apertura non era prevista. Peccato davvero, questo gioiello dalla particolare asimmetricità merita davvero una visita…

Così in serata siamo giunti ad Entracque. Speravamo, soprattutto per Nina e Ricky, di incontrare tanta e più neve, ma il caldo dei giorni di Natale e la nevicata ormai lontana (di metà dicembre), avevano ridotto di molto l’impatto estetico, per non parlare del freddo, che era piuttosto contenuto (non abbiamo mai incontrato temperature sotto zero, se non il giorno della partenza, il 7 gennaio). Meglio così, visto che il giorno prima, a Siracusa, era facile vedere persone sulla spiaggia in abiti almeno primaverili!

Lo scopo di questi giorni era proprio quello di vivere senza particolari impegni o orari: relax, qualche passeggiata nei dintorni, stare un po’ insieme. E non è stato difficile per niente 😉

Abbiamo veramente gustato lo spettacolo della montagna, della neve vicinissima (e bastava uscire dall’abitato per poterla calpestare concretamente. Abbiamo provato l’ebbrezza degli sci, anche se per poco, e numerose passeggiate nei dintorni, dalle Terme di Valdieri alla strada per il lago delle Rovine e persino una puntatina alle Gorge della Reina (dovevamo pur spiegare a Nina che …qualcuno aveva pensato anche a lei, con un nome così legato alla memoria dei Savoia!). Abbiamo passeggiato sotto i nobili portici di Cuneo, visto il monumento in memoria della deportazione degli ebrei a Borgo S. Dalmazzo,

Ma la giornata più interessante l’abbiamo dedicata a Torino.

Tappa principale il suo incredibile museo Egizio, un luogo davvero speciale, ben strutturato e ricco di fascino. Qualcuno ci si sarebbe perso volentieri per qualche altra ora, ma andare insieme significa anche trovare una quadra per gli orari. E anche questo ha funzionato bene. Il lungo Po’, il Valentino e soprattutto il Borgo Medievale, con il suo particolare giardino fatato che gli fa da cornice (come si fa a non cercare la panchina dei lampioni innamorati, oppure a tentare di accarezzare qualche scoiattolo goloso che ti dribbla elegantemente…).

L’ultimo giorno l’abbiamo condiviso con Pietro e Paolo, cioè l’intera comunità di Genova (in attesa che arrivi il rinforzo di Giancarlo) e la preziosa presenza di fr. Zeno e di Daniela, spesso impegnati ai fornelli. Insomma, aspettavamo solo che venisse giù qualche mezzo metro di neve per bloccarci ancora qualche giorno lassù.

Che dire, ci siamo sentiti davvero accolti e in famiglia. La realtà marista ci fa di questi regali, da accogliere con riconoscenza.

E naturalmente quello che non siamo riusciti a scandagliare fino in fondo, dato il poco tempo, lo abbiamo affidato a un corposo album di foto (ovviamente condivise :-), qui un piccolo assaggio!

Alla ricerca della felicità

Alla ricerca della felicità

Mi faccio un regalo, oggi (a dire il vero riesco a farlo più spesso e non solo come tributo per un compleanno ;-). Un buon libro è sempre un investimento prezioso. Di tempo e di senso…

Il testo “Non perfetti, ma felici” si presenta con quell’esotico nome d’autore che a prima vista sembra rimandare ad un qualche antico monaco straniero. Invece fratel MichaelDavide Semeraro, monaco benedettino che vive presso il convento de la Visitation a Rhêmes-Notre-Dame, in Val d’Aosta, è un nostrano pugliese trapiantato tra le valli alpine. Scrive da anni e interviene spesso su quella che è la sua dimensione di vita personale come consacrato in tempi difficili ma entusiasmanti, perché questi tempi che viviamo sono veramente un’occasione di vita e di crescita unici.

Il testo si rivolge ovviamente a chi della vita consacrata vuol capire qualcosa di più e a chi già la vive e vuole confrontarsi con una riflessione più ampia, precisa e stimolante su questa insolita modalità di essere persone del nostro tempo.

Il legame con il nostro tempo è infatti il percorso necessario per fare di questa scelta di vita un qualcosa che non sia il restauro di un reperto di archeologia o la raccolta di begli oggetti di antiquariato. Nel dipanarsi dei capitoli si avverte l’attenzione a dire cose sensate con un vestito adatto su temi che semplici non sono. La vita religiosa oggi soffre sicuramente di una sorta di accantonamento; non è così evidente come un tempo, spesso sembra occupare spazi man mano erosi dalla presenza dei laici ed è onesto chiedersi se la sua dimensione vitale abbia ancora un senso e una sua spendibilità come testimonianza. Il modello ancora diffuso ricalca quasi sempre lo stile classico e antico. Il salto di qualità che servirebbe non è facile intravederlo o metterlo in pratica.

Eppure, il senso di questo cammino potrebbe quasi sfruttare gli attuali tempi di crisi per una sorta di riscatto. Non si sceglie uno stile di vita in base alle rinunce che comporta, ma alle ricchezze e opportunità che offre. In un tempo di livellamento dei valori (a volte camuffata come tolleranza a 360 gradi) difficile affrontare uno stile di vita che comporta anche scelte impegnative e controcorrente.

Nel testo l’autore afferma con vigore che è necessario un maggior sforzo per “demonasticizzare” la vita religiosa, ancora troppo incollata a modelli clericali, spesso condizionati da desideri di potere e di pubblico riconoscimento. Non sempre abbiamo preso dimestichezza con la grande libertà che si può vivere in questa dimensione, osando cose nuove e scrollando vecchie abitudini. Ma è una strada da percorrere.

Il modello finale che viene presentato come grande esempio di libertà è quello di Charles de Foucald e non manca quindi un richiamo ad una sorta di doveroso confronto con l’Islam.

Insomma, un testo liberante, audace e ricco di suggestioni che possono essere esplorate nella vita di tutti i giorni. Anche da chi vive in dimensioni esistenziali differenti.