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A proposito di refezione…

A proposito di refezione…

Diverse volte mi è capitato di buttare giù due righe dopo aver sperimentato la funzionalità (o meno) di qualche sito della pubblica amminstrazione, o di iniziative che dovrebbero semplificare le tante code burocratiche.

Nello stesso spirito, di collaborazione e non di inutile critica, mi sembra utile suggerire come si potrebbe aiutare ancora meglio le persone. Questa volta si tratta del servizio per la refezione scolastica del comune in cui risiedo, quello di Siracusa.

Tutto nasce dal fatto che, cercando di aiutare una famiglia straniera con un bimbo che doveva iniziare la refezione, ci siamo scontrati con una serie di difficoltà che si potrebbero facilmente evitare.

La famiglia in questione aveva iniziato a compilare la domanda, avevano un modulo cartaceo e i tanti campi creavano nei genitori non pochi problemi; spesso la terminologia è così asettica e precisa che per uno straniero non risulta di facile comprensione. Avevano un foglio da riempire, ma ho preferito cercare il modello originario per compilarlo al computer. Così vedo che il Comune ha un vero e proprio sotto-sito tutto dedicato al tema della Refezione. Il link è il seguente

https://www.comune.siracusa.it/index.php/it/info-refezione-scolastica

Il modulo si trova così in pochi click, si può persino scegliere tra formato Word, Pdf o pdf compilabile. Quello che invece non riesco a trovare subito è COSA fare dopo la compilazione, cioè come inviare il modulo. Siamo ancora in piena pandemia e logicamente il modulo dovrà esser inviato telematicamente. Ma non riesco a trovare indicazioni chiare in proposito. Ovviamente cerco un indirizzo email di riferimento, e trovo solo quello che campeggia in cima alla pagina e che figura nella sezione dei contatti. Per sicurezza, dopo aver inviato il modulo di iscrizione, mando perciò un’altra mail per chiedere delucidazioni e conferme, chiedendo cortesemente di ricevere una qualche risposta. Dopo oltre 1 settimana non ho ricevuto nessuna conferma… anche se poi telefonicamente mi diranno che è tutto a posto.

I problemi di contatto sono giunti dopo, visto che la conferma dell’iscrizione avviene tramite SMS inviato ai genitori, in cui si comunica l’iscrizione e viene fornito un codice, denominato PAN, che identifica la persona che riceverà il servizio, ovvero il bambino. I genitori in questione confondevano il Pan con il Pin che solitamente entra in gioco quando si parla di servizi digitali…

La procedura, una volta compresa, è semplice: ogni bambino riceve un codice (il PAN) e recandosi in alcuni negozi-tabaccherie convenzionate (l’elenco è sul sito, ovviamente, anche se non sono molti gli esercizi convenzionati, meno di una decina), si può pagare il servizio in base alla propria situazione reddituale, basta comunicare all’esercente questo PAN. Peccato che nell’era del cash-back e delle carte di pagamento, questo sistema venga denominato School Card: la prima cosa che viene in mente è proprio una sorta di “card” scolastica che si dovrebbe ricevere o avere. Niente di tutto questo…

Un’altra difficoltà è sorta quando abbiamo cercato di contattare il servizio utilizzando i numeri di telefono che si trovano proprio in cima alla pagina. Ce ne sono ben due, un numero verde e un fisso della zona di Siracusa. Peccato che il n. verde non sia più operativo (da tempo. mi hanno detto) e che invece l’altro numero sia praticamente …irraggiungibile. La famiglia aveva ottenuto poi un altro numero, un cellulare, che in effetti ha funzionato. E si scopre che questo numero, probabilmente l’unico utilizzabile, è persino inserito sul sito, ma un po’ nascosto… proprio alla fine (devi scrollare tutta la pagina e lo scopri in basso a sinistra). Quando facevo notare all’operatrice queste varie difficoltà la risposta era che loro non potevano intervenire sul sito e quindi niente da fare. Credo che segnalarlo possa sempre essere utile. Conosco bene come si realizzano i siti e credo che un servizio, per essere tale, deve avere quella dose di flessibilità e tempismo che aiuta veramente gli utenti.
Ma a distanza di una decina di giorni, nulla è cambiato.

Eppure basterebbe inserire tra le tante voci del menu un sorta di rapido vademecum che illustrasse i vari passi da seguire, ma senza dare nulla per scontato, perché chi si accosta al servizio per la prima volta, fatica veramente ad orientarsi. Tutto qui.

In attesa di riprendere…

In attesa di riprendere…

di riprendere a girare, visitare, passeggiare, ammirare… Ormai ci stiamo facendo il callo a questo periodo di forzata inattività, un limbo che rischia di spegnere anche la curiosità, la voglia di conoscere e di esplorare questo nostro stupendo ambiente (lo so, sarei capace di definire “stupendo” anche luoghi con apparente scarso appeal, ma essendo l’occhio a fare la differenza, preferisco allenarlo 🙂

E quest’oggi mi aveva colpito la richiesta di un ragazzo straniero, che mi chiedeva informazioni sulla… presenza di san Paolo qui a Siracusa. Essendo un ragazzo musulmano capisco la difficoltà nel collocarle questo personaggio in un contesto storio più dettagliato. E mentre cercavo di dargli qualche dritta, ricavata dal testo degli Atti e poco più, qualche vestigia storica velata di leggenda che ricorda i 3 giorni in cui Paolo è stato ospite a Siracusa del primo vescovo, Marciano, scelto espressamente da san Pietro. Per mostrargli la chiesetta di san Paolo, a ridosso del tempio di Apollo, ho lanciato GMaps e fatto uno screenshot dalla funzione di Streetview che mostra con chiarezza il luogo. E come spesso capita viene subito voglia di percorrere un po’ quelle strade in passeggiate virtuali, incuranti delle persone che affollano i vicoli e i luoghi solitamente affollati da turisti. Siccome da quando sono qui non ho ancora potuto vedere nulla di tutto ciò… almeno su schermo è gradevole assaporare questo clima. Sono poi finito in riva al mare, presso la fonte Aretusa. Ormai sono luoghi che conosco abbastanza bene e mi sono meravigliato che tra le tante foto della fonte non ce ne fosse nemmeno una che la mostrasse dal basso e dall’interno. Così mi sono detto: ok, buttiamo giù due righe e recuperiamo le foto fatte questa estate durante la visita con i bambini del campo estivo.

E siccome gli errori di pubblicazione ogni tanto saltano fuori, per evitare di perdere le righe scritte…. le replico anche qui, in attesa di riuscire a pubblicarle tra le recensioni di Google. Per la cronaca, dopo 3 tentativi andati a vuoto, finalmente la recensione è online.

Fonte Aretusa: Uno dei luoghi indimenticabili e più suggestivi di Siracusa. Negli ultimi anni (a causa della pandemia), le visite sono state molto rarefatte, ed è un peccato perché è interessante visitare anche l’interno. Vedo dalle recensioni tantissime foto, ma tutte e solo dalla cerchia esterna. Nell’estate del 2020 abbiamo avuto la possibilità di visitare e girare dentro la fonte, grazie alla cortesia dell’assoc. Civita (il reportage lo trovi qui https://www.maristi.it/ciao/2020/08/01/e-si-conclude-anche-il-campo-estivo/) e passeggiando dentro la fonte lo spettacolo è ancora più suggestivo. Una volta entrati nello spazio di visita, si può fare un giro completo della fonte. Procedendo in senso orario si vede nella cavità del muro il punto da cui sgorga la fonte di acqua dolce, lo sbocco in mare si trova nel punto diametralmente opposto; non ho assaggiato l’acqua ma ormai dicono che sia piuttosto salmastra, ottimo campo di studio per verificare l’adattamento delle piante. La vegetazione principale, a parte il grande ficus all’ingresso e alcune palme rigogliose, sono ovviamente i papiri, della stessa varietà di quelli che si incontrano lungo il fiume Ciane. Sono fusti alti più di 4-5 metri, in ottimo stato di vegetazione. Poi ci sono tante anatre, e devono vivere veramente bene perché abbiamo incontrato gli anatroccoli al seguito della madre, molto tranquilli e per niente stressati. Il responsabile era più preoccupato (e giustamente infastidito) dal fatto che i turisti continuano a buttare cibo, panini, briciole, favorendo così il proliferare dei topi, non della fauna corretta, che è ampiamente autosufficiente. Molti i pesciolini rossi… e persino una carpa (qualcuno azzarda che sia addirittura una pregiata carpa Koi, ma… chissà). Breve il percorso di visita, con le audioguide si ripercorre il mito di Aretusa. Non vengono fornite molte informazioni storiche (come la notizia che Napoleone si sia rifornito qui di acqua dolce, anche se poi il suo acerrimo nemico, Orazio Nelson, grande appassionato di Siracusa, scelse proprio questa città come sua residenza privilegiata). La presenza della piccola spiaggetta vicino al giardino crea un congiutno delizioso. Peccato per lo stato di degrado in cui versano questi giardinetti, vero percorso ad ostacoli tra escrementi di piccioni e mattonelle disselciate. Un tempo qui c’era anche un acquario, ormai chiuso da tempo.

Ecco le foto della Fonte Aretusa – estate 2020

Percorsi insoliti di riscoperta…

Percorsi insoliti di riscoperta…

Intanto volevo vedere che effetto fa utilizzare un font più piccolo del solito. Sarà un retaggio delle abitudini, ma un testo piccolo fa pensare a più contenuto di uno a grana grossa… vedremo.

E poi sono convinto che tra un libro e uno schermo anche il semplice fatto di poter modificare i font con un gesto sia un grande vantaggio. Ormai sono oltre 10 anni che per me leggere significa sfogliare su video.

E ripenso ai messali degli antichi conventi benedettini, enormi e visibili da 3-4 metri, perché a quei tempi la tecnologia questo offriva, come massima risoluzione, e basterebbe riandare agli affreschi antichi, dai tempi di Pompei a quelli incredibili del piccolo santuario in Val Roya (la “Sistina” delle Alpi) per vedere come da sempre ci si ingegna a trasmettere al meglio le cose, sia con parole che con i segni o le immagini.

Sto leggendo in questi giorni l’affascinante (si dice proprio così) libro di Carlo Molari e mi aveva incuriosito tra le altre cose una rapida nota, dove si parlava di Ortensio da Spinetoli. Subito mi si è riacceso il neurone dei ricordi…. di quando stavo approfondendo, alla Gregoriana, i testi biblici per uno dei vari corsi da seguire. Avevo preso proprio il testo sul vangelo di Matteo scritto da Ortensio da Spinetoli. Sarà il nome, un po’ aulico e suggestivo, sarà che il testo era davvero stimolante e ricco di spunti, questo autore era rimasto nella mia collezione delle persone da seguire.
Ma… mi sa che non sono stato poi così fedele, visto che da vari anni questo personaggio è già scomparso e nel frattempo non ho più nè letto nè seguito nulla del suo percorso. Non conoscevo nemmeno nulla della sua biografia. così mi sono rimesso un po’ a recuperare il tempo e le notizie perdute. Ho preso subito quello che potrebbe essere il suo testamento, uno dei suoi ultimi libri, corredato da sufficienti note biografiche per comprendere meglio la levatura del personaggio.

Pensavo fosse solo uno studioso, non particolarmente inserito in un contesto pratico e concreto; leggere invece che è stato persino provinciale dei minori francescani mi ha davvero incuriosito. Poi le sue vicissitudini con le autorità ecclesiastiche. Quando ci si avventura un po’ da outsiders in certi sentieri diventa quasi inevitabile. E nel giro di pochi anni quello che ti rimproveravano in molti, oppure molti consideravano eccessivo, quasi un azzardo interpretativo, diventa se non la norma almeno pane comune per chi si occupa di queste cose.

Come spesso accade la breve presentazione punta più sul “sensazionale” che sul reale contenuto. Dire che  il libro ruota intorno ad “alcuni concetti teologici che sono un tabù per la maggioranza dei credenti…. Il “peccato originale”, l”‘ultima cena”, l”‘eucarestia”, la “verginità di Maria”, il “sacrificio della messa”, la “mistica del patire” e definire questi argomenti come “le basi stesse della dottrina cattolica” è un po’ come spiegare che la Ferrari è una bella macchina perché è colorata di rosso. Certo, sono argomenti non secondari o di scarso peso, ma le basi sono altre.

Il testo si dipana in modo molto tranquillo e senza pretese o colpi di scena; Ortensio ha la capacità di esprimere cose importanti con il linguaggio semplice che non ha bisogno di evocare contrasti o prese di posizione un po’ piccate e risentite. Da quanto gli è capitato in vita forse ne avrebbe avuto anche ragione, ma la forza della ragione…. non ha bisogno di troppa forza. Risulta invece un testo stimolante che obbliga a riprendere in mano i testi della bibbia, del vangelo soprattutto, per imparare a leggerli con maggior sapienza e attenzione, senza accontentarsi di una lettura frettolosa o ispirata esclusivamente ad una tradizione secolare.

Mi sembra una lettura utile e creativa perché obbliga a prendere posizione o almeno a cercarne una sostenibile, rifarsi delle domande che forse ci stiamo trascinando da tempo (dai tempi dell’ultima lezione di catechismo o dell’ultima riflessione su questi temi un po’ attenta), approfondire le cose e analizzarle in modo meno superficiale. Saper leggere un testo nel suo contesto, analizzarlo alla luce di quanto veramente contiene e della sua storia, sono tutte attività che di solito affidiamo agli esperti. Ma in questo campo non è importante la “conoscenza”, quanto la “pratica” e per farla è necessario che ciascuno giochi le sue carte senza delegare altri. Perché le impressioni, i ricordi o le suggestioni, possono a volte limitare la chiara comprensione e il contatto con una realtà che ovviamente, essendo così lontana dal nostro oggi, rischiamo sempre di inquinare con le nostre meta-comprensioni.

Mi viene sempre in mente il facile accostamento che si potrebbe operare quando si visita la splendida chiesetta di Briga, Notre Dame de Fontan (o Fontaines), un capolavoro della pittura tardomedievale. Dopo aver contemplato le immagini e ammirato la capacità descrittiva del pittore (un monregalese della fine del 1400), si giunge ad un dettaglio spiazzante: si legge la data in cui l’opera è stata conclusa. Una data che rimanda ad un evento di quei tempi, che per noi assume un significato ben particolare. 14 dicembre 1492. Noi spesso partiamo da questi binomi per sbizzarrirci in riflessioni ed elucubrazioni. E spesso lo facciamo anche con i testi che di certi abbinamenti non sanno proprio cosa farsene.

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E allora auguri a tutti, caro 2021

E allora auguri a tutti, caro 2021

Ce li stiamo facendo tutti, in questi giorni: auguri perché questo 2021 sia ben diverso dal precedente. Dai messaggini ai botti, dai dolci ai saluti a distanza… mangiando 12 chicchi d’uva allo scoccare della mezzanotte o con mangiate di lenticchie e zamponi.


La consapevolezza che le vaccinazioni sono iniziate è già un bel cominciare, anche se le indicazioni e le previsioni non saranno certo rosee in tempi brevi. Spesso sentiamo che la situazione attuale, condita da restrizioni e mascherine, ci accompagnerà ancora a lungo… Ma intanto facciamo il possibile per migliorare le condizioni.

Come volontario della CRI ho ricevuto giorni fa la comunicazione che si poteva già fare domanda per ricevere questo vaccino. Ovviamente ho subito confermato, ben prima dell’invito di Mattarella a considerarlo come un obbligo etico. Basterebbe il buon senso, anche se intorno a me sento ancora tanti, troppi, che superficialmente si trincerano dietro a reticenze, timori e ignoranza che si potrebbero facilmente smontare. Ma è proprio vero che nell’era di internet crediamo quasi sempre e solo a quello che già crediamo… Verrebbe quasi da affidarsi al venditore di almanacchi di leopardiana memoria (ho sempre adorato quell’inusuale “passeggere” nel titolo….)

Passeggere
Credete che sarà felice quest’anno nuovo?

Venditore
Oh illustrissimo si, certo.

Passeggere
Come quest’anno passato?

Venditore
Più più assai.

Passeggere
Come quello di là?

Venditore
Più più, illustrissimo.

Un mio amico carissimo, un Giorgio anche lui (li scelgo apposta 😉 mi ha mandato ieri, come augurio per il nuovo anno, un breve articolo di Rodari, di tanti anni fa.
Ma proprio tanti! io avevo la veneranda età di 11 anni e stavo iniziando le medie e la mia avventura coi maristi. A dire il vero scoprirò Rodari alla fine delle magistrali, con la sua Grammatica della Fantasia, che stranamente abbinavo al don Milani della famosa lettera…

Poi a Genova, negli anni 90 con il buon Giorgio, forse uno dei più esperti conoscitori di Gianni Rodari del panorama italiano (non arrossisce nemmeno, perché difficilmente leggerà queste righe…) ho lavorato un po’ con lui per sistemare tutti questi suoi articoli pubblicati su Paese Sera, con il titolo di Benelux (si può essere europeisti anche manifestandolo nei dettagli). Io già masticavo un po’ di informatica e gli avevo suggerito di creare un database con tutti i titoli e gli argomenti, per approfondire alcune tematiche e semplificare la ricerca. Era un lavoro abbastanza vasto, in 20 anni di lavoro come giornalista Rodari aveva pubblicato qualcosa come 4500 pezzi! E insieme ci si divertiva, tra una sistematina e l’altra, a rileggere le sue riflessioni, per catalogarle, ma anche per gustarle e condividerle in altri ambiti.

lo riporto senza altri fronzoli… sono davvero auguri attualissimi!

Un arcobaleno – Benelux del 31 dicembre 1970

Avevamo cominciato a scrivere queste righe per farvi gli auguri di Capodanno, che il cielo, come fa spesso in questi giorni, era disperatamente tetro. A un tratto dal terrazzo del Ministero dell’Aeronautica, che occupa una parte della nostra finestra al giornale, abbiamo visto venir su l’arcobaleno. Tempo dieci secondi, il cielo s’è fatto d’un azzurro quasi estivo. Via il primo foglio, sotto un altro, ricominciamo da capo. Un arcobaleno è un segnale troppo prezioso per lasciare che si disperda con le nuvole che l’hanno portato. Acchiappiamolo per la coda, teniamolo stretto. Sarà uno scherzo ottico, ma prendiamolo per un buon augurio. Come ponte su cui far camminare le nostre speranze è un po’ fragile: prendiamolo allora come un invito a costruire ponti più robusti su cui possano marciare la giustizia e la pace.
Se auguriamo al mondo di uscire da questo periodo buio per imboccare una strada nuova, non ci aspettiamo la realizzazione del nostro augurio dall’arcobaleno.
Il 1971 sarà come noi lo faremo con le nostre mani, o come permetteremo ad altri di farlo, in nostra assenza, a nostro danno. Quando ogni uomo si sentirà responsabile di ciò che accade in ogni angolo della terra, non ci sarà bisogno di arcobaleni per cominciare a sperare.

di Gianni Rodari

Ho finito da poco La Mennulara

Ho finito da poco La Mennulara

Non sto leggendo spesso romanzi o libri con “narrazioni e racconti”, ma ogni tanto credo sia utile lasciarsi stupire dall’imprevisto. Non conoscevo nulla di Simonetta, forse mi intrigava questo cognome un po’ italiano e un po’ inglese, ma volutamente non mi sono occupato dell’autrice prima di leggere il libro. Avevo solo assaporato qua e là il gradimento da parte di persone molto diverse. Un buon punto di partenza.

Non credo nemmeno nell’utilità di una recensione quasi riassunto… preferisco quelle che cercano di stimolare la curiosità e l’approccio personale al testo.

Vivo in Sicilia da ormai un anno e mi piace l’idea di andare oltre le apparenze, gli stereotipi e il sentito dire. Mi sono messo a leggere questo libro e ne sono stato piacevolmente sorpreso. Sono abbastanza esigente e spesso mi ritrovo ad abbandonare testi che inizialmente mi sembravano interessanti (meno male che da anni uso solo le versioni digitali, con la carta non so se sarei in grado di superare un certo senso di colpa “l’hai comprato e adesso te lo leggi”), l’ultimo che ho lasciato perdere era un certo Stupidistan, troppo infarcito di luoghi comuni…

La Mennulara a grandi linee racconta una storia davvero insolita; una bracciante, poi governante, poi factotum di una famiglia di relativa ‘nobiltà’ o almeno di lunga tradizione siciliana. Una saga familiare come forse ne possono esistere tante in una terra dove le tradizioni sono spesso pietrificate nel tempo. La storia si svolge in quello che amo definire il secolo scorso, quindi quasi in contemporanea, per molti aspetti che vedo confermati qui in Sicilia.

Questa governante toglie il disturbo a inizio libro: muore dopo una rapida malattia, ma da quel momento comincia una presenza a dir poco ingombrante nella famiglia che ha servito per anni. Sembra aver pianificato tutto con puntiglio e precisione, dal testo del suo annuncio funebre alle pratiche di eredità da svolgere esattamente come da lei comunicato, attraverso messaggi e lettere che giungono puntualmente dopo aver osservato con scrupolo le indicazioni da lei fornite in precedenza. E guai a sgarrare….

La narrazione è curiosa e il ritmo incalzante, persino lo stile lievita con l’incedere delle pagine, smettendo alcune pesantezze e raggiungendo una maggior freschezza e attualità man mano che la storia volge al suo epilogo.

Certo, mi sembra molto poco realistico che la protagonista del romanzo, da semplice ragazzina del popolo riesca a raggiungere quasi in modo autodidatta competenze archeologico e velleità classiche da suscitare l’ammirazione di esperti e musei e nel contempo a nascondere queste capacità alle persone che continua ad accudire. Certe capacità lasciano tracce e segni inequivocabili in troppi ambiti della vita. Ma una storia è gradevole anche per queste pretese.

Sullo sfondo una Sicilia reale, che riscontro ancora oggi, nei campi delimitati da tanti muri in pietrame, nella rassegnata calma di tante persone, nella riluttanza a svecchiare certe mentalità e idee. Una bella immersione in quella sicilianità che conviene conoscere, non per tollerarla, ma per favorire qualche processo di svecchiamento.

Tra l’altro quest’ultima edizione è stata rivista recentemente dall’autrice e ampliata un po’; un libro non è mai concluso nel momento della prima consegna alle stampe, è gradevole che l’artista vi rimetta mano. Sarà che poi lei dorme poco (5 ore a notte le sembrano sufficienti) e se questi sono i risultati. ben vengano 🙂

(10 a 1 che anche questa ‘recensione’ su AMZN non me la passano 🙂