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Quando il tempo alza il gomito…

Quando il tempo alza il gomito…

Nella settimana più speciale dell’anno mi ritrovo a guardare quello che succede a Siracusa e dintorni come uno spettatore.

Sono partito per qualche giorno da passare “in riviera”, vicino a mamma, domenica scorsa. Già venerdì 22 la giornata era stata colpita da un evento piovoso del tutto eccezionale: oltre 100 mm di pioggia. Per una località che annualmente riceve poco più di 500 mm di pioggia era decisamente un record. Da noi pochi danni, qualche infiltrazione di acqua nei locali del Ciao ma per fortuna nulla di serio.

Avevo previsto di partire domenica sera, ma appena arrivato in aeroporto, verso le 19, lo spettacolo dei tabelloni era già drammatico: tutti i voli in ritardo, qualcuno già cancellato. Ma di altre informazioni sui tabelloni non compariva nulla.
Verso le 22 un sms per informare che il mio volo, per Genova, era stato riprogrammato per il giorno dopo. Intanto la folla aumentava e nello spazio, abbastanza ristretto, si accumulavano i passeggeri che non riuscivano a partire. Qualche bivacco improvvisato, in molti sdraiati per terra, file di passeggeri che ogni tanto transumavano da una zona all’altra, sulle indicazioni non sempre chiare degli avvisi degli altoparlanti. E quando poi, dopo oltre 3 ore di rinvii e ritardi, l’altoparlante ha annunciato “A causa del maltempo potrebbero esserci dei ritardi…” è scoppiato istintivo un amaro applauso dai tanti che cercavano qualche informazione su come fare…

Ma fino alle 2 di notte siamo rimasti in attesa nell’aeroporto di Catania; poi ci hanno portati presso un hotel di …Acireale, per trascorrere quanto rimaneva della notte. Naturale che trovare alloggi per oltre 100 persone in quelle condizioni non era facile! Siamo arrivati all’hotel verso le 3 di notte e alla reception insistevano per sistemarci allegramente in camere doppie, con letto matrimoniale, anche se eravamo tutti dei perfetti sconosciuti gli uni agli altri… ha prevalso il buon senso e la stanchezza.
Il mattino dopo, verso le 9, ripartenza per Fontanarossa, sotto un cielo ancora piovoso, in attesa del volo per Genova, previsto per le 12:50.

La perturbazione che aveva infierito sul quadrante sud dell’Italia si era ormai affievolita, provocando ritardi a dismisura.
Per colmo della sfiga, appena atterrati a Genova, il comandante ci ha dovuto informare che, essendo un volo non previsto, non erano ancora arrivati gli addetti con il bridge, la scala da agganciare all’aereo per la discesa! Poi altra tappa in treno, verso Sanremo e anche in questo caso Trenitalia è riuscita a combinare pasticci, sopprimendo il treno che ero riuscito a prendere. Insomma, nonostante i tabelloni e i tanti strumenti di comunicazione, quello che spesso manca è la chiarezza nelle informazioni e un pizzico di tempismo.

Sapevo che le previsioni prevedevano il peggio ancora in arrivo. Nella mattinata di martedì ne avevo già avuto avvisaglie; ero impegnato in una videoconferenza e la nostra amica di Catania ad un certo punto si è ritrovata in pieno blackout, agganciata solo al cellulare e alle batterie del portatile! Pioveva? Decisamente tanto, ma quando poi ho visto, anzi, tutti abbiamo visto, le immagini e le scene da diluvio imprevedibile che ha sconvolto Catania, si stentava a credere che fosse vero.

Mi consolo, magramente, per il fatto che essendo fuori da Siracusa non ho dovuto scaricare su altri gli impegni della settimana, perché quasi tutto è rimasto chiuso; scuole, doposcuola, attività ridotte al minimo, come da allerte meteo e ordinanze varie del Comune.

E venerdì è arrivato anche il Medicane, come previsto. Fortunatamente con epicentro sul mare, come ben si poteva visualizzare dalla pagina di Windy (uno strumento che ancora non conoscevo, ma molto intuitivo e pratico, per visionare il meteo in atto).

E poi l’acqua, davvero TANTA acqua.
La piccola e modesta stazione meteo che ho sistemato sul nostro terrazzo, al 4 piano nella zona della Borgata, ha rilevato dati perfettamente in linea con quanto giunge da tutta la zona della Sicilia orientale. Nella giornata di venerdì è scesa la bellezza di 182 mm di pioggia, i due quinti di un intero anno e il solo mese di ottobre ha già superato ampiamente la media annuale.

Anche il vento non si è risparmiato e se le previsioni parlavano di raffiche fino a 100 kmh, sul nostro terrazzo siamo arrivati alla bellezza di 77 km (questo nel giorno 26 ottobre), per il momento è il nostro record annuale. Possiamo darci davvero delle arie!

Sarà che ormai rimangono solo gli ingenui a ritenere illusorio un cambio climatico dai risvolti e dalla velocità così imprevedibili,; dovremo sbrigarci tutti a fare i conti con questa realtà e ragionare non con la strategia dell’emergenza passeggera ma con la saggezza di chi valuta in modo più attento e consapevole.

Qui a Siracusa, tra lavori e attese

Qui a Siracusa, tra lavori e attese

Quanto tempo ci vuole per “incarnarsi” in un territorio, in una terra come quella siciliana che ha radici forti e voci e suoni così particolari? Per me, questi primi due anni, da poco conclusi, sono una sorta di preliminare, da considerare solo come un avvicinamento, non ancora una appartenenza, se mai potrà esservi.

E intanto continuo a dire che questa città è davvero speciale, che avrebbe risorse e curiosità, luoghi e storie, ambienti e panorami da far invidia a tanti. E solitamente incontro l’indifferenza proprio dei siracusani. Ci penso spesso quando, al doposcuola, provo a far provare un pizzico di legittimo orgoglio ai ragazzi che vengono da noi, tutti di origine straniera, nel calcare i marciapiedi di una città che ha tenuto (e sconfitto) nientemeno che Atene, che ha ospitato opere teatrali che ancora oggi risuonano in tutto il mondo, che ha un duomo così antico che nemmeno Roma o Napoli (stavo per dire Cuma!) possono sognarsi…

Ma poi ci sono tutte le altre cose, in comune con un certo andazzo siciliano, che riportano a razzolare basso. Ha fatto notizia il fatto che di tutti i progetti della Regione Sicilia presentati in ambito agricolo per il Recovery plan, nemmeno uno è stato accolto, vuoi per vizi di forma, incompletezza documentale, ingenuità compositiva… il Presidente Musumeci si inalbera e si difende dando la colpa alla solita mania persecutoria nei confronti dell’isola, ma forse bastava fare le cose un po’ meglio…

Lo vedo nei tanti lavori che si svolgono qui in città. Da ieri la nostra strada, via Piave, è chiusa al traffico per lavori. Lavori appena iniziati ma che nessuno si guarda bene dal dire quando finiranno. Penso che avrò molto tempo per verificarne l’andamento…

Nello stesso momento piazza S.Lucia, proprio davanti alla facciata della chiesa, è tutta un cantiere: sono iniziati i lavori per la nuova pavimentazione, già annunciati da gennaio 2021. Considerando che tra poco più di un mese ci sarà forse la festa della patrona, speriamo che tutto si concluda in tempo. Nel frattempo non si vede uno straccio di cartello con le indicazioni di rito; il cantiere ha bloccato la viabilità stradale e non c’è un solo cartello stradale che avvisi le macchine delle necessarie modifiche alla circolazione.

Meno male che la gente, soprattutto di domenica, non si cura molto di sicurezza e transenne varie, passando imperterrita in mezzo al cantiere, dribblando i pozzetti di livello e risolvendo alla siciliana le difficoltà di passaggio per raggiungere l’affollatissimo mercatino di quartiere (anche qui, ovviamente, nessun cartello o avviso di sorta, si confida probabilmente nell’intervento soprannaturale di santa Lucia!)

E all’inizio di via Piave sono quasi conclusi altri lavori di rifacimento della viabilità e dei marciapiedi: prima dei lavori (vedi foto a lato) la zona si presentava con un’aiuola centrale che grosso modo indirizzava e selezionava il traffico; pensavo che una bella rotonda avrebbe potuto semplificare e risolvere i flussi delle macchine, ma adesso vediamo che è stato solo ampliato il marciapiede eliminando quel “largo porto piccolo” e senza altro intervento; a breve potremo capire se la nuova sistemazione sia più funzionale. Aspettiamo, visto che le date di fine lavoro non sono ancora disponibili.

A pochi passi da noi abbiamo poi piazza Euripide, un altro snodo cruciale della città; nella foto (meno male che GMaps non viene aggiornato troppo sovente…) si vede la situazione fino a metà 2021, visto che i lavori sono iniziati con l’estate. Le prime avvisaglie avevano fatto credere a tempi rapidi di conclusione, addirittura per la fine dell’estate.

Ora arrivano le docce fredde e si comincia a parlare di marzo 2022 per la consegna dei lavori. Al momento si vede una distesa di cemento e poco altro, così da rimpiangere le poche aiuole verdi preesistenti. A Siracusa centro mancano zone verdi, si salva solo il polmone felice intorno al santuario e al museo Orsi (e il viale della Marina), speriamo che la ristrutturazione ne tenga conto. Al momento risaltano le (ovvie) proteste dei negozianti e degli abitanti che si trovano assediati dal cantiere. Cantiere nel quale spesso lavorano pochissimi operai e dove invece stazionano a curiosare molti ummarell…

…e mi viene quasi voglia di approfondire il discorso del nuovo ospedale di Siracusa, una meraviglia dell’ingegneria, con soluzioni all’avanguardia, il cui progetto è stato da poco presentato alla cittadinanza. Tempi di esecuzione previsti: 2 anni.

Cercherò di resistere alla tentazione di aggiungere a questo articolo/post i primi tag che mi vengono in mente: #fantascienza #futuroremoto #finelavoriquando #burocrazia … Staremo a vedere.

Tante cose in poche righe

Tante cose in poche righe

Il pio desiderio di riuscire a mettere giù qualche riga con una tempistica più decente, anche solo come “allenamento” non credo sia una mia nota distintiva. A volte passano davvero molti giorni e molte cose prima di sedimentare sul web. Non che sia necessario (un blog quasi mai lo è), ma diventa un utile appuntamento con la realtà e quel pizzico di riflessione che aiuta a viverla meglio.

In questo inizio di autunno, qui a Siracusa, il tempo si è ormai deciso a rimettersi al passo col calendario. Io continuo a dire che lo scorso anno si riusciva ancora a fare qualche passaggio in acqua, con il mare così vicino, ma ormai sono diverse settimane che il tempo si è ormai piazzato sul medio-brutto. Pioggia, e tanta; nella sola giornata di venerdì scorso (14 ottobre) sono piovuti più di 40 mm, praticamente il 10% di un intero anno. Se fosse arrivata a luglio, nel periodo critico degli incendi, sarebbe stato davvero meglio… Ma l’acqua serve, anche quando crea qualche disagio (e qui a Siracusa è successo ben poca cosa, un simpaticone ha preso il canotto e si è messo a pagaiare per la strada in versione torrente, per manifestare i vari disservizi, ma è più una nota di colore che un vero problema). Anche la temperatura si è ormai allontanata dalle astronomiche quote estive. Finalmente nel nostro appartamento si inizia a sentire un po’ di fresco (e qualcuno ha già raddoppiato le coperte!).

E sarà il mare, sarà l’acqua, saranno le passioni di un tempo che rifanno capolino, ho da poco allestito anche un piccolo acquario, che fa la sua (discreta) figura all’ingresso del Ciao. Una piccola vasca, 60 litri, di seconda mano (l’acqua invece è originale, anzi, va cambiata spesso!) In realtà volevo metterci dentro dei pirahna e poi incutere un qualche terrore ancestrale nei bambini che finiscono i compiti troppo in fretta: “Adesso diamo da mangiare ai pesciolini…”; ma per fortuna lo scopo è un altro e spesso si rivela un sistema interessante per fargli occupare un po’ di tempo: “Trova il 4 pesce” (sigh, ne sono rimasti solo i 3 della foto, quindi sarà dura!), oppure “Controlla se dalla conchiglia esce qualcosa…”. Così adesso, la sera, quando il timer spegne la luce alle 19:30, diventa più facile ricordarsi che bisogna trovare tempo anche per le altre cose. Non ricordo quale psicologo consigliasse agli ansiosi, alle persone frettolose e agli irrequieti, di prendersi qualche minuto, mettersi davanti ad un acquario e lasciare andare gli occhi dietro ai volteggi dei pesci. Puro relax.

Domenica scorsa ho partecipato anch’io all’assemblea dei fratelli maristi d’Italia, presso la nostra casa generalizia di Roma; ne ho già scritto qualcosa qui, non serve ripetersi. Bella esperienza, davvero.

E per concludere, la notte tra il venerdì e il sabato, per un servizio con la CRI, ho avuto l’opportunità di fare un servizio insolito, dormire presso l’Ostello per lavoratori di Cassibile, che è passato da poco sotto la gestione della Croce Rossa; magari di questo se ne riparlerà. In compenso, già che al mattino presto del sabato ero da quelle parti, ho provato a vedere se mi ricordavo la strada per andare di nuovo ai laghetti della Riserva di Cavagrande del Cassibile.

Lunga strada in macchina, a dire il vero, quasi 10 km lungo un percorso che a volte ti fa pensare di essere finito in qualche landa desolata e deserta. L’importante è non lasciare mai la strada asfaltata (all’inizio ho sbagliato e un piccolo branco di cagnoloni, forse nemmeno randagi, mi ha accompagnato per un po’, fino al rientro sulla retta via!). Insomma, dopo una decina di km si giunge al segnale che indica il sentiero Mastra Ronna. Lascio la macchina e mi avvio a piedi, non fidandomi troppo del cartello “Parcheggio” e soprattutto della strada, così aspra e irregolare. Buona per un trattore, ma devastante per le macchine, anche se poi le incontrerò… Passo vicino alla casa del primo allevatore e mi domando come possa essere la vita da queste parti, quasi in esilio. E finalmente arrivo alla postazione Stallaini, punto di partenza del sentiero. La volta precedente avevamo preso una strada diversa, ma questa mi sembra decisamente più tracciabile e sostenibile.

Così inizio la discesa, ricordavo che non ci voleva molto. Dopo una sosta mozzafiato al belvedere per la Grotta del Brigante (con la sua stranissima ed originale scaletta scavata nella roccia) riprendo il sentiero e in meno di mezz’ora si arriva ai laghetti. Non mi azzardo a fare un tuffo, il sole ancora non scalda questa zona, ma almeno i piedi al fresco riesco a metterli. E poi rapidamente si riprende la strada del ritorno. Poco più di mezz’ora e il dislivello (saranno 200 mt) viene completato e riprendo la via di casa. Ci voleva una passeggiata tra i monti, dopo tutto questo mare. Quando ripasso dalla base ci sono gli operatori regionali, mi chiedono se arrivo dalla parte opposta, quando gli rivelo che il mio tragitto era solo di andata e ritorno mi invitano a firmare il libro degli ospiti. Nulla di strano che negli ultimi 3 giorni nessuno sia passato da queste parti, tra tempeste e brutto tempo, ma oggi il sole è davvero splendido, almeno per la mattinata.

Peccato che il cellulare mi abbia abbandonato prima di poter riprendere anche qualche immagine dei laghetti e della totale tranquillità di questi luoghi.

Ecco qualche foto di questa rapida incursione nella Riserva sentiero Mastra Ronna.

E proprio il mare nel pomeriggio annuncia una sorta di spiraglio, complice il sole che recupera un po’ sulle nubi. Così prendo la bici per andare a vedere se questa volta l’acqua della zona della tonnara di s.Panagia sia più accogliente. Ma… niente da fare, tempo di arrivare e le nuvole riprendono il sopravvento.

Insomma, tra monti e mare, una giornata quasi tutta natura.

Papiro canta…

Papiro canta…

Cosa si sarà dovuto sorbire il povero Renzo dal suo cavilloso Azzeccagarbugli, a sfogliare le grida, i fogli, la carta insomma. E da che mondo è mondo, così come lo conosciamo noi, la carta la fa spesso da padrona. Ma prima?

Un piccolo gioiello che esiste solo qui a Siracusa è il Museo del Papiro, probabilmente l’unico al mondo a raccontare la storia di questa pianta e mostrarne gli usi che ne tempo ne sono stati fatti, principalmente come supporto culturale e strumento di comunicazione.

Dalle descrizioni che si trovano sul web è facile capire cosa contiene: “consigliato soprattutto agli appassionati di storia e in particolare dell’antico Egitto: il Museo del papiro Corrado Basile di Siracusa è l’unico al mondo dedicato interamente alla carta degli Egizi. I pezzi esposti, i filmati e gli ausili didattici accompagnano il visitatore in un viaggio nel tempo: fra le altre cose, è possibile ammirare papiri dal XV secolo a.C. all’VIII secolo d.C., i frammenti di papiri e di materiali lignei carbonizzati nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., i papiri prodotti a Siracusa dal XVIII secolo, manufatti in papiro (recipienti, sandali, corde, stuoie) e una fornitissima documentazione sulle origini del papiro e sulla sua lavorazione a Siracusa e in Egitto. (fonte)

Ho aspettato un bel po’ di tempo per poterlo visitare con calma, questa domenica mattina, con le finestre spalancate sul mare, il vento che sciorina le bandiere nel sole, la calma di chi si gode questi giorni di Siracusa con la tranquillità della poca folla e del ritmo più tranquillo. Anche perché l’altra volta che avevo tentato di visitarlo, mi ero arenato all’evidenza: io non porto mai contanti in tasca, ormai uso solo e sempre il telefono come pocket money, ma questo è un museo piccolino, a conduzione davvero familiare e il pos non è presente. Peccato, mi ero detto quella volta, nella scorsa primavera. Ma oggi mi ero attrezzato, anche perché tra covid e lockdown il periodo di chiusura di questa risorsa si è prolungato praticamente fino a questa estate.

Parcheggiata la bicicletta a ridosso del cortile interno del bel palazzo che ospita il museo, subito viene voglia di chiedersi: ma perché non ci sono delle belle piante di questo specialissimo papiro che praticamente è un’esclusiva di Siracusa? Ci starebbe davvero bene, ed è proprio una delle cose che poi ho suggerito al curatore del museo.

Perché la cosa sorprendente non è stata tanto il museo, quanto la presenza vivacissima del suo fondatore e curatore. Un museo che si intitola “Corrado Basile” fa subito pensare al busto in marmo di un qualche illuminato magnate del 700, un mecenate del secolo scorso, come minimo. E invece il sig. Corrado Basile è una simpatica e vivace presenza che vive e si muove tra le sale di questo straordinario museo. Ero appena entrato e un signore molto cordiale ha invitato me e l’altra coppia in visita a guardare il video che aveva appena avviato nella sala delle proiezioni. Poi alla fine lo vedevo molto disponibile a scambiare due parole con i presenti, a spiegare nel dettaglio, a fornire indicazioni… così ho azzardato la richiesta se fosse lui il curatore del museo.

Era proprio lui e da quel momento ha iniziato a spiegarmi anche quanto nelle poche sale aperte al pubblico non è sempre possibile racchiudere. Mi ha parlato del prossimo appuntamento importante di fine mese, per il prossimo XX convegno internazionale di egittologia e papirologia, mi ha gentilmente aperto i cordoni (letteralmente, facendomi entrare nelle zone riservate). Si scusava per il disordine e per lo stato di lavori in corso, ben sapendo che un museo vivo dovrebbe sempre avere questo aspetto, con i tavoli ancora ingombri di manifesti, carte, lettere e pubblicazioni. Visto il mio interesse si è prolungato nel mostrare i tanti riconoscimenti ricevuti nel tempo, le persone illustri che ha incontrato e che si sono ritrovati qui a Siracusa proprio grazie al papiro. Si è tolto anche qualche sassolino dalle scarpe quando gli ho chiesto se tutto il palazzo era riservato al Museo e mi ha fatto capire che le tante promesse della politica si sono impantanate rapidamente disperdendo le risorse verso altri rivoli (in effetti tutto il palazzo dovrebbe essere destinato a questo museo, ma entrando, sulla sinistra, si leggono anche altre dedicazioni, tipo “esposizione di arte contemporanea…”. Si avverte subito il piglio dell’appassionato che ha dedicato tutta la sua vita a questo entusiasmante prodotto che mette poi in collegamento con quanto di più importane la nostra cultura conserva e tramanda.

La passione per il papiro si è estesa velocemente anche all’interesse per l’ambiente, soprattutto quello vicino e particolarissimo del fiume Ciane, dove il papiro cresce rigoglioso. Persino troppo, visto che sarebbe importante curare un po’ meglio questo luogo particolare, con qualche sfalcio e riduzione della vegetazione, per evitare un eccessivo sfruttamento del fiume, eccessiva produzione di piante (e forse il recente incendio può essere una delle cause di questa trascuratezza).

Uscendo vedo che il foglio dei visitatori si è lentamente riempito, in questa domenica mattina sono entrati già una dozzina di persone. Un piccolo drappello di curiosi e di appassionati, sicuramente.
E saluto la reception sottolineando che forse l’attrazione più importante del museo non sono tanto i papiri, gli strumenti per lavorarlo, le barche africane, ma la persona stessa di Corrado Basile, che continua a rendere unico questo piccolo tesoro di resilienza culturale.

Altre risorse sul papiro? Ce ne sono, e anche di pregevole fattura, forse però più orientate allo studio dei testi e alla conservazione dei documenti, come il Museo Papirologico dell’Univ. del Salento, o il Papyrusmuseum della Biblioteca Nazionale di Vienna.

E le foto? Per coerenza non ho voluto postare foto degli interni visto che è richiesto proprio all’ingresso del museo con un bel cartello: No Foto e niente Video. E mi sembrava brutto fare il turista incurante delle norme. Mi sono così limitato a qualche scorcio all’esterno e sul giardino che accoglie i visitatori. Mi sembra già abbastanza suggestivo.

Alla ricerca di chiarezza…

Alla ricerca di chiarezza…

Stiamo ripartendo con un nuovo anno, scolastico, sociale, operativo in tutti i sensi. Ormai abbiamo sulle spalle un’esperienza di svariati mesi tra lockdown, limitazioni, zone gialle e multicolor. Sarebbe bello che nel frattempo avessimo davvero imparato qualcosa… Ma si direbbe che la superficialità e il pressapochismo siano davvero duri da estirpare. La logica e il buon senso spesso sembrano quasi dei rifugiati in disperata attesa di un qualche spazio dove attecchire.

E quello che vedo qui in Sicilia spesso cozza contro il buon senso.
Solo qualche pennellata…

Lunedì 30 agosto, ritorna Nina dal Brasile: volo aereo con scalo in Spagna. Inizialmente sembrava quasi che non potesse proseguire per l’Italia, viste le limitazioni legate alla zona di provenienza. Poi tutto tranquillo. Arriva a Catania e in teoria dovrebbe seguire un percorso particolare, con obbligo di tampone. Coscienziosa com’è si era documentata ampiamente sul da farsi. Dal sito siciliasicura.it alle pagine dell’ASP. In teoria le informazioni erano chiare. Quello che invece risulta totalmente assente sono i link e i contatti per segnalare doverosamente la propria situazione. Niente mail di riferimento ufficiale, o se ci sono nessuno risponde (aveva già provato prima dell’arrivo); indicazioni un po’ contraddittorie (la quarantena dovrebbe essere di 10 giorni, ma per i vaccinati ne basterebbero solo 5, oppure 7…?), nessun telefono da contattare. All’uscita dall’aeroporto, inoltre, nessun corridoio sicuro, chi voleva poteva tranquillamente uscire senza nemmeno farsi il tampone. Nessun controllo.
Ormai Nina ha quasi finito la sua quarantena, relegata in casa da 10 giorni e il problema domani sarà superato; mi chiedo però quante altre persone siano state attente e coscienziose come lei…

Settimana successiva, domenica sera, vado a prendere Kike, sempre all’aeroporto di Catania. Stessa identica storia: all’uscita le persone sono tranquillamente libere di fare quello che preferiscono, senza percorsi obbligati per le provenieneze critiche (eppure sono ben indicate nei documenti e nella segnaletica dentro l’aeroporto). E poi, perché perdere altri 20 minuti in coda, per fare un tampone e aspettare il risultato? Meno male che anche Kike è molto scrupoloso (d’altra parte nell’attività che svolgiamo insieme al CIAO questo ci sembra il minimo, come forma di rispetto e sicurezza per tutte le persone che incontriamo). Mentre lo aspetto fuori dell’hub predisposto per i tamponi (che si trova ben lontano dall’uscita, con un corridoio di transenne liberamente “flessibili”) parlo con l’incaricato della Regione Sicilia, gli faccio presente questa incongruenza, ne parliamo un po’ insieme. Mi dice che lo sanno, che non dipende da loro ma dall’organizzazione dell’Aeroporto… insomma, un po’ di chiacchiere che alimentano solo la delusione per un approccio a questa delicata realtà così superficiale e inefficiente.

Non per niente la Sicilia è di nuovo zona arancione, il numero di vaccinati è inferiore a quello di quasi tutte le regioni italiane (e nessuno sembra voler affrontare con la necessaria decisione questo problema), il numero dei nuovi contagi è già preoccupante (oltre mille!), la piccola Siracusa si ritrova con numeri già visti mesi fa e non proprio confortanti….

Provo a cercare altre dritte sui siti ufficiali. Ma a quanto pare il sito dell’Azienda Sanitaria anche oggi ha deciso di prendersi una pausa di relax, (alle ore 9:50 questo è il risultato)

Asp.sr.it Status
Is asp.sr.it down right now?
It’s not just you! asp.sr.it is down.

(alle 10:17 sembra nuovamente raggiungibile)

Quello che noto con disappunto è il costante livellarsi al ribasso sull’accettazione di questa situazione.

Ora la scuola sta ripartendo e questo comporterà un maggior rischio di contagi, legati agli spostamenti, genitori che accompagnano i bambini, assembramenti a scuola, normale routine del traffico e dei trasporti. Per evitare nuove chiusure sarebbe saggio agire con maggior serietà. Ad esempio la mascherina che in questi giorni dovrebbe essere obbligatoria anche all’esterno. Ma girando per la città non si direbbe…

E poi aggiungiamo le altre “sorprese” che restano difficili da comprendere: ad esempio, le amiche del CPIA che svolgono il loro impegno presso la struttura del CIAO sono rimaste un po’ spiazzate da alcune decisioni che dovranno seguire nei prossimi giorni. Come quella di verificare il greenpass TUTTI i giorni di servizio. Un po’ come chiedere la carta di identità ad una persona, tutti i giorni, per verificare che sia sempre e proprio lui. Una volta si relegavano queste indicazioni nella sezione “barzellette sui carabinieri”. Ma quando poi vedi che hanno persino ricevuto un tablet con l’APP di verifica per svolgere questo compito e una serie di fogli sui quali registrare quanto verificato, si rimane davvero un po’ perplessi. Anche perché questo greenpass se lo devono controllare solo tra di loro docenti (non si chiede il green pass agli studenti)… misteri della burocrazia.

Ora non mi resta che contattare il nostro hub vaccinale di Siracusa, per chiedere se è ancora possibile inviare persone a fare il vaccino anche senza prenotazione (e magari anche con la tessera sanitaria scaduta); ma mi sto imbarcando in una nuova odissea. Cercando su Google alla voce Urban Center (il nostro hub) viene proposto un n. di cellulare; lo provo subito, ma risponde la segreteria telefonica di Tim. Riprovo sul sito dell’ASP, ma è ancora down, guardo allora sul sito del comune di Siracusa per avere qualche supporto e trovo la sezione dedicata al Coronavirus.

Trovo per fortuna alcune info: INFORMAZIONI VACCINAZIONI: URP 0931 484349/484360 email urp.siracusa@asp.sr.it ma tento inutilmente di telefonare; dopo una lunga attesa la chiamata viene staccata, stesso risultato con entrambi i numeri. Eppure siamo a metà mattinata… mi rassegno ad inviare una mail (e per sicurezza provo a farlo da un indirizzo istituzionale, magari le faranno più attenzione…).

E queste dovrebbero essere le priorità, o almeno tematiche importanti. O forse no?