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Il mito di Aretusa…

Il mito di Aretusa…

Siracusa ne ha i cartelli pieni. Dopo mesi di lockdown e cartellonistica in letargo (ho visto cartelloni del 2019 sbrindellarsi lentamente al sole) cominciano a spuntare le nuove proposte.

Quella dello spettacolo sul mito di Aretusa è una delle più visibili, in questo luglio che ormai volge al termine.

Si tratta di uno spettacolo narrato in una location suggestiva. La grotta dei Cordari e l’Orecchio di Dioniso, entrambe nel parco Neapolis. Erano anni che la grotta dei Cordari era chiusa al pubblico e i recenti lavori di sistemazione hanno reso fruibile questo scorcio davvero imponente del parco.

Dopo aver visto alcune tragedie nel teatro greco, grondanti di effetti speciali, di attori e di pubblico, volevamo anche gustare questo spettacolo. Ci siamo andati con tutta la nostra comunità marista una sera di luglio. Luna quasi piena e serata tiepidissima, delizioso anche solo muoversi a piedi in questo panorama così particolare.

Avevamo scelto lo spettacolo delle 9 perché la locandina accennava ai giochi di luce e alla animazioni 3D, volevamo gustarle al pieno della loro suggestione. Ed è stato un bene… Il nostro gruppo (lo spettacolo coinvolge una ventina di persone alla volta), dopo un po’ di attesa, è stato accompagnato all’inizio del percorso e poco dopo, anzi, dopo esserci messi il casco (non si sa mai, qualche scheggia di pietra che si stacca da 20-30 m. di altezza può fare un brutto effetto!), siamo entrati nella zona coperta di questa immensa cava.

Qui ci attendeva un satiro, in luminoso contrasto col buio che ormai regnava ovunque. Il suo primo monologo ha introdotto nel fatato regno del mito, presentando e descrivendo i vari personaggi coinvolti nel mito.

Ma la parte più interessante e ad effetto si è svolta tutta nella grotta dei Cordari. Le gradi pareti e il soffitto erano la sede su cui venivano proiettati i vari giochi di luce e le animazioni. Un effetto grandioso e spettacolare. Dai rami che si trasformano in cespugli, fioriscono, crescono, si intrecciano… alle acque del mare che mostrano tutte le sfumature della tempesta, alle foreste che emergono dalle nebbie e si mostrano maestose. Uno scenario davvero ben realizzato. Su questo sfondo la narrazione e la visualizzazione della ninfa Aretusa (nella locandina si accennava ad una danzatrice, ma… di movimento se ne vedeva ben poco). L’audio era ben congegnato ed efficace.

Infine si procede l’itinerario nell’orecchio di Dioniso e anche qui un protagonista, il filosofo/poeta Filosseno di Citera ci racconta con impeto e sofferenza le sue vicissitudini e il suo dramma sotto il tiranno di Siracusa.

Rappresentazione efficace, suggestiva e interessante. Sicuramente il prezzo piuttosto elevato (25 €, se pensi che le tragedie al Teatro Greco per i residenti costano 15…) per uno spettacolo che nel suo insieme dura poco più di mezz’ora, non invita certamente grandi folle. La recitazione è tutta dal vero, niente playback; luci e proiezioni sono di grande livello e sfruttano un ambiente davvero unico.

Serata speciale, mito ben narrato. Forse a qualcuno piacerebbe qualche digressione o attualizzazione su una storia che, in fin dei conti, altro non è che il racconto di una violenza, di uno stupro efferato, quasi una giustificazione di riti e pratiche fin troppo frequenti nell’antichità, tali da evocare una loro valorizzazione sociale e giustificazione morale. Su questo si poteva certamente aggiungere qualcosa…

Era buio e con il mio cellulare le foto in notturna sono deludenti, ma qualche foto mi è scappata 🙂

Il fantasma dell’Opera

Il fantasma dell’Opera

Ci vorrebbe proprio un fantasma qui a Siracusa, più che all’Opera direttamente al Teatro. Per intenderci, il Teatro Comunale.

Perché solitamente quando si abbina il teatro a Siracusa si pensa immediatamente a quello greco, ben più famoso. Ma non è l’unico.

Ho la fortuna di conoscere personalmente chi se ne sta occupando “dietro le quinte”, perché Anna V. è una delle responsabili delle mostre che in questi due mesi, luglio e agosto, si svolgeranno proprio nella sede del teatro e filtrando tra le tante notizie che sa presentare con garbo ai tanti turisti e curiosi che si affacciano nel foyer, si possono davvero comprendere le sfortunate vicende che questo edificio ha subito nella sua storia, nemmeno tanto antica (quando a Siracusa si parla di antico l’unità di misura sono i millenni, non certo i secoli o gli anni!).

Domenica scorsa ho approfittato di questa risorsa e insieme agli altri amici del coro di S.Martino (una attività che ormai condividiamo da quasi un anno) ci siamo trovati insieme per una visita ad hoc. Sia alla mostra di acquarelli, davvero splendidi che della struttura teatrale vera e propria (e seguiranno altre mostre, sia di quadri che di fotografie, da non perdere e non solo perché tutto gratis!)

La mia prima sorpresa è stata quella di incontrare anche Chiara, anche lei nello staff di chi gestisce momentaneamente questo luogo; con la scusa della mascherina non l’ho subito riconosciuta, ma ci ha pensato lei 🙂 visto che è una delle volontarie più assidue del nostro Centro CIAO, dove viene per aiutare i ragazzi delle medie per i compiti. Proprio vero che il mondo è piccolo!

Sentivo tutte queste informazioni comodamente seduto sulle splende poltrone, ammirando una serie di palchi davvero suggestivi, un soffitto in stile quasi liberty e mi chiedevo quanto tempo ancora servirà per una riapertura di questa splendida risorsa cittadina. Ovvio che poi sono andato a sbirciare anche su Wikipedia per allargare il panorama.

Abbiamo così scoperto velocemente la storia di questo teatro. Nato sull’onda delle tante requisizioni di terreni appartenenti alle congregazioni religiose nei primi anni del Regno d’Italia (che per fare cassa non ha esitato a confiscare di tutto, in particolare se i proprietari erano religiosi, conventi o abbazie…), si deve essere trascinato da subito una sorta di maledizione clericale perché non ha certo avuto vita facile. Durante i lavori di costruzione si sono subito incontrate difficoltà, parte della facciata tendeva a staccarsi e lesionarsi. Così è stato chiamato l’architetto Almeyda di Palermo per portare a conclusione l’opera, quasi compromessa. Erano gli anni dell’acciaio e del ferro (Eiffel aveva appena realizzato una mostruosa torre di 300 m. a Parigi!) e quella sembrava la soluzione ottimale, così tutta la zona dei palchi e la sala è stata costruita con colonne in ferro, ma rivestite in legno perché i cittadini trovavano questa soluzione troppo “fredda” e inadatta (o forse troppo audace). Ma i lavori andarono a rilento e l’inaugurazione avvenne solo alla fine del secolo, nel 1897.

I guai però continuarono dopo una cinquantina d’anni; venne demolito un palazzo adiacente e costruito un nuovo edificio per appartamenti, ma a causa dei garage realizzati nel sottosuolo la statica del teatro ne risultò talmente danneggiata che dovettero chiuderlo (la parte dietro la scena era praticamente rovinata e inutilizzabile, si salvava solo la parte riservata al pubblico, con i palchi, proprio quella realizzata ….in ferro!

In pratica dal 1960 il Teatro resta chiuso. Si parla di una ristrutturazione e riapertura, ma i fondi mancano, si giunge così al 2000, qualche lavoro parziale e una timida ripresa. Però la maledizione antica si riprende la rivincita e un fulmine, nel 2018, fa saltare tutto l’impianto elettrico. Ci sarebbe materiale per una novella verghiana, o un testo di Vittorini (già che c’era e forse lui il Teatro è riuscito a vederlo in funzione!).

il fantasma dell’Opera all’opera 😉

Sull’onda di queste emozioni e disponibilità mi è venuta così l’idea di farlo visitare anche ai nostri bambini del centro estivo. Detto fatto, Anna entusiasta di questa avventura, venerdì mattina ci siamo proprio recati a teatro, dopo aver prima fatto uno splendido percorso in barca grazie ad altri amici.

Siamo così giunti con la nostra banda di bambini e ragazzi in questa sede speciale. Per l’occasione Anna ha praticamente blindato il teatro, così noi eravamo gli unici occupanti. Dovevate vederli a scorazzare per la sala, illuminati dai lampadari (dono di D&G, per il modico valore di 20mila €, dopo lo spot realizzato nel 2013). Poi siamo entrati nel teatro vero e proprio. I bambini erano già stanchi e non servivano molte parole, così siamo poi addirittura andati a fare visita al Palco Regale, entrando anche in quelli adiacenti, come se fossimo stati invitati per una serata di gala.

Chissà cosa pensavano spostando i pesanti tendaggi che isolavano quegli ambienti, sia per la luce che per il rumore. Ad un certo punto è persino comparso il ….fantasma dell’opera: un lenzuolo bianco si aggirava sul palco. “Ma non è un fantasma, non lo vedi che ha le scarpe?” diceva qualche bambino, come se i fantasmi potessero avere le vesti ma non le scarpe (che buffe teorie che hanno certi bambini). Però adesso il fantasma se lo ricordano tutti, così come ricordano i deliziosi pasticcini che hanno assaggiato prima del saluto e del ringraziamento finale. E’stato davvero un modo speciale per concludere la seconda settimana del nostro campo estivo.

Cosa dire, alle volte incrociando amicizie e disponibilità si fanno cose davvero speciali. Come questa visita, che rende almeno un po’ del senso di una simile costruzione. Speriamo davverro che da agosto in poi le cose possano iniziare a cambiare (perché, mi diceva sempre Anna, dovrebbero firmare il contratto per la nuova gestione dello stabile).

Staremo a vedere, anzi, possibilmente, ad assistere.

E siccome di foto ne sono venute fuori abbastanza, eccole tutte qui, in questo album sul Teatro di Siracusa

Basterebbe una mano, non una vasca

Basterebbe una mano, non una vasca

Cominciano ad essere tante le proposte, qui a Siracusa, per pomeriggi alternativi, incursioni nel verde, riappropriazione di spazi che si meritano una cura maggiore… Sabato scorso avevo visto, tra le altre cose, l’invito rilanciato da alcuni amici, per l’iniziativa di Legambiente, dal nome suggestivo Festival del Paesaggio.

Dopo una prima settimana di campo estivo con i piccoli (e non solo piccoli), staccare un po’ la spina fa sempre bene. E a conti fatti il luogo dove si doveva svolgere questo festival era davvero suggestivo. Tanto che ci ero stato proprio qualche settimana prima con Pepe (e lo avevo praticamente fatto perdere nella selva e nei canneti del canalone vicino alla Tonnara di Santa Panagia). Eravamo poi sbucati dal tunnel che collega la spiaggia al canalone, e dover fare lo slalom tra le tante schifezze presenti faceva proprio una pessima impressione.

Verrò a scoprire, dagli amici di Legambiente, che questo è ciò che rimane dell’unico fiordo siracusano, ora non si coglie quasi per niente la sua fisionomia perché la ferrovia ha chiuso e modificato profondamente il luogo; ma ci si è aggiunto anche la scelta un po’ scellerata di sistemare una discarica (comunale) proprio in questo vallone. Discarica ormai chiusa e smaltita (almeno in parte), ma facile vederne le profonde conseguenze presenti ancora oggi su tutto questo territorio.

Ma torniamo a sabato 11: Quindi, gambe in sella e avanti a pedalare, per i primi 4-5 km della ciclabile di Siracusa.

Insolitamente deserta.

Eppure avevo controllato bene gli orari. Anzi, avevo persino visto la proposta della CRI di partecipare a questo evento (e scoprirò poi che ci saranno proprio Gaetano e Sara, che spesso incontro nei nostri servizi di volontariato). A dire il vero mi aspettavo un po’ di gente, nono proprio folla, ma insomma, una via di mezzo… Purtoppo, una volta arrivato nei pressi della Tonnara, vedo a malapena una persona che sta montando un gazebo.

Ovvio che era il punto focale dell’evento e quindi mi dirigo in questa direzione, per informarmi. Erano proprio loro, i responsabili di Legambiente (ma per essere preciso dovrei chiedere i nomi a Simona…); così, dopo un po’ di chiacchiere in buona sintonia, visto che non arrivava altra gente, ho preso un decisione ecocompatibile. Erano già le 17, il caldo era implacabile, lo scopo della giornata era proprio quello di dare una pulita a questa zona: e allora iniziamo con un bel bagno in questo braccio di mare così suggestivo. Sicuramente sarà la soluzione più saggia. Splash.

Poi, con calma, sono tornato dal gruppetto di volontari, che ora sfiorava quasi la mezza decina di persone. E chi ti ritrovo? Ovviamente Simona, che tra una cosa e l’altra, l’Arci-ragazzi e piazza S.Lucia, è quasi un incontro quotidiano, di questi tempi. Ormai capisco che per questo genere di cose la grande folla siracusana si riduca sempre agli stessi e prevedibili 4 gatti. Ma non è questo il problema. Andare a raccogliere rifiuti di sabato pomeriggio non è proprio un’attività che faccia sbavare dal “voglio andarci anch’io”…

E così, un pizzico di impegno ce l’abbiamo messo per togliere qualche chilo di bottiglie e altre (svariate) schifezze. Che come al solito abbondano in questi posti. Anzi, forse non era nemmeno una situazione esagerata quella che abbiamo riscontrato; tante bottiglie, tante mascherine (chissà per quanto tempo dovremo ancora incontrarle!), cartacce varie, mozziconi, ma nulla di irreprarabile. E a conti fatti, alla spiaggia siamo riusciti anche a togliere una schifezza immane: una vasca da bagno praticamente intera. Non oso pensare quale navigatore solitario e disperato sia approdato con tale mezzo… anche perché sulla spiaggia fa ancora brutta mostra di sè un’altra barca, ben più grande e impossibile da togliere solo con le nostre braccia.

Conclusione obbligata: un altro tuffo in questo mare spettacolare, insieme agli amici di Legambiente.

Un mare che …. avrebbe davvero bisogno di un po’ di cura in più da parte di tutti; è già magnifico in queste condizioni (nonostante tutto), immagina come potrebbe diventare con l’impegno di ciascuno.

Metti una sera al teatro…greco

Metti una sera al teatro…greco

Ebbene sì, la mia prima volta al Teatro Greco di Siracusa per una tragedia era stata… 2 anni fa, a giugno del 2019, passavo di qui per caso… E già mi prefiguravo che questo potesse diventare un appuntamento quasi abituale dell’estate. Ma poi ci si è messo di mezzo il Covid e per tutto lo scorso anno il teatro è rimasto off-limit.

Ma finalmente la stagione è ripartita e abbiamo subito approfittato delle facilitazioni per i residenti; così con tutta la nostra comunità siamo andati a vedere, giovedì sera, la tragedia più famosa di Euripide, le Baccanti. Avevamo scelto questa (ogni stagione propone 3 tragedie), perché sicuramente era quella che avrebbe avuto un impatto più significativo, visto che a curarne l’allestimento scenico era uno dei fondatori della Fura dels Baus; ed è stato proprio così. Una rappresentazione che lascia il segno.

A cominciare dalle macchine presenti sul palco, enigmatiche e poco chiare fino a quando la rappresentazione non ha inizio. E allora ecco svelarsi davanti agli occhi le trovate imponenti di un coro che invece di restare tranquillo in qualche angolo del palco, inizia a volteggiare nello spazio, con gli attori sospesi in ardite formazioni volanti, agganciati ad una poderosa gru.

Non mancano poi le invasioni di campo, con gli attori che si dispongono quasi ad accerchiare il pubblico, salendo le scalinate della cavea e immergendosi quasi tra le persone. Coinvolgimento totale e compenetrazione di coro e spettatori, pubblico e privato.

Non avevo mai letto il testo delle Baccanti, salvo qualche rapida sintesi, giusto per capire di cosa si tratta. Veramente assistere ad una tragedia e leggerla sulle pagine di un libro sono due esperienze totalmente distinte. Ne valeva la pena…

Prima che lo spettacolo iniziasse mi sono divertito a girare per gli spazi del teatro, che sono già uno spettacolo anche senza tragedie. Cogliere alcune scene, dettagli, scorci, era il momento ideale, prima di immergerci nello spettacolo.

Ecco allora una breve rassegna di foto di questa serata, al Teatro Greco di Siracusa, per le Baccanti

Pulizia som(m)aria

Pulizia som(m)aria

Ecco, è appena finita la partita Italia-Spagna e visto che si stanno organizzando le ronde per la borgata, per l’inevitabile strombazzamento e festa cittadina, ho già messo in conto che, oltre al caldo, per il rumore ci sarà poco da dormire almeno per un po’.

Per gli ottimisti era prevedibile, per chi invece, come me, considera il calcio come uno qualunque dei…. minerali, la cosa comporterà un’attesa supplementare. Il tempo giusto per buttare giù due righe.

Anzi, giusto il tempo per ripercorrere idealmente la strada della Borgata che spesso in questo periodo mi trovo a frequentare, per andarmi a rinfrescare nel mare.

Proprio sabato mi ero ritrovato a passare, con un look decisamente balneare, lungo il perimetro della piazza di s.Lucia. Ma c’era un movimento insolito. Tante macchine della polizia, dei carabinieri, un fermento inusuale, transenne e cartelli che regolavano diversamente il traffico. Poi mi sono ricordato. Nel pomeriggio sarebbero venute proprio in piazza le ministre Lamorgese e Cartabia, per ammirare il Caravaggio della chiesa di s. Lucia (Santuario, mi ricorda il buon fra’ Daniele, parroco della Borgata). Ecco spiegato l’assembramento, le tante persone, un insolito decoro, la Borgata velocemente risistemata.

Perché se è abbastanza noto che la Borgata sia uno dei quartieri più “vivi” di Siracusa, è certamente anche uno dei più trasandati, spesso caotico, sporco e non sempre presentabile.

Masserizie sulle strade, buche in promozione quotidiana, stendini in bella vista sui marciapiedi a sciorinare indumenti, residuati fecali mastodontici di cani da passeggio, gatti e piante che fanno a gara per conquistare il territorio e poi scritte di tutti i tipi ad imbrattare i muri.

Qualche notizia dell’evento è possibile leggerla qui (da Siracusa Oggi).

Però in questa occasione un piccolo passo avanti almeno è stato tentato. Talmente piccolo che in pochi l’avranno notato, ma visto che è avvenuto proprio vicino agli appartamenti dei nostri ragazzi è bello almeno poterlo notare.

La chiesa di s. Lucia confina proprio con lo stadio di calcio e da che mondo è mondo, tra un arbitro cornuto e un presidente da mandare al rogo c’è solo l’imbarazzo della scelta per insultare e offendere un po’ di gente. E ovviamente i titoli sono spesso coloriti, originali, irriverenti.

Forse troppo per lasciarli in bella vista, così oltre alle pattuglie di vigilanza devono aver movimentato anche qualche netturbino o altro addetto per cancellare alcune scritte. In alcuni casi l’effetto è quasi accettabile, in altri rischia di evidenziare ancor di più l’indecenza.

Già che c’erano la pulizia poteva essere totale, non sommaria e parziale. Una mano di bianco sarebbe più utile di un tentativo di diluizione con vernici semicoprenti. O forse il magazzino del Comune aveva solo quello… chissà. Per il portone dello Stadio è bastato uno strato azzurro, per le scritte sul travertino di rivestimento si è invece fatto poco, molto poco. Si rischia l ‘effetto palinsesto, offrendo ai prossimi imbrattatori fin troppi elementi. Suvvia, diamo spazio alla fantasia! Come se quella espressa sui muri non fosse già abbastanza logora è scombinata.

E se oltre al quadro di Caravaggio l’attenzione delle ministro (e dei vari personaggi politici, compreso il Presidente della Sicilia Musumeci) si fosse soffermata su altre opere “d’arte” della piazza, come le ormai inutilizzabili (e mai utilizzate, mi dicono) colonnine di rifornimento per le e-bike e così pure la colonnina di ricarica elettrica targata Enel (anche questa mai utilizzata!), magari sarebbe bello portare l’attenzione su troppe opere e iniziative di facciata che si arenano dopo pochissimo tempo alla realtà dei fatti. Siracusa comincia ad essere solcata da monopattini e bici elettriche, ma non mi è mai capitato di vedere qualcuno utilizzare questi punti di riferimento. Che sicuramente rientravano in qualche progetto d’avanguardia, dai costi lungimiranti (ovviamente), ormai persi nel nulla.

Anche questo contribuisce a diffondere l’immagine di una città che fatica a pensare in modo realistico al suo futuro… e mi piacerebbe vedere che fine ha fatto la notizia (o il progetto, difficile capirlo) di prossimi lavori per rifare la pavimentazione della zona vicina alla chiesa. Dovrebbero partire a luglio (ops, siamo già al 7 di luglio!) ma nell’ottica del lockdown oggi si fa presto a saltare i mesi e gli anni… Vedremo se prima di agosto qualcosa si muove.