Passeggiando a suon di natura

Passeggiando a suon di natura

Sabato 28, con un finale di maggio ormai camuffato da piena estate, mi sono ritrovato con tante altre persone a fare quattro passi lungo i sentieri della Pillirina. Dopo averla esplorata varie volte per mio conto, un po’ a piedi e un po’ in bici, vedere che qualcosa si muove sul versante della destinazione a riserva o parco di questa zona praticamente ancora intatta del nostro territorio, non può che far piacere. Girando per altre zone del Siracusano fa abbastanza tristezza osservare l’incuria, il cemento che avanza senza nessun ordine e grazia, le modalità “fai da te” imperanti senza un minimo di progettazione. Sapere che invece esiste anche una voglia diversa di valorizzare la natura, l’ambiente e la relazione che possiamo instaurare con questa realtà, è sicuramente positivo.

Mi aveva passato l’informazione Natalia, e non è stata una sorpresa trovare subito numerosi altri amici, di Accoglierete, dell’Arci, di altre realtà, degli scout (gli Assoraider che operano nella piazza di s.Lucia), tante altre sigle e associazioni, da Legambiente alla Natura Sicula, persino il gruppo Missio ad Gentes della diocesi, insomma, un variegato mondo di persone che hanno a cuore una natura meno funzionale e più autonoma.

Ovviamente ci sono andato in bici, ben sapendo che l’appuntamento non era proprio dietro l’angolo: 12 km per giungere alla conclusione della strada che termina in una sorta di piazzale-parcheggio. Era già un fermento di persone e gruppi, persino in bici (ma quelli erano professionisti della MTB, sui sentieri della Pillirina in bici proprio non me la sento di sfidare le rocce aguzze…), cani al guinzaglio, padroni felici… il mitico Erlend Øye che spiccava tra un saluto e l’altro.

Appena ci si è messi in moto ci si è subito resi conto della quantità di gente. Un migliaio, diranno nei giorni seguenti le tante testate che hanno seguito l’evento; forse un numero un po’ azzardato, ma sicuramente eravamo in tanti. Persino difficile ascoltare chiaramente le parole pronunciate a inizio percorso, per dare un senso alla marcia. Il referente di Lega Ambiente ha tracciato un po’ la storia degli eventi che stanno ancora segnando le difficili tappe di questo possibile e auspicabile parco. Sicuramente i tempi, l’attenzione per l’ambiente e una accresciuta consapevolezza della sostenibilità ambientale, in tutti i sensi, potranno finalmente avere la meglio.

Per questo abbiamo semplicemente ascoltato e poi continuato il percorso. Quasi in modo inaspettato, alla prima tappa, con lo sfondo delle scogliere selvagge e delle caverne scavate dal mare, Erlend ha sfoderato il suo ukulele e con il suo amico ha iniziato il suo concerto itinerante, assicurando che lungo il percorso ci sarebbero stati altri momenti musicali. Fosse anche solo per questo valeva la pena essere lì. Gli ho persino chiesto quando sarà la volta di un concerto dei suoi qui a Siracusa. Ma la risposta che mi è parso di cogliere era …che quello poteva considerarsi il suo miglior concerto e che per i gusti di Siracusa la sua musica forse era poco adatta. O poco richiesta? Eppure vive qui ormai da tempo, parla un fluente italiano e dalla sua iniziativa è evidente l’affetto che nutre per queste zone (voleva mettere sul piatto 1 milione di € per poter consentire alle persone l’accesso alle zone della Pillirina ancora contese e di proprietà privata…).

Forse il problema è proprio questo, come spesso capita: sono proprio gli “stranieri”, chi viene da altre zone ad apprezzare il bello e l’unico che in Siracusa è così diffuso e, purtroppo, ancora poco valorizzato.

Ma a forza di insistere, qualcosa sta cambiando…

E queste sono le immagini della passeggiata, con qualche video degli inserti musicali di Erlend

Lavori in corso… in via Piave

Lavori in corso… in via Piave

in questa pagina verranno inserite, man mano e in ordine cronologico, le diverse informazioni e comunicazioni relative ai lavori che si stanno svolgendo. L’ultimo intervento è del 22/6/22, guardate quindi … in fondo!

Sono ormai alcuni mesi che la “nostra” via Piave, il centro della Borgata, è sottosopra per i lavori di rifacimento dei marciapiedi. Lavoro annunciato e realizzato con una discreta solerzia. Tra qualche giorno inizieranno a togliere le vecchie mattonelle anche davanti al centro CIAO (e alle Poste) e toccheremo con mano il disagio di passerelle, cantieri, polvere e cemento. Ma il risultato finale si spera sia un deciso miglioramento della viabilità e della qualità della strada. O per lo meno dei marciapiedi, visto che un po’ di parcheggi resteranno e quindi cambierà ben poco.

L’unico dubbio che mi sarebbe piaciuto affrontare con chi sta dirigendo i lavori riguarda le scelte “strategiche” e urbanistiche per consentire a tutti una migliore mobilità. Mi riferisco soprattutto a chi si muove con fatica, chi ha necessità di spingere una carrozzina con bambini a bordo, qualche anziano “motorizzato”, la necessaria attenzione a chi ha mobilità ridotta… Mi sembrava che l’attenzione a queste fasce dovrebbe essere una delle priorità quando si ripensa la vita in città. E ritengo che ogni cittadino debba e possa collaborare per possibili miglioramenti. Ok, procediamo.

La soluzione scelta per favorire l’accesso ai marciapiedi non mi sembra però proprio geniale. La Borgata non è certamente un modello di urbanistica, ma nelle strade adiacenti a Via Piave la soluzione adottata, semplicissima, per favorire l’accesso e la mobilità, è sicuramente più valida.

Ad ogni incrocio o intersezione con un’altra strada, la parte finale del marciapiede è ribassata fino al piano stradale e l’accesso è lineare, semplice e immediato. Chi attraversa non incontra nessun dislivello, percorre il tratto più breve e comodo, non incontra nessun problema e tecnicamente mi sembra che il lavoro richiesto per questa soluzione sia decisamente ridotto.

La nuova impostazione, invece non credo che sia ispirata al “rasoio di Occam”, cioè all’implementazione del minimo sforzo per ottenere il miglior risultato. Sembra invece ben più macchinosa. Agli incroci con ogni strada (e sono almeno una decina per ogni lato, le intersezioni per tutta la lunghezza di via Piave, il bordo tondeggiante dei marciapiedi rimane una barriera evidente; è stato invece realizzato una sorta di scivolo laterale posizionato però non sull’incrocio stesso, ma dopo alcuni metri dall’intersezione.

Nella foto si coglie abbastanza la dislocazione degli spazi e degli accessi, ma i colori simili di asfalto, pietra e cordolo impediscono una visione più evidente. Questa soluzione è ripetuta ad ogni incrocio, quindi chi dovrà attraversare, o anche solo percorrere tutta la via, non avrà vita facile, non si capisce bene infatti che strada potrà o dovrà percorrere. In pratica chi ha una carrozzina dovrà dribblare con un lungo tratto di percorso sulla strada asfaltata, facendo attenzione ovviamente alle macchine (via Piave è a senso unico in discesa) per poi riguadagnare il marciapiede dopo svariati metri (almeno 15!). Mi sembra davvero una soluzione complicata, fastidiosa e pericolosa, soprattutto confrontandola con la precedente, vecchia ma … semplicissima.

Sicuramente a fine lavori verranno dipinte le strisce zebrate davanti ad ogni “scivolo”, ma il problema rimane, aggravato poi dalla onnipresente presenza di auto parcheggiate.

Non riesco quindi a comprendere la “mens” che ha portato a individuare questa soluzione. Spero che tale idea sia stata discussa anche con qualche rappresentante del quartiere (anche se in giro e sul sito del Comune di Siracusa non ho mai visto comunicazioni al riguardo) e per questo ho inoltrato questa riflessione, da semplice cittadino, allo Sportello del Comune di Siracusa, per inoltrarlo a chi di dovere.

I lavori sono tuttora in corso e forse qualche miglioria si potrebbe ancora fare, anche perché la soluzione adottata cozza un po’ con le abitudini classiche del quartiere. Da norma stradale non si potrebbe parcheggiare a meno di 5 metri da una curva (Art. 158 del codice stradale) e probabilmente questo nuovo accesso tiene in considerazione la norma. Peccato che di solito nella Borgata questa non sia una regola molto praticata, visto che le macchine spuntano un po’ da ogni parte e temo che la situazione, a lavori finiti, sarà ben poco diversa da quella che già adesso si sta verificando, nelle zone in cui i lavori sono appena conclusi… con macchine che ostruiscono tranquillamente questi accessi. Speriamo che dopo le auto a guida autonoma spuntino presto le carrozzine a decollo verticale per … risolvere questo problema

E visto che siamo in fase di lavori, uno sforzo in più per rendere più accessibili e sicuri i marciapiedi, spostando ad esempio i nuovi pali per la luce in posizione meno centrale rispetto al marciapiedi, forse si poteva ipotizzare, anche perché in alcuni incroci sono veramente un inciampo e un fastidio poco pratico, non solo per chi ha mobilità ridotta, ma anche per i semplici passanti.

Nelle semplici foto di questa galleria è possibile apprezzare (!) l’impiccio causato da questi pali; uno si chiede se una collocazione sui muri delle case, come spesso avviene (in tutta la borgata le luci sono solitamente ancorate a cavi attaccati alle case, posizionate quindi in mezzo alla strada, ad altezza adeguata). Dimenticavo: in via Piave, attualmente, le luci sono proprio collegate mediante cavi posizionati sulle abitazioni, in pratica basterebbe sostituire i “corpi illuminanti” e non ci sarebbe bisogno di altro. Forse era troppo semplice?

Vediamo se arriva qualche risposta chiarificatrice…

23/05/22 – Per la cronaca: ho inviato questa pagina all’indirizzo del Comune che dovrebbe raccogliere le segnalazioni varie dei cittadini: sportellocittadino@comune.siracusa.it. Il giorno dopo mi hanno comunicato di aver inoltrato questa segnalazione all’ufficio competente (Gentile utente abbiamo inoltrato la sua richiesta all’ufficio reti.infrastrutture.1@comune.siracusa.it:).
Poi, su segnalazione di un’amica architetto, ho inoltrato lo stesso messaggio a diversi altri:
sarebbe necessario mandare un comunicato formale al Dirigente del settore Opere Pubbliche del Comune di Siracusa: Arch. Brex, a quello del Settore Mobilità e trasporti: Arch. Giuseppe Amato, a quello delle Politiche Sociali: Dott.ssa Adriana Butera ed infine al Comandante della Polizia Municipale: Dott. Enzo Miccoli.
Anche perché, mi segnalava questo architetto: “Bisogna assolutamente indignarsi per tali scorrette realizzazioni dei lavori. Le rampe si fanno ASSOLUTAMENTE sugli incroci e non a qualche metro oltre gli stessi.”


Ecco le novità del 24/05/22 – è giunta una lettera da parte del Comune di SR, che riporto integralmente

Buongiorno,
in risposta quanto evidenzito dalla S.V. con la mail del 23/05/2022 e ricevuta dallo scrivente in data odierna, si evidenzia che gli attraversamenti pedonali in fase di realizzazione nell’area di via Piave, previsti dal progetto di riqualifcazione urbana, si stanno realizzando tenedo conto della normativa attualmente in vigore.
Infatti l’intervento è in linea con quanto stabilita dal D.Lgs. 285/92 “Nuovo Codice della Strada” e dal D.P.R. n. 495/92 “Regolamento di attuazione del nuovo codice della strada” (art. 145).
Infatti la norma prescrive che “………In presenza del segnale fermarsi e dare precedenza l’attraversamento pedonale, se esiste, deve essere tracciato a monte della linea di arresto, lasciando uno spazio libero di almeno 5 m;……”
Per una migliore lettura della norma si allega lo schema degli attaversamenti pedonali che ACI ha inserito all’interno delle linee guida pubblicate già nel 2011.
Si evidenzia inoltre che con l’intervento in fase di esecuzione, si stanno realizzando gli attraversamenti pedonali, attualmente mancanti, sulle traverse ortogonali a via Piave e si stanno implementando quelli sulla stessa arteria principali munendoli di regolare scivolo per agevolare il passaggio di carrozzine e passeggini.
Si rimane comunque a disposizione per eventuali ed ulteriori chiarimenti in merito.
Cordialmente – Il Resp. Unico del Procedimento – Nunzio Marino

In risposta alla quaestio, allego uno schema realizzativo degli attraversamenti pedonali come da codice della strada e linee guida ACI. Si specifica che abbiamo preferito attenerci a tali indicazioni proprio per facilitare gli attaversamenti in sicurezza in particolar modo ai diversamente abili.

Ho inserito per documentazione i file che sono stati inviati dal Comune; ma per quanto riguarda la risposta, credo che la domanda di fondo sia stata un po’ elusa. Chiedevo semplicemente perché non è stata scelta la soluzione ben più semplice e già adottata nelle vie limitrofe, che prevedeva meno interventi, accesso più breve e lineare? Resto ancora in attesa dei prossimi sviluppi; idem per la questione delle luci…


A dire il vero una risposta alla mia semplice domanda è arrivata, eccola:

Buongiorno, come ha potuto constatare dalla mail che le ho inviato in precedenza, la soluzione proposta da Lei non è in linea con quanto dispone la norma attualmente in vigore. Un nuovo intervento, come quello che stiamo pertanto avanti su via Piave, non può prescindere dal rispetto della normativa.
Cordialità, Nunzio Marino (inviata il ven 27 mag, alle 08:37 )

Parlando con alcuni amici per chiarire sempre meglio la natura di questo intervento (penso che proprio nella prima settimana di giugno i lavori riguarderanno l’ufficio delle Poste e quindi anche il nostro centro CIAO, forse avremo modo di sentire anche chi interviene e dirige i lavori sul posto…) ci siamo soffermati su questi aspetti.

Dal piano regolatore del Comune di Siracusa si evince che via Piave è definita “Strada Locale” neppure “Strada di Quartiere” che è di livello superiore, per quanto viabilità e possibile traffico veicolare…
Sappiamo poi che oltre alle normative, va rispettato anche il PIANO GENERALE DEL TRAFFICO URBANO (PGTU) e il PIANO URBANO DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE (PUMS) della città (di cui ho intanto recuperato il Regolamento)


Questi documenti sono stati aggiornati dal Comune e successivamente adottati nel 2019 (è possibile verificare tutta la documentazione a questo il link.
In questi piani è interessante notare che via Piave è definita come “Strada Locale” neppure “Strada di Quartiere” che è di livello superiore… Forse in quest’ottica sarebbe sensato privilegiare le soluzioni più adatte alla vita locale del pedone, piuttosto che le soluzioni legate al transito delle macchine.

Noto tra le altre cose, che via Piave è interessata anche a forme di mobilità lenta (Programma sperimentale Piedibus (Progetto Siracusa City Green), come si può constatare dalla cartina 77 di p. 94 del PGTU-PUMS, e mi chiedo cosa dovranno fare gli scolari che si dirigono o tornano dalla scuola di s.Lucia, a poca distanza da V. Piave: seguire il nuovo itinerario a zig-zag o continuare imperterriti a privilegiare il percorso più semplice e più rapido?

Io continuo a pensare alla nostra cara Amine che viene quasi ogni giorno a trovarci, spingendo la carrozzina con il suo piccolino e tenendo per mano l’altro bambino che ormai trotta disinvolto. Me la vedo a doversi esibire in una serie di slalom piuttosto articolati per dover seguire il futuro itinerario “in sicurezza”. E continuo a nutrire qualche dubbio su questo percorso che tanto sicuro e lineare proprio non mi sembra.

15/06: i lavori sono in questi giorni proprio sul tratto del nostro Centro CIAO. Confabulando con gli operai ho provato a chiedere qualche lume. Interessante far notare che stanno inserendo i pali della luce un po’ troppo al centro, rispetto al marciapiede (“Cosa volete, noi eseguiamo il progetto”), anzi, uno dei lavoratori, facendogli notare che sulla strada ci sono già le luci, in discreta quantità, mi risponde “non ci avevo fatto caso…”. La risposta più interessante, fornita dal capocantiere, al quale mi sono rivolto proprio per segnalare questa soluzione delle rampe di accesso a mio avviso ben poco funzionali, mi ha illuminato con questa risposta: “Sono per evitare la risalita dell’acqua sul marciapiede quando ci sono precipitazioni…”. Non oso commentare!

22/06: I lavori vanno avanti, proprio oggi ho incontrato la sig.ra Di Gregorio, delegata di quartiere, per farle presente questa situazione; ha osservato con attenzione e interesse e si è subito attivata per sentire anche lei le persone che possono offrire chiarimenti. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni (pensa di chiedere un sopralluogo con gli addetti ai lavori).

Intanto ecco il link alla pagina del Comune dove si possono trovare
tutti i documenti relativi alla Riqualificazione di Via Piave.
Unica raccomandazione, siccome hanno salvato i file con una estensione poco pratica (pm7, un formato protetto che si usa con la firma digitale), per poterli visualizzare occorre rinominare il file, eliminando proprio questa estensione e lasciando solo quella giusta, .pdf)

Visita luminosa alla Sagrada Familia

Visita luminosa alla Sagrada Familia

La prima volta che ho avuto l’occasione di visitarlo con calma, questo splendido cantiere che è oggi la Sagrada Familia di Barcellona, molto era ancora nascosto nei fogli di progetto, nei sogni di Gaudì, nella impegnativa fedeltà di chi ha completato questo immenso tempio “espiatorio”… Era il dicembre del 2000, complice una riunione marista mi ero ritagliato una mattinata di visita al grande cantiere. Ne valeva davvero la pena.

la Sagrada Familia – dicembre 2000 – 22 anni fa!

Imponente, affascinante, ma ancora molto “cantiere”; la messa veniva celebrata solo nella cripta, il piano superiore era terreno di conquista tra muratori e turisti, con frequenti invasioni di campo. A quei tempi non era ancora nemmeno facile ipotizzare un “quando” per una sorta di conclusione, almeno delle parti essenziali; si girava per l’immensa navata ammirando le occhiaie vuote delle finestre, le colonne smascherate con i loro tralicci in cemento armato all’interno, le gru svettanti, i ponteggi ancorati alle pareti. Era già un viaggio affascinante e mirabile, che mostrava tutta la genialità e fantasia dell’architetto. Ma anche l’occhio vuole la sua parte…

Alla fine di aprile di quest’anno ho avuto di nuovo l’opportunità di passare per Barcellona e questa volta, grazie al balzo di oltre 20 anni di lavori, ho pensato che ci voleva davvero una nuova visita, condotta con calma, assaporando con attenzione l’itinerario e le numerose novità. La guida che viene fornita adesso è decisamente esaustiva. Tutta la procedura del biglietto e dell’ingresso, ormai, si può fare online e mediante l’app si scarica anche l’audioguida, molto semplicemente. Il tutto ha il suo costo, 26 € per la visita completa. In questo modo più che turisti… ci si sente sponsor e contribuente della costruzione! Ma va bene anche questo.

Fine di aprile, giornata ormai primaverile e tiepida, luminosa quanto basta. Dopo un primo giro intorno al tempio, che rivela l’avanzare dei lavori ma ancora la grande attesa per il terzo portale del tempio, entro dalla facciata della natività, uno dei due grandi ingressi laterali (l’altro è quello della crocefissione). E’ bello notare come questi due ingressi laterali hanno il vantaggio di un grande spazio antistante, giardini e verde, viene da domandarsi quale respiro potrà avere la facciata principale, ormai assediata da palazzi e strade. L’ingresso va gustato con calma, quasi per creare una sorta di suspense prima dell’entrata; la guida spiega l’origine, parla della vita di Antonio Gaudì, della sua visione religiosa ed artistica, fuse in modo davvero unico. E invita ad osservare la ricchezza della facciata, la miriade di dettagli e particolari, dalle tartarughe che reggono le colonne principali (non era una teoria indù quella che immaginava il mondo sulle spalle di un elefante, il quale a sua volta poggiava su una tartaruga?) agli angeli che suonano gli strumenti.

la Sagrada Familia, oggi, aprile 2022

Ma poi si entra, e si viene sommersi dalla luce che prima era solamente luminosità, e invece dentro alle navate del tempio si trasforma in musica, parola, indicazione, sostegno, messaggio. L’effetto è veramente ammaliante e intenso; i colori parlano da soli e le tonalità calde contrapposte a quelle fredde della navata opposta, raccontano senza necessità di troppe spiegazioni il senso della vita che nasce, cresce, si spegne, ma poi risorge.

Più che le parole, ha senso lasciarsi rapire dalle immagini e dai colori. Basterebbe questo per aiutare ad “alzare lo sguardo” e nutrire la vita di bellezze simili.

Metti Messina in Mezzo

Metti Messina in Mezzo

Siamo sulla costa orientale della Sicilia e ogni tanto ci scappa un salto a Catania, Modica, Ragusa, magari anche Taormina… tutte zone rinomate, attraenti e piene di sorprese. Ma pochi giorni fa, visto che il tempo libero ci consentiva un po’ di scelta, siamo partiti all’avventura per andare a visitare Messina. Inizialmente qualcuno storceva un po’ il naso, dicendo di aver letto poche recensioni significative e non ci venivano in mente luoghi o monumenti speciali di questa città. Come se Messina non avesse qualcosa di speciale da mostrare. O come se il terremoto del 1908 fosse l’unico dato degno di nota. E invece…

Nonostante il viaggio in macchina (da Siracusa ci vogliono praticamente 2 ore per arrivare fino alla punta della Sicilia…) appena entrati nella città ci siamo subito trovati a nostro agio. Il centro è raggiungibile in modo facile e si presenta molto facile da visitare; lungo il viaggio una rapida scorsa ai classici siti web con gli spunti di visita della città (le 10 cose importanti da vedere, i 7 luoghi imperdibili, i 5 scorci mai più senza…). Lasciamo la macchina vicino al Duomo e ovviamente questa diventa la prima tappa.

Ripensando al tragico terremoto del 1908 è difficile immaginare cosa sia rimasto in piedi dopo quell’evento. Adesso sembra tutto bello, elegante, in ordine; ma quando ti dicono che delle 3 absidi solo quella a sinistra, con il mosaico della Vergine, è stata risparmiata dal crollo, uno prova a pensare a tutto il lavoro di recupero e ricostruzione. Il Duomo ha un aspetto maestoso, solenne e di grande respiro; entri dentro e subito vieni catturato dal soffitto in legno, dal mosaico del Pantocrate che domina le 3 navate, poi si osservano i 3 gruppi di canne dell’organo. Ovvio, siamo di fronte al secondo organo di tutta Italia, con le sue 16mila canne e le sue cinque tastiere!

Ma è l’esterno che cattura di più l’attenzione, con il suo gioco di portali, fregi e decorazioni: sembra che la vigna la faccia da padrona, ne sbucano tralci e fogliame da ogni dove. poi se guardi bene, anche nella ricostruzione delle bifore laterali, scorgi il tondino in metallo che rivela il cemento, invece del marmo. Ma l’effetto è appagante. Subito a fianco della cattedrale si trova il grande campanile, e anche qui una sorpresa, ospita l’orologio meccanico più complesso del mondo. Ci segniamo subito l’appuntamento delle 12 per tornare a sentire e vedere il meccanismo in funzione.

Peccato per la fontana di Orione, dell’allievo di Michelangelo, in marmo bianco di Carrara, praticamente imprigionata nella struttura per il restauro e ben poco visibile; nell’insieme della piazza questi tre elementi sono veramente un fulcro di attrazione per i turisti. E oggi vale anche per noi.

Ci dirigiamo allora nei dintorni, scoprendo scorci in stile Coppedè con la chiesetta dell’Annunziata dei Catalani, che ormai si trova quasi 3 metri al di sotto del piano viario; poco lontano un’altra chiesetta semidistrutta, san Giacomo e poi ancora i resti di una chiesa gotica, s.Maria degli Alemanni, ora inglobata in una sorta di auditorium con banca allegata (o viceversa). Quanti popoli di passaggio hanno varcato la soglia della Sicilia, lasciandovi tracce consistenti.

Naturalmente torniamo in piazza per le 12; grande folla in attesa e piccola delusione nel constatare che i movimenti del complesso meccanismo sono veramente poca cosa, qualche passetto di statua, qualche ruggito registrato, l’Ave Maria di Schubert che fa da colonna sonora… ma tutti i cellulari sono alla ricerca del movimento appena accennato, di un battito d’ali d’angelo. L’intera scena si prende praticamente 15 minuti di tempo e catalizza tutti i presenti; nonostante la giornata freddina siamo davvero in tanti ad ammirare questo spettacolo.

Pranzo tranquillo in uno dei pochi luoghi aperti, in questo lunedì di pasquetta, una kebabberia indiana a pochi passi dal Duomo, in mezzo ad un via vai discreto di turisti ormai senza mascherina. Voglia di normalità evidente.

Nel pomeriggio proviamo ad alzare lo sguardo e il tragitto, per raggiungere il Sacrario di Cristo Re, una chiesa dedicata al ricordo dei caduti della prima guerra mondiale. Dall’alto dei suoi 60 metri di altezza offre un panorama completo della città, del suo porto e soprattutto dello stretto, che sembra poca cosa nel separare così nettamente l’isola dal resto d’Italia. La Madonnina del porto, la colonna che svetta sul molo, è il segno di benvenuto della città. Proviamo persino l’ebbrezza, un po’ bambina, di guardare dal cannocchiale che si trova sulla terrazza panoramica, per cogliere nel dettaglio la costa calabra, che sembra così vicina.

Lungo il ritorno ci dispiace constatare che il palazzo del Monte di Pietà e la Galleria Vittorio Emanuele siano purtroppo chiusi. Chiusi da parecchio, ci sembra di capire, guardando la ruggine sui lucchetti e le condizioni del suolo. Vorremmo quasi tentare la visita alla fontana del Nettuno ma le distanze e i tempi ci portano invece a riprendere la via di casa.

Insomma, niente male come cittadina, facile da girare, gradevole e accogliente. Complimenti, Messina

Ecco l’album di foto con la visita a Messina

A cosa serve uno sportello…?

A cosa serve uno sportello…?

La parola “sportello” sta rimbalzando molto di frequente, non solo nella mia testa ma anche tra i miei vicini più “stretti”, insomma, tutta la comunità, visto che al momento dovrei essere coinvolto in almeno 2 o 3 di queste iniziative e questo logicamente ha i suoi risvolti, di tempo e di attenzione, che coinvolgono tutti gli altri.

Ad esempio mi viene in mente quanto abbiamo realizzato, per lo sportello del Polo Sociale, nel caso di Aradia, una bambina cingalese di 9 anni. Il papà era qui in Italia da numerosi anni e come spesso accade si ripete la storia del genitore che viene prima ad esplorare il territorio e le opportunità, poi, gradualmente, riesce a trasferire il resto della famiglia. Potete immaginarvi le difficoltà e la distanza, separarsi dalla famiglia per 2-3 anni (quando va bene!) prima di coronare questo sogno.

Nel caso del papà di Aradia le cose sono andate abbastanza bene, ha trovato lavoro, una sistemazione e finalmente ha potuto trasferire il resto della famiglia qui a Siracusa. Nel mese di febbraio è arrivata così anche la piccola Aradia, che aveva già frequentato regolarmente la scuola in Sri-Lanka ma ora si preparava ad un grande passaggio; scuola nuova, amicizie nuove, nuovo quartiere… Non è un passaggio da poco.

Il papà così aveva chiesto alle scuole vicino alla sua residenza, ma vuoi per le difficoltà di linguaggio (“Compili il modulo allegato che può scaricare online dal sito della scuola oppure richiedere formalmente alla segreteria, questa è la procedura…”), vuoi per la poca conoscenza dei tempi e delle possibilità, la scuola aveva risposto che non c’era posto e che se ne poteva riparlare per l’anno prossimo. Spesso, a queste risposte, ci si rassegna e si aspetta.

Per fortuna la rete di contatti che ormai abbiamo steso sul territorio ha portato questo genitore a chiedere anche a noi se era possibile aiutarlo in questa impresa. Così ci siamo subito attività, con Maria e gli altri amici dello “sportello Polo Sociale”. Ci sembrava strano che la scuola avesse dato una risposta negativa, ma conoscendo la realtà locale abbiamo subito cercato di contattare la dirigente della scuola. Spesso i contatti diretti con i responsabili sono più efficaci di altri percorsi. E infatti, nel giro di poche chiamate, siamo riusciti a fissare un appuntamento. Intanto avevamo approfondito la conoscenza della famiglia, vista la bambina, che non aspettava altro di poter finalmente entrare nella nuova realtà.

L’incontro con la dirigente e le docenti della scuola si è rivelato molto cordiale e accogliente; accompagnando il genitore, cercando semplicemente di mediare, completando il discorso e chiarendo gli aspetti difficili, le difficoltà si sono rivelate superabili. La bambina è già ben scolarizzata e la conoscenza dell’inglese che già conosce, anche se piuttosto semplice, permetterà alle maestre di interagire senza la necessità di un mediatore linguistico (e se proprio servisse, il nostro sportello potrebbe persino fornire alcune ore di questa mediazione, se fosse indispensabile). Alla fine del dialogo la segreteria si è messa subito a disposizione, abbiamo aiutato il genitore a compilare il modulo di iscrizione (ogni scuola ne ha uno differente, e le pagine spesso scoraggiano il genitore straniero); e avendo ormai esperienza dei nomi cingalesi, lunghissimi e quasi impronunciabili per noi locali, l’impresa non è sempre facile. Ma ci si riesce.

Il saluto finale della dirigente è stato davvero incoraggiante: “Allora, domani ci vediamo a scuola”.

“I love this school”, è stata la risposta spontanea della bambina.

Insomma, nel giro di poche ore la situazione si è risolta in modo positivo. La bambina sta già frequentando serenamente le lezioni nella sua nuova classe (in considerazione della sua età e delle difficoltà iniziali della lingua, al momento è stata inserita in una classe seconda; in seguito si vedrà se confermare o modificare questa scelta. Ma intanto il “diritto alla scuola” è assicurato.

Naturalmente il lavoro non è concluso: prossimamente ci siamo ripromessi di valutare questo inserimento e in seguito dovremo aiutare ancora il genitore per l’iscrizione dell’altro bambino che nel prossimo anno inizierà la scuola. Ma gli inserimenti scolastici sono un po’ come le ciliegie, uno tira l’altro e avere una figlia inserita nella scuola semplifica tutto il resto.