E vai con la bici

E vai con la bici

Sabato 12, ecco quasi finita la mia prima settimana siracusana. Cominciamo presto perché Mario sta partendo. Dopo 3 anni di presenza infaticabile nella comunità Mario Araya vuole continuare la sua missione, come laico marista, in una nuova prospettiva: sarà a Tabatinga, in Brasile, crocevia tra Perù e Bolivia, città in forte espansione, snodo dei narcos di mezzo sud America. Auguri…

Così, dopo la sua partenza inforco la nostra bici (ho fatto bene a lasciare l’altra a Giugliano, speriamo che Onorino la degni di qualche pedalata) e superato il primo pezzo in salita, purtroppo inevitabile, eccomi pronto a iniziare la pista ciclabile di Siracusa. E’ dedicata alla figlia del mitico immersionista in apnea Enzo Maiorca, un siracusano doc. E proprio la somiglianza con la pista di Sanremo mi ha spinto ad assaggiarla subito.

La pista inizia dalla periferia nord della città, si snoda lungo quella che era la linea ferroviaria che collegava Targia con il centro di Siracusa; di fatto era un ostacolo per l’accesso al mare, per questo non era molto gradita come via di comunicazione. Dopo la chiusura della ferrovia, nel 1998, lo spazio era rimasto vuoto; per fortuna dal 2008 la costruzione della pista ha migliorato decisamente questa zona, potenziando le infrastrutture turistiche della zona, offrendo uno spazio veramente incantevole. Sto cominciando a conoscere questa pista e la prima impressione è decisamente positiva. Il percorso non è lunghissimo, circa 7 chilometri, molto pianeggiante (meno male!) e si sviluppa seguendo la costa, che qui è molto alta e frastagliata e quindi riserva molte sorprese. Ad esempio tanti pescatori che si affacciano sul mare per il loro hobby, tanti che portano a spasso il cane, turisti con le immancabili racchette, qualche ciclista (non troppi, a dire il vero) e qualche curioso attento ai dettagli che non mancano. Pochissime piante, ciuffi di fichi d’india, suolo carsico poco ospitale, arbusti da macchia mediterranea, eppure qualche mucca ogni tanto vi deve essere passata 🙂 viste le abbondanti tracce.

Ieri ho visitato uno dei luoghi più suggestivi del percorso, la tonnara di s. Panagia (qui un po’ di greco serve sempre, per capire i nomi, pan=tutto, agia=santa, il titolo della chiesetta rupestre dedicata a Maria). Vecchio stabilimento per la lavorazione del tonno che un tempo veniva spinto a riva e pescato. Ormai non si usa più, prevalgono le tonnare “mobili”, cioé in alto maro. Così il luogo ha chiuso negli anni ’70 e adesso risulta totalmente abbandonato nonostante i desideri che si leggono in rete (farne un museo, ristrutturarla, trasformarla in resort…); certamente la vicinanza con gli impianti petrolchimici che si intravedono a poca distanza non migliorano il paesaggio, tanto meno l’incuria delle spiagge può incoraggiare. Sarebbe un gioiello questa costiera, se non fosse puntellata di spazzatura e detriti. Si avverte quella sorta di abbandono e di scarsa valorizzazione delle risorse che rivela poca attenzione ad un territorio potenzialmente splendido.
Non sono riuscito a scoprire il passaggio per entrare nella chiesa rupestre che si trova vicino alla tonnara. Troppa vegetazione, troppa umidità (abbiamo avuto diversi giorni di pioggia forte un paio di giorni fa) e non ero attrezzato per fare l’Indiana Jones delle rupi 🙂 . Sarà per un’altra volta.

Poi sono andato alla ricerca della Sorgente Acqua delle Colombe, avevo già esplorato in rete il percorso; ma quando poi ci sono arrivato davvero vicino…, dopo aver percorso la scalinata a picco sul mare, molto cautamente per il suolo un po’ viscido e dopo aver notato che… mancano gli ultimi scalini per arrivare davvero alla sorgente, ho deciso di accontentarmi delle foto, l’acqua la berremo una prossima volta.

E logicamente ecco un po’ di foto sul percorso della ciclabile Rossan Maiorca

Quasi una settimana

Quasi una settimana

Proprio così, tra una cosa e l’altra, come sempre capita, la prima settimana a Siracusa si sta completando. Certo non era una settimana normale, viste le tante novità, ma sto iniziando a capire che qui le settimane normali saranno piuttosto rare. In compenso, alzarsi al mattino, spalancare finestre e cuore per uno spettacolo del genere, è veramente una sorpresa e un dono spettacolare della vita.

Primi giorni nella nuova comunità; siccome sono anche il primo del nostro gruppo di magnifici 7 mi sembra interessante conservare i contatti. Qalista è in giro per l’Italia con la sua famiglia (e ogni tanto mi ritrovo una foto di Venezia o di Firenze…), Esteban è in Spagna, sta sistemando alcune faccende della ‘carrozzeria’ e sarà poi pronto per il Progetto Fratelli, Cesar ha già inviato qualche foto dal Mexico, per gli altri non ho notizie fresche, ma …provvederemo.

La nuova comunità di Siracusa è in fermento questa settimana, perché sabato mattina partirà Mario, con destinazione Tabatinga, in Brasile, anche qui si tratta di una comunità del Lavalla200 (la stessa dove andrà Luke, si troveranno bene questi due :-), proprio ieri mattina siamo andati a fare provviste, perché venerdì sera si farà un po’ di churrasco invitando alcuni degli amici di questi anni. E per far sentire di meno la mancanza di Onorino, da ieri ho iniziato a prendere il suo posto in cucina. A giudicare dallo spazzolamento totale dei piatti il gradimento mi sembra positivo.

Come se non bastasse in questi giorni sono con noi anche Nathalie (direttrice della primaria di Bourg Argental, non lontana dall’Hermitage) e Angela (dalla scuola marista di Atene), venute qui per conoscere meglio questa strana comunità ed esperienza, che non è semplicemente un’opera sociale come altre già presenti nella galassia marista. Sono venute insieme a noi al centro, hanno osservato, le abbiamo raccontato la storia di questo progetto (e dovendo tradurre in francese era un’occasione di approfondimento anche per me), hanno condiviso gli incontri, i pasti (buona l’insalata mediterranea con feta e origano!) e le preghiere; il tutto nonostante le difficoltà della lingua! Quello che le ha colpite è stato il fatto che dietro alle attività ci sia proprio una comunità, non viceversa.

E poi le tante attività del Ciao; questa mattina ci sarà la firma di una convenzione con una scuola professionale, il CPIA di Siracusa. Il motivo è semplice, la scuola ha già la sua bella sede, sulle alture di Siracusa, ma nel quartiere dove siamo noi, vicino al CIAO, c’è una forte presenza di extracomunitari che non riescono a spostarsi fin lassù e l’idea di aprire una sorta di succursale qui in zona, per consentire a tanti di ottenere il diploma (la famosa “terza media”) è un obiettivo molto interessante. Gli iscritti sono già più di 50. Il Ciao offre i locali, i contatti, alcune risorse, la scuola ci mette i professori e il resto; questa è una collaborazione intellligente, diciamo tra pubblico e privato. L’obiettivo merita.

E un passetto alla volta inizio anche a conoscere le persone, i bambini che vengono per il doposcuola, i ragazzi che ospitiamo negli appartamenti, i tanti volontari che collaborano…

Primo giorno a Siracusa

Primo giorno a Siracusa

Da tempo non sentivo i rumori notturni della città, abituato troppo bene alla campagna di Canale Monterano, ma anche al silenzio ovattato delle camere di Giugliano. Adesso mi ritrovo qui con 2 finestre sullo scorrere di macchine di Riviera Dionisio il Grande (per capire se era un IL o un ‘secondo’ II, avevo persino guardato su StreetView, e in effetti è proprio un “il”…); ma presto ci si abitua, prendo come risarcimento l’aria salmastra che arriva tranquillamente dal mare, a poche decine di metri dalla strada.
Così, quando ci si sveglia al mattino, ecco lo spettacolo…

E la giornata comincia subito, bella intensa. Insieme a me, appena arrivato dall’aeroporto di Catania, c’erano anche Angela (da Atene) e Nathalie (francese, direttrice della scuola marista di Bourg de Pèage), due laiche amiche da tempo che sono venute a scoprire questa strana realtà. Così è l’occasione buona anche per me: tutti insieme andiamo presso la sede del Ciao, in via Piave. Dopo la riunione per organizzare tutta la settimana (quasi due ore per informare, discutere e poi spiegare a me, nuovo arrivato, la mole di iniziative e attività che sono già in corso e …in cantiere), Gabriel presenta alle due ospiti, in italiano, la storia del centro, dalla formazione del gruppo Lavalla200 alla scelta, alle richieste, agli inizi. Caso strano, tutto è iniziato proprio il 6 ottobre del 2017 (quando Onorino, per primo, è giunto a Siracusa); quindi oggi festeggiamo il primo giorno del 4 anno di presenza della comunità. E perché proprio a Siracusa?, ci chiedono… semplice, perché il vescovo di qui è stato il primo ad accoglierci.

Così mentre traduco in francese inizio a prendere parte anch’io di questa storia. Gabriel ha tracciato il quadro completo con la nascita del CIAO, poi Mario, che sta vivendo la sua ultima settimana siciliana (partirà sabato per continuare l’esperienza di volontariato a Tabatinga, in Brasile!), ha spiegato l’altro progetto, quello per aiutare i giovani migranti a raggiungere la necessaria autonomia, grazie ai 2 appartamenti che la fondazione gestisce e offre a questi primi 4+4 ragazzi extracomunitari che vi sono stati accolti, un modo per affrancarsi concretamente dal sostegno di altri. Siamo ancora ai primi mesi (l’accoglienza è iniziata a marzo-aprile) e la comunità segue con attenzione e affetto questi ragazzi, che studiano o lavorano qui vicino.

Poi si torna a casa, oggi cucina Nina. Nel pomeriggio, essendo il più libero, accompagno le nostre due amiche a visitare un po’ Siracusa. Quel pochissimo che conosco cerco di metterlo a frutto, almeno per non perdermi in modo troppo evidente tra le stradine del centro.

Passiamo dal Santuario delle Lacrime, iniziando dalla cripta e poi ci spostiamo verso le Catacombe di s.Giovanni, forse le più importanti di questa suggestiva città che compete con Roma, Napoli, Atene, Alessandria, … La guida si alterna tra italiano e inglese e ci conduce presso la tomba del primo vescovo, Marciano, scelto direttamente da s. Pietro, correva l’anno 39-40; fa un certo effetto toccare l’altare che sicuramente anche s. Paolo ha toccato in quella che è stata la sua prima predicazione in Occidente. Le catacombe poi sembrano un labirinto ordinato, una città dei sepolti che ospitava oltre 10mila persone. Quando usciamo riusciamo persino ad evitare la pioggia, giungere in vista del mare e nei pressi dell’isola di Ortigia, il cuore nobile della città. E poi rientriamo. Come prima giornata fermiamoci qui, ce n’è già abbastanza per raggrumare ricordi ed impressioni.

Soffitta digitale & vecchie foto

Soffitta digitale & vecchie foto

Quando si fa un trasloco, si sa, il problema dei bagagli, dei pacchi, della quantità indescrivibile di cianfrusaglie “delle quali non si può fare a meno”, aumenta in modo esponenziale. E siccome di traslochi, ultimamente, ne ho già fatti un paio, prima o poi bisogna decidersi. Questa scatola di vecchie foto, le porto via sì o no? Dovrei potrei sistemarle? Vale la pena trasportarle da una parte all’altra se non le guardi mai? Ma dai, prendi lo scanner e deciditi una buona volta. Detto fatto ho recuperato alcune vecchie foto…

Erano le foto che scattavo e sviluppavo quando ancora il digitale non esisteva nemmeno come ipotesi. Siamo a Roma, al SLM, dove ho iniziato a fare scuola nel 1979; grazie alla passione di fr.Antonio (forse un po’ anche di fr.Roberto Novelletto, che però aveva un approccio più da cucina che da laboratorio di sviluppo fotografico…) inizio ad avvicinarmi al magico mondo della fotografia e dello sviluppo fai-da-te, prima seguendo i consigli e poi iniziando a sperimentare per conto mio, sviluppando rullini, giocando al piccolo chimico per azzeccare le soluzioni degli acidi di sviluppo e di fissaggio. Siamo intorno al 1981 ormai.

Carta e pellicole Ilford, ovviamente, che si prendevano nel negozio fornitissimo di Piazza S.Apostoli e dovendo frequentare la Gregoriana, quasi adiacente, non era difficile andare ogni tanto a dare un’occhiata. Erano anche gli anni in cui le passioni si alimentavano con le riviste “di settore“, in particolare con Fotografare (quando ancora Cesco Ciapanna non “sragionava di alieni e complotti…”). La mia prima macchina fotografica seria? Una Olympus Om-10.

Così oggi ho ripreso in mano queste vecchie foto e con lo scanner le ho finalmente svincolate dal peso. Ovvio che la qualità, la precisione, la profondità in bit dello scanner… insomma, non sono perfette, si poteva fare meglio, ma per il momento eccole qui, raccolte in questo strano album di foto antiche. Ci ritrovo persino 2 autoritratti (lasciamo perdere…), mi piace solo ricordare che l’anno in cui ho tentato il look della barba, al campo dei lupetti, pensavo di continuare a tenerla per il resto dell’anno, ma appena ricominciata la scuola, una delle cucciolootte di classe (era Francesca R.) che aveva impiegato quasi un anno per iniziare a parlarmi, vedendomi così conciato si richiuse nel suo mutismo; capita l’antifona, il giorno dopo ero nuovamente “presentabile”.

I luoghi delle foto? Bello sforzo di memoria, si passa da Ventimiglia a Carpasio, da Roma (la seconda maratona delle scuole cattoliche, primavera del 1982) ai campi scout e di Entracque, sfiorando anche luoghi che non ricordo nemmeno dove collocare. E trovo persino le prime avvisaglie di quella malattia che mi porto ancora appresso: le finestre…

L’album completo è questo:
le mie prime foto in B&N

Una settimana di ‘relax’… e quindi se…

Una settimana di ‘relax’… e quindi se…

Conclusa l’esperienza di Lavalla200> (domani provo persino a spiegarla ai ragazzi di terza media A!) questa settimana serve per rimettere un po’ di ordine. Sistemare un po’ di mercanzia e ciarabattole varie, giusto per non abbandonare pezzi che altri dovranno buttare via, come di solito succede con i traslochi. Insomma, the last week in Giugliano Sarà per questo che nei Musei Vaticani avevo proprio cercato la cartina di queste zone, osservando con curiosità che il nostro Lago di Patria sembra più un’insenatura che un vero lago, ma la cartina risale al 1600 e a ben vedere mancano anche altri elementi (il lago Lucrino, ad esempio), e forse in parte dipende anche dagli eventi sismici di quei tempi, come la famosa e impressionante eruzione del Monte Nuovo, del 1538.

Lavalla200>: Intanto cosa sta succedendo agli amici del nostro gruppo? Sono praticamente tutti tornati alla base di partenza, chi in Australia, chi nelle Fiji, chi in Mexico, chi ancora a spasso per l’Europa, come Qalista che sta visitando con la sua famiglia Roma e poi Parigi, e tutti si stanno preparando per la prossima fase: giungere alla destinazione assegnata. Per me sarà fin troppo facile, non dovendo seguire corsi particolari di lingua siciliana, anche se non vorrei proprio fari a vutata du sceccu… inoltre sono già stato aiutato dalla Comunità di Siracusa per i primi passi burocratici da svolgere, visto che lì sono davvero esperti di documenti, anagrafi, cittadinanza…

Proprio in vista del nuovo impegno a Siracusa sto anche curiosando un po’ il web per esplorare qualche strumento nuovo (almeno per me) e più versatile sul versante della comunicazione. Uno dei problemi che stiamo verificando, e non solo in questo caso, è la difficoltà a tener testa a tutti i fronti della comunicazione: da FB a Instagram, passando anche per il sito del CIAO , che è attivo da quasi un anno… Proprio in questi giorni è arrivata la novità che il centro marista gestito a Siracusa, grazie alla collaborazione con il CPIA territoriale, ospiterà anche dei corsi per adulti, quelli per ottenere la vecchia “licenza media”, giusto per intenderci, un documento particolarmente necessario per tanti migranti che cercano di inserirsi nel contesto italiano. Insieme a Rosa, incaricata del sito, vorremmo esplorare qualche strumento per semplificare il cross-posting, così da inserire un solo articolo e poi, in automatico, replicarlo su FB e Instagram, che per molti ragazzi sono strumenti più rapidi e ben conosciuti.

Per fare questo cosa si può utilizzare? Rosa mi ha consigliato IFTTT, una piattaforma che consente di interconnettere numerosi servizi digitali. Il nome è l’acronimo if this than that, insomma, “se succede questo deve avvenire quest’altro”. Per chi invece è più fedele al brand Microsoft si può ricorrere all’applicazione Flow (che ho usato un paio di volte e poi lasciata sopire…). Entrambi sono applicativi che probabilmente ci consentiranno di districarci nel web e mettere d’accordo i vari protocolli. Del tipo: quando pubblico un articolo (come questo) sul sito, in automatico viene creato un post anche su Twitter e sulla pagina Facebook. Se funzionasse alla prima sarebbe una figata, ma se solo uno si ferma a considerare i tanti diversi protocolli, linguaggi, piattaforme hardware. funzionalità, problemi tecnici, ecc… hai già capito che ci passerai mezzo pomeriggio a tentare e ritentare. Un po’ come smontare e rimontare gli ingranaggi di un vecchio orologio, come quello della cattedrale di Lione (che funziona dal 1300!).
Ed è proprio quello che sto facendo. Ma questo è il bello dell’informatica, dico bene?

E per la cronaca, dopo un po’ di smanettamenti, sembra che qualcosa funzioni e dopo aver creato questa pagina si è automaticamente creato un nuovo post su Twitter, ovviamente con il solo titolo e il link al messagggio. Il bello sarà riuscire a fare la stessa cosa su FB e poi su Instagram, cercando di evitare qualche loop infinito 🙂