Gironzolando…

Gironzolando…

Nell’esperienza di formazione del progetto Lavalla200 grande importanza viene data alla “costruzione” di comunità interculturali. Nel nostro caso è decisamente facile, visto che il gruppo è formato da 7 persone tutte ampiamente “lontane” gli uni dagli altri. Si deve per forza fare di necessità virtù. E così per favorire una maggior conoscenza, uno stile di vita più familiare, anche le uscite, le escursioni e le gite hanno il loro peso. Per questo il mercoledì pomeriggio viene solitamente lasciato libero per simili attività e poi il week-end. E anche le 2 piccole comunità si possono gestire in modo molto flessibile, mescolandosi, unendosi, formando gruppetti alternativi.
Alcuni tra i momenti più significativi sono stati proprio i viaggi di esplorazione del territorio di questa settimana. Un gruppetto è andato a visitare Viterbo, un altro ha scelto come meta il castello di Bracciano e Anguillara e poi nel fine settimana ci siamo uniti tutti quanti per una visita in quel di … Giugliano. E senza dimenticare la festa di Canale Monterano, con i suoi concerti, come quello di venerdì sera. Ma andiamo con ordine.

Il castello di Bracciano – il fascino di questa residenza è innegabile. Uno si immagina subito i fossati pieni di acqua, i cavalieri all’assalto, le damigelle da liberare dalle segrete del castello… A dire il vero le cose sono un po’ diverse, ma gli ambienti, l’architettura, le stanze, gli scorci del lago dalle finestre incassate nelle larghe mura sono comunque uno spettacolo.

Eravamo in 4 a visitare il castello, io, Luis Obrado, il nostro bravissimo traduttore, Cesar e padre Thony che in questa prima settimana ci ha presentato il tema sulle “comunità interculturali”. Da bravi “turisti” siamo persino riusciti ad avere una guida madrelingua inglese e così ci siamo avventurati per i saloni dello splendido castello. A dire il vero non ci si accorge nemmeno che gli oggetti, i mobili, persino molti dei quadri non sono quelli originali. La storia del castello è stata ovviamente abbastanza tormentata e quando i padroni originali, la famiglia Odescalchi, sono tornati in possesso del maniero, lo hanno ritrovato praticamente vuoto, così hanno dovuto allestire gli interni collezionando oggetti da antiquari e altri luoghi.

L’effetto rimane comunque notevole e ci si aggira tra le sale immaginando le presenze, le frotte di cavalieri dame paggi nobili prelati maggiordomi… e quando poi si arriva nella stanza di Isabella si legge che “a volte ospitava amanti per una notte e li faceva uscire da una porticina secondaria, poi nel corridoio si apriva una botola e il corpo precipitava per vari metri, numerose lame laceravano il corpo che cadeva in un pozzo di calce viva che completava il lavoro e del malcapitato non si trovava più traccia”.

E dopo il castello ci siamo diretti verso Anguillara, un borgo delizioso con una vista magnifica sul lago, stradine che si arrampicano tra le case, scorci suggestivi, una spiaggia ben affollata e un panorama da cartolina estiva.

Prima del week-end finale abbiamo approfittato della festa di Canale, il classico palio delle contrade, quasi a conclusione dei festeggiamenti era previsto il concerto di Enrico Ruggeri. Strano vederlo in cartellone da queste parti, così ho convinto il gruppo a dare almeno un’occhiata, tanto per vedere una festa tipicamente locale con qualche innesto più originale. Per qualcuno del gruppo è stato praticamente il primo concerto dal vivo, con spettacolo completo di luci, fumi, laser, bassi che ti struggono in profondità e folla che ondeggia a ritmo. Niente male, davvero; il primo gruppo ha resistito una mezz’oretta, mentre con gli altri ci siamo goduti un po’ di più lo spettacolo, ma senza fare troppo tardi, visto che la mattina del sabato ci attendeva il lungo viaggio verso Napoli e dintorni…

La casa della volpe…

La casa della volpe…

Terminata la nostra prima settimana a Roma, nella confortevole cornice della casa generalizia dei Fratelli Maristi, si parte con destinazione Manziana, dove i fratelli hanno una sede storica ben nota, un tempo era il probandato per l’Italia centrale, attualmente è una casa di formazione internazionale. Ma la nostra destinazione non era questa. Nel progetto del periodo formativo si cerca di favorire in modo originale e profondo la creazione di piccole comunità interculturali; così gli organizzatori hanno trovato 2 residenze nei dintorni, due case dove vivere “in famiglia” in modo concreto, dalla preparazione dei pasti alla pulizia, dalla gestione della monnezza alla preparazione dei vari momenti di incontro o di preghiera, fino alla condivisione dei momenti liberi e più informali…

Quando siamo arrivati davanti alla nostra casa, che si trova nel comune di Canale Monterano, la prima impressione è stata proprio quella di “adesso siamo in vacanza, giardino, ombra, relax… che posto splendido”; la seconda e terza impressione è stata ancora migliore della prima. A fare gli onori di casa c’erano Anna e Ottavio, i padroni e artefici di questa casa. Molto semplice, lineare, ma decisamente accogliente e adatta alla vita di condivisione. Ognuno ha la sua stanza, poi ci sono vari ambienti comuni, ma tra tutti spicca la bella e ampia sala e la cucina (tanto si finisce per passare più tempo a tavola che dalle altri parti, e ci sembra che funzioni davvero bene!). In questa casa siamo in 4 + un ospite settimanale (in genere uno dei relatori del corso che stiamo seguendo). Andando in ordine di…grandezza, abbiamo Luke, Cesar, Giorgio e Qalista 😉 gli altri 3 del nostro gruppo risiedono invece in un’altra casa, che chiamiamo the White House per il colore, non molto distante (un paio di km) in una zona suggestiva, circondata quasi da una muraglia di tufo con relative grotte (probabilmente di epoca etrusca!).

Magari ai nostri amici stranieri la zona non dice molto, oltre al fatto di essere suggestiva e deliziosa, ma per gli appassionati vengono subito in mente altri dettagli, dagli etruschi alle terme di Stigliano, dalla Zolfatare alle rovine della vecchia Monterano. Un luogo decisamente ricco di attrazioni e luoghi interessanti. Ma dimenticavo, il nostro non è un corso per futuri Indiana Jones…

Dopo questi primi giorni di vita insieme, vuoi che siamo ancora in piena estate, il tempo è splendido, le serate lunghe e dolcissime, i dintorni si prestano benissimo a passeggiate mattutine o serali (Qalista è quasi riuscita a perdersi…), siamo circondati da cavalli, pecore, mucche, cani, gatti … e non solo.
La prima sera ci siamo sentiti tutti dei Piccoli Principi, perché ad un certo punto, dal prato, è spuntata lei… una piccola splendida volpe.
Non capita tutti i giorni di incontrarla, ma qui è di casa, ci ha spiegato il sig. Ottavio; spesso gli lasciano un po’ di resti dietro la casa, come fosse un cagnolino… E noi stiamo continuando questa semplice tradizione.
Ma non basta, una mattina ci siamo ritrovati anche con il bel giardino di erbetta curatissima tutto segnato dalle grufolate di qualche cinghiale, che nei dintorni devono essere piuttosto frequenti.

Abbiamo scelto di incaricare ogni giorno una persona diversa per la cucina; ci “riforniamo” presso un piccolo supermarket qui vicino, poi si passa dal fornaio per prendere il pane, ci stiamo organizzando per comprare le uova dalla casa qui a lato che le produce, poi scopriremo il contadino che vende direttamente i suoi prodotti… il rosmarino e i fichi invece li prendiamo direttamente dalle piante nei dintorni. Decisamente bucolico e a km zero. Ma anche molta semplicità e possibilità di incontro tra persone così diverse. Ad esempio la prima cosa che Luke e Qalista hanno proposto è stata quella di lasciare le scarpe fuori casa, da loro (Fidji e Malaysia) è la norma, ma ci ritroviamo bene tutti, anche noi italiani e messicani. Da buon mediterraneo ho poi disseminato la cucina di odori e spezie locali (dal basilico alla salvia…); anche se poi ogni tanto rabbrividisco perché nella pastasciutta al tonno qualcuno rovescia dosi industriali di peperoncino piccante (ma tanto lo fanno anche sull’insalata, sui pomodori, sul prosciutto,… praticamente su ogni cosa!). E poi ogni tanto ci si invita a vicenda, noi della casa Orange (o della volpe, non abbiamo ancora definito il termine ufficiale), con quelli della Casa Blanca (l’altra comunità, con Fabricio, Almera ed Esteban, insieme a Jeff). Con quel pizzico di competizione che non guasta (a colpi di whatsapp e di scambi di menu pittoreschi…), perché noi abbiamo il barbecue e loro no!

per non allungare il brodo
ecco alcune immagini della nostra “home, sweet home”

Non giudicare… o forse sì :-)

Non giudicare… o forse sì :-)

Ciliegina sulla torta per questa settimana: serata culturale vicino a s.Pietro, per godermi lo spettacolo del Giudizio Universale. Era già da parecchio tempo che lo tenevo d’occhio, ma essendo un po’ fuori mano per chi non è proprio di Roma, non è così facile venirlo a vedere. Avevo già letto diverse recensioni, approfondito un po’ il progetto e letto qualcosa, ma diciamo che dopo aver visto e sentito l’albero della vita di Expo2015 mi sarebbe bastato il nome di Balich come garanzia. In più c’era anche la colonna sonora di un certo Sting…

Così insieme a Lluis Serra siamo partiti dall’Eur per andare fino a Via della Conciliazione; serata deliziosa, tramonto caldo e fiumane di turisti nei pressi di Castel s.Angelo. Quindi entriamo per assistere alla piece.

Che poi diventa difficile definire teatro, proiezione, musical, atto unico… La storia è abbastanza semplice e lineare, presenta la creazione di quel capolavoro della CappellaSistina che è l’affresco del Giudizio universale, realizzato da Michelangelo quando ormai un pittore poteva giustamente aspirare alla pensione. E per illustrare meglio questa splendida opera lo spettacolo presenta rapidamente la Roma rinascimentale, i vari fermenti sociali, civili, gli artisti che dominavano la scena dell’epoca, i papi più importanti per l’opera del Buonarroti. I dialoghi sono decisamente brevi e sintetici, ma le immagini, il suono, i colori, l’effetto di sentirsi immersi dentro la cappella e nell’intero spettacolo sono decisamente coinvolgenti. La definizione di spettacolo immersivo è decisamente azzeccata; ci sono momenti suggestivi, quando entrano i cardinali per il conclave, o le scene del diluvio universale, la riproduzione dell’intera cappella… uno spettacolo per gli occhi. Quindi basta spoiler.

Unica nota sgradevole, forse troppo preso dall’entusiasmo, lungo la strada del ritorno qualcuno deve avermi “alleggerito” del telefono e così sono già un paio di giorni che mi sto un po’ arrabattando. Ma … si vive bene lo stesso e con i vantaggi di vivere ormai cablati, il grattacapo si affronta con meno angoscia (ad esempio sono ancora riuscito a recuperare queste ultime foto!)

γνῶθι σαυτόν…

γνῶθι σαυτόν…

Me la sono andata a cercare in rete, la versione originale del “conosci te stesso” che campeggiava sul frontone del tempio di Delo. Ma non è che ci stiamo dedicando alla traduzione di epigrafi arcaiche, semplicemente stiamo iniziando a mettere sotto i denti un po’ di contenuti. E come primo impatto stiamo passando (per qualcuno è un “ripasso”) dall’Enneagramma. In questo viaggio di scoperta è con noi fr. Lluis Serra, che ormai è uno specialista di questo strumento. Lo avevo già ascoltato, in questa veste, 15 anni fa, all’Escorial! E pur essendo un vero esperto nel campo, non se la tira minimamente, limitandosi ad offrire la sua competenza e le sue conoscenze per offrire strumenti di approfondimento personali. Nella nostra epoca che brulica di libri di auto-aiuto, manuali per il self-help e miracolosi ritrovati per la ricerca della felicità la pacata conferma che questo strumento può aiutare è già una bella sorpresa.

Ma il mercoledì pomeriggio è anche il giorno di pausa per le attività e per ben cominciare ci siamo dedicati ad un primo giro a zonzo per Roma. La meta era ben chiara, S.Pietro; per la precisione a partire dalla statua di s.Marcellino che si trova proprio sull’esterno della chiesa. Siccome è in una zona piuttosto sensibile (se il Papa apre la finestra del suo studio, in S.Marta, praticamente se la trova davanti!) un tempo bastava chiedere alla guarda svizzera di turno, oggi invece occorre una richiesta formale. E noi ce l’avevamo :-), così, da bravi scolaretti, abbiamo iniziato la nostra visita. Lluis Serra ci faceva notare che forse oggi una statua con un santo e un bambino sulle spalle non sarebbe ben vista, ma quando proprio nelle stanze adiacenti a quella nicchia si erano riuniti per valutare le scelte dell’artista (che tra l’altro è il primo scultore non europeo ad avere una statua in s.Pietro!) i tempi erano diversi e gli esperti vaticani si erano limitati a far aggiungere un libro al bambino che si trova ai piedi del fondatore.

Poi in qualità di indigeno (sono l’unico italiano del corso), ho avuto modo di accompagnare qualcuno del nostro gruppo nei luoghi più suggestivi, visto che almeno un paio di loro non sono mai stati a Roma. E poi a zonzo per una città eterna estiva brulicante di persone, di caldo, di gabbiani, ma con il suo innegabile fascino. Castel s.Angelo, i ponti sul Tevere, Piazza Navona, per finire a Trastevere e concludere con una pizza. Cosa non si fa per la cultura…

E così siamo arrivati a giovedì 15, grande festa dell’Assunta. Sorvoliamo sul fatto che il nostro gruppo oggi ha continuato il suo intenso lavoro, con ben 3 sessioni insieme a fr. Lluis ( mi sa che è la prima volta che mi capita, a ferragosto!), e dopo la messa comunitaria ci siamo ritrovati insieme a tavola. Oltre a Ernesto, l’attuale superiore generale, c’era anche Emili, superiore precedente e la cosa fa decisamente un bel effetto di famiglia allargata.

E proprio fr. Ernesto ha concluso la serata, dedicandoci una bella fetta del suo prezioso tempo per stare con noi e condividere questa tappa di preparazione. In fin dei conti il futuro si costruisce un pezzettino alla volta, nella semplicità ma anche nella determinazione e nella condivisione. E’ il 4 gruppo che si sta preparando per le nuove comunità internazionali e sentirsi parte, insieme, di questo progetto aiuta a collocarlo meglio nel proprio vissuto. Non ci siamo dilungati molto e ci siamo limitati ad ascoltarlo, perché ci ha già promesso che sarà con noi nella fase finale, all’Hermitage, per concludere insieme questa prima tappa del cammino.

…i magnifici sette

…i magnifici sette

E’ un numero che ogni tanto ricompare sui miei passi; ad esempio ai tempi del noviziato, quando eravamo proprio in 7 (poche scelte, i sette doni o … i 7 vizi capitali, ma in entrambi i casi ci sembrava un po’ pretenzioso…).

Adesso stiamo iniziando questo percorso di formazione per il progetto Lavalla200. E’ vero, nella foto ci sono anche i responsabili, Angel Medina, Jeff Crowe e Valdicer Fachi e sulla sinistra la silhouette di Marcellino, ma gli altri siamo noi. Bel gruppo eterogeneo, si va dal peso piuma dell’avvocata della Malaysia all’over-size delle isole Fiji, dal Brasile al Mexico, dall’Italia alle Filippine. E nemmeno l’età è un elemento medio, partiamo dai 26 anni per giungere fino ai 71, insomma, nemmeno a tirare coi dadi uscivano fuori situazioni tanto diverse. E sono convinto. che la varietà sia già di per sé una ricchezza. Di solito dicevo ai ragazzi: se fossimo tutti uguali tu saresti inutile, perché ci sono già io… Nella vita stessa la biodiversità è garanzia di maggior equilibrio; ovvio, la complessità aumenta, ma ne vale la pena.

Ci stiamo presentando a vicenda, per mettere sul tavolo le diverse esperienze e sensibilità. Non mi dilungo, non è il caso, ma questa opportunità è comunque un dono speciale da apprezzare. Nei prossimi giorni inizieranno anche gli incontri con vari esperti su varie tematiche, inizieremo con una vecchia conoscenza, almeno per me, Lluis Serra ci parlerà dell’Enneagramma. L’ultima volta che ci siamo soffermati su questo tema era circa 15 anni fa, nel 2004. Vediamo cosa è cambiato nel frattempo.

E siccome siamo a Roma, in questa splendida location della casa generalizia, approfittiamo di tutte le occasioni. Ieri ci siamo aggirati all’interno della casa per una visita speciale. La nostra guida era Tony Leon, che già conoscevo da tempo e anche se parecchie informazioni sulla casa per me sono abbastanza scontate, c’è sempre qualcosa di scoprire e da condividere. Prima o poi troverò persino quel film a scopo vocazionale (!) girato dai Paolini proprio in questa casa con un protagonista decisamente particolare, il ‘famoso’ Giusva Fioravanti, che un tempo era un divo della nascente tv italiana (chi si ricorda “La famiglia Benvenuti”?) e che se non sbaglio è ancora nelle patrie galere per i suoi trascorsi da brigatista nero.

Ma di cose interessanti e di aspetti particolari, per fortuna, ce ne sono molti altri, dalle icone libanesi che si nascondono in vari luoghi, alla cappella di Marcellino (con la statua della Buona Madre che custodivo nella mia camera di Cesano Maderno quando la stava restaurando fr. Claudio!), dalla scultura di Maria che sembra essere “senza” il suo piccolino, appena evidente nel grembo (una cosa inaudita nella cultura orientale), alla grata della cappella grande che ricorda gli inizi, quando una comunità di suore svolgeva i primi servizi della casa…