Ora dimmi di te…
Non sono un amante e forse nemmeno un estimatore di gialli, di conseguenza penso di non aver mai letto un libro di Camilleri, anche per l’inveterata tendenza ad associarlo al commissario Montalbano e niente più. E se questo è stato il primo, è stato anche una gradevole sorpresa.
Ma Camilleri è un autore che si fa seguire con interesse. Così mi sono imbarcato in questa lettura, anche con il secondo fine, dettato dalla presentazione del sito, di trovare una sorta di reportage rapido e vivace sul secolo passato, da proporre ad alcuni studenti.
E questo Novecento, una parabola ancora in agitazione e in fase di assestamento, viene in questo testo descritto da una persona che lo ha attraversato quasi tutto (escludendo la prima guerra mondiale) da una prospettiva privilegiata, come gli consentiva la sua esperienza di poeta, narratore, autore teatrale, regista, funzionario RAI Inoltre si tratta di una persona che non ha conosciuto di striscio gli eventi, ma ha dovuto valicare più volte, pagando di persona, gli schieramenti imperanti, dai confini del fascismo a quelli del comunismo, per giungere a una sua personale dimensione di uomo.
L’autore scrive una vivace lettera a questa sua nipotina che ancora non sa leggere e il testo diventa un’occasione per conoscere profondamente non solo la persona ma anche per saggiare l’evoluzione di questa Italia negli ultimi 100 anni. Si tratta di un percorso stimolante e molto interessante che mostra tra l’altro una schiettezza e una capacità di coerenza personale ammirevoli. Conoscendo un po’ il personaggio di Montalbano per le trasmissioni televisive (anche se non ne ho mai seguita una per intero) si scopre che il suo autore è sicuramente molto di più della somma prevedibile delle parti. Lo ribadisce lui stesso negli ultimi consigli che affida alla nipotina, perché non sempre due più due fa quattro; nel suo caso il numero decisamente cresce.
E’ un testo ottimista, pieno di speranza e di vitalità, che mostra come superati i 90 anni ci siano ancora sacche di energia incredibili a cui attingere e stimoli che possono aiutare anche altri a vedere la vita e l’Italia in un contesto positivo. Nel finale emerge l’augurio o almeno l’invito ad impegnarsi per dare il massimo, ciascuno fare la sua piccola parte, come racconta nella favoletta dell’incendio della foresta, quando anche il leone sta cercando di scappare, sul più difficile incontra un piccolo uccellino che invece di fuggire sta tornando indietro con la sua gocciolina d’acqua nel becco, perché lui vuole fare la sua parte.
Ed è sicuramente un messaggio che rimane ben scolpito, alla fine di questa lettera. Bello che sia il commiato finale di un giovanotto di oltre 90 anni, un invito all’ascolto del futuro.