Le due colonne…
Ormai sono a Siracusa da quasi due anni; spesso sono andato a curiosare nei pressi del tempio di Giove, un po’ fuori città, oltre le foci dell’Anapo e del Ciane; una zona isolata e un po’ elevata (e in bici si avverte tutta, soprattutto l’ultima salitella per giungere al bivio!).
Lungo la strada alcune villette, immerse in piantagioni di limoni (tanto per ricordarci che siamo nella zona giusta…) poi un cancello. Sempre e implacabilmente chiuso. Non l’ho mai visto aperto, nemmeno chiedendo, sperando che per la giornata delle guide si replicasse una qualche visita. Invece niente. Chiuso e basta. Stanno scolorendo persino le scritte della targa, il secolo ormai non risulta più visibile.
Eppure questo dovrebbe essere uno dei luoghi simbolo della città, il punto di riferimento dei marinai antichi, la zona in cui gli eserciti si accampavano e si decidevano le sorti e il futuro della città. Ne è rimasto ben poco. E quel poco persino difficile da visitare.
Devo ammetterlo, quando ho visto che il passaggio a fianco del cancello era ormai sfilacciato e aperto, mi sono detto che un’occhiatina si poteva dare, con la dovuta attenzione. Non ho resistito e sono entrato. E quando poi all’interno ho incontrato persino una famigliola con bambini al seguito, mi sono detto che, nonostante tutto, il piacere di vedere e visitare questi luoghi non è una curiosità così remota o malsana.
Su Wikipedia si trovano le informazioni necessarie per inquadrare questo tempio antichissimo, ci sono poi le testimonianze dei vari viaggiatori impegnati nei Grand Tour del ‘7-800. Si ricorda persino un articolo di Siracusa Oggi che parla dell’ultima visita e probabilmente dell’ultima apertura del sito: correva (o forse stava già immobile) il 2017.
Il sito è molto raccolto e piccolo, contiene in pratica solo lo spazio in cui si erigeva il tempio, di cui rimane solo il perimetro e 2 colonne. Le due colonne appunto che si sono salvate dall’incuria e dalla noncuranza di questo tesoro storico. Sono veramente colonne e pietre grezze, sembra di rivedere quelle della Cattedrale di Siracusa, con solchi appena delineati, ruvide e pietrose. Dietro il recinto si intravedono scavi o buche che fanno pensare ad altri reperti. C’era persino il gabbiotto del custode, o del centro visite. Questo decisamente deturpato e rovinato, va ancora bene che non è stato dato alle fiamme… un luogo incustodito sembra che attiri fatalmente questo genere di degrado.
Eppure passeggiare con calma tra questi resti, segnarne con i passi il perimetro, misurarlo con gli occhi e con il cuore, fa pensare a chi queste colonne le ha volute, pensate ed erette. Il gusto innato di puntare verso l’alto, il desiderio di lasciare una traccia, di segnare confini e presenze.
Quando poi sono uscito ho perso dieci minuti a staccare le piccole reste delle spighe di non so bene qualche pianta infestante che abbonda in questa zona. Piccole e fastidiose. E sulla stradina che porta al sito le piante stanno già riprendendo il loro dominio, crepando l’asfalto e conquistando i bordi.