Ma cos’era questo 20 novembre?
20 novembre, un anniversario che passa abbastanza in sordina, anche presso chi, come noi, dovrebbe considerarsi “del mestiere”: è il compleanno della dichiarazione dei diritti dei minori. Un’amica ci invita alla riflessione su questo tema, con queste parole riprese dal web
“La celebrazione della Giornata cade nell’anniversario dell’approvazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata nel 1989 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ratificata da 190 Paesi nel mondo, tra cui l’Italia (1991), il documento si fonda su quattro principi: la non discriminazione; il superiore interesse dei bambini, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, e l’ascolto delle opinioni del minore. Nella convenzione ha un ruolo centrale anche l’educazione, considerato un diritto fondamentale che i singoli Stati si impegnano a garantire. Nello specifico i firmatari hanno il dovere di adottare misure per promuovere la diminuzione del tasso di abbandono della scuola e la regolarità della frequenza.
Ce n’è già abbastanza e potrei fermarmi qui. Persino con un pizzico di scoramento… Ma questo è uno dei chiodi fissi che mi porto dietro da anni: la libertà di educazione, l’impegno per eliminare le discriminazioni che ancora oggi fanno inciampare impietosamente questo diritto, ribadito anche dalla nostra costituzione. E proprio l’Italia è fanalino di coda in questa garanzia del diritto, visto che la famiglia che osa scegliere una scuola, ad esempio come quelle mariste, la scuola se la deve pagare 2 volte, prima con le tasse e poi con le rette. E se c’è una cosa che non sopporto è proprio questo mercimonio della scuola libera, che lo stato ci obbliga a perpetrare. Il guaio è che molti dei genitori sono persino poco informati di questi aspetti.
Negli ultimi 6 anni ho avuto modo di frequentare (più virtualmente che altro), sr. Monia Alfieri, che da anni combatte una decisa battaglia per rimuovere questo ostacolo, con la proposta del costo standard (qui il sito con tutti gli approfondimenti). Si studia quanto spende lo stato per ogni suo alunno della scuola statale e poi si offre al genitore quella risorsa per consentirgli di esercitare il diritto previsto dalla Costituzione, con la libertà di scelta. Pura fantascienza, ma riguarda solo l’Italia, la Grecia e altri paesi allineati in questo meschino consorzio. Sarebbe persino un notevole risparmio e una opportunità di sano confronto (mettiamoci anche la parola “concorrenza”, anche se un po’ sgradevole). Ma probabilmente a questo traguardo si giungerà quando le scuole libere in Italia saranno solo più un ricordo (lo scorso anno hanno chiuso oltre 200 scuole paritarie, molte le cattoliche!).
Le associazioni che promuovono e informano su questi temi rimangono rannicchiate in contesti poco evidenti: esiste la Fidae che raccoglie le scuole cattoliche. Qualche giorno fa mi hanno chiesto la disponibilità per il collaborare con il consiglio regionale della Campania, ma dopo l’elezione (che strano essere eletti senza neanche vedere il contesto in cui ciò avviene 🙂 non ho ancora visto fatti concreti, non ci siamo ancora nemmeno riuniti… Serve in questo caso una maggior coscienza e consapevolezza che gli interventi e il risalto di questi temi è squisitamente politico, non difesa di un settore o lotta per la sopravvivenza di retaggi storici…