Sgoccioli d’estate
Inutile cimentarsi in un diario pedissequo di questi giorni estivi, si rischia di rendere il tempo sereno, così ampio e tranquillo, un appuntamento obbligato e allora, fine del relax. Ma in questi giorni di occasioni interessanti e piacevoli ce ne sono state davvero tante, bello ricordarne qualcuna.
Un po’ di mare; venire a Sanremo e non bagnarsi nel mare è un po’ come andare in India senza un’abluzione nel Gange o a Dublino senza tracannare una guinness.
Noi abbiamo i nostri posti, la zona di Ospedaletti, il Byblos (ma solo perchè lì diventa meno improbo trovare un parcheggio, anche se poi la spiaggia, tutta sassi, è sempre un’impresa da equilibristi) e anche i 3 ponti, con le sue insenature ormai sabbiose e gradevoli. Coltivo anche la comodissima e semplice spiaggia dell’Imperatrice, ci andavamo già…nel secolo scorso, con amici, parenti, papà e mamma… insomma, un appuntamento quasi obbligato.
Altra tappa interessante, sui sentieri della Melosa: mercoledì 21 agosto, insieme a Paolo, mio fratello, siamo “evasi” dalle tante piccole faccende dei giorni senza orario fisso e ci siamo addentrati per la Valle Argentina, altro luogo mitico della nostra storia. Prima tappa Badalucco, poi in un paesino arroccato sulle colline che potrebbe benissimo aver ispirato Steve Jobs per il nome dei suoi device: Aigovo. Qui abbiamo persino trovato un gioco di bocce a disposizione delle folle di turisti 😉 partitella al fresco, al cospetto di un paio di asini intenti a brucare sul prato. Ovviamente ha vinto Paolo… Poi ci siamo diretti verso il colle della Melosa, proprio nei pressi del Rifuio, Da qui iniziamo a scarpinare senza una meta particolare, semplicemente camminare in montagna. Abituato ad Entracque, mi sento praticamente a casa, paesaggi simili, sassi simili, fatica identica… Abbiamo camminato per un paio d’ore lungo lo stradone, salutato una fontana senz’acqua (dal nome altisonante, Fonte Itala), da qui partiva il sentiero degli alpini che negli anni 30 hanno edificato fortini e caserme in vista del prossimo scontro con la Francia.
Giungiamo fino al Rifugio Gray, semi abbandonato, da dove si coglie un panorama splendido di questi monti liguri, non si vede il mare, ma lo si indovina… e qualcuno lo ricorda. Si vede invece benissimo la diga di Tenarda con il suo bacino artificiale, la riserva d’acqua di Sanremo e dintorni, bello pieno dopo le piogge abbondanti di questi ultimi periodi. Decidiamo così di scendere seguendo la scorciatoia tra i prati; in 45 minuti ritorniamo al Rifugio, adesso una bella birra fresca è la soluzione ideale per i tanti passi percorsi.
Riprendiamo la strada di casa, ma invece di ripetere il percorso del mattino ci dirigiamo verso Pigna. Sinceramente ho una meta nascosta che vorrei visitare, ma quando arriviamo al paese e iniziamo a girare tra i suoi caruggi (incredibile trovare in un angolo 2 enormi bobine di fibra ottica di Open Fiber! il paese è già praticamente tutto cablato!) e dopo aver ammirato il polittico del Canavesio nella chiesa principale, convinco Paolo a cercare anche l’altro spettacolare scrigno pittorico di questa valle; una serie di affreschi, sempre del Canavesio, che precedono di alcuni anni la splendida chiesa di Notre Dame de Fontan (la “sistina delle Alpi marittime”); purtroppo l’edificio è sacro, e pur telefonando alla guida locale (mi azzardo, si chiama Giorgio come me, ed è stato davvero gentile al telefono), ma sarà per un’altra volta.
Per oggi il giorno è già stato abbondante di sorprese e di regali.