leggere su carta “Come un animale”
Sono ormai 8 anni, forse più, che ho saltato quasi definitivamente il fosso. Dalla carta allo schermo. Categorico e quasi implacabile. Non ho più comprato un libro di carta se non per regalarlo a qualcuno o per necessità di altro tipo. Con la scusa del Kindle ho iniziato a dedicare il tempo della lettura sempre più spesso allo schermo che alla carta. Pensavo persino di …leggere di meno. Mi sono poi ritrovato che per una scusa o l’altra, un’offerta del giorno speciale o l’altra (questo non lo leggo subito ma… non si sa mai, intanto prendiamolo), nel giro di un anno, a conti fatti, i libri acquistati o presi superavano di gran lunga il centinaio.
Certo non li leggevo tutti, ma lamia biblioteca si è rapidamente spostata prima su hard-disk, poi sul GDrive. E grazie a Calibre e al sacrosanto diritto di possedere almeno una copia dei libri che ho acquistato, anno dopo anno la biblioteca è cresciuta considerevolmente. Siamo ormai oltre al migliaio di testi in digitale.
Ma ogni tanto succede, non vale la pena essere apocalittici o digitali a senso unico. Questa volta galeotta fu la serata in piazza a s.Lucia. Per vivacizzare un po’ il quartiere alcune associazioni si erano date da fare per lanciare alcune iniziative. Mercoledì 22 c’era la presentazione del libro “Come un animale”, di Filippo Nicosia. Un perfetto sconosciuto, ma quando poi te lo ritrovi davanti, lo ascolti e ci parli il tenue confine dell’indifferenza inizia a slabbrarsi. E siccome le “ragazze del CIAO” 🙂 erano tra le organizzatrici non potevamo certo andarcene senza almeno prendere il libro.
Luisa, la promoter che aveva organizzato l’evento, voleva regalarcelo d’ufficio, ma ci sembrava bello come gruppo contribuire alla serata. Inutile dire che a chiedere la firma e la dedica sul libro sono andato io (a nome o forse come rappresentante … delle ragazze del CIAO, cosa ci tocca fare…).
La scusa, poi, era semplice, se non duplice: Nina è appassionata di libri italiani e Rosa ha appena superato l’esame di italiano del C1, quindi …lo abbiamo preso.
Poi, come vuole il destino, il libro è rimasto sulla pila dei libri di Nina e la sua stanza è sempre un bel luogo di passaggio. Così, giusto per non fargli prendere polvere, ho provato a dargli un’occhiata. Anche un po’ come sfida, ogni tanto dallo schermo alla carta è anche giusto passare.
A questo punto entrano in gioco le alchimie del caso. Inizio a leggere le prime pagine e rimango agganciato ad una parola, una località: Manziana. Un luogo che conosco da tempo (diciamo dal 1976?), dove ho fatto diverse attività, incontri, campi estivi, visite… E proprio l’anno scorso ho avuto la fortuna di tornare in quei luoghi che hanno del magico: Monterano, Oriolo, il bosco, la Caldara… ne avevo parlato in numerosi post, dal 10 agosto 19 in poi…
Alcuni dettagli del libro sono freschi e precisi, come di chi ci deve essere stato almeno per un po’ di tempo. A fine serata avevo parlato un po’ con Nicola, l’autore, ma non sapendo ancora nulla della location del libro, ho perso l’occasione per sondare questo aspetto. Quando in un libro si parla di luoghi significativi, che conosci bene e che hai vissuto, cambia immediatamente la prospettiva della lettura.
Non saprei dire se il libro mi abbia entusiasmato molto; ma l’ho finito in un paio di ore (qualcosa vorrà pur dire!) anche se ogni tanto mi sembrava di avere tra le mani una storia con tratti abbastanza inverosimili, una quasi redenzione di un uomo distrutto dal dolore per la scomparsa di moglie e figlio, che cerca nell’isolamento una sorta di attenuazione della sofferenza, ma che ne frattempo si aggroviglia in una relazione sentimentale con una vicina che sembra quasi contraddire questo dolore di fondo. Poi irrompe nel libro un giovane ragazzo, praticamente uno dei figli del boss della zona, che implora quasi il protagonista, un tempo docente di lettere, di aiutarlo a superare l’esame di riparazione, nonostante il padre, violento e manesco, non sia della stessa idea. Varie vicende, qualche colpo di scena, sullo sfondo di tanti elementi tipici della campagna di Manziana.
Che però viene evocata in maniera un po’ distratta, nebulosa, quasi incerta. Alcuni riferimenti, strade e incroci sono ben definiti; ma altri elementi invece sfuggono, a cominciare dalla Solfara (che è sicuramente la Caldara di Manziana), il bosco, la strada del Sasso (lungo la quale per un incidente hanno perso la vita moglie e figlio del protagonista, il “motivo” di fondo che anima il libro).
Ma i luoghi dei libri hanno altre misure e altre coordinate, ci direbbe il buon Umberto Eco, non si misurano col GPS ma col cuore. E anche questo è vero. Io mi sarei sicuramente arrogato il diritto di evocare tombe etrusche, reperti antichi, il lago di Bracciano, il sottobosco lussureggiante, le gallerie e gli ipogei… Manziana offre veramente un ventaglio incredibile di scenari e suggestioni. Ma forse il libro diventerebbe una guida turistica…
Tanti elementi della storia risultano evanescenti, sembrano affidati al sogno (come si mantiene questo protagonista? come vive? dove trova i soldi, come riesce a non gestire una casa come quella descritta, chi cucina?, non di solo birra si può vivere, come gli arriva la posta se non ha fornito indirizzo, non ha telefono e usa persino quello della cabina di Manziana (e non credo che ne esistano più nemmeno in Piazza Tittoni, ma dovrei chiedere al mio amico di Manziana, il pittore Gaetano…). D’altra parte ogni libro deve fare i conti con qualche licenza poetica…
Ma nell’insieme il testo è apprezzabile, il linguaggio è raffinato e il ritmo, scandito dai tanti brevi capitoli, raggrumati sotto l’incedere delle stagioni, si fa leggere con piacere. L’inventio di gesti, manie del protagonista (collezionare insetti in barattoli di vetro e poi sott’alcool), piccoli riti familiari (il Babbo Natale, le compere ai centri commerciali…) risultano plausibili e coerenti con l’intreccio della storia.
Che termina on the road, sulle note del brano Rocket Man di Elton John, e sembra quasi di percepirlo in sottofondo come colonna sonora. Non è un caso che Nicosia lavori concretamente per la televisione e sappia gestire molto bene i ritmi che essa impone.
Tra l’altro è il suo 2 romanzo, il primo con Giunti e questo con Mondadori, insomma, non un editore qualunque. Auguri, Filippo, e buona strada.