Pedalando sul ruvido Plemmirio
Risale ormai a metà novembre l’ultima scorribanda in bici lungo i ruvidi percorsi del Plemmirio, questa zona a sud di Siracusa che ha in serbo molte sorprese; dal paesaggio suggestivo alle mega-serre, dai reperti archeologici che fanno capolino tra le proprietà private alle piante di olivo che invitano quasi ad una raccolta anarchica delle succulente drupe…. (ho chiesto alle amiche locali se esiste un termine migliore per indicare la raccolta delle olive, ma non hanno ancora concluso la discussione). Insomma, vale la pena farci un salto, anzi, più di uno.
Cercando poi su Google non avevo ancora trovato nessuna recensione su questo posto, ho cercato quindi di preparare almeno il “segnaposto”, per poi creare il luogo vero e proprio. Mi rimangono ancora deik dubbi sulla procedura migliore, ma adesso il luogo è presente sulla mappa e … due righe di recensione non si negano proprio. Per quanto riguarda invece le foto, mi sono dovuto limitare alle ultime scorribande, visto che negli album le foto in totale sono ormai qualche centinaio!
E non pensavo che la recensione appena scritta venisse accolta così in fretta. Appena salvata è subito disponibile su Maps (di solito viene supervisionata, forse è perché ormai di recensioni ne ho scritte diverse, forse… “si fidano” 🙂
La zona del Plemmirio, a sud di Siracusa, sta lentamente prendendo la fisionomia di un parco o di una zona protetta. Visito spesso questi luoghi in bici; vi sono spiagge e calette spettacolari e liberamente accessibili, grotte pittoresche (la Pillirina, che sarebbe un set eccezionale per un incontro tra Ulisse e Polifemo) e percorsi a piedi per camminatori esperti.
La natura del terreno è calcarea, con spuntoni di pietre vive quasi ovunque, nei pressi del mare ancora più acuminate e selvagge.
Esiste anche una sorta di sentiero che costeggia il mare lungo gran parte del perimetro della zona; la strada è abbastanza grezza, con molti rilievi e pietre; adatta alle mountain bike e poco indicata per le bici con pneumatici più morbidi, a meno che non si voglia provare l’ebrezza di una foratura (abbastanza facile da conseguire!) lungo il percorso…
Il panorama del mare, praticamente selvaggio, spesso bordato da alte scogliere, della flora quasi stentata, a causa del vento costante e che mantiene le palme e gli altri cespugli ad altezza d’uomo, ripagano della fatica impiegata.
Molte le piante tipiche della macchia mediterranea; frequenti i capperi, i fichi d’india, le palme nane, i cardi dai fiori viola intenso… uno spettacolo che in ogni stagione riserva sorprese.
Peccato per le frequenti tracce di superficiale dis-umanità, spazzatura, polistirolo a brandelli, bottiglie abbandonate…
Inutile dire che in posti come questo il tempo per la contemplazione è d’obbligo e non si fa nemmeno fatica a trovare scorci sempre nuovi. All’inizio del Plemmirio c’è una spiaggetta, vicino a Punta Mola, nei pressi di alcuni ruderi militari (con corridoi sotterranei ancora visitabili); spesso capita di incontrarvi piccole comitive di fotografi con sposini freschi di nozze, per un set fotografico davvero mozzafiato, ho già incontrato un po’ di tutto: droni per le riprese aeree, coppie di spose in fucsia (esatto, nessuno sposo di mezzo, ormai siamo aperti a tutte le varianti del calcolo combinatorio), pose in mezzo ai bagnanti in costume, sposini che emergono dai rifugi militari diroccati…
Per il momento accontentiamoci delle foto; quando tornerà la bella stagione sarà la volta di un’esperienza ancora più immersiva, ad esempio per esplorare calette selvagge come questa.