Ramadan Mubarak
Quest’anno il Ramadan ha coinciso in larga parte con le celebrazioni cristiane della Pasqua. Qui a Melilla, con le scuole chiuse anche nella settimana prima di quella santa (2 settimane di vacanza, quasi come a Natale…) si avverte ancora di più la portata di questo periodo.
In molte occasioni, stando a contatto e lavorando con tante persone musulmane, abbiamo dovuto cambiare gli orari delle lezioni, spostare incontri e rinviare attività. Dai colloqui con alcune alunne restavamo anche stupiti dal fatto che ogni giorno, alla rottura del digiuno, la festa si prolungasse poi a lungo. Insomma, è un periodo di digiuno ma soprattutto di incontri e di feste in famiglia e tra vicini; spesso il momento in cui si iniziava a mangiare, verso le 19:30 (variabili a seconda del giorno) durava fino a notte inoltrata e poi bisognava svegliarsi preso, prima dell’alba, per la preghiera e la colazione iniziale. L’ora legale non ha certo aiutato molto e poi qui a Melilla, circondati come siamo dal territorio del Marocco, dove si segue un’ora diversa (un’ora in meno), la confusione può nascere. A risolvere il problema per evitare un possibile jet lag ci pensano le lunghe code per poter passare la frontiera, spesso lunghe ed estenuanti.
La conclusione del Ramadan prevede una grande preghiera corale, tutti insieme, in uno spazio che possa accogliere le tante persone. Ricordo che a Siracusa erano soprattutto le nostre “ragazze” Nina e Rosa, a garantire una presenza in questo momento con i nostri amici migranti, per la maggior parte musulmani, pur sapendo che, come donne, dovevano aspettare e restare presenti abbastanza da lontano. Ma gli auguri e gli abbracci sono poi per tutti.
Qui a Melilla siamo andati, con Ventura, Eulalio e anche Damiano, per essere presenti a questo speciale momento e anche per toccare con mano la presenza e la consistenza della popolazione musulmana. La zona per la preghiera era la grande piazza dove si svolge la feria della città, lo spazio non mancava di certo. L’appuntamento era per le 9 del mattino, però mentre andavamo, in macchina, si vedevano ancora frotte di persone, gruppi di giovani, famiglie intere, tutti vestiti con la loro bella djellaba, la tipica tunica della festa araba, in cammino verso il raduno. Insomma, il concetto di puntualità è decisamente “flessibile”.
Di “curiosi” ne ho visto pochi, tanti giornalisti, fotografi, addetti alle riprese della tv locale (tv Melilla), forze di polizia e guardia nacional. D’alta parte non è che quando si va in chiesa per la veglia pasquale ci siano frotte di spettatori non partecipanti…
E mi ha fatto davvero piacere vedere ad un certo punto una ragazzina tutta elegantemente vestita che mi viene incontro e mi saluta allegramente, perché… è una delle bambine che seguiamo al doposcuola. Incontro anche l’amico Lorenzo, uno dei pochi italiani di questa città, che lavora per Acnur. Immancabili poi gli operatori (autorizzati) di droni per riprendere la grande spianata di gente in preghiera.
Ogni fedele, con il suo bravo tappetino (in mancanza del quale ho visto anche ragazzi dividersi bellamente un cartone, l’importante è marcare la differenza con il suolo “terreno”), in ordine calcolato, erano pronti per l’inizio della preghiera. La prima parte, una ventina di minuti, rigorosamente in arabo, con inviti alla preghiera, versetti e risposte corali. Suggestivo il colpo d’occhio sulle tante persone, davanti, in prima fila, gli uomini e dietro la folta schiera delle donne; i bambini piccoli possono liberamente decidere con chi stare e di famiglie variamente composite se ne vedevano tante.
Poi, dopo il momento di preghiera, l’ascolto. L’intervento dell’imam era ovviamente in spagnolo, e oltre a sottolineare l’importanza dell’evento, rimarcava che ogni musulmano è fratello di tutti… i musulmani. E’ già un bel passo avanti, sarebbe bello trovare i giusti interlocutori per allargare questi confini, che sicuramente sono più limiti che spiragli. Ma non è questo il momento.
Al termine della preghiera in molti si sono avvicinati ai tavoli imbanditi con dolci, datteri, acqua e succhi… a ben pensarci, il Ramadan condivide con la nostra quaresima questo impegno verso il digiuno, ma passare tutta la giornata, dal sorgere del sole al suo tramonto senza mangiare nè bere, è davvero una bella sfida. Rapidamente, poi, la piazza si è svuotata perché la festa va vissuta soprattutto a casa, insieme alla famiglia. Tante le persone che si sono recate in Marocco, si parlava di una coda di 3-4 ore per il controllo dei documenti…
I giorni di conclusione della festa sono una sorta di periodo natalizio, tante feste tutte insieme, anche se fino all’ultimo non era chiaro quando finisse veramente il Ramadan, dato che ogni località può seguire una indicazione differente fornita dall’iman locale, in base alla visibilità della luna… (per noi che seguiamo in modo maniacale il calendario, questi margini di fantasia ci lasciano un po’ perplessi, ma così è), per quanto riguarda il lavoro e le attività, il tutto riprende un po’ a rilento. Gli esercizi sono ancora semichiusi (trovare un bar aperto nel pomeriggio, anche solo alle 18, è un’impresa qui a Melilla!) e anche noi abbiamo deciso che il ritmo delle lezioni con i ragazzi marocchini riprenderà in modo regolare solo dal 15 aprile.
Doveroso, a questo punto, uno sguardo alle foto della giornata.