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Tag: riserva

Passeggiando a suon di natura

Passeggiando a suon di natura

Sabato 28, con un finale di maggio ormai camuffato da piena estate, mi sono ritrovato con tante altre persone a fare quattro passi lungo i sentieri della Pillirina. Dopo averla esplorata varie volte per mio conto, un po’ a piedi e un po’ in bici, vedere che qualcosa si muove sul versante della destinazione a riserva o parco di questa zona praticamente ancora intatta del nostro territorio, non può che far piacere. Girando per altre zone del Siracusano fa abbastanza tristezza osservare l’incuria, il cemento che avanza senza nessun ordine e grazia, le modalità “fai da te” imperanti senza un minimo di progettazione. Sapere che invece esiste anche una voglia diversa di valorizzare la natura, l’ambiente e la relazione che possiamo instaurare con questa realtà, è sicuramente positivo.

Mi aveva passato l’informazione Natalia, e non è stata una sorpresa trovare subito numerosi altri amici, di Accoglierete, dell’Arci, di altre realtà, degli scout (gli Assoraider che operano nella piazza di s.Lucia), tante altre sigle e associazioni, da Legambiente alla Natura Sicula, persino il gruppo Missio ad Gentes della diocesi, insomma, un variegato mondo di persone che hanno a cuore una natura meno funzionale e più autonoma.

Ovviamente ci sono andato in bici, ben sapendo che l’appuntamento non era proprio dietro l’angolo: 12 km per giungere alla conclusione della strada che termina in una sorta di piazzale-parcheggio. Era già un fermento di persone e gruppi, persino in bici (ma quelli erano professionisti della MTB, sui sentieri della Pillirina in bici proprio non me la sento di sfidare le rocce aguzze…), cani al guinzaglio, padroni felici… il mitico Erlend Øye che spiccava tra un saluto e l’altro.

Appena ci si è messi in moto ci si è subito resi conto della quantità di gente. Un migliaio, diranno nei giorni seguenti le tante testate che hanno seguito l’evento; forse un numero un po’ azzardato, ma sicuramente eravamo in tanti. Persino difficile ascoltare chiaramente le parole pronunciate a inizio percorso, per dare un senso alla marcia. Il referente di Lega Ambiente ha tracciato un po’ la storia degli eventi che stanno ancora segnando le difficili tappe di questo possibile e auspicabile parco. Sicuramente i tempi, l’attenzione per l’ambiente e una accresciuta consapevolezza della sostenibilità ambientale, in tutti i sensi, potranno finalmente avere la meglio.

Per questo abbiamo semplicemente ascoltato e poi continuato il percorso. Quasi in modo inaspettato, alla prima tappa, con lo sfondo delle scogliere selvagge e delle caverne scavate dal mare, Erlend ha sfoderato il suo ukulele e con il suo amico ha iniziato il suo concerto itinerante, assicurando che lungo il percorso ci sarebbero stati altri momenti musicali. Fosse anche solo per questo valeva la pena essere lì. Gli ho persino chiesto quando sarà la volta di un concerto dei suoi qui a Siracusa. Ma la risposta che mi è parso di cogliere era …che quello poteva considerarsi il suo miglior concerto e che per i gusti di Siracusa la sua musica forse era poco adatta. O poco richiesta? Eppure vive qui ormai da tempo, parla un fluente italiano e dalla sua iniziativa è evidente l’affetto che nutre per queste zone (voleva mettere sul piatto 1 milione di € per poter consentire alle persone l’accesso alle zone della Pillirina ancora contese e di proprietà privata…).

Forse il problema è proprio questo, come spesso capita: sono proprio gli “stranieri”, chi viene da altre zone ad apprezzare il bello e l’unico che in Siracusa è così diffuso e, purtroppo, ancora poco valorizzato.

Ma a forza di insistere, qualcosa sta cambiando…

E queste sono le immagini della passeggiata, con qualche video degli inserti musicali di Erlend

Calamosche, 1 tuffo nel blu

Calamosche, 1 tuffo nel blu

Primo weekend di sole vero, ormai quasi estate, dopo un aprile freddo e piovoso (cioé, 7 mm di pioggia non sono proprio un diluvio, ma di giorni belli ce ne sono stati pochi). E così decido che è ormai tempo di ripartire.

Tra i tanti posti interessanti e splendidi che ci sono nei dintorni di Siracusa mi ero concentrato su Calamosche, una delle spiagge più rappresentative del territorio. Avevo calcolato bene come arrivarci in bici, ma considerando le distanze, l’idea del treno mi sembrava la più conveniente. E treno sia!

Partenza sabato alle 14:10, con il trenino regionale che porta fino a Gela. Trenino è persino ridondante: 2 carrozze deliziosamente striminzite, per un pubblico di pochissimi interessati. Saremo sati in tutto 6 persone. Però il personale ferroviario era decisamente di prim’ordine, gentile ed efficiente. Avevo chiesto al bigliettaio della stazione (la stazione di Siracusa è per lo meno una succursale di Extrema Thule, l’ultimo capolinea delle FS!) se potevo salire con la bici. Mi aveva rassicurato che su tutti i treni regionali questo è possibile. Ma una volta salito sulla carrozza il problema era molto evidente. Dove sistemare la bici? Per fortuna era l’unica, e nel vano di apertura delle porte calzava a pennello. E poi la responsabile mi aveva confermato che sulle porte di destra non c’erano problemi, visto che tutte le altre fermate erano sulla sinistra.

Partiti con impeccabile precisione, in meno di mezz’ora sono arrivato ad Avola. Qui, fidandomi dell’istinto del ciclista faidate mi sono lasciato prendere dall’entusiasmo del “la sa io la strada” e così ho iniziato a pedalare. Sbagliando ovviamente strada! Quando poi sono arrivato praticamente a Noto e mi sono reso conto di essermi avventurato troppo nell’interno… meno male che ho trovato la deviazione giusta. E quindi via verso il mare. Ma ben vengano gli sbagli se permettono di scoprire panorami e masserie abbandonate immerse nel giallo, colonne greche di età indefinita dedicate a non si sa bene chi. Ci sono angoli davvero spettacolari che meritano le pedalate in più.

Così giungo fino al Lido di Noto, che si sta animando per il primo vero finesettimana, nonostante la Sicilia sia ancora in zona arancione. Pedala e pedala recupero l’itinerario che avevo in mente (solo in mente) alla partenza e scopro così… di averla già percorsa, questa strada, tempo fa. Ecco infatti la deviazione per la villa del Tellaro (era lo scorso luglio 2020!). E nemmeno troppa strada dopo vedo finalmente la deviazione per Calamosche. Ci siamo.

Sapevo che mi aspettava almeno un altro paio di km prima di giungere al parcheggio. Strada bianca, polvere e sudore… ma poi l’arrivo. Solo che questo parcheggio finale sembrava moltiplicarsi in fretta. Deviazioni, bivii, B&B dai nomi accattivanti, isole della frutta. Insomma, l’ingresso ufficiale non sembrava particolarmente evidente. Anche se era proprio quello giusto e senza grandi spazi di parcheggio. Cancello chiuso ma porticina laterale semiaperta. Entriamo.

Speravo di poter entrare con la bici e proseguire per gli ultimi 1200 m. Ma il cartello mi sembrava abbastanza esplicito: nessun veicolo. E a conti fatti la bicicletta non è mica un sopramobile! Così la sistemo all’ingresso, vicino alla biglietteria (che chiude alle 14:30, come da locandina) e si inizia il tratto a piedi. Il sentiero da seguire è proprio quello che indica “arenile”, anche se a prima vista sembra portare altrove. Costeggia in pratica la recinzione e alla fine si rivela proprio come il più rapido. Si passa vicino ad una villetta (in vendita, caso mai vi venisse voglia di una località isolata ed esotica) e man mano che si avvicina al mare il concetto di macchia mediterranea si fa veramente evidente. Compreso il ginepro, che sono più allenato a vederlo in montagna,ma che qui dimora imperterrito e profumato.

Al primo panorama della spiaggia viene quasi voglia di affrettare il passo, ma ci pensa il sentiero, le pietre, la sabbia nella quale si affonda a ridurre la fretta. E finalmente si arriva all’ultima balza. C’è una scalinata che porta direttamente alla spiaggia e vederla così naturalmente deserta, quasi del tutto vuota, è già uno spettacolo. Nel breve tempo della mia permanenza ci saranno state 5-6 persone in tutto. Dai racconti e dalle foto che si trovano in rete sembra un miraggio. Graditissimo.

Ambiente in versione davvero “nature”, pulito, senza troppe evidenze umane (a parte qualche rifiuto, le immancabili bottiglie di plastica sulla battigia, qualche sacchetto ormai sommerso, per fortuna davvero pochi); la sabbia già calda, quasi da scottare, le alghe ammucchiate sulla risacca, il sole alto e intenso. Cosa vuoi di più per inaugurare la stagione estiva? E quindi ci si tuffa nell’acqua. Deliziosamente fresca e accogliente. Pochi momenti di relax davvero impagabili…

Il ritorno è all’insegna della scoperta ormai fatta e della meta ormai inserita nella serie dei “ci deve essere una prossima volta”. Questa volta recupero facilmente la strada per il Lido di Noto, affollato di gente e di primi bagnanti. Poi si pedala alla volta di Avola, sperando che la strada sia breve. Ma non lo è abbastanza per riuscire a prendere il treno delle 18:08. Quasi perso nella giungla di stradine di questa città a prima vista un po’ caotica, chiedo ad un ragazzo in motorino dove si trova questa benedetta stazione. “In pratica ci devo andare, vieni dietro a me”.

Bella consolazione, dopo tutti i km ormai percorsi mi devo sorbire lo strappo finale, ma forse ci voleva, visto che arrivo finalmente alla stazione giusto in tempo per l’ultimo treno utile, quello delle 18:28 (il successivo e ultimo è dopo 3 ore!). E fino a Fontane Bianche sono l’unico passeggere (direbbe il poeta di Recanati) di questo convoglio. Talmente coccolato che l’incaricata del treno mi stampa persino il biglietto (gratuito) per la bicicletta. Sarebbe da collezionare…

Rimangono i colori, la freschezza dell’acqua, la tranquillità impagabile del luogo (so che a luglio sarà una bolgia!). E non è poco.

Basterebbero queste poche immagini della spiaggia di Calamosche a ricordarlo.