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Tag: storia

Più Archimede che Siracusa

Più Archimede che Siracusa

Uno spettro si aggira per la città di Siracusa, quello del suo personaggio più enigmatico e rappresentativo: Archimede. Talmente spettrale che aleggia ancora come anima erranti, quasi non avesse riposo, quasi non avesse una tomba. Eh sì, perché il monumento che solitamente si addita come sepolcro del genio siracusano sicuramente non è la sua tomba, visto che è posteriore di alcuni secoli alla sua scomparsa…

Persino Cicerone, che a Siracusa è venuto quasi come turista, si è messo alla ricerca della tomba del grande matematico, ma pur essendo passati nemmeno 2 secoli dalla sua dipartita, i siracusani avevano già dimenticato il luogo in cui doveva essere la sua tomba. E Cicerone Jones si è messo alla soluzione di questo enigma, giungendo probabilmente alla scoperta di una tomba con i simboli matematici giusti, una piramide e una sfera. Ma chissà dove…

E’ vero, ci sarebbe da scrivere altro che un libro su Archimede; sarà anche per questo che l’interesse rimane alto. Quando ho scoperto che uno di questi libri (Mistero siciliano, di Annalisa Stancanelli) era appena stato pubblicato, mi sono messo un po’ alla ricerca e spulciando sul web ho notato che l’autrice avrebbe presentato la sua opera in una location davvero speciale: Villa Reimann.

Da buon neo-siracusano (ormai sono 2 anni che vivo qui), penso di aver già perlustrato un po’ di luoghi speciali e interessanti; in alcuni casi ho già dovuto scavalcare e sfidare un po’ di ostacoli per trovare ed apprezzare posti suggestivi. Ma nella Villa Reimann, complice la chiusura dovuta al Covid, ancora non ero potuto entrare. Diciamo allora che… ho preso i classici 2 piccioni con una fava.

Eravamo ancora in estate, serate piacevolmente lunghe, quindi andarci in bici poteva essere una buona idea, anche se sapevo bene che l’ultimo tratto, salita piuttosto tesa, poteva essere un problema fastidioso, visto il traffico sempre intenso. Pazienza, quando la curiosità chiama… E appena entrato nella villa, divagando un po’, ho colto l’occasione per guardare le tombe e lo scorcio di latomia che sapevo essere sparsi nel giardino inferiore. E poco prima della presentazione al pubblico del libro, ho passeggiato anche un po’ nel giardino davanti alla villa, ben curato e molto scenografico. Unico neo: la villa è praticamente circondata da 2 delle strade più trafficate di Siracusa e il rumore è piuttosto pervasivo e fastidioso. Ma dove non riposa l’orecchio, si rilasso l’occhio, con una vista davvero gradevole.

Così, verso le 18:30 ho assistito alla presentazione del libro, con l’autrice fiancheggiata da un giornalista e un archeologo. Hanno messo tutti in evidenza questo grande interesse per la figura di Archimede, ricordando i suoi forti legami con l’Egitto e la cultura non solo greca, facendo spesso notare che Siracusa è una scena teatrale dove non mancano certo gli attori di primordine, dalla politica antica, all’arte, alla cultura, alla pittura (e la stessa autrice ha lavorato anche ad un testo sul Caravaggio, più sul versante saggistico). A presentazione conclusa, ho saltato il rito del firmalibro, anzi, mi chiedevo come si potrebbe fare ad avere una firma digitale sull’ebook che avrei preso quella sera stessa, per iniziare a leggere il libro.

Già dalla presentazione non mi aspettavo grandi cose sul plot narrativo, più simile ad una fiction televisiva che ad un gioco di scoperte culturali, ma Siracusa si merita questo surplus di attenzione. E ho iniziato a leggere, ho dovuto un po’ forzarmi la mano per concluderlo, visto che non mi ha appassionato molto. Nel frattempo mi sono persino dedicato a cercare notizie sull’autrice, scoprendo che forse… l’avevo persino incontrata nel mio primo anno, dato che era la direttrice didattica di una scuola! Ho così pensato di guardare su Wikipedia, ma… non esisteva una pagina dedicata a lei (che tutto sommato ha già prodotto un discreto numero di testi). Ho tentato così di scriverla io, questa pagina, ma a quanto pare i censori di Wikipedia e gli incaricati dell’adesione al ferreo protocollo, non erano d’accordo e mi hanno “cancellato d’ufficio” questa breve voce (sto ancora cercando di capire come mai l’hanno considerata una pagina promozionale, quando di pubblicitario non avevo proprio messo nulla…). Mi sono così accontentato di qualche considerazione, da inserire tra le recensioni si Amazon… vediamo se almeno lì le pubblicano 🙂

Un testo dove antico e moderno cercano di rubarsi la scena.
Il romanzo mi è sembrato un po’ troppo enfatico, con troppe strizzatine d’occhio ai contenuti che “devono” essere presenti in un testo contemporaneo (un pizzico di hot e divagazioni erotiche, qualche digressione sulle nostre manie contemporanee condizionate dai social, richiami a film, canzoni, avvenimenti, spunti sul ruolo della mafia un po’ da cartolina…) quasi fosse un balzello necessario per un romanzo.
Si intrecciano nel racconto elementi di cronaca, aggressioni e omicidi, un giro di escort della jet society e oscuri personaggi che agiscono nell’ombra più completa. I due protagonisti maggiori, un commissario di polizia e l’amico archeologo, si alternano tra i capitoli, mescolando archeologia e crimine in modo abbastanza equilibrato.
Lo stile mi sembra ancora un po’ acerbo, con un periodare a volte frammentato e troppo roboante, come se il piede sull’acceleratore verbale dovesse andare sempre a tavoletta.
In alcune occasioni la descrizione di luoghi di ritrovo, negozi e bar sembra quasi pagare dazio ad una sorta di inserto promozionale visto che i nomi sono quasi sempre quelli reali. Non so perché invece l’aeroporto di Catania cambia nome (Fontanafredda invece di Fontanarossa, forse un piccolo lapsus?)
Interessante invece le digressioni sul passato di Siracusa, sui personaggi greci dell’epoca di Archimede, che rimane abbastanza presente sullo sfondo del testo.
Ancora più interessanti, oltre a varie digressioni storiche ben verificate, le ultime pagine in cui l’autrice riporta le sue fonti, ricorda i fatti storici dai quali ha tratto ispirazione, presenta i testi utili per un approfondimento. Traspare la conoscenza molto ampia e partecipata all’eredità storica di questa splendida città dalle tante influenze, sicule, greche, romane… l’autrice conferma il suo interesse nell’esplorare con passione i tanti tesori nascosti o semi-ignorati di Siracusa, un patrimonio davvero notevole e ancora da valorizzare.
L’ho apprezzato più per il contorno, i riferimenti e i suggerimenti bibliografici che per la storia in se’, poco realistica.

Ecco anche 4 foto sul parco di Villa Reimann, per l’interno… vedremo in seguito

Verso la latomia del Filosofo

Verso la latomia del Filosofo

Sapevo che erano vicino alle mura dionigiane, andando verso il castello Eurialo (che è ancora chiuso…). Questa volta ho cercato di giungere il più vicino possibile, sperando che ci fosse una strada decente per arrivare nei pressi di queste cave. Avevo trovato qualche indicazione su alcune pagine locali, in particolare queste:

Pomeriggio tiepido di novembre, temperatura ideale e gradevole. A dire il vero volevo esplorare un po’ dialtre zone, ma poi mi sono accorto che non ci sono collegamenti tra la zona di Epipolo e quella sottostante, così, pedala pedala, sono tornato presso le mura Dionigiane.

Dal mio punto di partenza, come sempre dal centro CIAO, ci sono circa 8 km. Lascio la bicicletta vicino alla strada, legata al cancello dell’ultimo edificio sicuro e inizio ad erpicarmi in piena campagna.

E non si tratta di campagna morbida, qui è tutto calcare, rocce e rocce, molte delle quali belle aguzze e nascoste dagli ampi ciuffi di erbe e cespugli. Che poi le piante spinose si siano date tutte convegno da queste parti, mi sembra ovvio, potrei fare il censimento, contando i graffi e le imprecazioni…

Comunque si cammina una decina di minuti, dopo aver scavalcato (o meglio, passato sotto) al filo che sembra ricordare una recinzione elettrica del terreno, per evitare sicuramente che qualche mucca più intraprendente non prenda la via della strada asfaltata…. E’ necessario guardare la mappa sul GPS per non andarsi ad infilare chissà dove. Il castello Eurialo non si scorge proprio, eppure si trova qui vicinissimo, ma non è in una posizione così evidente, per chi si trova a poca distanza dalle sue mura. Finalmente arrivo dalla parte sud della cava.

Si vede subito che non è un luogo molto frequentato, per fortuna non si trovano residuati incivili di civiltà, il luogo sembra proprio selvaggio, come ai tempi antichi della costruzione delle mura e dello sfruttamento delle cave.

La voragine non è così spettacolare come altre, forse perché dall’alto l’effetto schiacciamento è prevalente. Si nota sul fondo una tettoia arrugginita vicino a uno dei muraglioni intagliati, alberi e abbandono selvatico. Niente male per chi sa apprezzare esta selva selvaggia e aspra e forte… Rimane un po’ di tempo per la contemplazione, assaporare lo spazio, il mare sullo sfondo (compresi i terminal petroliferi di Priolo, un po’ meno poetici, ma ci sono anche loro). Guardando il mare da quassù si ha tanto l’impressione di una costa molto articolata, non proprio di fiordi ma con tante insenature.

La storia che ha dato il nome a queste Latomie parla di uno spirito libero e coraggioso, il filosofo Filosseno che non aveva paura di dire al tiranno che le sue poesie gli facevano proprio schifo. Viene mandato qui in prigione una prima volta, decorsi i termini riprende la vita normale, ma … un giorno incappa nuovamente nella proclamazione di altre poesie del tiranno. Questa volta è lui che scelte di autoimprigionarsi nuovamente nelle cave, per non sentire di nuovo queste scempiaggini. Sarà addirittura il Tiranno Dionigi, colpito da tanta determinazione e coraggio, a liberarlo dai lavori forzati. Come poeta uno strazio, ma come leader abbastanza pragmatico e apprezzabile. E’ la parola “tiranno” che ormai si è logorata…

Ma ormai siamo quasi vicini al tramonto, non ho portato le luci per la bici e diventa saggio tornare a casa. Riprendo la strada, slalom tra spine, cespugli e qualche ricordino di mucca (chi l’avrebbe mai detto che le mucche sono uno degli elementi ricorrenti della campagna siracusana!), facendo attenzione agli inciampi e al sentiero che bisogna inventarsi, passo di nuovo sotto il filo della recinzione elettrica e torno sulla strada e via, verso il ritorno.

E questa volta poche foto del luogo, ma ci sono – Latomia del Filosofo