Aquilegia champagnatii Moraldo, Nardi et La Valva
Nel Libro rosso delle Piante d'Italia, edito nel 1992
dal WWF italiano con il contributo del Ministero dell' Ambiente, l'intera
pagina 104 è dedicata alla rara Aquilegia champagnatii, in quanto
interessante pianta endemica da proteggere.
Nel primo volume della nuova edizione del 1993 della
Flora Europaea (Cambridge University Press, 5 voll.) compare catalogata
anche l'Aquilegia champagnatii, come pianta endemica del M. Terminio negli
Appennini meridionali.
Questa nuova pianta era stata scoperta durante un
campeggio tenuto al Monte Terminio nel 1976. Pubblicata nel 1981 su riviste
botaniche italiane (Webbia, 35(1):83-86. 1981) è stata ora accettata
a livello europeo ed entrerà ben presto anche nella Nuova Edizione
della Flora italiana, in corso di pubblicazione.
Questa nuova pianta è stata dedicata dal Prof.
Moraldo Benito al Fondatore della congregazione dei Fratelli
Maristi , alla quale appartiene.
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1) La storia della scoperta
Durante le esplorazioni floristiche dei profondi valloni
scavati, attraverso i secoli, dal tempo e dalle intemperie nei fianchi
del M. Terminio (Monti Picentini, Campania), organizzate nel luglio del
1976 da B. Moraldo, insieme ad un gruppo di confratelli della Congregazione
dei Fratelli Maristi delle Scuole di Giugliano (Napoli), il 5 luglio fu
affrontato il Vallone del Balordo, presente nella parte occidentale del
monte. Il nome stesso sembra, a detta dei locali, scelto a proposito, perché
solo i "balordi " si avventurano in quel posto di così difficile
e pericoloso accesso! Da tempo si era tentato di risalire il Vallone dal
basso, ma improvvisi sbalzi rupestri e repentine cascate ne avevano impedito
la riuscita. Si cercò, quindi, di aggirare l'ostacolo, infilandosi
lungo una strana e stretta cengia presente intorno ai 1450 metri di quota,
che permise di calarsi nella forra.
L'esplorazione della medesima, nel tratto compreso tra
1400 e la vetta della montagna, fu particolarmente proficua sia dal punto
avventuristico, sia da quello botanico, rivelando la presenza di specie
nuove per lo studio della flora del massiccio e dell'intera regione campana:
furono notati alcuni esemplari relitti di Abete bianco; diverse piante
di Gentiana lutea in fiore; densi cespi di Achillea mucronulata e di Hypochoeris
robertia. Le pareti della forra presentano qua e là ancora i segni
dei gh iacciai del quaternario che hanno contribuito al suo modellamento.
Nell'occasione fu trovata, abbarbicata alle rupi calcaree, anche una aquilegia
dai fiori celesti, ma non ancora perfettamente fiorita, dallo scapo e dalle
foglie glabre e glauche, di difficile attribuzione specifica.
Il problema fu risolto in seguito ad una nuova escursione
svolta a metà luglio del 1979 insieme ad amici e studiosi dell'Università
di Napoli (Vincenzo La Valva) e dell'Università di Firenze (Enio
Nardi), in cui si poterono acquisire gli elementi determinanti per la soluzione.
Il corredo fenotipico palesatosi compiutamente al momento
dell'antesi ed il suo esame comparativo con il morfotipo delle altre aquilegie
italiane, delle quali veniva analiticamente condotto da anni lo studio
sistematico ad opera del Prof. E. Nardi, avevano comportato la necessaria
istituzione di una specie nuova, che veniva pertanto proposta (ed accettata
per la stampa il 26 giugno 1980) nella seguente formulazione.
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2) - Descrizione
Erba perenne a fusto foglioso, alto 3-4 dm, glabro in basso, glanduloso-puberulo
nella metà superiore. Foglie glaucescenti, le basali in rosetta,
lungamente picciolate, totalmente glabre, biternate; le cauline inferiori1-2,
glabre, a picciolo ridotto; le cauline superiori ridotte a brattee sessili,
puberule da trisette a semplici.
Fiori reclinati, cerulei, talvolta più chiari nei lembi dei
petali, di 40-65 mm di diametro. Sepali ovato-lanceolati, di 20-32 x 10-12
mm. Petali obliqui, confluenti nell'apice degli sproni, lunghi 25-28 mm;
sproni più lunghi del lembo, conici, arcuati all'apice; stami inserti
di 8-14 mm, subeguali o più corti del lembo dei petali; antere gialle
a maturità. Staminodi increspati al margine, lunghi 7 x 1,5 mm.Carpelli
5-6, densamente glanduloso-pelosi.
Fiorisce nella seconda metà di luglio e fruttifica nel mese
di agosto.
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3) - Etimologia
Trovata nel 25° anniversario della Beatificazione di M. Champagnat,
Fondatore dei Fratelli Maristi che hanno scoperto tale entità nuova
per la scienza, si è voluto ricordare tutti questi fatti dedicandogliela.
Nato in Francia nel 1789, ha consacrato tutta la sua breve esistenza (è
morto il 6 giugno 1840) ai giovani e fondando un gruppo di "fratelli" che
vivendo in Comunità, consacrano tutta la vita ai giovani nella scuola
ed in tutti i posti ove i giovani si trovano. A distanza di di quasi due
secoli, i Fratelli Maristi sono diffusi in circa 70 nazioni e sono già
molti i martiri che hanno testimoniato con la morte la loro dedizione alla
gioventù.
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4) - Ulteriori ricerche
Nell'anno seguente alla scoperta della nuova specie (1981) si pensò
di procedere nella perlustrazione della catena dei Monti Picentini nei
siti che presentavano caratteristiche analoghe, in cui si presumeva che
potessero esserci altre stazioni di tale specie. Diverse località
esaminate non diedero frutti sperati, ma in altre due le ricerche diedero
risultati positivi.
Sempre nel mese di luglio, periodo in cui tale aquilegia giunge alla
fioritura, con La Valva e Nardi ci si mise in marcia per raggiungere il
lato nord della vetta del M. Accellica, partendo dal Passo Tre Croci di
Acerno e calandoci nella sella rupestre del Varco del Paradiso (anche questo
nome è spiegato dai locali come dato a zona pericolosa da dove,
per qualche imprudenza, si poteva precipitare e giungere ... felicemente
in Paradiso).
La salita si presentò lunga e dura, ma il ritrovamento dell'Aquilegia,
proprio nelle rupi del Varco del Paradiso, appagò pienamente lo
scopo della ricerca. Anche qui, nelle rupi calcaree che modellano la base
della vetta, intorno ai 1450 metri di quota, la presenza dell'Aquilegia
champagnatii era abbondante, più che al M. Terminio. Pure in questa
zona entità di climi più freddi (Alchemilla alpina, Asplenium
viride, Campanula rotundifolia...) confermavano l'ipotesi che l'Aquilegia
champagnatii rappresentava un relitto del terziario, propria di un mesoclima
più microtermico.
Seguendo una generica segnalazione botanica dell'inizio del novecento,
si è trovata una stazione dell'Aquilegia di Champagnat anche sul
M. Faito (Monti Lattari), più a sud dei M. Picentini, ma sempre
in Campania. Insieme ad un amico di Sorrento conoscitore del M. Faito,
si partì all'inizio di luglio dello stesso anno per cercare il "Varco
del Lupo, presso il Molare", come recitava la segnalazione.
Non essendo molto chiaro dove poteva trovarsi tale Varco del Lupo,
non segnato sulle cartine militari ma solo ricordato oralmente da qualche
anziano del posto, si inziò ad esplorare tutto il Molare, inerpicandoci
su tutte le pareti alla ricerca della nostra aquilegia. Il paesaggio era
splendido e dominando l'uno e l'altro versante della Penisola Sorrentina:
spaziando da Capri, al Vesuvio fino alla città di Napoli e da Positano
fino a Salerno. Ma di aquilegie nemmeno l'ombra! Sfiduciati e delusi, alla
fine riprendemmo la via del ritorno e, superato il cosiddetto Varco del
Lupo, si pensò opportuno dare un'ultima occhiata ad una rupe verticale
rivolta a nord e che precipatava sulla faggeta sottostante. Con gioia e
sorpresa si scoprì che proprio nelle nicchie e negli anfratti di
quella parete prosperava una bella popolazione di Aquilegia champagnatii!
Anche qui l'Aquilegia era presente solo nei punti esposti a nord e
quindi molto più freschi.
Tornando sul posto nel mese di agosto, se ne poterono raccogliere i
semi, per completare così lo studio.
Altre ricerche sui monti dell'Appennino centro-meridionale (M.Alburni,
M.Cervati, M.Sacro di Novi,...) non hanno dato esiti positivi.
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5) - Conclusioni
Questi tre rinvenimenti limitati agli Appennini campani, confermano che
l'Aquilegia champagnatii rappresenta un endemismo puntiforme nel gruppo
delle aquilegie rupicole mediterraneo-montane. Nello stesso tempo sottolineano
l'importanza dell'ambiente rupestre calcareo nei processi di speciazione
e di conservazione di antichi ceppi mediterranei montani. La specie mostra
infatti sicuri caratteri di arcaicità e di isolamento sistematico.
Nelle tre stazioni l'Aquilegia champagnatii dimostra di trovarsi nell'habitat
adatto alle sue esigenze, fiorisce e fruttifica e non mancano i giovani
esemplari. Non si può dire però che sia abbondante, per cui,
giustamente è stata definita come "endemismo interessante degno
di essere protetto" nel Libro rosso delle Piante d'Italia, edito nel 1992
dal WWF italiano e dal Ministero dell'Ambiente.
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Immagini dell'Aquilegia champagnatii
Le immagini qui presenti sono, ovviamente, in bassa
risoluzione per non penalizzare troppo i tempi di caricamento. Potete comunque
prelevare anche le immagini originali:
-
Pianta dell'Aquilegia,
immagine dall'erbario
(immagine
in bianco e nero: 200 kb)
-
La pianta nel suo habitat naturale
(a colori: 300 kb)
-
la pianta in fiore (a colori: 300
kb)
-
Particolare del fiore dell'Aquilegia
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Columbine
of Champagnat Discovered in 1976 and dedicated to Marcellin Champagnat
on the occasion of the Champagnat Year" in 1979, this Ranunculacea found
throughout ìimesltone rocks! fomnations in the Campania mountainr
at an altitude of 1400 to 1800 meters represents! a wild strain from tte
Tertiary period with primitive phenotypical characteristics, quite apart
fiom its cousins of today.
Aquilena
de Champagnat Descubierta en 1976 y dedicada a Marcelino Champagnat
en ocasion del "Ano Champagnat" de 1919, esta Ranunculàcea, nativa
de las rocas calciireas de los montes de la Campania desde los 1400 hasta
lor 1800 metros representa una entidad abandonada del terciario con caracteristicas
fenotipicas! arcaicas y aisladas desde el punto de vista sisrtematico.
Aquilegia do Champagnat Descoberta em 1916 e
dedicada a Marcelino Champagnat no "Ano Champagnat de 1979", eslta
ranunculacea, endemica nas rochas calcarias dos montes da Campania (regiao-napolitana)
de 1.400 a 1.800 rnetros de altitude, é uma espécie remanescente
do terciàrio, com caracteres fenotipicos! arcaicos e isolada, quanto
à sistematica.
Encolie de Champagnat Découverte en 1976 et consacrée à
Marcellin Champagnat pour I'année Champagnat de 1979, cette
renonculacée, propre des roches calcaires del montagnes de la Campania
de 1400 a 1800 mètre% représente tme essence du tertiaire
presque disparme, aux caractères typiquer et unique dans sa catégorie,
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Aggiornamento: primavera 2001