Il genere STIPA in Italia - repertorio
fotografico
Nel 1986 veniva pubblicato su Webbia lo studio del genere Stipa in
Italia da parte di Moraldo Benito.
Lo studio presentava la storia di questo genere e la sua presenza e
diffusione mondiale e la revisione di tutti i campioni raccolti in
Italia negli ultimi due secoli.
L’autore da anni seguiva la storia di queste piante con raccolte su
tutto il territorio, confronti su materiale conservato nei principali
Erbari italiani ed europei e scambiando pareri con studiosi monografici
del genere. La fortuna volle che anche località citate nel
secolo scorso e non più visitate, fossero rintracciate
dall’autore, insieme a diverse altre località nuove.
In conclusione il lavoro ha potuto accertare la presenza di :
5 specie esotiche, 3 delle quali acclimatate in Italia.
23 specie diverse, con 7 sottospecie, presenti sul territorio
italiano di cui
11 endemiche
4 specie nuove per la scienza
1 sottospecie nuova.
Stipa veneta Moraldo,
tipica del litorale di Iesolo e di Lignano. Stipa sicula
Moraldo et Al.- Endemica delle Madonie. Stipa etrusca
Moraldo. Endemica dei serpentini della Toscana ed Alto
Lazio ed Emilia. Stipa oligothrica
Moraldo. Endemica delle rupi calcaree delle Puglie.
Tra le specie interessanti e non più
segnalate c'è da ricordare:
Stipa gussonei Moraldo.
Endemica della Sicilia, descritta per primo da Gussone e da altri
autori nel secolo 19° ma con nomi invalidi. Ritrovata recentemente
solo in una località della Sicilia orientale.
Nota
Recenti studi, condotti insieme a Carlo Ricceri, hanno portato al
ritrovamento di una nuova entità di Stipa, propria dei terreni
gessosi al confine tra Abruzzo e Molise. Questa entità è
stata pubblicata di recente: Stipa
austroitalica Martinovsky subsp. frentana Moraldo
& Ricceri
– Webbia 58(1): 103-111. 2003
Origine e distribuzione delle Stipe
Il genere Stipa può considerarsi subcosmopolita in quanto
è diffuso nelle zone tropicali e temperate di tutto il mondo,
come si può ben vedere dalla cartina, che riporta anche il
numero delle specie presenti in ogni territorio, il supposto luogo
d’origine e le linee di sviluppo del genere nel mondo intero.
Testimonianze fossili attestano la presenza e la diffusione delle Stipe
nell’Era Terziaria. Tale vasta diffusione è stata anche favorita
dai lemmi forniti di una base appuntita e ricoperta di peli e di una
parte terminale (Resta) più o meno lunga e ricoperta di soffici
e lunghi peli che favoriscono la diffusione dei semi, come pure la loro
penetrazione nel terreno.
La struttura generale molto simile in tutte le Stipe, ha suggerito
l’ipotesi di un unico e primitivo centro di origine situato in una zona
di sutura tra America meridionale, Antartide ed Australia nel
Mesozoico. Da qui hanno seguito due principali vie di diffusione: una
ha colonizzato, risalendolo poco alla volta, il continente americano
con due centri secondari di variazioni in Cile-Argentina e negli Stati
Uniti occidentali; l’altra, attraverso l’Australia e l’Indonesia, ha
raggiunto le grandi pianure (Steppe) dell’Asia centrale, irradiandosi
in tutta l’Asia, l’Europa e l’Africa, trovando in Australia, negli
Altai e nei monti del mediterraneo altri centri secondari di
differenziazione.
Struttura del frutto.
Il frutto è comunemente detto: lemma e si prolunga in una resta,
variamente pelosa, lunga fino a una quarantina di centimetri, specie
nelle piante europee.
Il lemma è formato
dalla glumetta inferiore che racchiude a
maturità il seme. E’ formato dal callo: parte inferiore coperta
da peli e terminante in una punta pungente; e dal corpo: parte
centrale, più grande, ricoperta da linee di peli caratteristici
per ogni specie; e termina con il vertice: su cui si innesta la base
della resta.
La resta è
formata dal prolungamento della glumetta inferiore
che nelle specie europee è divisa in due parti: colonna, parte
prossimale inferiore, più o meno contorta, ginocchiata e scabra;
seta parte distale superiore molto lunga, spesso coperta di peli
piumosi ( da cui il nome Stipa) e che formano i caratteristici piumini.
Foglie
La struttura della foglie è molto importante per la
classificazione delle singole specie: la pagina interna (adassiale)
presenta coste scabrose, pelose, o glabre molto caratteristiche e
tipiche per ogni singola specie; la pagina superiore (abassiale)
è meno tipica e può essere glabra o scabra.
Per osservare questi caratteri è necessario effettuare delle
sezioni ed
esaminare al microscopio le caratteristiche che presentano.
Anche la punta della foglia è interessante perché
può terminare con un ciuffo di peli, tipico di qualche specie.
Osservazioni ecologiche.
La maggior parte delle Stipe italiane vivono su terreni calcarei,
preferibilmente rupestri, dove la competizione con altre specie
è ridotta. In molti terreni abbandonati la Stipa
ormai
predomina, come nel Gargano.
Non mancano esempi di Stipe che prediligono terreni serpentinosi
(S.etrusca) o gessosi ( S. austroitalica ssp. frentana).
Prosperano sia sulle
dune del mare (S. veneta), o sulle rupi
marine ( S. oligotricha), ma in genere preferiscono terreni sassosi (
S. capensis , Gagliari, ) collinari e/o montani, fino e anche
oltre i 2000 metri.
Conclusione
Affrontare lo studio di un genere in Italia, come quello delle Stipe,
significa anche studiare tutto il genere nel suo complesso, nella sua
origine e nella sua evoluzione.
Confrontare gli studi precedenti ed esaminare, se possibile, i campioni
raccolti negli ultimi secoli e conservati negli Erbari, non solo
italiani ma anche europei, almeno nei principali.
Visitare tutte le stazioni segnalate delle Stipe e raccogliere molti
campioni per eseguire, per ogni specie, numerosi conteggi biometrici (
lemmi, reste), delle sezioni fogliari, osservazione al microscopio
stereoscopico (disegni delle linee dei peli),…